Poesia senza plot di Giuseppe Talia, Mimmo Pugliese, Con il crollo della Coscienza quale luogo privilegiato della riflessività, è crollata anche l’arte fondata sulle fondamenta di quel “luogo”. Ergo, crisi della Rappresentazione prospettica e crisi della rappresentazione tout court. È questa presa d’atto che fa della «nuova poesia» qualcosa di profondamente diverso dal modo di poetare tradizionale, Ermeneutiche di Marie Laure Colasson, Giorgio Linguaglossa

Eur Roma Nuvola di Fuksas Domenica 10 dicembre 2023https://giorgiolinguaglossa.substack.com/p/eur-roma-nuvola-di-fuksas-domenica

[Roma-Eur, Nuvola di Fuksas, Domenica 10 dicembre, h. 17,00, Sala Giove si terrà l’Evento della Poetry kitchen sul tema:
Cambiare il nome della poesia per cambiare la poesia?
Interventi e voci recitanti di
Tiziana Antonilli, Letizia Leone, Marie Laure Colasson, Giorgio Linguaglossa, Giuseppe Gallo, Mimmo Pugliese, Giuseppe Talia, Alfonso Cataldi]

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Crisi del linguaggio mimetico

Con il crollo della Coscienza quale luogo privilegiato della riflessività, è crollata anche l’arte fondata sulle fondamenta di quel “luogo”. Ergo, crisi della Rappresentazione prospettica e crisi della rappresentazione tout court. È questa presa d’atto che fa della «nuova poesia» qualcosa di profondamente diverso dal modo di poetare tradizionale. La poesia degli uffici stampa degli editori a maggior diffusione nazionale e provinciale ha cessato di essere un prodotto culturale, fa a meno di ogni contenuto critico, di ogni visione critica, di ogni problematica, è diventata una chiesa, una sorta di consorteria di letterati, sacerdoti che si limitano a presidiare un altare. È una poesia da risultato sicuro, che possiede un proprio esclusivo vangelo, una rete di fedeli adepti, una sorta di società di vegani, una carboneria di officianti di una liturgia privata, una società di alchemici della parola…

«Benvenuti in tempi interessanti», è l’augurio in stile derisorio di Slavoj Žižek, il filosofo eclettico marxista il quale così continua:

«Ci sentiamo liberi perché ci manca il linguaggio necessario per articolare la nostra mancanza di libertà.»

Ecco, appunto,  Žižek coglie nel segno: manchiamo di libertà, il nostro linguaggio, la nostra immaginazione mancano di libertà. La top pop poesia, la poetry kitchen, la pseudo-soap poetry e la false flag-top picture parlano di ciò, della impossibilità del mondo attuale a vedersi riprodotto in una rappresentazione. Perché?

Perché per capire il mondo attuale non abbiamo più bisogno della poesia o della narrativa o della pittura.

L’arte che si fa oggi in Europa è simile al dolcificante che si mette nel veleno.

I piccoli poeti pensano al dolcificante in dosi omeopatiche… i grandi poeti pensano al dolcificante in dosi macropatiche…

È molto semplice: Dopo le Avanguardie non ci saranno più avanguardie, né retroguardie, le rivoluzioni artistiche e non, non si faranno né in marsina né in canottiera. Non si faranno affatto.

Siamo all’interno di un gioco di specchi. Ciò che vediamo sono le illusorie metastasi della realtà. Ripeto, “Faust chiama mefistofele per una metastasi”, dal titolo eloquente del libro di poesia diFrancesco Paolo Intini.

(Giorgio Linguaglossa)

 Giuseppe Talia

 Lo Stato di sWAp

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Il passaporto dello Stato di sWAp non ha nessuna scadenza. Puoi cambiare il tuo stato sWAp ogni qualvolta lo desideri.

Non vi sono limiti alla tua esposizione. Con il passaporto sWAp raggiungi ogni angolo del mondo. Sei qui e sei lì. Sei qua e sei là. Sei ovunque tu desideri d’essere.

Non esiste burocrazia nello Stato di sWAp. Tutte le controversie sono risolte ad istanza di parte semplicemente con i tasti “archivia” o “elimina”.

Nello Stato di sWAp non ci sono frontiere con i Paesi vicini. L’entrata e l’uscita dal territorio può avvenire in qualsiasi momento. Quotidianamente. Agevolmente. In pochi istanti. Con un semplice segnale acustico di tua scelta sWAp.

Il sistema su cui si fonda lo Stato di sWAp è così efficiente, efficace ed economico che supera di gran lunga il Trattato di Schengen.

La geografia dello Stato di sWAp si espande ininterrottamente senza alcuna barriera. Puoi essere dove non sei. Dove sei. Dove non puoi esserci. Essendoci al contempo.

Non è previsto alcun censimento della popolazione. Lo Stato di sWAp è l’unico stato al mondo in cui i vivi e i morti coabitano contestualmente.

La lingua ufficiale dello Stato di sWAp è generativa. Si compone. Si scompone. Si frammista. La Buuuu-language è l’unica lingua al mondo i cui lemmi e parole possono essere sostituiti per intero dall’immagine di uno stato d’animo.

Non c’è una vera e propria capitale nello Stato di sWAp. La tecnocrazia è minore del 30 per cento sui circa 82 kg di CO2 per ciascuno degli abitanti prodotti dagli altri Stati.

In sWAp la leggerezza fa rima con lentezza. Il tempo in sWAp è intermittente. Tiene in conto e ingloba i fusi orari terracquei, a partire dall’ora di Greenwich. Collega i quattro angoli del mondo in tempo reale, fin su le stelle.

La sanità è efficientissima. Si possono ricevere consulti medici specialistici, non solo da singoli professionisti, ma da interi gruppi. I gruppi di sWAp -sWAp -sWAp sono tra i più rinomati del mondo per la loro caratteristica esperienziale e la tecno-simbologia emoji utilizzata.

La religione ufficiale dello Stato di sWAp è di difficile definizione -la parola è il francobollo dell’immagine. sWAp riconosce a tutti i cittadini la libertà di manifestare la propria fede e il proprio credo.

L’interconnessione di sWAp permette nell’immediatezza di recuperare reperti, prove, attestazioni, immagini e video.

La memoria nello Stato di sWAp è soggetta a tariffazioni previste dagli operatori economici che forniscono i servizi di appoggio alla rete infrastrutturale in divenire.

Le altre opzioni sWAp sono di norma previste con le funzioni, rispondi, inoltra, elimina, archivia.

Il backup di sWAp avviene una volta a settimana. Nella cartella “salva una vita”, nome e cognome, si possono recuperare tutte le storie del passato.

L’economia dello Stato di sWAp si regge sul principio dell’inseparabilità del capitale e della tecnologia. Il capitale pensa e la tecnologia realizza.

La virtualizzazione della finanza, in associazione al lavoro immateriale, permette allo Stato di d’incamerare i profitti necessari per il mantenimento del benessere collettivo di sWAp.

Le tasse in sWAp sono previste in pochissimi e specifici casi e di norma non superano i centesimi. Sono accettate tutte le valute esistenti e quelle che verranno.

Il Prodotto interno lordo dello Stato di sWAp è correlato al numero della popolazione dei richiedenti la residenza. I flussi in entrata sono illimitati.

La fabbrica del mondo di sWAp utilizza esclusivamente metadati prodotti da nuove dimensioni.

(Tallia -16 settembre 2023)

https://twitter.com/i/status/1418592112644435971

Crisi del plot e della poesia-racconto

Mi vengono in mente i tantissimi romanzi che si scrivono oggi, che sono in realtà delle suppellettili, delle sciorinature fatte passare per analisi psicologiche. Ma restano sciorinature senza alcuna importanza. Più che flusso di coscienza siamo davanti ad un flusso di cianfrusaglie. E il bello è che vengono presi sul serio e magari gli danno anche il premio Strega! La poesia kitchen, come appare chiaro in questa composizione di Giuseppe Talia, non la puoi trascrivere in racconto perché manca il racconto, manca il plot. I suoi personaggi sono delle icone, degli emoticon messi lì come semafori che indicano il verde, il giallo e il rosso. È la poesia che si può fare oggi dopo Warhol e dopo Rotcko, a distanza di settanta anni da Warhol e da Rotcko. Paul Celan e Zbigniew Herbert del Rapporto dalla città assediata (1983) sono ancora poeti del modernismo. Invece, la poesia italiana dagli anni sessanta ad oggi si ostina a fare del plot, del racconto. Mi chiedo: che cosa c’è da raccontare? Puoi raccontare soltanto la “Storia di una pallottola” o di “un “passaporto sWAp”.

Forse la poesia italiana che è venuta dopo Giovanni Giudici non ha ancora fatto i conti con la legittimità di fare della poesia-racconto, di fare racconti in poesia, non ha ancora preso atto che oggi i media hanno tolto ogni possibilità alla poesia di accedere al racconto, magari in versi.

Oggi il mondo lo puoi comprendere soltanto se dimentichi il “racconto”, perché non c’è nulla da raccontare che non sia già stato narrato dai media, la poiesis deve ripudiare e aborrire il racconto. Mi piace la poesia di Giuseppe Talia, di Vincenzo Petronelli, di Mimmo Pugliese, di Nunzia Binetti e degli altri autori kitchen, anche loro aborriscono il racconto. I loro avatar, i loro sosia io li leggo in versione pop, come una versione della fine della storia, della fine dell’umanesimo, del modernismo e del post-modernismo.

(Marie Laure Colasson)

Mimmo Pugliese

ELEFANTE CON OCCHIALI DA SOLE

Elefante con occhiali da sole sfratta dieci piani di morbidezza
gli abitanti di Lilliput rumoreggiano

L’Arcivescovo di Costantinopoli rimprovera l’alchimista
il Monte Bianco emigra nei paradisi fiscali

Diocleziano si impicca al super-bonus
pinguini invadono l’autostrada

Peter Pan non tollera il lattosio
il grado Celsius mente al sondaggista

Il vertice del triangolo metabolizza l’olfatto
i Bronzi di Riace rapiscono Pandora

Il mondo è diventato ovale
il tallone di Achille ha la forfora

La dieta dissociata stritola cisterne di nylon
finisce in fuorigioco l’uovo di Colombo

Città sorvolano angoli della notte
nel cortile stoppie abrase

Torna indietro un vascello di giorni
alla stazione di Gaza pendono cavalli di Troia

Giorgio Linguaglossa è nato nel 1949 e vive e Roma. Per la poesia esordisce nel 1992 con Uccelli (Scettro del Re, Roma), nel 2000 pubblica Paradiso (Libreria Croce, Roma). Nel 1993 fonda il quadrimestrale di letteratura “Poiesis” che dal 1997 dirigerà fino al 2006. Nel 1995 firma, insieme a Giuseppe Pedota, Maria Rosaria Madonna e Giorgia Stecher il «Manifesto della Nuova Poesia Metafisica», pubblicato sul n. 7 di “Poiesis”. È del 2002 Appunti Critici – La poesia italiana del tardo Novecento tra conformismi e nuove proposte (Libreria Croce, Roma). Nel 2005 pubblica il romanzo breve Ventiquattro tamponamenti prima di andare in ufficio. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesia La Belligeranza del Tramonto (LietoColle). Per la saggistica nel 2007 pubblica Il minimalismo, ovvero il tentato omicidio della poesia in «Atti del Convegno: “È morto il Novecento? Rileggiamo un secolo”», Passigli. Nel 2010 escono La Nuova Poesia Modernista Italiana (1980–2010) EdiLet, Roma, e il romanzo Ponzio Pilato, Mimesis, Milano. Nel 2011, per le edizioni EdiLet pubblica il saggio Dalla lirica al discorso poetico. Storia della Poesia italiana 1945 – 2010. Nel 2013 escono il libro di poesia Blumenbilder (natura morta con fiori), Passigli, Firenze, e il saggio critico Dopo il Novecento. Monitoraggio della poesia italiana contemporanea (2000–2013), Società Editrice Fiorentina, Firenze. Nel 2015 escono La filosofia del tè (Istruzioni sull’uso dell’autenticità) Ensemble, Roma, e una antologia della propria poesia bilingue italia-no/inglese Three Stills in the Frame. Selected poems (1986-2014) con Chelsea Editions, New York. Nel 2016 pubblica il romanzo 248 giorni con Achille e la Tartaruga. Nel 2017 escono la monografia critica su Alfredo de Palchi, La poesia di Alfredo de Palchi (Progetto Cultura, Roma), nel 2018 il saggio Critica della ragione sufficiente e la silloge di poesia Il tedio di Dio, con Progetto Cultura di Roma.  Ha curato l’antologia bilingue, ital/inglese How The Trojan War Ended I Don’t Remember, Chelsea Editions, New York, 2019. Nel 2002 esce  l’antologia Poetry kitchen che comprende sedici poeti contemporanei e il saggio L’elefante sta bene in salotto (la Catastrofe, l’Angoscia, la Guerra, il Fantasma, il kitsch, il Covid, la Moda, la Poetry kitchen). È il curatore delle Antologie Poetry kitchen 2022 e Poetry kitchen 2023 nonché dei volumi Agenda 2023 Poesie kitchen edite e inedite (2022), del saggio L’Elefante sta bene in salotto, Progetto Cultura, Roma, 2022. Nel 2014 ha fondato e dirige tuttora la rivista on line lombradelleparole.wordpress.com  con la quale insieme ad altri poeti, prosegue la ricerca di una «nuova ontologia estetica»: dalla ontologia negativa di Heidegger alla ontologia meta stabile dove viene esplorato un nuovo paradigma per una poiesis che pensi una poesia delle società signorili di massa, e che prenda atto della implosione dell’io e delle sue pertinenze retoriche. La poetry kitchen, poesia buffet o kitsch poetry perseguita dalla rivista rappresenta l’esito letterario del Collasso del Simbolico, di uno sconvolgimento totale della «forma-poesia» che abbiamo conosciuto nel novecento, con essa non si vuole esperire alcuna metafisica né alcun condominio personale delle parole, concetti ormai defenestrati dal capitalismo cognitivo di oggi.

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Mimmo Pugliese è nato nel 1960 a San Basile (Cs), paese italo-albanese, dove risiede. Licenza classica seguita da laurea in Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza” di Roma, esercita la professione di avvocato presso il Foro di Castrovillari. Ha pubblicato, nel maggio 2020, Fosfeni, Calabria Letteraria-Rubbettino Editore, una raccolta di n. 36 poesie. È uno degli autori presenti nella Antologia Poetry kitchen e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, nonché nella Agenda Poesie kitchen 2023 edite e inedite Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022; con il medesimo editore nel 2023 pubblica Domani il giorno comincia un’ora prima.

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Giuseppe Talìa (pseudonimo di Giuseppe Panetta), nasce in Calabria, nel 1964, risiede a Firenze. Pubblica le raccolte di poesie: Le Vocali Vissute, Ibiskos Editrice, Empoli, 1999; Thalìa, Lepisma, Roma, 2008; Salumida, Paideia, Firenze, 2010. Presente in diverse antologie e riviste letterarie tra le quali si ricordano: Florilegio, Lepisma, Roma 2008; L’Impoetico Mafioso, CFR Edizioni, Piateda 2011; I sentieri del Tempo Ostinato (Dieci poeti italiani in Polonia), Ed. Lepisma, Roma, 2011; L’Amore ai Tempi della Collera, Lietocolle 2014. Ha pubblicato i seguenti libri sulla formazione del personale scolastico: LʼIntegrazione e la Valorizzazione delle Differenze, M.I.U.R., marzo 2011; Progettazione di Unità di Competenza per il Curricolo Verticale: esperienze di autoformazione in rete, Edizioni La Medicea Firenze, 2013. È presente con dieci poesie nella Antologia Come è finita la guerra di Troia non ricordo a cura di Giorgio Linguaglossa, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2016.; con il medesimo editore nel 2017 esce la raccolta poetica La Musa Last Minute. È uno degli autori presenti nelle Antologie Poetry kitchen 2022 e Poetry kitchen 2023 nella Agenda 2023 Poesie kitchen edite e inedite 2023 e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022.

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Marie Laure Colasson nasce a Parigi nel 1955 e vive a Roma. Pittrice, ha esposto in molte gallerie italiane e francesi, sue opere si trovano nei musei di Giappone, Parigi e Argentina, insegna danza classica e pratica la coreografia di spettacoli di danza contemporanea. Nel 2022 per Progetto Cultura di Roma esce la sua prima raccolta poetica in edizione bilingue, Les choses de la vie. È uno degli autori presenti nella Antologie Poetry kitchen 2022 e Poetry kitchen 2023, nonché nella  Agenda 2023 Poesie kitchen edite e inedite (2022) e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022.

38 commenti

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38 risposte a “Poesia senza plot di Giuseppe Talia, Mimmo Pugliese, Con il crollo della Coscienza quale luogo privilegiato della riflessività, è crollata anche l’arte fondata sulle fondamenta di quel “luogo”. Ergo, crisi della Rappresentazione prospettica e crisi della rappresentazione tout court. È questa presa d’atto che fa della «nuova poesia» qualcosa di profondamente diverso dal modo di poetare tradizionale, Ermeneutiche di Marie Laure Colasson, Giorgio Linguaglossa

  1. Maria Pia Latorre

    Fantastica Lo stato di swap, di Giuseppe Talia. Uno sguardo preciso ed esaustivo sul quotidiano che ci ammazza. Grazie a voi!

    Il Ven 8 Dic 2023, 08:37 L’Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internaziona

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  2. Ripropongo la domanda formulata da Alfonso Berardinelli:

    «La nostra poesia (con Montale, Luzi, Bertolucci, Caproni, Sereni, Penna, Zanzotto, Giudici, Amelia Rosselli) è stata fra le migliori in Europa; ma poi (salvo eccezioni) ha perso libertà e pubblico. – E commenta – un’arte senza lettori deperisce o si trasforma in una specie di pratica ascetica, con tutto il suo seguito di comiche devozioni e perversioni […] Ma se la poesia italiana è stata fra le migliori d’Europa, come è accaduto che quest’arte ha perso pubblico e credito?».

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  3. BISOGNAVA TIRARSI FUORI E SCROLLARSI L’ODORE DI SALSA

    Il tempo com’è noto dura solo quindici minuti
    E dunque bisogna condensare lievito e supernova.

    Le gazze annuiscono, le bottiglie si assiepano sulle sponde
    E nei nervi, tra le risa dei critici, scorre l’onda dei versi.

    Chi taglia la coda di un maiale chi si fa esplodere su una mina
    E nella calca un tentacolo di seppia prepara una frittura.

    Tutto per non perdere l’occasione di un caffè a Disneyland.

    Ma se vuoi fare un selfie vieni a Charlestown
    Prima che la sedia faccia un corto e Sacco scordi la battuta.

    STORIA SENZA PROFESSIONE

    L’alba è un verso strano coniato dalla sveglia.
    Ma non è divertente dire a uno spazzolino di sciacquare i denti.

    La controvoglia sa di piombo che scende giù nell’ acqua. L’esca nella bocca
    E il viaggio di qualche guizzo nell’aria irrespirabile.

    Amare i poeti dai versi memorabili, questo sì che rimane a fondo
    Con il precetto di sciacquare il becco della polpessa.

    Amare gli scogli che affiorano sotto i granchi
    E il raggio che li coglie in lotta per un cent.

    Se mette in moto le rotatorie forse va di scena il Sole
    Come un primo ministro che emerge dai fantasmi.

    E al buio pesto dì che l’ami profondamente
    Per un mutuo trentennale che ti darà la casa.

    FP Intini

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  4. Una fredda mattina di aprile

    In una fredda mattina di aprile il critico Giorgio Linguaglossa stava attraversando la strada alberata che costeggia la sua abitazione già nota ai posteri sita in via Pietro Giordani all’altezza dell’incrocio con via Gaspare Gozzi quando incrociò il poeta Eugenio Montale resuscitato dall’oblio che borbottava qualcosa del genere: «meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orzo…»
    Entrambi erano indirizzati alla Fiera del Libro dell’Eur “Più libri più liberi”, naturalmente il nostro critico cambiò direzione…

    Giunto nel luogo deputato alla Fiera del libro, il soprannominato avvertì un gran frastuono, un andirivieni di persone
    C’era chi tagliava la gola ai papaveri, chi smanettava l’I-pod, chi beveva birra, chi dichiarava di aver perso in borsa, chi elogiava il borseggio quale attività meritoria, chi declamava le virtù dell’amigdala, la farfalla gialla e blu che ama tossire sui bulbi dei gigli, chi illustrava le virtù dell’angoscia…
    Alcuni asserivano che la dulcedo fosse uno zucchero che un tempo lontano era la manna degli dèi, tratta dal seme macinato dei girasoli, altri erano irritati dalla presenza nei dintorni del poeta Vincenzo Petronelli che discuteva animatamente con il poeta Lucio Tosi per via del suo ultimo libro che recava il titolo inquietante: “Mi sorrido gratis. E altre anomalie” che in seguito attirò anche le attenzioni della Digos, per di più il volume era esposto proditoriamente in bella mostra allo stand dell’editore Progetto Cultura che lo aveva editato
    Insomma, c’era un gran putiferio
    Uno struzzo arzigogolò un pò su questi concetti e passò via
    Un poeta elegiaco con un Panama sulla testa mostrò i 32 denti

    Beckett sta guardando un film panettone con il ministro Sangiuliano come protagonista del romanzo “I promessi sposi” nelle vesti di Renzo con Lucia interpretata da Sharon Stone e ci scrive sopra “Finale di partita”
    Un poliptoto sbucò fuori dallo spurgo della fogna di via Pietro Giordani dove abita il critico Linguaglossa e gridò:
    «Questa storia dell’amigdala è una palla!»

    Un enorme pallone aerostatico volò sopra piazza San Pietro con l’effigie di Elly Schlein proprio quando papa Francesco officiava l’Angelus così che i fedeli esplosero in un grande applauso, tal che sortì fuori la manina di Elly che salutava Francesco dal cielo dipinto di blu

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  5. olga

    buon 8 dicembre!

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  6. Sulla natura delle formazioni discorsive kitchen

    Il montaggio richiede di comporre la sequenza come una pellicola cinematografica in 3D; una sequenza non è costituita soltanto di immagini o solo di spazi pieni, ma soprattutto di vuoti, di spaziature, di amnesie, di lapsus, di interferenze, di rumori di fondo, di non detti, di sfondi laterali visibili e/o latenti che delimitano il susseguirsi degli enunciati e delle icone. Il lavoro di montaggio va fatto esattamente in quello spazio della percezione che possiede contemporaneamente il compito di separare e unire, di isolare e ricomporre. Quello spazio Warburg lo chiamava «Denkraum», lo spazio tra un pensiero e l’altro, lo spazio dell’intervallo che si configura proprio a partire da quegli spazi vuoti che attendono di venire connessi.

    Il discorso poetico è quel discorso che dice l’essere in molti modi.

    Come si nota in questa poesia di Giuseppe Talia, l’ordine del discorso e l’ordine del pensiero non coincidono necessariamente.

    Le «eterotopie» nella poesia kitchen svolgono un ruolo epistemologico speciale nella misura in cui denudano l’essere del discorso e con esso del pensiero, proprio «perché devastano anzi tempo la “sintassi” e non soltanto quella che costruisce le frasi, ma anche quella meno manifesta che fa “tenere assieme” (a fianco e di fronte le une alle altre) le parole e le cose».1

    Il kitchen come condizione di possibilità degli enunciati.

    Il «senso», se senso v’è in un testo kitchen, si dà soltanto dall’improvvisa apparizione di un enunciato, nel bagliore di un attimo.

    Giunti a questa conclusione possiamo asserire una volta per tutte che il linguaggio poetico kitchen abita integralmente le «eterotopie», che altro non sono che quei luoghi che consentono l’irruzione evenemenziale dell’atto enunciativo.

    “Nel suo libro su Le parole e le cose, del 1966, il filosofo francese Michel Foucault dichiarava di essersi ispirato, per il proprio lavoro, a questo testo di Borges*, allo stupore e al senso di comico disorientamento che esso aveva provocato in lui.
    La sua opera era in effetti uno studio «archeologico», come lui lo chiamava, di alcuni tratti fondamentali del modo in cui la mentalità europea moderna si è rappresentata il mondo. La funzione ispiratrice della pagina di Borges consiste nel richiamare al fatto che i nostri principî di classificazione e di ordinamento del mondo ci appaiono ovvi e naturali ma in realtà non lo sono: si possono ipotizzare infiniti altri modi di organizzare gli oggetti della nostra esperienza, per esempio quello paradossale che Borges immagina di aver trovato in una antica enciclopedia cinese”.

    * Enciclopedia cinese.
    .

    Marie Laure Colasson 4 marzo 2023

    Nel pensiero di Walter Benjamin la verità si dà solo nei «cocci del pensiero», nelle parole depositate sul fondale marino del dimenticato, sottratte al rimosso e all’oblio dalla rete del «pescatore di perle» e del «pescatore di stracci».

    Si tratta di una straordinaria collezione di citazioni, minuziosamente appuntate sui suoi taccuini e della quale il filosofo faceva il contenuto fondamentale della sua speculazione.

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  7. ChatGPT non esita, non balbetta, non suda, non mostra segni di incertezza. ChatGPT formula la sua risposta errata proprio come se fosse la sola risposta corretta, la argomenta, e continua a riproporla anche dopo che le è stato fatto notare che alcuni passaggi non sono logicamente validi.

    (Andrea Vestrucci)

    Con l’ingresso nel mondo della più pre-potente tecnica che il mondo abbia mai visto, abbiamo plasticamente la rappresentazione della fine della metafisica e della sua sostituzione con una gigantesca «bolla» linguistica e di dati finora inimmaginabile. Dinanzi a questa vera e propria sostituzione tecnoloica, il debole software dell’homo sapiens della civiltà tecnologica non avrà altra via che accettare la sfida, con tutte le sue conseguenze. La poetry kitchen non può non accettare la sfida.

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  8. Tiziana Antonilli

    Don Oblivion assume fedeli
    diversamente fidelizzati per il film Da qui all’eternit.

    Il Papa scrive referenze
    e sigilla il pacco della Caritas con un francobollo
    .
    C’è chi intinge candele nel sugo pronto
    ma se si intromette la torre di babele
    il pacco finisce in Piazza Affari
    e si svaluta: la crostata fa la cresta al do ut des della rimozione collettiva.

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  9. Raffaele Ciccarone

    La stella cade tra i rami d’ulivo

    Vi era l’orizzonte
    sognava di andare a est

    Jimmy studia la luna appesa al filo
    quando divora la mela
    caduta nella poltrona
    avatar senza neppur
    neppure passare dal tempo

    quando Jimmy telefonò
    il mare già agitato ingurgitò l’inquadratura
    metaverso del telespazio

    blindato il treno
    il pescespada in allerta
    nel buio il dialogo
    tunnel della gelosia

    di sabato aperte le porte
    dei bulldozer col virus
    scena di cani
    un bacio ferino

    alla fine che fine
    la stella cade tra i rami d’ulivo

    by cr

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  10. … quando un sistema linguistico entra in confusione (per motivi politici, ideologici, sociali), insorge la tendenza da parte delle masse ad esibire comportamenti di approccio verso eventi che normalmente evoca fughe irrazionali e paura (guerra in Ucraina, guerra Hamas Israele, colpi di stato in Africa, conflitti politici, fenomeno immigrazione, crisi climatica, crisi energetica, impoverimento sociale, etc.). Questa risposta in deficit, a livello individuale, è stata definita cecità psichica (sindrome di Kluver-Bucy) a causa dell’incapacità di riconoscere il significato emotivo di eventi e cose. In questo quadro storico il linguaggio, inteso come sistema linguistico, entra in stato confusionale. Semplicemente, i nomi non corrispondono più alle cose, il divario tra i nomi e le cose si allarga. Questo fenomeno è ben percepibile nelle poesie postate sopra da Raffaele Ciccarone e da Tiziana Antonilli. La poesia kitchen rende soltanto VISIBILE questo fenomeno che è presente nello stato molecolare, meno visibile lo è nello stato macroscopico, ma è presente anche in questo stato come è percepibile dalle schizofrenie attuali dei linguaggi del Politico (i populismi con le loro parole d’ordine sempre più assurde ne sono un esempio eclatante). Ciò significa che questa disfunzione del sistema linguistico è un fenomeno storico, politico, sociale, non è soltanto una invenzione di alcuni letterati che vogliano apparire originali. Il kitchen è un campo linguistico dove operano il kitsch e il pop, e la modalità linguistica è la percezione del tutto personale che ogni poeta ha di questo fenomeno globale.

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  11. da Antologia Poetry kitchen 2023
    due poesie di Giuseppe Talia

    Appunti di fine secolo

    La fine del ciclo filosofico tradizionale, che Heidegger postula in Che cos’è la metafisica?
    pone fine all’indagine filosofica occidentale su che “cosa è l’Ente”,
    vale a dire ciò di cui si parla, con cui ci si rapporta, il valore ontico dell’essere
    nei suoi aspetti essenziali e concreti.

    Con la fine della metafisica viene meno il principio fondativo
    del pensiero occidentale fin qui retto dall’io e dall’ego,
    per cui oggi non ha più nessun valore la lallazione egolalica
    della poesia tradizionale dello scorso Novecento.

    La poesia contemporanea dovrebbe ripartire dal recupero della
    “parola originaria”,
    pensare e tentare una nuova cosa (Das Ding),
    porre l’accezione fondamentale sul modo d’essere
    delle cose nel mondo,
    privilegiando l’immaginifico.

    Per chi non se ne fosse accorto siamo in pieno nichilismo,
    il disvalore si regge ancora sulle armi, lo stesso sistema globale si regge
    (e si è da sempre retto) sulle armi.

    Rovesciamento.

    Arte discreta, diffusa, confusa, comunicante e soprattutto non inquinante.

    Peter Knut

    Quando Peter Knut decise di lasciare le Tenebre per il Sud
    I primi mirtilli blu della stagione maturavano al sole fioco.

    Peter Knut era un albergatore di case di ghiaccio con la passione
    Per l’agronomia.

    Fu dopo un lungo viaggio nel cuore d’Europa che Peter
    Approdò a Reggio di Calabria.

    Il corpo si frollava man mano che le terre emerse
    Declinavano verso la sorgente di luce.

    – Non ci sono foche, né orsi polari nella Zancle Messana-
    Pensò Peter, una volta sceso dalla scaletta dell’eliporto.

    Una vampata di caldo e di disordine lo colse mentre
    Il pennacchio dell’Etna con uno sbuffo si presentava.

    Una Morgana di zagare e di miele nel tragitto dal bus alla dogana.

    Cani randagi e spelacchiati l’attorniarono quando
    Cercava un taxi per la destinazione. Pensò ai cani da slitta.

    Nel deserto senza ombra dei palazzi grigi, vide il miraggio
    Di Pentedattilo sbriciolato nel sole cocente del mezzogiorno.

    Guardò dalla terrazza il luccichio argenteo del mare calmo.
    Attese la notte carica di stelle e s’addormentò al frinire delle ferule.

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  12. fuori tema di questo post (dicembre 2023)
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    Antonio Sagredo invita a leggere e studiare e approfondire i rapporti che intercorsero molto stretti e profondi tra Helle Busacca, Anna Maria Ortese e Corrado Pavolini.
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    Non è certo una novità, ma sarebbe bene che la maggior parte dei lettori sappiano, poiché i versi singolari della Busacca e la magnifica prosa della Ortese rispecchiano le dinamiche complesse degli affetti anche amorosi tra le due donne verso l’uomo: Corrado Pavolini.
    Uno studioso italiano, Dario Biagi, si è interessato ai loro carteggi epistolari, approfondendo questo triplice rapporto che era già noto all’epoca, ma bisognava di uno studio che andasse oltre i ricordi celati negli scritti delle due scrittrici. , e fosse rivelato l’intreccio nel migliore dei modi, e cioè senza nascondere nulla affinché alcuni scritti chiarissero agli amatori punti oscuri o volutamente celati dagli attori.

    as

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  13. La Censura di Radio Tre, programma Fahrenheit dove si parla di libri di scrittori e poeti. La Censura silenziosa e preventiva operata da una radio pubblica verso gli esclusi, i non appartenenti al cerchio magico del Programma Radio3 Fahrenheit all’epoca della direzione di Emanuele Fittipaldi

    Vorrei parlare del conflitto di interessi che coinvolgono i «cerchi magici» che dirigono l’informazione e la pubblicità di prodotti culturali, perché è uno degli aspetti più vistosi e problematici della crisi di credibilità che investe le “agenzie” (pubbliche e private) che hanno il compito di offrire ai lettori e agli ascoltatori l’informazione sui prodotti culturali. È inutile girarci intorno: ci sono molte zone grigie, molte esclusioni, molte anticamere che durano anni, decenni in attesa del placet dall’alto. Non c’è alcuna trasparenza. Vige il triplice criterio di appartenenza, di affiliazione e di obbedienza, come nelle monarchie assolute dell’ancien régime. Per esempio: la recensione di un libro o di un film sono considerati offerte pubblicitarie elargite dall’alto, vengono privilegiati contenuti che nella quasi totalità dei casi promuovono prodotti di amici o di affiliati. Far vedere in televisione la cover dei libri di alcuni personaggi che appartengono al mondo dell’informazione e dell’editoria e del ristretto cerchio magico che ruota intorno al Re, non è una palese violazione del diritto di altri autori che invece vengono esclusi a priori, perché non ossequiosi alla lobby, dalla possibilità di accedere alla visibilità dei media? Ebbene, tutto ciò in Italia viene considerato normale. Questa autocrazia del Re ascoso è ormai diventata una legge non scritta che tutti però conoscono. Chi non si acconcia ai voleri del Re maggioritario di turno, viene escluso. Si tratta di una monarchia ad escludendum che vige, ahimè, sia a destra che a sinistra.

    Porto un esempio personale: sono più di tre anni che ho richiesto a RAI Radio3 Programma Fahrenheit per la rubrica di poesia di sapere l’indirizzo presso il quale inviare libri di poesia della collana “Il dado e la clessidra” di Progetto Cultura che ho il compito di curare. Ebbene, la risposta delle giornaliste preposte a questo incarico (Loredana Lipperini e Laura Zanacchi) è stato eloquente, le giornaliste non hanno mai risposto sulla richiesta: di conoscere l’indirizzo presso il quale spedire una copia dei libri di poesia, ma hanno replicato che i libri della collana curati dallo scrivente non interessavano a prescindere dalla qualità dei libri, in quanto libri stampati “a pagamento”. Le mie repliche vertevano sul conflitto di interessi della loro posizione di dover fare una selezione dei libri di poesia escludendo a priori certi libri di certi editori perché, a loro dire, erano stampati “a pagamento” e che questo criterio maneggiato in modo personalistico diventava un arbitrio a prescindere dalla lettura eventuale dei libri in questione. La querelle è durata più di tre anni. Ho sempre trovato un muro di ostilità e di esclusione davanti a me e ai libri de “Il Dado e la Clessidra” di Progetto Cultura di Roma. È evidente che il vero problema è il verdetto di esclusione che non può essere espresso platealmente nei confronti degli autori pubblicati nel “Il Dado e la Clessidra” e miei, in quanto non rientranti nel giro del cerchio magico custodito dalle giornaliste Loredana Lipperini e Laura Zanacchi. È ovvio che le due giornaliste obbedivano a verdetti emanati a monte da chi opera le scelte degli autori che possono accedere alla trasmissione, da personaggi che appartengono al “cassetto poesia”. Questa cosa l’ho resa pubblica a più riprese su FB, perché la considero intollerabile e ingiustificabile in un paese democratico, una vera e propria CENSURA preventiva nei confronti dello scrivente e dei “prodotti culturali” sfornati dal “Il Dado e la Clessidra” e degli altri autori non appartenenti al cerchio magico, con l’arroganza di potere di chi non si vergogna neanche di fingere la elargizione di una «possibilità» di accedere al programma di lettura di testi di poesia ma che brandisce il respingimento a priori in base a pregiudizi di posizione culturale (la mia e degli autori pubblicati nella collana suddetta) giudicata apoditticamente non in linea con quelle del cerchio magico maggioritario e anonimo che si nasconde dietro le giornaliste Laura Zanacchi e Loredana Lipperini. Mi chiedo: il direttore dell’epoca del programma Fahrenheit, Emanuele Fittipaldi, non sapeva nulla di quanto accadeva quotidianamente alle sue spalle?, o sono sue le direttive alle quali le giornaliste dianzi nominate si sttenevano e si attengono fedelmente? In entrambi i casi è ovvio che le responsabilità di quanto perpetrato lungo più di tre anni ricada sulla testa del direttore Emanuele Fittipaldi. Il Re ascoso non si è mai degnato di rispondermi né allora né ora. Mi chiedo, in quanto cittadino che ha sempre pagato le tasse, sono degno di avere una risposta scritta alla mia istanza di tre anni fa o siamo in una monarchia dell’ancien régime?

    «Il “product placement” in tv anche di una sola bottiglia d’acqua minerale è oggetto di trattative e a volte di critiche e scandalo da parte degli utenti-spettatori, ma è invece consueto mostrare la copertina di un libro durante un’intervista con l’autore. Si dice in questi casi che ci siano delle esenzioni per i “prodotti culturali”, ma la definizione è un po’ sfuggente: la compilation di Sanremo è un prodotto culturale? Un cinepanettone? Un documentario su Ilary Blasi? E non vengono da tempo descritte come «cultura» anche quella del cibo o quella della moda, di cui non è invece accettato che si mostrino e raccontino gratuitamente i prodotti?»(Charlie)

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  14. antonio sagredo

    MI scuso con tutti i poeti di non poter essere stato presente all’evento di ieri alla NUVOLA…

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  15. caro Antonio Sagredo,

    Abbiamo salutato il pubblico al grido: “L’Italia è nata repubblicana e antifascista!”, e sono scrosciati gli applausi.
    La serata di ieri ha visto un folto pubblico applaudire la Poetry kitchen, erano presenti tra gli spettatori Dino Villatico, Gianni Godi, Francesco De Girolamo, Giuseppina Palo e molti giovani, evidentemente attratti dal titollo: Cambiare nome alla poesia per cambiare la poesia?
    Sono intervenuti e hanno recitato le loro poesie Tiziana Antonilli, Alfonso Cataldi e Giuseppe Gallo (Giuseppe Talia e Mimmo Pugliese erano assenti per causa maggiore), hanno introdotto il dibattito Marie Laure Colasson, Letizia Leone e lo scrivente. Il pubblico era attento, si vedeva che era un po’ sbigottito, sorpreso.. dopo la lettura dei versi c’è stato un ricco dibattito ma contenere tutto in un’ora era veramente difficile ed è suonata la campanella proprio quando si stava entrando nelle problematiche complesse della nuova poesia.
    Ancora una volta abbiamo toccato con mano la difficoltà di entrare in contatto con il pubblico degli addetti ai lavori, ciascuno in difesa del proprio piccolo spartito musicale.

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  16. antonio sagredo

    ….infatti una ora è pochissima cosa quando è in ballo la Poesia… propongo in una sede popportuna la continuazione di quella “ora” poichè non si deve perdere nel nulla ciò che è stato innescato… voglio dire che non bisogna aspettare un anno, e in quella sede, per dettare di poesia e altro… ricreando con gli attori intrventi similari… bisogna battere la Poesia fin tanto è calda!

    Ringrazio Giorgio Linguaglossa di avermi fatto partecipe “assente” ma sempre partecipe nella Sala Giove.

    Poco prima di Natale invierò una poesia di Boris Pasternak da me tradotta anni fa sulla atmosfera della Natività e della vita famigliare in quella cirsostanza.
    grazie, as

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  17. Ho trovato una poesia del 2013-2018 che avevo smarrito. La vorrei riproporre. Ovviamente è molto diversa dalla poesia kitchen che facciamo oggi, ma ci sono delle cose che la preparano, quasi un incunabolo. Innanzitutto l’intervento di personaggi estranei, i gendarmi che aprono le porte, la visione onirica, il luogo che è una eterotopia.
    Sarei curioso di conoscere il vostro giudizio. Che ne dite?

    La notte è la tomba di dio

    “La notte è la tomba di dio e il giorno la cicatrice del dolore”.
    V’erano scritte queste parole in alto, sopra la prima porta a destra.
    Una voce risuonò nell’androne:
    “Benvenuto nella galleria del dolore!”
    Fu così che mi decisi. Ed entrai.

    Un gendarme apre quella porta.
    Ci sono tre vascelli con le vele spiegate
    che un vento fuori cornice gonfia tumultuosamente.
    Ma restano immobili.
    Anche il mare crestato è immobile.
    Ogni dettaglio è nitido e percettibile
    come seppellito nell’ambra da un milione di anni-millimetri.

    Un altro gendarme apre la seconda porta a destra.
    C’è una colluttazione di ombre che entrano dentro altre ombre e ne escono.
    Lottano furiosamente.

    “Farsesca costipazione di ombre”, penso con tristezza.
    Attraverso come a nuoto la stanza.
    Apro una finestra.

    C’è una statua bianca nella piazza deserta
    portici risucchiati dal vuoto
    pontili su un mare di basalto
    città di cristallo.

    A tentoni nel buio apro un’altra finestra.

    C’è una torre in un cortile deserto.
    Puoi udire il tonfo di una farfalla che cade dall’alto.
    Il lucore fosforescente di una luna gialla posata sulla toga di un imperatore triste.

    Apro una terza finestra.
    C’è un calendario dal quale cadono i fogli, un orologio, una lapide sulla quale v’è inciso il mio nome e cognome e la mia data di nascita
    Una scrittura annerita che gratto con l’unghia.
    “Benvenuto nella cicatrice chiamata Terra”, c’è scritto.

    L’angelo della nebbia piange in un angolo in ginocchio.
    La notte profuma di tomba.
    Anche la rugiada profuma di tomba.
    La cicatrice chiamata Terra è un immenso campo santo di lapidi.

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    • Caro Germanico

      Rilevo da una stazione in orbita attorno a Urano questa tua.

      Non so in quale epoca sia stata scritta né quando sia giunta o chi l’abbia fatta recapitare ma i ragazzi che imparano l’alfabeto galattico già mentre succhiano il buon latte metallico ci avevano ricamato sopra alcuni graffiti del tutto immotivati e persino derisori.

      Innanzitutto com’è facile intuire, per loro che non hanno mai vissuto un’alba, né assaggiato l’odore della terra fresca di rugiada non sanno la differenza tra giorno e notte.

      Quel tuo titolo dunque è già senza significato.

      È evidente infatti che qui Dio non è mai morto e vive invece ed è potente assai e tra Lui e il pilota dell’universo non c’è alcuna differenza.

      Quale tomba infatti si può immaginare dietro al bagliore di una supernova che quando viene sorpresa in una zona remota, tutti si festeggia, per il carico di elementi fraterni che presto o tardi arriveranno come dono del suo ventre fertile?

      Quali lapidi possono segnare il limite della luce che corre dentro al nulla?

      Ma tu dici che queste parole erano scritte in alto sopra la prima porta a destra a indicare la via del dolore.

      Nemmeno questo e quello che segue è tanto chiaro.
      Da lungo tempo è scomparso dal linguaggio. Chip e meccanismi difettosi non creano alcun tipo di sofferenza poichè tutti sono facilmente e felicemente sostituibili.

      Difficile far capire a un popolo di ragazzi virtuosi, felici e quasi immortali che malattie, discordie e guerre dilaniavano i loro ascendenti terrestri.

      È bastato trovare l’equazione virtuosa per mettere tutti d’accordo e liberarsi di soldati e gendarmi e malfattori.

      Il dettaglio dei tre velieri sospesi in un mare crestato di ambra però ha un certo valore e rende bene la fatica dei Colombo e umani nella lotta contro l’ignoto.

      In quel vento spira la stesso soffio che permette di guardarci e sorridere e cooperare anche attorno al pianeta che rotola tra gli altri.

      Un punto a tuo favore che ho dovuto far capire ai giovanotti con la matita virtuale all’orecchio, pronti a far di conto anche sulle galassie più estreme ma non a capire che c’è stata una storia prima di raggiungere l’equilibrio definitivo.

      Cosa ne venga fuori da questa, è un retaggio dei mie cento e oltre che mi pare giusto criticare per le finestre che si aprono su tre mondi siderei, vicini al freddo estremo del silenzio.

      È l’olfatto di un cane da tartufi che guida il mio istinto.
      Di cosa si tratti, non so di preciso ma nella nebbia del bianco e nero mi pare di scorgere quella torre e quella statua bianca disputare se il calendario su cui è appuntato il tuo nome effettivamente sia un segnatempo.

      Quale, se anche della storia vediamo le vestigia in ambra, sostituita da semplici segmenti?

      Sulle stazioni orbitanti c’è chiara consapevolezza che gli elementi siano tutti uguali e dunque non si debba parlare di una molecola particolare come della più eccelsa e unica nel suo genere per aver dato origine alla vita.

      Ci sono infatti metalli che fanno altrettanto, senza generare istinti sanguinari, privi completamente di idee di potenza e sentimenti ma obbedienti solamente alle leggi della cooperazione universale.

      La cicatrice che tu scorgi, anch’io la vedo e ammiro lo splendore del riflesso prima di metterci piede, ma in essa pullula l’irrisolto, il mistero che condusse la molecola dell’uomo e delle forme simili alla disfatta finale e in modi indegni della più semplice operazione matematica.

      I ragazzi ne cercano pazientemente la causa, rovistano tra le sue rovine e gli altri elementi che si sono infiltrati dentro o che il sesto elemento ha voluto con sé per le sue architravi fatiscenti.

      Oh si grandi opere ha prodotto e noi stessi che ne siamo gli ultimi assemblaggi, sebbene in mille modi abbiamo accettato modifiche, potemmo ammirare l’immensa versatilità nel compiersi delle arti e dell’ industria, la bellezza e il trionfo sull’ignoranza e la superstizione.

      Ciò non toglie che tanta sua aggressività nei confronti dei fratelli, unita alla volontà di assoggettarne le virtù si sia trasmessa alla sua opera umana e infine risolta in una rivolta di Catilina contro la Repubblica di Roma col risultato che tu mi racconti:

      La cicatrice chiamata Terra è un immenso campo santo di lapidi e l’angelo della nebbia non può che piangerci sopra, impotente ancora una volta a farla brillare tra le altre stelle.

      tuo affezionato

      G.G. Fabius

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      • milaure colasson

        Questo duetto ci parla di qualche cosa che è il niente, che è una gran cosa e il miglior modo per dire qualcosa intorno ad esso è perorare una ermeneutica del nulla. Nel nulla si aprono gli spazi e gli abissi del niente. In queste poesie di Linguaglossa e di Intini mi sembra che gli spazi grandeggino e i tempi rumoreggino alquanto, penso che la categoria principale sia l’ilinx . Che cos’è l’ilinx? l’ilinx è la vertigine. La vertigine intesa come la sensazione di ebbrezza, di alienazione, quasi di stordimento che si prova quando siamo soggetti a forze sulle quali non abbiamo controllo. Per fare un esempio, la ricerca del panico nelle montagne russe o il volo sul deltaplano, in genere in tutti gli sport estremi. Non possiamo certamente paragonare il poker a un volo con il parapendio, ma sicuramente di situazioni adrenaliniche ce ne sono molte! Pensate alla gioia dell’autoscontro o la box intesa come abbattimento dell’avversario o il poker In queste poesie sembra proprio che la posta in gioco sia lo sbalordimento, la curiosity per l’abisso, gli abissi etc. Tutto questo è ilinx.

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  18. A proposito della «autenticità» da Giovanni Giudici e Elio Pagliarani ad oggi

    Leo Spitzer ci ricorda che «a qualsiasi emozione, ossia a qualsiasi allontanamento dal nostro stato psichico normale, corrisponde, nel campo espressivo, un allontanamento dall’uso linguistico normale; e, viceversa… un allontanamento dal linguaggio usuale è indizio di uno stato psichico inconsueto».

    In autori come Giovanni Giudici e Elio Pagliarani (per fare solo due nomi), l’aspetto saliente della loro poesia è dato dall’«effetto per vocazione» mediante la raffigurazione di un ambiente piccolo borghese, dell’ambiente socio culturale e lavorativo nel quale vivono e si muovono i loro personaggi (in specie, La ragazza Carla, ma anche La vita in versi, 1965). Di qui l’impronta neo-realistica del loro modo di procedere stilistico. Ma il loro passaggio dal realismo allo sperimentalismo si è rivelato stilisticamente claudicante e incompiuto; a rileggere queste opere oggi viene il sospetto che si tratti di un «realismo» quanto meno, inconcluso, non dialettizzato che oggi rivela la polvere del tempo trascorso. Una procedura oggi non più utilizzabile. Pensare di riproporre, mutatis mutandis, certi effetti sociostilistici nudi e crudi di cui la loro poesia abbonda è, oggi, quantomeno una operazione di nostalgia, remake, operazione analgesica e numismatica.È molto probabile che nel prossimo futuro fare poesia realistica sarà sempre più un percorso ad ostacoli, quel concetto dell’autore che sta al di fuori degli oggetti che stanno-di-fronte proprio della poesia dei neorealisti del secondo novecento, di Giudici, di Pagliarani e dei loro epigoni, oggi risulta invecchiato, rischia di presentarsi obsoleto. Voglio dire che il «tempo» (le temporalità) entra prepotentemente nella forma-poesia facendola invecchiare, rendendola infruibile. Non bisogna dimenticare che il «tempo» è un agente attivo nelle opere d’arte. Come invece è molto probabile che Le ceneri di Gramsci (1956) di Pasolini, che non ricalca una impronta neorealistica ma mette in collegamento il qui e l’ora con l’allora, con il passare del tempo guadagni in efficacia e in manuntenzionalità dell’impianto stilistico e linguistico (fermo restando la validità delle argomentazioni che ne diede Asor Rosa che gli imputava di aver iniettato un nuovo lessico in un impianto metrico pascoliano).Voglio dire che occorre dialettizzare stilisticamente la problematica della «autenticità» con il «tempo», lo «spazio» e il linguaggio. L’«autenticità» è una moneta oggi fuori corso che presenta almeno due facce: fronte e retro; per non parlare dell’«impegno» considerato in chiave realistica e sociolinguistica che la poesia deve contenere, come pensavano Giudici e Pagliarani. Ecco, questo è un concetto non dialettizzato, che resta inconcluso, posizionato e appiattito su un unico piano, quello del realismo anni cinquanta/sessanta.

    Uno dei problemi che ho posto nel mio libro Dopo il Novecento (Società Editrice Fiorentina, 2013), è appunto quello di rintracciare il filo rosso della poesia della «autenticità», concetto dialettico per eccellenza che ho trattato dialetticamente per non correre il rischio di cadere nella trappola sociostilistica in cui erano caduti i poeti citati. Resta certamente questo un problema aperto che non sta al critico risolvere ma ai singoli poeti. Il critico può tuttalpiù rilevare certi elementi di criticità, non può né deve indicare le soluzioni. Io direi che mettere nella giusta luce la dialettica tra stile e linguaggio con il problema dell’«autenticità» in poesia ci risolverebbe anche quello immediatamente seguente di: quale stile?, quale forma?, quale linguaggio?
    (2013)

    Ad esempio, è più «autentica» la poesia che facevo nel 2013 o quella che scrivo oggi, ovvero, la poetry kitchen? – Chi può decidere in proposito?

    Elio Pagliarani
    La ragazza Carla

    II, 1
    Carla Dondi fu Ambrogio di anni
    diciassette primo impiego stenodattilo
    all’ombra del Duomo
    Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro
    sia svelta, sorrida e impari le lingue
    le lingue qui dentro le lingue oggigiorno
    capisce dove si trova? TRANSOCEAN LIMITED
    qui tutto il mondo…
    è certo che sarà orgogliosa
    Signorina, noi siamo abbonati
    alle Pulizie Generali, due volte
    la settimana, ma il Signor Praték è molto
    esigente – amore al lavoro è amore all’ambiente – così
    nello sgabuzzino lei trova la scopa e il piumino
    sarà la sua prima cura la mattina.

    UFFICIO A UFFICIO B UFFICIO C
    1
    Perché non mangi? Adesso che lavori ne hai bisogno
    adesso che lavori ne hai diritto
    molto di più.
    S’è lavata nel bagno e poi nel letto
    s’è accarezzata tutta quella sera.
    Non le mancava niente, c’era tutta
    come la sera prima – pure con le mani e la bocca
    si cerca si tocca si strofina, ha una voglia
    di piangere, di compatirsi
    ma senza fantasia
    come può immaginare di commuoversi?
    Tira il collo all’indietro ed ecco tutto.

    All’ombra del Duomo, di un fianco del Duomo
    i segni colorati dei semafori le polveri idriz elettriche
    mobile sulle facciate del vecchio casermone d’angolo
    fra l’infelice Corso Vittorio Emanuele e Camposanto,
    Santa Radegonda, Odeon bar cinema e teatro
    un casermone sinistrato e cadente che sarà la Rinascente
    cento targhe d’ottone come quella
    TRANSOCEAN LIMITED IMPORT EXPORT COMPANY
    le nove di mattina del 3 febbraio.

    La civiltà s’è trasferita al nord
    come è nata nel sud, per via del clima,
    quante energie distilla alla mattina
    il tempo di febbraio, qui in città?
    Carla spiuma i mobili
    Aldo Lavagnino coi codici traduce telegrammi night [letters
    una signora bianca ha cominciato i calcoli
    sulla calcolatrice svedese.
    Sono momenti belli: c’è silenzio
    e il ritmo d’un polmone, se guardi dai cristalli
    quella gente che marcia al suo lavoro
    dritta interessata necessaria
    che ha tanto fiato caldo nella bocca
    quando dice buongiorno
    è questa che decide
    e son dei loro
    non c’è altro da dire.
    È questo cielo contemporaneo
    in alto, tira su la schiena, in alto ma non tanto
    questo cielo colore di lamiera
    sulla piazza a Sesto a Cinisello alla Bovisa
    sopra tutti i tranvieri al capolinea

    non prolunga all’infinito
    i fianchi le guglie i grattacieli i capannoni Pirelli
    coperti di lamiera?
    È nostro questo cielo d’acciaio che non finge
    Eden e non concede smarrimenti,
    è nostro ed è morale il cielo
    che non promette scampo dalla terra,
    proprio perché sulla terra non c’è
    scampo da noi nella vita.
    da Elio Pagliarani, La ragazza Carla e altre poesie, Mondadori 1962

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    • milaure colasson

      caro Giorgio,

      penso che siano due poesie appartenenti a due mondi diversi a due civiltà letterarie distinte. Difficile dire quale poesia sia più riuscita.
      Nella poesia del 2013-18 si trova una sola volta il pensiero o l’azione dell’io, si trovano solo un «penso con tristezza.», e un «Apro una terza finestra», tutto il resto del componimento è locato in una eterotopia, un non-luogo; la narrazione è oggettiva (e onirica), niente a che vedere con il neo-realismo in auge negli ultimi decenni, niente a che vedere con la «soggettoalgia» dell’io che coincide con l’io dell’autore. È chiaro che qui si ha in pieno il «crollo della coscienza quale luogo privilegiato della riflessività», vale a dire che la «coscienza» non è più l’attore unico e principale che osserva il mondo, ma c’è un secondo attore – se così possiamo dire – che guida gli eventi narrati. È la raffigurazione del Labirinto, l’eterotopia per eccellenza, dove tutti ci troviamo, con tante porte e tante finestre che rappresentano simbolicamente tante possibilità di fuga, tante eventualità che però non si verificano, o forse si verificheranno in un domani o in un’altra dimensione. L’utopia si è trasformata in eterotopia. La Storia si è trasformata in Storialità. Il mondo è cambiato e cambia anche il modo della raffigurazione ed il linguaggio, l’io, la soggettività è stata lateralizzata, il testo lirico è stato interamente decostruito. Quello che resta è un discorso poetico onirico ultraista, ultroneo. Le antiche retorizzazioni qui sono inservibili, occorre adottare nuove misure del verso, occcorre narrativizzarlo. Il lettore di fronte a questa eterotopia resta spaesato, si chiede: Che cosa è accaduto?, o, Che cosa sta per accadere? Tutta la narrazione poetica si basa su una «illusione», che demistifica il concetto che il reale, così come lo conosciamo, sia rappresentabile, per accedere ad un altro concetto: che il reale è una mera «illusione», un prodotto illusorio proprio della civiltà delle merci, dell’illuminismo delle oggettità.

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  19. Tiziana Antonilli

    Caro Giorgio,
    credo che la definizione ‘ a pagamento ‘ sia pretestuosa, seguo regolarmente Fahrenheit , leggono testi tratti da libri sicuramente ‘ a pagamento ‘ , non può essere questa la ragione della censura che hai subito. Tempo fa inviai un file audio con poesie tratte da un mio libro pubblicato con Progetto Cultura e la tua prefazione, mai ricevuta risposta, eppure hanno un momento dedicato proprio alla lettura di testi poetici.
    Ai ‘dibattiti’ sulla poesia partecipano sempre i soliti noti. Penso che sia proprio una questione di cerchio magico , di ‘amichettismo ‘ , un’operazione ormai talmente evidente da risultare stucchevole.
    Mai la ricerca di nomi fuori dal circuito ufficiale, di cosa hanno paura?

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  20. cara Tiziana,

    mi risulta per certo che sono a pagamento anche Einaudi della collana bianca e Mondadori de LoSpecchio, se vuoi una copia devi pagarla. Ovvio che non è questo il punto. Il punto è il cerchio magico. Il mio intento è screditare questo comportamento mafioso. Sbugiardare i loro comportamenti omissivi. Ho messo la mia denuncia in un messaggio su substack.

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  21. antonio sagredo

    massacri infantili

    ———————————————————-
    Ho visto migliaia di bambini girovagare come forzati dèmoni ovunque
    con le pistole in mano per le città di Dio – la morte antelucana come compagna –
    tutta la terra: dalle marce periferie dei sobborghi pustolosi ai centri spietati
    e grassi celebrati dai tre culti mentecatti!
    Miliardi di orbite deturpate da miliardi di affilati cavalli di Frisia,
    carovane di occhi e d’infanzie devastate, rotule piagate e disossate
    dai rostri aguzzini di frustate ferrigne,
    come se i loro passi fossero maledetti ad ogni trivio
    per aver sbavato dalla pelle lacrime scheletriche!

    (Lecittà di Dio, 2006)

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  22. Alfonso Cataldi

    Sono mancate le letture di Giuseppe Tallia, che è un ottimo oratore e declamatore di poesia Kitchen.

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  23. La fine del «gusto» individuale

    Vi ricordate quello stato di estasi e di smarrimento che colpisce alcune persone particolarmente sensibili all’arte di fronte alla bellezza dei capolavori dell’arte?, quella cosa che va sotto il nome di “sindrome di Stendhal”?. Ebbene, sembra che nelle società occidentali de-politicizzate e a benessere assicurato, sempre più persone passano davanti alla Gioconda e a Trinità dei Monti come si passa davanti ad un frigorifero o al bagnasciuga di Posillipo, non avvertono nessuna sensazione, non hanno nessun motilità dovuta al gusto per le cose belle, sono i nuovi neutri e sono centinaia di milioni, possono passare dalla Galleria di Villa Borghese in Roma al bar vicino a mangiare un sandwich senza battere ciglio, ma con un sospiro di sollievo.

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    • antonio sagredo

      13 dicembre 2023 in Roma
      —————————————————
      IL MIO REGNO PER UN CAVALLO!
      urlò RICARDO III, ma non c’era nessun cavallo e nessun regno,
      così i poeti che cincischiano al VUOTO, al NULLA .
      …. E la Terra non si vedrà più e non sarà nemmeno un puntino – e siamo ancora nel sistema solare – e quando saremo fuori della nostra galassia… e quando pure questa non sarà più visibile da me, e quando ancora altre galassie non saranno più visibili, e così via senza fine e ne un inizio – questo il nuovo stato mio – senza un dove e un quando come meta, si, allora sarò sicuro che nè Il Tempo e ne lo Spazio avranno un senso, poiché avrò davanti a me quella non esistenza nè dell’UNo e ne dell’Altro, avrò finito di pensare come un terrestre!
      …. E sarò in questa condizione – situazione – lo stesso essere non avrà senso, e non avendo senso alcuno stato non AVRO’ SENSO NEMMENO IO.
      Dovrebbe essere questo lo stato prima della nascita e dopo la morte: uno stato non stato…. uno stato senza alcun senso, lo stesso senso che non ha un senso alcuno. Antonio Sagredo, dall’infanzia fino ad ora con questa ossessione. Non c’è un Nulla che mi conforta e nemmeno un qualsiasi Delirio e nemmeno un qualsiasi Non Senso!

      E Voi tutti mi parlate ancora di POESIA!
      ————————————

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  24. antonio sagredo

    (prossima pubblicazione)

    da “90 poesie per Autoritratti” l’ultimo Autoritratto:

    a Riccardo Muti

    quattro lezioni in prova delle Nozze di Figaro

    Quando nelle prove senza il nero abito,
    ma in camicia sgualcita,
    e le poltrone rosse sbiadite sono vuote,
    senza la bacchetta si muovono
    le mani che la guidano invisibile
    e danzano le dita e i capelli…

    e Tu sospeso hai infine il gesto ad ogni nota
    inimitabile
    e nel canto gli occhi
    nel disincanto inseguono
    soltanto gli applausi assenti…

    e avrai allora e adesso più di una mia attenzione
    sonora e muta
    dai violini agli strumenti in semicerchio

    …..e poi sospendi ancora e sempre più
    e ancora l’armonia prescritta di una trama musicale
    per una corretta critica,
    perché ogni tua parola più di un sottinteso accento
    e più del gesto l’ordine conduca al centro
    dell’orchestra tutte le distratte note
    per una prova che sia solo una lezione da ricordare.

    Campomarino di Maruggio, 3 novembre 2023
    (30 minuti a mezzanotte)

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  25. Breve testo sull’onda di “sWAp” di Giuseppe Talia:

    L’attimo di smarrimento può essere prolungato a piacere. Tutankhamon, in Egitto. Premere sul volume espressivo dell’Intrattenimento. Amanti discordi si baciano, altri per mestiere. La verità è poca cosa. Non c’è giustizia.

    Aiutiamo i poveri a immaginare il profumo di salsedine, ovunque si trovino. I ricchi a inseguire marescialli per la denuncia. Nessun modulo da compilare, Geova è Ok. Siamo già sotto una cascata ben descritta. Più luci, meno luci.

    Sembra di camminare in un fiume di latte caldo. Fantasie quante ne volete. Baciami. Volo di rondini, profumo di rose. Ma possiamo togliere le rose, Adesso suoni e rumori della stanza. Vista lago, le finestre aperte. Nulla da fare. In futuro sarà così.

    «Spero di restare qui a lungo, e che inizi a piovere. Sono tanto innamorata».
    «Udire i nostri stessi pensieri non le procura emozione?» «Sembriamo altri».
    Volendo si possono scegliere le firme. In azzurro, accanto a “Brividi” di Rossana Casale, 1986. Quasi duemila anni fa.

    “Colto nel segno”. Maria vergine con pettorina rossa, due secondi. Maria. È uno sguardo. Vale un orologio alle caviglie. Risplende. Notte di luna piena a Manhattan, Piazza Navona, i menestrelli, Giornale RAI. Ci siamo persi Tutankhamon. – Siamo kitchen.

    Con mente artigianale, prima che faccia buio. Le tessere vanno incise a rovescio. Per scrivere un tramonto ne servirebbero milioni.

    Dove sostare se non hai avuto abbastanza immaginazione. In piedi, sopra un blocco di cemento. Supereroi, pensieri scarsi, sobri, novecenteschi. Sublime e virtuale in una sola gemma – per me che amo l’astrofisica.

    «Non c’è cosa più importante che poter scrivere, rubare qualche parola ai pensieri. Prima che tutto svanisca». «Respiro acqua di mare». «Non c’è attimo che rimanga».

    Collegamenti psico temporali. Ognuno dice la sua. Non dura in eterno. Gioco di sguardi. Quel che l’altro sta vedendo e quel che immagina nelle vicinanze. Lampi visivi, telepatia.

    Può capitare ovunque, anche in un self-service. Se danno la canzone giusta, o d’improvviso una cioccolata. Il sentimento di pura nostalgia, privo di contenuti, smuove nel sangue una rete di supposizioni tutte valide; senza un tramonto, senza perché lo fai. Ascolta e sii beato.

    “Dotato di intelligenza artificiale, in un attimo pulirà il vostro appartamento. Sceglierà per voi l’accappatoio, rum e latte caldo. Vasta la gamma dei desideri. Non serve ringraziare.

    “Dopo aver dipinto meglio di Cézanne e Utrillo, aiutato le piante a crescere…”

    LMT

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    • Una cosa posso dire, che senza ideologia le porte dell’universo si aprono in senso inverso alla provenienza di padelle e informatica. Così, dopo esserci indebitati per veder fallire l’impresa eroica di Zelensky, invece di cercare accordi quando si era in tempo (non mancherebbe l’intelligenza), in comune accordo destra e sinistra aspettano direttive dalla NATO e dall’America. Giorgia Meloni si è solo presa la briga di camuffare ogni situazione con questioni nostrane di tifoseria politica. Idem la Schlein, tenere insieme capra e cavoli. La gente per strada non parla di politica, dell’arte si sa che è esistita, e che ne esiste al Moma, dove girano miliardi. In ogni caso io 200 euro per l’orinatoio di Duchamp non li spenderei. E allora quando scrivi con chi stai parlando? Con cosa gli riempi le orecchie? Ecco, l’autore non dovrebbe cercare l’autenticità, basta che sembri sincero. Più sincero della gente di successo. Siamo casi a parte, la gente lo sa.

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      • caro Lucio,

        stiamo vivendo un momento di crisi mondiale come mai prima d’ora, dove la crisi è invisibile, impalpabile, non lascia tracce, non profuma, non ha odore.
        Viviamo in mezzo ad una gran confusione, da questa confusione emergono i più organizzati, i più disciplinati…
        E, certo, chi è meglio organizzato dei mascalzoni e degli stupidi?
        Parlare di poesia, a questo punto, è come parlare di virus o dell’effetto serra tra i no-vax, parlare di bistecche tra i cannibali, parlare della Gioconda tra i bonobo…

        Buona giornata

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  26. È che Cnosso ha chiamato il nuovo architetto per ristrutturare il Labirinto
    con il superbonus 110%
    Il premio Strega lo ha vinto il libretto “Così fan tutte” di Da Ponte scritto
    con i suggerimenti del Signor Casanova
    Entra Bulgakov tra i bonobo, ci trova la Gioconda
    che dispensa coriandoli colorati e se ne innamora
    Tra un rubinetto rotto e un fucile automatico
    ci passa la Magnum 44 dell’ispettore Callaghan…
    Clint Eastwood non crede ai propri occhi
    ma si deve arrendere all’evidenza:
    Marilyn si è invaghita del portiere del fabbricato
    dove ciarla il critico Linguaglossa
    Nella valigia c’è un doppio fondo e colà si trova la verità
    che è una rivoltella calibro 7,65
    Il commissario Ingravallo entra nel romanzo di Gadda,
    “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”
    scopre lì il revolver, lo impugna,
    spara un colpo che va a finire su una copia di un quadro di De Chirico
    che rappresenta una piazza con una torre altissima
    che pende e una bambina che corre con l’hula hoop,
    la bambina cade a terra stecchita e il commissario arresta il critico Linguaglossa
    con l’accusa di omicidio preterintenzionale.
    La Callas alla “Scala” di Milano gorgheggia:
    “Così fan tutte”
    mentre Ippolito Nievo mette il punto sull’ultima parola
    del suo romanzo “Confessioni di un italiano”
    La manovra da cinepanettone della Melona sarà approvata a Capodanno

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  27. Paolo Valesio https://www.ilsussidiario.net/news/letture-se-shakespeare-ha-molto-da-dire-anche-a-chi-ammazza-tra-ramallah-e-tel-aviv/2631195/

    si chiede:
    (14.dicembre.2023)
    Che cosa direbbe alla nostra pretesa di verità la “scena politica” di una tragedia come “Romeo e Giulietta” messa in scena nell’attuale guerra a Gaza?

    “Il contrario della verità non è la menzogna: è la narrazione”, aveva scritto, ai tempi delle più accese dispute sul coronavirus, un filosofo tedesco; ed è un aforisma che merita di sopravvivere al di là della sua occasione originaria, perché ridimensiona la ormai insopportabile (ma lo era già ai tempi di Ponzio Pilato) retorica della Verità con la maiuscola, e al tempo stesso ridimensiona la sua trasformazione alla moda: la retorica della narrazione.

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  28. caro Lucio,

    è che viviamo tutti dentro lo scatolone della sindrome della clessidra ribaltata, tra la caduta tendenziale del saggio della sindrome di Stendhal e la risalita del cinepanettone della Meloni, assistiamo al ritorno del represso, che è la categoria politica del Politico dei populismi di destra e di sinistra. L’elefante sta bene in salotto. Che altro dire? Ormai non c’è gatto che tenga, come ci dice Schrödinger, non c’è trippa per gatti, e la critica del letterario è andata a farsi benedire cinquanta anni fa.
    Poiché la politica estera la fa la pubblicità, il contrario della verità non è la menzogna ma la narrazione, a ciascuno il suo, non mi meraviglierei se al posto del ministro degli esteri Tajani trovassimo gli operatori del Mulino Bianco, inoltre il linguaggio da cinepanettone è quello in voga nella civiltà di massa del tardo Antropocene, pensiamo e parliamo tutti quel linguaggio quando vogliamo farci capire, è un linguaggio abbreviato, che va subito al sodo, che offre garanzia di sicurezza. E allora perché non adottarlo anche in «poesia»?, visto quanto è screditato quel linguaggio non mi meraviglierei affatto di quest’esito. Questo è Quello. Quello è Questo. Non per niente la Fenomenologia dello Spirito di Hegel inizia con l’approfondimento di che cos’è il «Questo». Questo è Quello. Il deittico.

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    • Caro Giorgio,

      l’adesione dell’Ucraina all’Europa arriva come previsto in ritardo, ma forse era una carta da giocare quando ancora c’erano persone e palazzi, non gente scomparsa e macerie. Ma il mondo dei maschi ragiona con i muscoli, o si vince o si perde. E non dico altro.
      Interessante il deittico come fatto creativo. È al centro del mio lavoro, è al centro di tutte le bugie commerciali e propagandistiche. In poesia ha valore se privo assertività, in alternativa all’Io, dà l’idea che esista una qualche oggettività. Io però continuo a pensare che i poeti con il mondo non c’entrano niente, è nella natura del pensiero. Non hai avuto il coraggio di scrivere poesie belliciste, e ne avresti avuto libertà… Invece siamo ancora sacerdoti, di non si sa quale chiesa o parrocchia. Non liberi, questo è sicuro.

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  29. Dedico questi versi teatrali ad Antonio Sagredo, il poeta.


    Sono colui che assiste se stesso e non si dispera.
    Ecco, sento ridere.

    Scrivere poesie del sottosuolo. Lasciar parlare i denti.
    Dipingere con pennellate che inventano tempo e stagioni.

    L’Arca di Noe, la pallanuoto. Poesie stagionali. Da eremita,
    da smemorato.

    Mi rappresento:
    Lucio Mayoor Tosi, apicoltore. Hippy, nel senso che non lavora.
    Le chiamano sigarette.

    LMT

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