POESIE EDITE E INEDITE SUL TEMA DELLA MUSICA O SUGLI STRUMENTI MUSICALI di Adam Zagajevski, Giorgio Linguaglossa, Domenico Alvino, Francesco De Girolamo, Franco Dionesalvi, Fortuna Della Porta, Terry Olivi, Laura Cantelmo

musica tra gli egiziani Adam Zagajevski

Adam Zagajevski

Il violoncello

Dicono i detrattori: è solo
un violino che, mutata la voce,
è stato espulso dal coro.
non è così.
Il violoncello ha molti segreti,
ma non piange mai,
canta solo a voce bassa.
Non tutto però si muta
in canto. Talvolta si può udire
un sussurro o un fruscio:
sono solo,
ma non posso prender sonno.

(trad. di Krystyna Jaworska)

picasso astratto musica

picasso astratto musica

 

Giorgio Linguaglossa

Giorgio Linguaglossa

 

 

 

 

 

Giorgio Linguaglossa

Il Signor K. era là

Aveva appuntato, Cogito, l’indirizzo della Signora Marlene
su un foglietto di carta che teneva in fondo alla tasca interna della giacca.
Voleva congedarsi. Prese il foglietto in mano.

Intanto, i premorienti si affollano nei vagoni merci.
Gendarmi portano al guinzaglio i mastini,
rovistano in ogni angolo della Zentralbahnhof,
perlustrano i binari.
Nella sala d’aspetto, c’è chi gioca con i serpenti,
chi pettina i capelli alle bambole,
chi suona il violoncello.
Tchiajkovski strimpella il pianoforte,
più in là Vermeer dipinge di profilo una ragazza.

La luce si spense sul lastricato. Nella Kammerspiel
color fucsia la bella Marlene canta al pianoforte
il Lied della morte e della nostalgia.

Il Signor Cogito ama questo luogo di pace,
non saprebbe farne a meno.
Berlino. Anni Trenta.
Sulle ciglia, sulla pelliccia, sui guanti grigi
del Signor Cogito adesso cade una neve soffice.

Il lampionista si voltò, vicino a noi accese un lampione
e si mise a fischiare un’aria di Mozart.
I soldati scrivono cartoline alle fidanzate.
«Che epoca è questa?», chiede Cogito
alla bella Marlene nel salotto color fucsia.
Salieri fuma una sigaretta nel divano scarlatto,
ufficiali della Wermacht giocano a whist nel reservoir.
«Signor Cogito lei è un vero umorista», gli risponde
la Signora Marlene dall’antichambre.
C’è chi gioca con i décolleté, chi con la vedova nera,
c’è chi gioca con i serpenti, chi pettina i capelli alle bambole.
Una neve soffice si posa sulla pelliccia di Cogito
che si affaccia a una finestra. È quasi inverno.

Il cigolio meccanico degli usignoli si arrestò.
Il Signor K. era ancora là, tra lo stipite e la porta.
«Gutentag Herr Cogito…».

Un lampadario veneziano brilla nella Kammerspiel

Un lampadario veneziano brilla nella Kammerspiel color fucsia.
Una maîtresse si trucca davanti allo specchio
con la cornice dorata. La bella Marlene
canta un Lied di nostalgia e di addio.
I treni sono carichi di soldati.
Ufficiali della Wermacht dicono «Gutentag und Gutenabend».
Il Signor K. indossa una parrucca argentata.
Il Signor Cogito inforca gli occhiali.
“Il signor Retro estrae l’orologio da tasca,
lo carica –
ascolta il ticchettio del meccanismo,
che impassibile spinge avanti
le lancette e i secondi
(come fermare l’istante, questa goccia di eternità?)”.*
Il Signor Retro ripone l’orologio sul tavolo
e dice: «auf Wiedersehen».
Il Signor Cogito si toglie gli occhiali.
Il Signor K. si toglie il guanto sinistro.
Getta una manciata di gioielli,
(smeraldi, perle, diamanti, rubini)
sulla toeletta; il tutto, così, alla rinfusa.
L’innominato indossa una redingote
nera, lucida, lisa, occhiali di tartaruga
con le stanghette dorate.
Gli uccelli sugli alberi emettono un singulto metallico.
Marlene singhiozza il Lied della nostalgia.
I soldati sono partiti nei treni carichi di morti viventi.
Si alzano in volo col muso ad uncino i pipistrelli.
Sette corvi beccano il mangime nel letamaio.
Nella Kammerspiel è entrato il fruscio degli astri.
Il Signor K. si mette in posa nel corridoio.
«Dov’è?».
«Cosa?».
«Il quaderno nero».
* versi di Marek Baterovicz

violino_Barroco

violino_Barroco

 Domenico Alvino

Domenico Alvino

Domenico Alvino

La cantante cieca

È una cieca ora l’accompagnano
resta dietro pupille grandi.
Cerca un bandolo là sotto
medita la sua canzone al buio
dentro un buio chiuso
a lampi
aduna
corde
lorde
parole salgono a grappoli
alle note
lega
una valanga
giocata a pigli scosse luride luminose
vengon fuori anime secolari
affollano e diradano
a respiri e ad ansimi
a balzi
e poi giù ricadute
piene di salti
roteanti riverberi in sé stessi
rientri
nel buio chiuso
essi e la cieca ricurva all’applauso
infinito
di tutti
lì in piedi
annusa il loro sguardo
dietro
le loro bocche spalancate.

(Roma, venerdì, 27 luglio 2007)

La musica: il morire

Nella tua spessa ombra
tu pensi
ch’io entri
come d’un pezzo passando cellule
atomi
fra atomi
io ombra
in un corpo-ombra?
O che un non-spirito
entri in un non-spirito
ove né valva né vulva ti apri
tu spirito così addensato d’ombra
che esaurisci il dentro
tanto che i molti io e tu ed egli tutti
schiodati fuori?
Il noi – dice – è però da dentro.
Ma è un dentro vuoto
senza il tu e l’io certi
a ben vedere
anche il tu e il voi e l’egli
e il loro e l’essi
sono altri dentro
spesso anch’essi
vuoti
avidi
sfumanti in fuori
e vedi quanti fuori vuoti
adesso astri
che si girano
lenti
l’uno guarda fuori
l’altro
l’essere, io penso, non ha dove
sta a guardare a lato
scoppi
attende
crepe
nella materia obdura
fin che ne si sciolga
un dentro…
Lascio la musica lì
nel nulla
essa non entra
nella morte
bisogna andarci soli.

(inediti, Roma, 6 aprile 2001)

musica sassofono

 Francesco De Girolamo

Francesco De Girolamo

Cammina e canta

Cammina e canta
e insegui molti amori
impossibili e fieri
e disvela misteri e nascondi
i tuoi sogni ai veleni del giorno
livido e freddo e uguale.
Troppe bocche senza ansia di fiamma
bisbigliano il coro dell’ombra
alla folla disabitata.
E tu, sii il seme di un’alba
remota, mai sorta;
appartieniti, proteggiti
dalla vita già morta
che incalza; sii il cucciolo inerme
della tua rinnegata eternità.

Metamorfosi

Non è molto quel ramo dietro i vetri
per sapere che fuori impera il niente;
ma è tutto ciò che scorgi e che non vedi
che lo trasforma in una gemma ardente.
Che lo trasforma in una calda rosa
che accende il limitare dello sguardo
della sua sete indomita e operosa;
e ritrasfonde in musica il tuo pianto

Francesco De Girolamo da Paradigma Lietocolle, 2010

musica rinascimento

 Franco Dionesalvi

Franco Dionesalvi

La fragola e il pianoforte

Il lembo vellutato
del vestito a macchie di fragola
si acquattava sul cranio pallido
del maestro francese
al pianoforte.

L’ansia distratta di lei
raccoglieva
silenzi mielosi margherite di raso
nel pubblico a cappelli
raccogliticcio
dalla valanga appena sventata
di là dalla finestra
per nuovi messia
intagliati nell’alba;
girava le spalle nude
accostava la parete
si poggiava sul davanzale di neve
concepiva nella sua mente
il nano della montagna.

musica

 Fortuna Della Porta

Fortuna Della Porta

Musica di pentagramma,
infuriano le dita sui tasti.
La Moldava, come la vita,
me la svelò mia madre,
con appena tre note, l’udito lacunoso.
L’oboe delle ellittiche,
in movimento di danza,
l’appresi di notte
malgrado i corni latranti dei cani.
In spirito millimetrico, rispettoso,
ninnavano il sonno i cerchi di Saturno
con andamento adagio, molto cantabile
e al fondo, sempre udibile,
la grancassa in fff del big bang
favilla di prestoria
dove il prima e il dopo
convissero in un fulmine.
In perfezione di suoni
la legge di sassi e comete.
Al flauto delle tempeste solari
fibrillano i violini del fiume
le cui ripe in concerto
sbocciano a un giro di do.
Arpeggia lo spartito armonico
col sigillo -da sfinire- di scale avulse.

Stradivari 1681

Stradivari 1681

 

Terry Olivi

Terry Olivi

 

 

 

 

 

 

Terry Olivi

Blues all’Alberone

.
Occhi succosi estate
la cantante
ha un vestito rosso
sul palco gli acuti
i bassi
uno swing? so sad
tonight
una disperazione
così dolce così tacita
too bad

tonight

il plenilunio è
ancora lontano
l’oceano mi è testimone
una zattera insegue l’onda
una culla
la ragazza sulla zattera
nel suo vestito rosso
canta microfono in mano
è solo per il mare
per il vento per le instabili nuvole
per l’ampio cielo intorno.
Un’armonica risponde
così pura così lontana.

Eppure
svaniscono piano piano
so sad so sad so sad
tonight….

Roma 30 dic. 2011

Giuliana Lucchini violoncellista

 Laura Cantelmo

Laura Cantelmo

Laura Cantelmo

Papillons*

A Mirna amante dell’armonia

Nel coro turchino dei grilli coglie
l’allodola semi e granaglie
con le prime note del mattino.
Ha vegliato la notte di collina,
paventando fantasmi della Selva
Nera, ciclopiche illusioni
dell’Egeo cipriota con i venti
della steppa turbinanti sopra
una tastiera di farfalle. Le note
si fanno immateriali trilli
di cutrettola vibrante con le piume
che gonfiano leggere le frasi
di spartito.
Poi appare Leda, abbandonata
all’assoluta gioia d’un amore
divino, ignara dell’infimo
destino mortale.

*Robert Schumann, composizione per pianoforte Op. 2

4 commenti

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4 risposte a “POESIE EDITE E INEDITE SUL TEMA DELLA MUSICA O SUGLI STRUMENTI MUSICALI di Adam Zagajevski, Giorgio Linguaglossa, Domenico Alvino, Francesco De Girolamo, Franco Dionesalvi, Fortuna Della Porta, Terry Olivi, Laura Cantelmo

  1. Il “Signor K. era là” dal mio punto di vista è un capolavoro indimenticabile.
    Quanti elementi vi ho scorto, per me profondamente toccanti, è impossibile dirlo (mio nonno materno, Attilio Mlatsch, è morto nel ’44 nel Lager di Hammerstein); mi è parso di vedere e di riconoscere perfino Heidegger e credo che il verso citato in parentesi, di M. Baterovicz (che pure non conosco), abbia trovato realizzazione in questo poema in due tempi.
    In questa poesia ‘il tempo’ davvero non è più un problema, dato che le diverse epoche e gli eventi coesistono come in un dipinto o in un film, vengono usati insieme in flashback e prolessi, mirabilmente sovrapponendo, negli identici luoghi, personaggi, gesti e parole.
    Sembra paradossale, si tratta di un ‘luogo di pace’ per il Signor Cogito, ma anche questo è credibile, dato che, a fine lettura, una certa pace risulta e prende davvero, ‘realizzandosi’ chiaramente l’impermanenza, nel bene e nel male, di ogni cosa.
    Desideravo semplicemente esprimere la mia più viva ammirazione a Giorgio Linguaglossa
    Lucia Gaddo Zanovello

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  2. ricevo da Anna Ventura, alla mia email questa riflessione sulle mie due poesie e sulla raccolta inedita di cui fanno parte. La trascrivo:

    “Non è facile entrare nell’immaginario di Giorgio Linguaglossa; e, se ci si riesce, bisogna avere l’umiltà di ammettere che, forse, qualcosa è stato tralasciato, dietro le quinte molteplici di un palcoscenico dove compaiono fantasia e ragione, un’ispirazione ora opulenta, bizantina, ora algida
    e segreta, forse irraggiungibile. Questo anche perché, dietro la spinta artistica, si indovina una cultura complessa, dove convergono suggerimenti orientali e istanze che muovono dalla storia e dalla cultura occidentali.
    La presenza umana è rappresentata da personaggi in cui il valore simbolico travalica il concreto, per cui la realtà cede il passo, talvolta, a un’invenzione ora cupa e sofferta, ora sfolgorante, sempre sorretta da un sottofondo musicale, denominatore comune di tutta l’opera.

    Come comune a tutta l’opera è la presenza degli animali, che, forse, meglio degli uomini, rispondono a una ricerca di onestà e di bellezza: lo splendore della tigre,la varietà degli uccelli. Ma, anche, a contrasto, ecco la crudeltà dei mastini, l’oscura minaccia del lupo, la presenza buia del corvo. Il discorso si addentra nei meandri della storia recente, quando gli uomini portavano gli stivali e Marlene incantava i cuori solitari; quando il massacro era nell’aria, e la gente si apprestava a subirlo; quando la bellezza non sapeva dove trovare un rifugio.

    Gli scenari che fanno da sfondo hanno anche essi una forte componente allusiva: corridoi bianchi, anditi privi di ringhiera, scale infinite, dove si può pensare a Escher, ma anche a De Chirico e a Piranesi..C’è poi un’attenzione al numero, che rientra, anche essa, nella ricerca di esattezza, ordine, equilibrio, che connota tutta la raccolta: sette corvi, tre squali, una tigre,un cormorano nero, un merlo. E ci sono anche frotte di lupi al guinzaglio, i pipistrelli col muso ad uncino, gli uccelli storpi che prendono un volo sghembo; le blatte che si accalcano sotto la porta, i mastini pronti a scatenarsi: queste (ed altre) sono le bestie dell’incubo, che, come gli angeli gobbi, gravano su un orizzonte di oscura minaccia; minaccia mitigata, tuttavia, da squarci di luce, da presenze affettuose: la madre “ammalata di stelle”, la bellezza di Enceladon, il profumo dei gelsomini, i pesci d’argento che nuotano contro corrente.

    Anche gli oggetti hanno valenze allusive: la sedia rossa, il violino,l’occhio di vetro, il cappello rosso, il frak nero, la lanterna rossa, il quaderno nero; si noti come anche il colore abbia connotazioni ricorrenti:il bianco, il rosso, il nero: colori indelebili, tracciati con mano ferma.
    Come con mano ferma è tracciato tutto l’universo di Giorgio Linguaglossa, Arbiter nella grassa cena di Trimalcione che ancora stiamo consumando”.

    ANNA VENTURA

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  3. antonio sagredo

    ma la più…. quella di Majakovskij :
    ——
    Viola, e un poco nervosamente

    La viola si estenuò a supplicare,
    e d’improvviso si disfece in pianto
    così bambinescamente,
    che il tamburo non resse più:
    “Bene, bene, bene!”
    E lui stesso si stancò,
    non ascoltò fino in fondo tutto il discorso della viola,
    sgattaiolò sul luccicante Kuznèckij
    e se ne andò.
    L’orchestra guardava con indifferenza, come
    la viola si struggeva nel pianto
    senza parole,
    senza tempo,
    e solo chissà dove
    uno stupido piatto
    cigolava:
    “Che è questo?”
    Com’è questo?”
    Ma quando il bombardone
    dal muso di rame,
    sudato
    gridò:
    “Scema,
    piagnucolona,
    asciugati!”

    Io mi alzai,
    vacillando strisciai attraverso le carte di musica,
    attraverso i leggii che si piegavano dall’orrore,
    e chissà perché gridai:
    “Dio!”
    Mi buttai sul collo di legno:
    “Sapete, viola,
    noi siamo terribilmente simili:
    anch’io
    strillo
    e non so di mostrare nulla”.
    I musicisti ridono:
    “C’è cascato, eccome!
    Si è scelto una sposa di legno!
    Che testa!”.
    Ma io – me ne infischio!
    Io – sono buono.
    Sapete che vi dico, viola?
    Suvvia –
    vogliamo andare a vivere insieme!
    Eh? ”.

    1914

    (trad. A. M. Ripellino)

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  4. Caterina Putignano

    Quando la Musica incontra la Poesia, l’armonia trionfa, ed è difficile non lasciarsi contagiare dal ritmo e dalla sinuosità.I versi fluttuano ed è autentica magia.Complimenti a tutti gli autori qui presenti ed in particolare a Francesco De Girolamo che ho l’onore di annoverare tra i miei amici..

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