Una noterella
Mi vorrei soffermere sulla peculiarità della forma-poesia introdotta da Eliot nella poesia occidentale la cui principale topologia è data dalle citazioni e dalle allusioni. Per la prima volta nella poesia europea del novecento appaiono in un poemetto una pluralità di voci, le «different voices» di Dickens che caratterizzano il poemetto. Voci di diversi personaggi si alternano in The Waste Land che parlano lingue plurali. La pluralità di voci che appartiene a vari personaggi: Marie, la nobildonna lituana che parla per prima nel poemetto, la coppia di sposi nella seconda sezione; appaiono inoltre citazioni tratte dalle più disparate opere letterarie e artistiche in generale (nel poemetto si trovano versi di Dante, Baudelaire, Ovidio e numerosi altri poeti, ma anche brani del Tristano e Isotta di Richard Wagner). Tra le voci si distingue quella di Tiresia, personaggio ripreso dall’Eneide virgiliana che funge da punto di vista esterno al poemetto. Numerosissime sono le allusioni, come ad esempio quelle al Vecchio testamento, alle guerre puniche, alla Belladonna, un veleno; la figura di Stetson è tratta dal cappello che portava alla testa solitamente il suo amico Pound; Madame Sosostris il cui nome richiama alla mente qualche bizzarra deità pagana o qualche maitresse; numerose sono anche le allusioni alla City di Londra con gli impiegati ripresi con uno zoom paesaggistico: uomini in giacca e cravatta che entrano ed escono dai bar; la dama delle rocce allude alla “Monna Lisa” di Leonardo; Mr Eugenides, il mercante di Smirne, mal rasato, con una tasca piena d’uva passa con un occhio solo allude alla categoria dei borghesi-mercanti che infestano la City; lo squallore e l’alienazione della vita metropolitana nell’età moderna è contrapposta ironicamente al mito e ai grandi classici della letteratura antica. Elemento centrale di tutto il poemetto è la simultaneità di tutti gli eventi e di tutti i personaggi, che rende attuale il contrasto tra cultura classica del passato e la sterilità del mondo moderno. Eliot fa larghissimo e magistrale uso del metodo della decontestualizzazione che induce nel lettore un senso di spaesamento e di shock. L’epigrafe che apre il poemetto doveva essere “The horror! The horror!” (citazione da Cuore di tenebra di Joseph Conrad), ma su consiglio di Ezra Pound, la citazione fu tolta, e il poemetto si aprì con un frammento dal Satyricon. La Sibilla di cui parla la citazione è naturalmente la profetessa greca che risiedeva a Cuma, celebre per i suoi oracoli enigmatici la cui aspirazione più profonda era quella di invecchiare senza mai morire; il dio Apollo esaudì il suo desiderio, ma la sua vita, ci narra Petronio, divenne un’agonia di noia e la vecchia profetessa rinsecchita e chiusa in un’ampolla, sopravviveva tormentata da gruppi di ragazzi fastidiosi. Il testo di Petronio è formato da frasi in latino e in greco, che alludono alla mescolanza di lingue, le «different voices» di Dickens che punteggiano il poemetto. Quello che emerge è dunque un grande e modernissimo polittico di voci e di lingue che si incrociano emblematicamente ad alludere alla incomprensibilità dei mille idiomi parlati nel mondo del moderno e che infestano una memoria devastata ed esangue. Con Eliot si può dire che nasce il modernismo, ma forse era un peso troppo grande da tollerare, e la poesia europea e americana preferì abbandonare quel modello eccessivamente ingombrante. E il modello petrarchista ebbe subito la meglio.
(Giorgio Linguaglossa)
*
S’i’ credesse che mia risposta fosse
a persona che mai tornasse al mondo,
questa fiamma staria sanza più scosse.
Ma però che già mai di questo fondo
non tornò vivo alcun, s’i’odo il vero,
sanza tema d’infamia ti rispondo.
Allora andiamo, tu ed io,
Quando la sera si stende contro il cielo
Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
Andiamo, per certe strade semideserte,
Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d’ostriche;
Strade che si succedono come un tedioso argomento
Con l’insidioso proposito
Di condurti a domande che opprimono…
Oh, non chiedere «Cosa?»
Andiamo a fare la nostra visita.
Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.
La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri,
Il fumo giallo che strofina il suo muso contro i vetri
Lambì con la sua lingua gli angoli della sera,
Indugiò sulle pozze stagnanti negli scoli,
Lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai camini,
Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,
E vedendo che era una soffice sera d’ottobre
S’arricciolò attorno alla casa, e si assopì.
E di sicuro ci sarà tempo
Per il fumo giallo che scivola lungo la strada
Strofinando la schiena contro i vetri;
Ci sarà tempo, ci sarà tempo
Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
Ci sarà tempo per uccidere e creare,
E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;
Tempo per te e tempo per me,
E tempo anche per cento indecisioni,
E per cento visioni e revisioni,
Prima di prendere un tè col pane abbrustolito
Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.
E di sicuro ci sarà tempo
Di chiedere, «Posso osare?» e, «Posso osare?»
Tempo di volgere il capo e scendere la scala,
Con una zona calva in mezzo ai miei capelli –
(Diranno: «Come diventano radi i suoi capelli!»)
Con il mio abito per la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento, Con la cravatta ricca e modesta, ma asseríta da un semplice spillo –
(Diranno: «Come gli son diventate sottili le gambe e le braccia!»)
Oserò
Turbare l’universo?
In un attimo solo c’è tempo
Per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà
Perché già tutte le ho conosciute, conosciute tutte: –
Ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi,
Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
Conosco le voci che muoiono con un morente declino
Sotto la musica giunta da una stanza più lontana.
Così, come potrei rischiare?
E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti –
Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,
E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro
Come potrei allora cominciare
A sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini? .
Come potrei rischiare?
E ho già conosciuto le braccia, conosciute tutte –
Le braccia ingioiellate e bianche e nude
(Ma alla luce di una lampada avvilite da una leggera peluria bruna!)
E’ il profumo che viene da un vestito
Che mi fa divagare a questo modo?
Braccia appoggiate a un tavolo, o avvolte in uno scialle.
Potrei rischiare, allora?-
Come potrei cominciare? Continua a leggere