
Polonia assedio del Ghetto di Varsavia
Poeta, drammaturgo, novelliere e saggista, Tadeusz Różewicz (1921-2014) – da qualcuno definito “specchio e sismografo della realtà contemporanea” – è senza dubbio il più illustre scrittore polacco della generazione cui la guerra tolse la prima giovinezza. E’ nato il 9 ottobre 1921 a Radomsko. Durante il periodo dell’occupazione si mantenne dando lezioni private e lavorando saltuariamente come operaio e corriere. Nel 1942 terminò la scuola clandestina per sottufficiali. Negli anni 1943-44 combatté nei reparti partigiani dell’Armata Nazionale.
Il primo volume di poesie, uscito nel 1947, è intitolato non a caso “Niepokój” (Inquietudine, 1947). E’ l’inquietudine dell’uomo scampato allo sterminio, che lotta affinché le atroci esperienze che ha vissuto non si ripetano più. Ancora più incisive, da questo punto di vista, sono le due successive raccolte “Czerwona rękawiczka” (Il guanto rosso, 1948) e “Pięć poematów” (Cinque poemi, 1950). Il poeta penetra sempre più profondamente nelle questioni che lo travagliano, e sempre più faticosamente cerca la salvezza nell’osservazione dei mutamenti che avvengono nel suo paese. L’inquietudine morale continuerà a tormentare il poeta anche nei poemi “Równina” (La pianura, 1954) e “Srebrny kłos” (La spiga d’argento, 1955), nonché nel successivo volume “Rozmowa z księciem” (Colloquio con il principe, 1960). Il moralista non può permettere alla sua coscienza di quietarsi davanti a un mite quadretto della natura o in un pacifico idillio. Różewicz risveglia incessantemente le coscienze, perché la coscienza inquieta determina la ricerca della verità, e la ricerca della verità porta alla ricerca del bello. Różewicz è concreto e misurato. Cerca di cogliere l’essenza di un fatto, di un fenomeno, mette a fuoco ciò che vede e ne evidenzia gli elementi essenziali.

Negli anni ’50 lo scrittore, pur continuando ad esprimersi nella poesia, iniziò la sua attività di novelliere e di drammaturgo. Sono apparse così le sue raccolte di racconti “Opadły liście z drzew” (Sono cadute le foglie dagli alberi, 1955), “Przerwany egzamin” (L’esame interrotto, 1960), “Wycieczka do muzeum” (Gita al museo, 1966) e “Śmierć w starych dekoracjach” (Morte tra le vecchie scene, 1970). Caratteristica specifica delle novelle di Różewicz è l’ostinata ricerca dell’umanità in ogni frammento di vita. E’ una prosa incredibilmente condensata, dai molti sottotesti, che scava il realismo dalle vicissitudini umane. Lo scrittore diventa maestro di una nuova prosa, che si può definire realismo poetico. Spesso intreccia elementi occasionali, brandelli di conversazione, il balbettìo di un ubriaco, annunci, frammenti di trasmissioni radiofoniche e televisive, di giornali e di libri. Tutto gli serve come materiale da costruzione, tutto si amalgama nel crogiolo della sua arte.
Altrettanto inquietante e originale come la poesia e la prosa, è la drammaturgia di Różewicz. Lo scrittore, giustamente definito un classico vivente, è sempre fedele a se stesso, alla sua visione del mondo, alle sue ossessioni e alla sua poetica. “Kartoteka” (Cartoteca, 1960), è il dramma di tanti uomini vissuti nel mondo della seconda metà del XX secolo, un mondo in cui lo scrittore scorge molti sintomi di caos e di crisi dei valori tradizionali.
Nei suoi drammi Różewicz è riuscito magistralmente a “spiare” lo stile di vita di certi gruppi sociali, il cui obiettivo è soltanto l’arricchimento e le cui aspirazioni sono esclusivamente di natura consumistica. Ad esempio in “Akt przerywany” (Atto interrotto, 1970), bersaglio dello scrittore diventa il livellamento, l’appiattimento dei costumi, che riguarda non solo la sfera dei problemi quotidiani, ma si imprime anche nella psiche dell’uomo contemporaneo, impoverendone la vita interiore.

tadeusz rozevicz
Różewicz – drammaturgo ha creato una nuova forma teatrale, nella quale trovano posto la vita concreta, l’iperbole poetica, l’ironia e il grottesco. Il dramma “Pułapka” (La trappola, 1982), ritenuto da molti un capolavoro, è basato sulla figura di Franz Kafka. Vi si ritrovano fatti della vita di questo scrittore e alcuni echi dei suoi diari. Meditando su Kafka, Różewicz scrive anche di se stesso e un po’ anche di tutti noi, delle nostre paure, del destino dell’uomo – “animale immolato” del XX secolo, “intrappolato” dalla metafisica. La prima trappola di ogni essere umano è l’esistenza stessa. “Sono una trappola, il mio corpo è una trappola in cui sono caduto dopo la nascita”, dice Kafka nel dramma di Różewicz.
Scrive il drammaturgo: “Cosa mi lega al teatro? Al teatro mi lega il desiderio di scrivere un dramma veramente realistico e al tempo stesso poetico. Non è una cosa facile, perché non so in cosa si differenzi il teatro poetico da quello realistico. Considero tutta la mia creazione come un’incessante polemica con il teatro contemporaneo e con le recensioni teatrali.
Nel suo libro “Il teatro della comunità” il regista Kazimierz Braun scrive: “Dopo Wyspiański e Witkacy, dopo Gombrowicz e Mrożek, proprio Różewicz, a mio avviso, è il più autorevole drammaturgo del teatro polacco contemporaneo. Attualmente proprio lui traccia l’indirizzo delle ricerche più importanti”. E’ inutile dire che i drammi di Różewicz sono rappresentati sulle scene di tutto il mondo, inclusa l’Italia.
“Tanti anni sono dovuti passare, prima di riuscire a capire che lo scrittore poeta non ha il diritto di disprezzare, ma ha soltanto il diritto di amare” – ha scritto Różewicz nel volume di saggi “Przygotowanie do wieczoru autorskiego” (Preparazione a una serata d’autore, 1971), e forse in questa affermazione risiede la verità sull’evoluzione di questo scrittore, la cui creazione ha sempre reagito vivacemente sia alle grandi crisi politiche del nostro tempo, sia a tutti i fenomeni della sfera esistenziale, culturale, di costume, attraverso i quali un umanista del rango di Różewicz non può passare indifferente. Giustamente ha detto Konrad Górski che “non si diventa umanisti per caso. La passione del conoscere in un umanista nasce da un’esigenza istintiva, per capire il senso della vita, per scorgere il legame tra l’enigma del mondo e il destino morale dell’uomo”. Queste parole si adattano alla perfezione a tutta l’opera di Tadeusz Różewicz.

Czesław Miłosz
Da tanti anni mi occupo di letteratura polacca e conosco bene questo scrittore. Ma c’è una cosa che continua a stupirmi: che cioè non abbia ricevuto il Nobel per la Letteratura, al pari di Henryk Sienkiewicz (1905), Wladyslaw Reymont (1924), Czesław Miłosz (1980) e Wisława Szymborska 1996). In ogni caso ormai è troppo tardi, perché questa grande figura della letteratura polacca è scomparsa il 24 aprile del 2014.
Paolo Statuti

Tadeusz Różewicz
1979
Altre opere di Tadeusz Różewicz:
Poesia
“Czas, który idzie” (Il tempo che va, 1951)
“Wiersze i obrazy” (Versi e immagini, 1952)
“Nic w płaszczu Prospera” (Il nulla nel mantello di Prospero, 1962)
“Duszyczka” (Piccola anima, 1979)
“Płaskorzeźba” (Bassorilievo, 1991)
“Recycling” (Recycling, 1998)
“Nożyk profesora” (Il coltellino del professore, 2001)
Teatro
“Grupa Laokoona” (Il gruppo del Laocoonte, 1961)
“Śmieszny staruszek” (Il vecchietto ridicolo, 1965)
“Wyszedł z domu” (Se n’è andato di casa, 1965)
“Spaghetti i miecz” (Gli spaghetti e la spada, 1967)
“Przyrost naturalny” (Incremento demografico, 1968)
“Na czworakach” (Carponi, 1972)
„Białe małżeństwo” (Matrimonio bianco, 1974)
“Odejście Głodomora” (La partenza del morto di fame, 1976)
“Do piachu” (Morto e sepolto, 1979)
Poesie di Tadeusz Różewicz tradotte da Paolo Statuti
Sono nessuno
the dogs leap on Actaeon
Fu condotto
al luogo di pena
il 24 maggio 1945
alle ore quindici
Ich bin Niemand
Mein Name ist Niemand
lo riconobbi dagli occhiali
e dai peli sulla faccia
aveva allora 60 anni
portava una rozza uniforme
scarponi militari
cintura e lacci
si toglievano alle persone
rinchiuse in gabbia
nei giorni afosi
sfoggiava verdi-oliva
mutande e maglietta
le stecche della gabbia furono rinforzate
diceva che dalla pazzia
lo salvava un’antologia di liriche
che aveva trovato nella latrina
that from the gates of death,
that from the gates of death:
Whitman or Lovelace found
on the jo – house seat at that
in cheap edition!
Whitman liked oysters
stringo alleanza con te
Walt Whitman
Ti ho detestato
troppo a lungo
vengo da Te
come bambino adulto
che aveva un caparbio
padre
sono Nessuno
conoscete Nessuno?
il poeta è una bestia
affogata nel mondo
per questo è così insicura
di fronte al mondo
und schritt im Käfig
auf und ab
ohne einen Blick
nach draussen zu werfen
poi lo lasciarono andare
nel serraglio
calcò nell’erba
un sentiero circolare
che non conduceva
all’abbeveratoio
il ballo dell’intelletto
tra le parole
trovò il manico
di una vecchia scopa
il manico si trasformò
nelle sue mani
in spada
racchetta da tennis
stecca da biliardo
bastone da passeggio
Interrogatorio
nel tribunale di stato
del distretto di Columbia
13 febbraio 1946
Mister Pound è qui
Voglia alzarsi e mostrarsi
Alla corte
Grazie
– Qualcuno conosce Mister Pound?
– Io lo conosco
– La poesia che lei ha letto era buona?
– Penso che quello che ho letto fosse in regola
– Il fatto che avesse mania di grandezza
e una buona opinione di sé
è una cosa singolare, anormale?
– Non nel caso di un poeta
– Ed egli è uno dei più illustri
poeti
– Sì
– Capisce egli di aver commesso un tradimento?
– L’accusato ritiene di possedere la chiave
della pace mondiale
tramite la comprensione e la spiegazione di Confucio
– Soffre di psicosi?
– Sì. Penso che soffra di mania di grandezza
e di manie di persecuzione…
Entrambe tipiche degli stati
Paranoici
Dalla cella della morte
fu trasferito
alla “Gorillakäfig”
il poeta è una bestia
affogata nel mondo
per questo è così insicura
di fronte al mondo
the dogs leap on Actaeon
stava nella gabbia
delle bestie feroci
di giorno
accucciato in un angolo della gabbia
di notte
nella luce dei riflettori
i guardiani tacevano
a volte un soldato passando
si fermava
osservava il curioso esemplare
poeta bestia traditore
“padre della letteratura contemporanea”
gettava nella gabbia
sigarette coccolata frutta
passava oltre
il vecchio bofonchiava
Usura usura usura
Rothschild Roosewelt Morgenthau
Usura usura usura
lodava le stragi hitleriane
il miglior fabbro
Ich bin Niemand
mein Name ist Niemand
the dogs leap on Actaeon
l’amore verso il prossimo lo praticavano Quelli
che respingevano la lettera della legge
sempre ho commesso soltanto errori
le parole per me non avevano più senso
risvegliato
mi stupisco
*
Elpenore come hai raggiunto questa buia riva?
Sei venuto a piedi? Precedendo i Naviganti?
Ed egli in risposta:
Triste sorte e molto vino. Dormivo nel focolare di Circe…
Uomo senza fortuna e senza nome.

Tadeusz Różewicz
CANTO DELLA GABBIA
Chi può Kto może
non vuo’ nie chce
Chi vuo’ Kto chce
non può nie może
Chi sa Kto wie
non fa nie czyni
Chi fa Kto czyni
non sa fare nie umie
e così la vita se ne va!
I sipari nei miei drammi
I sipari
nei miei drammi
non si alzano
e non calano
non coprono
e non mostrano
arrugginiscono
marciscono stridono
lacerano
il primo di ferro
il secondo di straccio
il terzo di carta
cadono
a pezzi
sulle teste
degli spettatori
degli attori
i sipari nei miei drammi
pendono
sulla scena
sulla platea
sul guardaroba
ancora dopo
la rappresentazione
si appiccicano alle gambe
frusciano
pigolano
(1967)

Tadeusz Różewicz
Il testimone
Tu sai che ci sono
ma non entrare all’improvviso
nella mia stanza
potresti vedermi
tacere
su un foglio bianco
E’ mai possibile scrivere
sull’amore
sentendo le grida
degli ammazzati e dei disonorati
è mai possibile scrivere
sulla morte
guardando le faccine
dei bambini
Non entrare all’improvviso
nella mia stanza
Vedrai un muto
e confuso
testimone dell’amore
l’amore vinto dalla morte
(1952)
Chi è poeta
poeta è colui che scrive versi
e colui che i versi non scrive
poeta è colui che si toglie le catene
e colui che le catene si mette
poeta è colui che crede
e colui che credere non può
poeta è colui che mentiva
e colui al quale hanno mentito
poeta è colui che mangiava dalla mano
e colui che mozzava le mani
poeta è colui che ha la bocca
e colui che ingoia la verità
poeta è colui che cadeva
e colui che si rialza
poeta è colui che va via
e colui che andar via non può
(1962)
Angolini
Autunno
le piogge dietro le finestre passano volando
le castagne si spaccano
saltellano
i ragazzi dalla scuola corrono
con un allegro grido
frantumano l’acqua
le cicogne sono volate via
soltanto un passero
col pelo rizzato nero
come un piccolo spazzacamino
aspetta le briciole
di pane del sole
la sera le nebbie si trascinano
per le strade
un uomo
va
sul globo terrestre
con la testa immersa
nell’universo
i ragazzini
non mettono nelle bottiglie
gli spinarelli argentati
e i neri girini
le ragazzine non intrecciano ghirlande
di calta palustre
e di azzurri nontiscordardimé
viene l’inverno

05.10.2002 WROCLAW TEATR POLSKI TADEUSZ ROZEWICZ
La spina
non credo
non credo dalla fine
all’inizio del sonno
non credo da una sponda all’altra
della mia vita
non credo in modo franco
profondo
come profondamente credeva
mia madre
non credo
mangiando il pane
bevendo l’acqua
amando il corpo
non credo
stando nei suoi templi
tra i suoi sacerdoti e segni
non credo stando sulla strada della città
in un campo sotto la pioggia
nell’aria
nell’oro di un annuncio
leggo le sue parabole
semplici come una spiga di grano
e penso al dio
che non rideva
penso a un piccolo
dio sanguinante
nei bianchi
pannolini dell’infanzia
alla spina che lacera
i nostri occhi la bocca
adesso
e nell’ora della morte
Le forme
Queste forme un tempo così ben disposte
docili sempre pronte a ricevere
la morta materia poetica
spaventate dal fuoco e dall’odore del sangue
si sono spezzate e disperse
si gettano sul loro creatore
lo lacerano e trascinano
per lunghe strade
nelle quali un tempo sfilarono
tutte le orchestre le scuole le processioni
la carne che ancora respira
piena di sangue
è il nutrimento
delle forme perfette
convergono così ermeticamente sulla preda
che perfino il silenzio non filtra
all’esterno
(dicembre 1956)
Che bello
Che bello Posso cogliere
i mirtilli nel bosco
pensavo
non c’è il bosco né i mirtilli.
Che bello Posso sdraiarmi
all’ombra di un albero
pensavo gli alberi
non danno più ombra.
Che bello Sono con te
il cuore batte così forte
pensavo l’uomo
non ha il cuore.
(1948)

Paolo Statuti
Paolo Statuti è nato a Roma il 1 giugno 1936. Nel 1963 si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Roma. Nello stesso anno è stato assunto come impiegato dalle Linee Aeree Italiane Alitalia, che ha lasciato nel 1980. Nel 1975, presso la stessa Università romana, ha conseguito la laurea in lingua e letteratura russa ed altre lingue slave (allievo di Angelo Maria Ripellino). Nel 1982 ha debuttato in Polonia come poeta e nel 1985 come prosatore. E’ autore di numerose traduzioni letterarie pubblicate (prosa e poesia) dal russo, ceco e soprattutto dal polacco nella lingua italiana. Ha collaborato con diverse riviste letterarie polacche e italiane. Nel 1987 ha pubblicato in Italia due libri di favole: “Il principe-albero” e “Gocce di fantasia” (Edizioni Effelle di Marino Fabbri). Una scelta di queste favole è uscita anche in Polonia con il titolo “L’albero che era un principe” (”Drzewo, które było księciem”, Ed. Nasza Księgarnia, Warszawa, 1989).
Dal 1982 al 1990 ha lavorato presso la Redazione Italiana di Radio Polonia a Varsavia, realizzando molte apprezzate trasmissioni prevalentemente letterarie. Nel 1990 ha ricevuto il premio annuale della Associazione di Cultura Europea – Sezione Polacca, per i meriti conseguiti nella divulgazione della cultura polacca in Italia.
Negli anni 1991-1997 ha insegnato la lingua italiana presso il liceo statale “J. Dąbrowski”di Varsavia ed ha preparato l’esame scritto di maturità in questa lingua, a livello nazionale, per conto del Provveditorato Polacco agli Studi.
A gennaio del 2012 ha creato un suo blog: musashop.wordpress.com, dedicato a poesia, musica e pittura, dove pubblica in particolare le sue traduzioni di poesia polacca e russa. Recentemente sono uscite in Italia nella sua versione raccolte di poesie di: Małgorzata Hillar, Urszula Kozioł, Ewa Lipska, Halina Poświatowska e sono in corso di stampa: K.I. Gałczyński, Anna Kamieńska e Anna Świrszczyńska.
Pratica anche la pittura (olio e pastello) ed ha al suo attivo 9 mostre personali in Polonia, dove risiede da molti anni.
Traduzioni pubblicate di Paolo Statuti dal polacco in italiano:
Baterowicz, Marek “Canti del pianeta” Roma, Ed. Empirìa, 2010
Brzechwa, Jan “Una giornata tutta da ridere con il prof. Kleks” (Akademia Pana Kleksa) Roma, Città Nuova, 1992
Brzechwa, Jan “Avventure di viaggio con il prof. Kleks” (Akademia pana Kleksa), Roma, Città Nuova, 1996
Broniewski, Wladyslaw “La Comune di Parigi” Roma, Ragionamenti n.180-181 gennaio-febbraio 1989
Dobraczynski, Jan “L’invincibile armata” Casale Monferrato, Piemme, 1994 (ristampa Milano, Gribaudi, 2011)
Dobraczynski, Jan “La spada santa” (Storia di s. Paolo) Milano, Gribaudi, 2002
Dobraczynski, Jan “Il fuoco arde nel mio cuore” (santa Teresa d’Avila)Milano, Gribaudi, 2004
Dobraczynski , Jan “Ho visto il Maestro!” (Maria Maddalena) Milano,Gribaudi, 2005
Dobraczynski, Jan “Il cavaliere dell’Immacolata” (s. Massimiliano Kolbe) Milano, Gribaudi, 2007
Ficowski, Jerzy “Poesie” Stilb n.7 gennaio-febbraio 1982
Ficowski, Jerzy „Il rametto dell’albero del sole” Roma, Edizioni e/o, 1985
Galczynski, K. Ildefons “Visioni di san Ildefonso ovvero Satira sull’universo” Roma, La Fiera letteraria n.3 2 gennaio 1973
Grzesczak, Marian “Poesie” Roma, Tempo presente n. 9-10 giugno- Agosto 1981
Małgorzata, Hillar 20 poesie, Edizioni CFR, ottobre 2013
Iwaszkiewicz, Jaroslaw “Poesie” Roma, La Fiera letteraria n. 27 7 luglio 1974
Urszula, Kozioł 20 poesie, Edizioni CFR, marzo 2014
Lesmian, Boleslaw “Poesie” Roma, La Fiera letteraria n.20 20 maggio 1973
Ewa, Lipska 20 poesie, Edizioni CFR, luglio 2014
Milosz, Czeslaw “Poesie” Roma, Tempo presente n.6 dicembre 1980
Mrozek, Slawomir “Un caso fortunato” Sipario: rassegna mensile dello
Spettacolo n. 315-316 agosto-settembre 1972 (tradotto
in collaborazione con Zbigniew Chotchowski)
Norwid, Cyprian k. “Il pianoforte di Chopin” Roma, Ragionamenti, n.183 aprile 1989
Pomianowski, Jerzy “Guida alla moderna letteratura polacca, con annessa
antologia di poeti polacchi contemporanei” Roma, Bulzoni
1973 (traduzione di 62 poesie di poeti diversi)
Poświatowska, Halina “50 poesie scelte”, Novi Ligure (AL), Edizioni Joker, 2014
Statuti, Paolo “Viaggio sulla cima della notte: racconti polacchi dal 1945 a oggi” Roma, Editori Riuniti, 1988 (questo lavoro è stato molto apprezzato da Herling-Grudzinski. Nell’antologia sono presenti
55 autori con un totale di 55 racconti)
Stryjkowski, Julian “Austeria” Roma, edizioni e/o 1984 (tradotto in collaborazione con Aleksandra Kurczab)
Wojtyszko, Maciej “Bromba e gli altri e la saga dei Claptuni” Effelle di Marino Fabbri Roma 1986
Przygotowane do druku: K.I. Gałczyński 20 poesie, Edizioni Joker
- Kamieńska 50 poesie, Edizioni Joker
- Świrszczyńska 41 posie, Edizioni Joker
Dużo wierszy umieściłem w moim blogu musashop.wordpress.com
TRE POESIE di Zbigniew Herbert (1924-1998) “Rovigo” Trad di Andrea Ceccherelli e Alessandro Niero “Ipotesi su Barabba” “Lupi” traduzione di Valeria Rossella Commento di Giorgio Linguaglossa
zbigniev herbert 1963
ZBIGNIEW HERBERT, nato a Leopoli il 29.X.1924, morto a Varsavia il 28. VII. 1998. Nel 1956 esce la sua prima raccolta di poesie, Corda di luce. Seguono: Hermes, il cane e la stella (1957), Studio dell’oggetto (1961), Iscrizione (1969), Il Signor Cogito (1974), Rapporto dalla città assediata (1983), Elegia per l’addio (1990), Rovigo (1992), L’epilogo della tempesta (1998). È autore anche di drammi e di saggi sull’arte italiana, francese, olandese, greca. Poeta tra i più amati in Polonia, tradotto in tutto il mondo, è noto in Italia per le antologie Rapporto dalla città assediata. 24 poesie (All’insegna del pesce d’oro, Milano 1985) e Rapporto dalla città assediata (Adelphi, Milano 1993), entrambe a cura di Pietro Marchesani.
Commento di Giorgio Linguaglossa
Il premio Nobel per la letteratura 1987, Josif Brodskij, nel discorso tenuto a Torino per l’inaugurazione del primo Salone del Libro nel maggio del 1988, affermava senza mezzi termini che «la più straordinaria poesia di questo secolo è scritta in polacco», segnalando i nomi di Leopold Staff, Czesław Miłosz, Zbigniev Herbert e Wisława Szymborska (…)
«La radice etica e compartecipe della poesia polacca… è individuabile anche nei poco più giovani Tadeusz Różewicz, Zbigniew Herbert e Wisława Szymborska, che iniziano a pubblicare negli anni Cinquanta. Mentre Różewicz, autore caratterizzato all’inizio da un tono non metafisico e sapienziale ma ideologizzante e figurativo, è alfine approdato a un teso e terso esistenzialismo, Herbert, nato in quella Leopoli teatro di tragiche incongruità della storia, innamorato dei filosofi stoici, divide con Miłosz la concezione del poeta come testimone, il rifiuto di una poesia soggettivistica, la vocazione metafisica che si esprime con un discorso scabro e petroso, e spesso si serve di exempla, di una certa figuratività allegorica. Leggiamo: la prima lirica è un’allegoria storica, la seconda, una severa elegia dedicata ai partigiani dell’Armja Krajowa» (Valeria Rossella)
zbigniev herbert con la sua libreria
Nel 2007, in occasione di un colloquio organizzato a Padova sul rapporto tra gli scrittori e il Veneto, il poeta polacco Adam Zagajewski, presente tra gli ospiti, ha fornito un penetrante commento di questa poesia di Zbigniev Herbert. “Rovigo” è il titolo di questa poesia e dell’ intera raccolta che è stata tradotta in italiano dall’ Associazione «Il Ponte del Sale». Come è possibile, si chiede Zagajewski, che la più anonima e grigia tra le tante splendide città del Veneto e dell’Italia, «questo capolavoro di mediocrità» merita il pathos poetico di un grande poeta al punto di farne un grande simbolo, il punto nevralgico del libro? Herbert oscilla con sapienza tra l’ironia, il sarcasmo e il pathos, accenna con pochi tocchi ai drammi individuali e collettivi («Siamo vissuti in tempi / ch’ erano davvero il racconto di un idiota / pieno di frastuono e crimine»). Il punto centrale della ricerca poetica di Herbert è individuare una zona grigia, l’indifferenziato, la neutralità della bruttezza, prodotto della storia degli uomini. Nessuno sosta a Rovigo, qui non c’è nient’altro che grigiore, quartieri dormitori e neutrale infelicità. Lo stesso Herbert ne ha intravisto dal treno il triste profilo del paesaggio. Tuttavia è una città di «pietra e carne», dove «qualcuno ieri è morto qualcuno è impazzito / qualcuno disperatamente per tutta la notte ha tossito». Nient’altro che una stazione di transito, un luogo di arrivi e partenze, eppure «è un luogo singolare» per la «geografia intima» di ciascuno di noi, «questo capolavoro di mediocrità» è qualcosa di simile alla vita; è per ciò, dice il poeta, «che penso a te Rovigo Rovigo». Herbert e Zagajewski, considerano il paesaggio grigio delle città moderne il nostro paesaggio quotidiano, e alla poesia non resta che scavare un senso, se senso c’è, nel mistero della «mediocrità» di quegli agglomerati urbani neutrali e grigi. (Giorgio Linguaglossa)
Rovigo
STAZIONE DI ROVIGO. Vaghe associazioni. Un dramma di Goethe
o qualcosa di Byron. Sono passato da Rovigo
n volte e per l’ennesima volta ho capito
che nella mia geografia intima è un luogo
singolare anche se certo non uguaglia
Firenze. Non ci ho mai messi piede
ogni volta Rovigo s’approssimava o fuggiva all’indietro
Vivevo allor d’amore per l’Altichiero
dell’Oratorio di San Giorgio a Padova e per Ferrara
che mi era cara poiché ricordava
la rapita città dei miei padri. Vivevo inchiodato
tra il passato e l’attimo presente
crocifisso molte volte dal luogo e dal tempo
Eppure felice molto fiducioso
che il sacrificio non sarebbe stato vano
Rovigo non si distingueva per nulla di particolare era
un capolavoro di mediocrità strade diritte case non belle
soltanto prima o dopo la città (secondo la direzione del treno)
spuntava all’improvviso dalla piana di un monte – solcato da una cava rossa
simile a un prosciutto della festa guarnito di cavolo crespo
oltre a ciò nulla che allietasse attristasse attirasse lo sguardo
Eppure era un città in carne e pietra – come tante
una città dove qualcuno ieri è morto qualcuno è impazzito
qualcuno disperatamente per tutta la notte ha tossito
AL SUONO DI QUALI CAMPANE COMPARI ROVIGO
Ridotta a una stazione a una virgola a una lettera cancellata
nulla soltanto una stazione – “arrivi” – “partenze”
e perché penso a te Rovigo Rovigo *
* Zbigniev Herbert Rovigo Il ponte del sale 2008, pp.128, € 15,00 Trad di Andrea Ceccherelli e Alessandro Niero
Domysły na temat Barabasza
Co stało się z Barabaszem? Pytałem nikt nie wie
Spuszczony z łańcucha wyszedł na białą ulicę
mógł skręcić w prawo iść naprzód skręcić w lewo
zakręcić się w kółko zapiać radośnie jak kogut
On Imperator własnych rąk i głowy
On Wielkorządca własnego oddechu
Pytam bo w pewien sposób brałem udział w sprawie
Zbawiony tłumem przed pałacem Pilata krzyczałem
tak jak inni uwolnij Barabasza Barabasza
Wolali wszyscy gdybym ja jeden milczał
stałoby się dokładnie tak jak się stać miało
A Barabasz być może wrócił do swej bandy
W górach zabija szybko rabuje rzetelnie
Albo założył warsztat garncarski
I ręce skalane zbrodnią
czyści w glinie stworzenia
Jest nosiwodą poganiaczem mułów lichwiarzem
właścicielem statków – na jednym z nich żeglował Paweł do Koryntian
lub – czego nie można wykluczyć –
stał się cenionym szpiclem na żołdzie Rzymian
Patrzcie i podziwiajcie zawrotną grę losu
o możliwości potencje o uśmiechy fortuny
A Nazareńczyk
został sam
bez alternatywy
ze stromą
ścieżką
krwi
Ipotesi su Barabba
Cosa ne è stato di Barabba. Ho chiesto nessuno lo sa
Libero da catene uscì sulla bianca via
poteva svoltare a destra proseguire dritto svoltare a sinistra
girare in cerchio erompere in un canto di festa come un gallo
Egli Imperatore delle proprie mani della propria testa
Egli Governatore del proprio respiro
Lo chiedo perché in certo modo ho preso parte all’affare
Attratto dalla folla davanti al palazzo di Pilato gridavo
così come gli altri libera Barabba Barabba
Acclamavano tutti se io solo avessi taciuto
sarebbe accaduto esattamente quello che doveva accadere
E forse Barabba è tornato alla sua banda
Sulle montagne uccide rapido saccheggia per bene
Oppure ha messo su un negozio, fa ceramiche
e monda nell’argilla della creazione
le mani macchiate dal delitto
È portatore d’acqua mulattiere usuraio
proprietario di navi – su di una Paolo faceva vela per Corinto
oppure – cosa non da escludersi
è diventato una spia preziosa al soldo dei Romani
Guardate e ammirate il gioco da vertigine del destino
su possibilità potenze sorriso della fortuna
E il Nazareno
è rimasto solo
senza alternativa
con uno scosceso
sentiero
di sangue
zbigniev herbert
La stessa inquietudine metafisica, lo stesso esprit de géometrie nell’espressione, l’asciuttezza ironica, si possono ritrovare nei versi di Szymborska con meno, probabilmente, scabra profondità tragica, ma con in più una peculiare vena “minimalista”, sensibile al prodigioso che è nel quotidiano, oggetto di attenzione minuziosa: è il dato concreto che accende la fantasia lirica della poetessa, che odia la generalizzazione astratta. Nella sua opera i grandi temi tralucono dalle piccole cose; il fuoco della lente è sempre sui particolari; ogni esistenza è singolare, precaria e irripetibile. Pure questa scrittrice agnostica, spaventata per sua stessa ammissione dal caos, non a caso si attiene al particulare, e spesso nelle sue poesie sfrutta l’immagine del quadro o della cornice in cui si entra o da cui si parla, come, ad esempio, nelle liriche Pejzaż (Paesaggio), Kobiety Rubensa (Le donne di Rubens), Pamięć nareszcie (La memoria infine) – non è mai disperata. Anche perché la sua poesia partecipa ampiamente di quella caratteristica di appartenenza a una collettività senziente e compaziente, secondo il senso latino, di quel passaggio dall’io al noi tipico, come ha rilevato Miłosz, della poesia polacca; in questo, com’egli dice, arditamente antinovecentesca.
zbigniev herbert
Wilki
Marii Oberc
Ponieważ żyli prawem wilka
historia o nich głucho milczy
pozostał po nich w kopnym śniegu
żółtawy mocz i ten ślad wilczy
szybciej niż w plecy strzał zdradziecki
trafiła serce mściwa rozpacz
pili samogon jedli nędzę
tak się starali losom sprostać
już nie zostanie agronomem
“Ciemny” a “Świt” – księgowym
“Marusia” – matką “Grom” – poetą
posiwia śnieg ich młode głowy
nie opłakała ich Elektra
nie pogrzebała Antygona
i będą tak przez całą wieczność
w głębokim śniegu wiecznie konać
przegrali dom swój w białym borze
kędy zawiewa sypki śnieg
nie nam żałować – gryzipiórkom –
i gładzić ich zmierzwioną sierść
ponieważ żyli prawem wilka
historia o nich głucho milczy
został na zawsze w dobrym śniegu
żółtawy mocz i ten trop wilczy.
zbigniev herbert
Lupi
a Maria Oberc
Poiché vissero con legge di lupo
la storia li copre d’un cupo silenzio
di loro restò nella neve fitta
urina giallastra e una traccia di lupo
più rapida dello sparo in schiena traditore
colpì il cuore la disperazione vendicativa
bevvero vodka scadente mangiarono miseria
così cercarono di tener testa al destino
ormai non diventerà agronomo
“lo Scuro” – né ragioniere “il Chiaro” non diventerà madre “Marusia”
né “il Fulmine” poeta – incanutisce la neve
le loro giovani teste
Elettra non li pianse
non li seppellì Antigone
così per sempre nella neve fonda
durerà eterna la loro agonia
persero la loro casa in una bianca selva
donde turbinando viene la friabile neve
non sta a noi – scribacchini – compiangerli
e accarezzarne il pelame scompigliato
poiché vissero con legge di lupo
la storia li copre d’un cupo silenzio
restò per sempre nella neve mite
urina giallastra e una pesta di lupo
(da Rovigo)
Zbigniev Herbert
Z. Herbert, Struna światła, Czytelnik, Warszawa 1956
Id., Hermes, pies i gwiazda, Czytelnik, Warszawa 1957
Id., Studium przedmiotu, Czytelnik, Warszawa 1961
Id., Napis, Czytelnik, Warszawa 1969
Id., Pan Cogito, Czytelnik, Warszawa 1974
Id., Raport z oblężonego miasta, Instytut Literacki, Paryż 1983
Id., Elegia na odejście, Instytut Literacki, Paryż 1990
Id., Rovigo, Wyd. Dolnośląskie, Wrocław 1992
Id., Epilog burzy, Wyd. Dolnośląskie, Wrocław 1998
Id., Poezje, PIW, Warszawa 1998.
In tedesco:
Z. Herbert, Herr Cogito, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1974.
Id., Gedichte, Neues Leben, Berlin 1974.
Id., Bericht aus einer belagerten Stadt, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1983.
Id., Rovigo, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1995.
In francese:
Z. Herbert, Monsieur Cogito et autres poemes, Éditions Fayard, Paris 1990.
In spagnolo:
Z. Herbert, Informe desde la ciutat assetjada, Ediciones de la Guerra, Valencia 1993.
In italiano:
Z. Herbert, Rapporto dalla città assediata, Libri Scheiwiller, Milano 1985.
Id., Rapporto dalla città assediata, antologia, Adelphi, Milano 1993.
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Con tag Adam Zagajewski, Alessandro Niero, Andrea Ceccherelli, giorgio linguaglossa, Leopold Staff, Tadeusz Różewicz, TRE POESIE di Zbigniev Herbert "Rovigo" Trad di Andrea Ceccherelli e Alessandro Niero "Ipotesi su Barabba" "Lupi" traduzione e commento di Valeria Rossella, Valeria Rossella, wislawa szymborska, Zbugniew Herbert