POESIE di Guillaume Apollinaire (1880-1918) da “Bestiario o il corteggio d’Orfeo” (1911) a cura di Giorgio Linguaglossa Commento di Renzo Paris

apollinaire par marie laurencin

apollinaire par marie laurencin

 Guillaume Apollinaire, pseudonimo di Wilhelm Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowicky nasce a Roma il 25 agosto del 1880 e muore a Parigi nel 1918, figlio naturale di Francesco Flugi d’Aspermont, un ufficiale svizzero che non lo riconobbe mai, e di Angelika de Wąż-Kostrowicky, una nobildonna polacca. Si trasferisce con la madre in Francia giovanissimo. Ha una adolescenza instabile e disordinata, trascorsa tra vaste letture e numerosi viaggi e studi non regolari. Conosce e frequenta artisti d’avanguardia a Parigi, tra i quali anche i poeti Ungaretti e Max Jakob e il pittore Pablo Picasso. Partecipa alle discussioni sul cubismo in gestazione e, nel 1913, scrive un saggio su questa scuola artistica. Allo scoppio della prima guerra mondiale, sceglie di arruolarsi come volontario, definisce la guerra “un grand spectacle“. Nel 1916 viene ferito a una tempia e subisce un difficile intervento chirurgico. Diventa famoso come critico militante dei movimenti d’avanguardia di quegli anni: il futurismo e la pittura metafisica diDe Chirico.

Apollinaire ritratto di Maurice de Vlaminck

Apollinaire ritratto di Maurice de Vlaminck

Dato il suo carattere estroso ed irrequieto fu sospettato di essere l’autore del furto del dipinto della Gioconda avvenuto il 20 agosto del 1911 al Louvre; in seguito a tali sospetti (di cui fu gravato anche Picasso), viene arrestato ed incarcerato, salvo poi risultare del tutto estraneo ai fatti ed in seguito rilasciato. Del furto risultò poi essere autore un dipendente del Louvre, tale Vincenzo Peruggia. Inaugura nel 1910 la vita letteraria con i sedici racconti fantastici intitolati L’eresiarca & C., mentre nel 1911  pubblica le poesie di Bestiario o corteggio di Orfeo e nel 1913  Alcools, raccolta delle migliori poesie composte fra il 1898 e il 1912, considerata il capolavoro di Apollinaire insieme con Calligrammes (1918),  veri e propri componimenti scritti appositamente per formare un disegno che rappresenta il soggetto della poesia stessa.

Apollinaire

Apollinaire

Commento di Renzo Paris

…Per dar carne alla biblioteca erotica detta dei Curiosi, che curava per uno spregiudicato editore, Apollinaire si tuffa nella letteratura italiana e ne trae pingue bottino. Riscopre, per esempio, lo scrittore Giambattista Casti (1724-1803), viaggiatore irrequieto e amico di letterati e regnanti di tutta Europa, quello stesso che Parini giudicava “prete brutto, vecchio e puzzolente” e che invece Stendhal e Goethe stimavano.

Piacque ad Apollinaire per le sue doti di poeta libertino ed irreligioso Giorgio Baffo che, insieme a scrittori come Francesco Gritti e Anton Maria Lamberti, Giovanni Pozzobon e Marcantonio Zorzi, dava vita all’ambiente che permise la nascita della lingua goldoniana. Ammirò Boccaccio, innanzitutto. Stampò Sade. Ma a proposito del Casti c’è ben altro da dire. Il Casti infatti è autore degli Animali parlanti. E che cos’è Bestiaire, la prima raccolta di poesie d’Apollinaire, se non una serie soprattutto di quartine in cui il poeta fa ‘parlare’ gli animali?

O forse è troppo azzardata l’ipotesi di una intuizione settecentesca di un bestiario illustrato alla maniera medioevale ancora viva nell’epoca rinascimentale? Bestiaire è del 1911. Definito dallo stesso autore “un divertimento poetico” è una serie di licenziosi auguri e scongiuri. Auguri al poeta che si appresta a circuire e a conquistare madama poesia, e d’altra arte, scongiuri contro i pericoli e gli ostacoli di cui è lastricata la strada della bellezza. Più che un ‘dizionario dei motivi poetici dell’autore’ sembra essere un manuale di istruzioni per la creazione poetica, per un poeta da spartire con il profeta di dantesca e rimbaudiana memoria né con il misterioso di Mallarmé. Proprio in Bestiaire, nella quartina ‘L’éléphant’, si dice:

Apollinaire La cravate

Apollinaire La cravate

Comme un éléphant son ivoire,
J’ai en bouche un ben precieux.
pourpre mort!… J’achète ma gloire
Au prix des mots mélodieux.

Nella quartina ‘La chenille’ invece leggiamo:

Le travail mène à la richesse.
Pauvres poètes, travaillons!
La chenille en peinant sans cesse
Devient le riche papillon.

A prezzo del “lavoro poetico” il poeta può diventare ricco. Se le parole sono ancora melodiose, ma già tese e frenetiche, alla gloria si arriva attraverso una “compera”. Anche qui Apollinaire finisce col criticare il gusto simbolista dall’interno stesso della sua melodia. A proposito della “purpurea morte” de “L’éléphant” il critico francese Poupon ricorda Mallarmé e la sua particolare espressione “morire purpureo” riferita alla ruota di un carro, simbolo della poesia.

(tratto da Apollinaire Poesie Newton Compton Italiana, Introduzione di Renzo Paris, Roma, 1971)

Apollinaire le undicimila verghe

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le morpion

Imitons la ténacité
De cet insect qu’on méprise.
Dames, messieurs qui vous grattez,
Il ne lachera jamais prise.

.
La piattola

Imitiamo la tenacia
Di questo insetto spregiato.
Signori che vi grattate, dame,
Lui non lascerà mai la presa.

 

Le hibou

Mon pauvre coeur est un hibou
Qu’on cloue, qu’on décloue, qu’on recloue.
De sang, d’ardeur, il est à bout.
Tous ceux qui m’aiment, je les loue.

.
Il gufo

Il mio povere cuore è un gufo
Che s’inchioda, si schioda, si rinchioda.
Sangue ed ardore non ha quasi più.
Tutti quelli che mi amano, li lodo.

Apollinaire Il pleut

Apollinaire Il pleut

La méduse

Méduse, malheureuses tetês
Aux chevelures violettes
Vous vous plaisez dans le tempetês,
et je m’y plais comme vous faites.

 

La medusa

Meduse, sciagurate teste
Dalle capigliature violette,
vi dilettate nelle tempeste:
e anch’io come voi ci godo.

 

La sauterelle

Voici la fine sauterelle,
la nourriture de saint Jean.
Puissent mes vers être comme elle,
le régal des meilleurs gens.

 

La cavalletta

Ecco la delicata cavalletta,
Cibo di san Giovanni.
Possano i miei versi essere come lei
Il festino delle anime elette.

Apollinaire calligramme

Apollinaire calligramme

La mouche

Nos mouches savent des chansons
Que leur apprirent en Norvège
Les mouches ganiques qui sont
Les divinités de la neige.

La mosca

Le nostre mosche sanno canzoni
Che hanno appreso in Norvegia
Dalle mosche ganiche
Che sono le divinità della neve.

 

La carpe

Dans vos viviers, dans vos étangs,
carpes, que vous vivez longtemps!
Est-ce que la mort vous oublie,
poissons de la mélancolie.

La carpa

Là nei vostri vivai, nei vostri stagni,
carpe, come a lungo vivete!
Forse la morte v’oblia,
pesci della malinconia.

Apollinaire copertinaLe poulpe

Jetant son encre vers les cieux,
suçant le sang de ce qu’il aime
et le trouvant délicieux,
ce monstre inhumain, c’est moi-même.

Il polipo

Gettando il suo inchiostro verso il cielo,
succhiando il sangue di ciò che ama
e trovandolo delizioso,
questo mostro inumano, sono io.
La chèvre du Thibet

Les poils de cette chèvre et même
Ceux d’or pour qui prit tant de peine
Jason, ne valent rien au prix
Des cheveux dont je suis épris

La capra del Tibet

Il vello di questa capra e perfino
Quello d’oro per cui ha tanto penato
Giasone non valgono nulla al confronto
Dei capelli che m’hanno innamorato.

Apollinaire Calligramme

Apollinaire Calligramme

 

 

 

 

 

 

Le chat

Je souhaite dans ma maison:
une femme ayant sa raison,
un chat passant parmi les livres,
des amis en toute saison
sans lesquels je ne peux pas vivre.

Il gatto

In casa mia desidero
Una donna fornita di ragione,
un gatto che passi tra i libri,
amici in ogni stagione
senza i quali non posso vivere.

Apollinaire Calligramme

Apollinaire Calligramme

 

 

 

 

 

 

 

 

La chenille

Le travail mène à la richesse.
Pauvres poètes, travaillons!
La chenille en peinant sans cesse
Devient le riche papillon.

.
Il bruco

Il lavoro conduce alla ricchezza.
Poveri poeti, lavoriamo!
Il bruco faticando senza fretta
Diventa la ricca farfalla.

Apollinaire 1

 

 

 

 

 

 

 

La souris

Belles journées, souris du temps,
vous rongez peu à peu ma vie.
Dieu! Je vais avoir vingt-huit ans,
et mal vécus, à mon envie.

Il sorcio

Bei giorni, sorci del tempo,
voi mi rodete a poco a poco la vita.
Dio! Avrò presto ventottanni,
E mal vissuti, a mio capriccio.

Apollinaire Poema calligrafico

Apollinaire Poema calligrafico

Le serpent

Tu t’acharnes sur la beauté
Et quelles femmes ont été
Victimes de ta cruauté!
Eve, Eurydice, Cleopatre;
J’en connais encor trois ou quatre.

.
Il serpente

Tu t’accanisci contro la beltà.
E quelle donne che sono state
Vittime della tua crudeltà!
Eva, Euridice, Cleopatra:
io ne conosco ancora tre o quattro.

6 commenti

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6 risposte a “POESIE di Guillaume Apollinaire (1880-1918) da “Bestiario o il corteggio d’Orfeo” (1911) a cura di Giorgio Linguaglossa Commento di Renzo Paris

  1. La critica crociana fu particololarmente miope nell’inquadrare un poeta così moderno per gli stilemi italiani. Scrive Solmi: «Apollinaire non fu… un vero e proprio inventore (né, come è noto, in poesia l’astratta invenzione conta granché). E né l’assenza di punteggiatura dei suoi poemi né le inovazioni grafiche e ideografiche dei suoi calligrammi, anche tenendo conto del pungente garbo e frizzo che A. seppe imprimervi, sarebbero forse stati senza i precedenti immediati del paroliberismo futurista, e più indietro ancora del “Coup de dès” di Mallarmé…»
    La poesia apollinairiana consisterebbe tutta «nella spinta dal fondo, nella forza di presa e di fusione degli elementi eterocliti e astratti che il poeta riceveva dalla tradizione della contemporaneità… qualcosa come l’intelligente riflesso di un destino storico in un destino individuale».
    Apollinaire: «un avventuroso annotatore lirico… dalle curiosità erudito-estravaganti… natura ricettiva, prensile e trasformatrice».
    per Solmi, come per Bo A. sarebbe diviso a metà, metà stregone e metà ingenuo che per grazia poetica ricevuta riuscirebbe a trasformare la materia ne «il tocco magico della poesia»; dove è evidente che rimettersi al tocco magico in un commento ad una poesia è già indice di completa misconoscenza degli elementi costitutivi della poesia stessa.
    Oggi, certo abbiamo superato il pregiudizio crociano verso un certo tipo di poesia e possiamo leggere A. come uno dei fondatori della moderna poesia europea.Ammiratore du Vielé-Griffin, detestava Mallarmé tanto da non voler neanche sentir nominare il suo nome, ma ammirò anche un poeta come René Ghil, colui che aveva preso le distanze pubblicamente dal simbolismo. Del resto A. a Rimbaud preferiva di gran lunga Moréas. La reazione al simbolismo di A. fu netta e senza equivoci, ed ecco spiegata la sua preferenza per poeti come Corbière e Laforgue. Apollinaire è un poeta dello slancio vitale, della salute, detestava la poesia della malinconia e della malattia. Prese le distanze addirittura anche da Baudelaire di cui non capiva l’odio per le bellezze d’hopital, per le malattie alla moda, per la poesia da salotto…

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  2. CURIOSITA’
    I calligrammi hanno un’origine antica.
    Il poeta latino Marco Valerio Marziale (40 p.Ch.n. – 104 p.Ch.n.) tra le varie opere scrisse gli “Xenia” e gli “Apophoreta”, i cui titoli indicano il contenuto.
    “Xenia”, cioè “doni per gli ospiti”, sono una raccolta di 127 epigrammi da accompagnare ai doni che i Romani si scambiavano durante le feste dei Saturnali.
    “Apophoreta”, “doni da portar via”, sono 223 epigrammi che accompagnavano i doni da offrire ai commensali alla fine di un convivio. Tali doni venivano sorteggiati tra gli invitati: da ciò potevano derivare talvolta situazioni curiose o comiche (ad esempio un pettine assegnato a un calvo, uno specchio offerto a una donna bruttissima) su cui il poeta poteva sbizzarrirsi divertendo i lettori con le sue battute pungenti.
    Alcuni di tali epigrammi avevano una particolare caratteristica visiva: raffiguravano la forma dell’oggetto (una piccola anfora, uno specchio, una fibbia, un pettine, una statuetta etc.) con la brevità o lunghezza dei versi che, scritti sul papiro con abilità, formavano appunto un’anfora, uno specchio e così via.

    Giorgina Busca Gernetti

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  3. antonio sagredo

    Poveri Solmi e Bo! Che potevano capire? Trapassiamoli i gufacci! –
    Intanto la moderna poesia ceca (inizio secolo scorso) inizia con Apollinaire: questo testimonia del suo grande valore. Basta così

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  4. Giuseppe Panetta

    Un saluto al Maestro, Apollinaire, che ha impollinato non solo la poesia ceca, ma anche quella sorda e muta. Ed anche me in passato :-))

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  5. La mouche
    Nos mouches savent des chansons
    Que leur apprirent en Norvège
    Les mouches ganiques qui sont
    Les divinités de la neige.
    .
    La mosca
    Le nostre mosche sanno canzoni
    Che hanno appreso in Norvegia
    Dalle mosche ganiche
    Che sono le divinità della neve.
    :
    Guillaume Apollinaire compone nitidi e briosi versi su insetti e animali che gli offrono l’occasione di riflessioni, ricordi storici, espressione di desideri (“Le chat”) e tanto altro. La mosca, dal Nostro, raffigurata come insetto che conosce canzoni apprese in Norvegia dalla “mosche ganiche”, presta a me l’estro di addentrarmi nel mistero di questa particolare mosca, espresso nelle frasi successive, per cogliere la differenza tra questa, che vola sulla pagina immacolata, e colui che invece continua a importunarmi coni “lezioni” noiose e importune come una mosca comune, non ganica, la quale, oltre a tutto il resto, è una delle divinità della neve.
    Mosca ganica, che richiama il gamos, le nozze sacre, il matrimonio alchimistico, dell’or-ganico e dell’ in-or-ganico, il vuoto-parola bianca che vola sulla pagina immacolata dello schermo, e distaccandosi dal soggetto che la pronuncia, si allontana velocemente fino a dissolversi, per continuare a offrire l’eccesso di un ‘di più’ di senso, di un resto infinito, di una tensione al ‘capire’, al contennere e all’eccedere, che giustamente non potrà mai essere soddisfatta, e perpetuamente destina allo scacco il controllo che la ragione vorrebbe esercitare.

    Giorgina Busca Gernetti
    :

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