Laura Cantelmo, nata a Biella, ha studiato Lingue e letterature straniere presso l’Università di Torino e vive a Milano. Ha insegnato a lungo Lingua e Letteratura Inglese in un Liceo Scientifico Statale. Si occupa di poesia, di critica letteraria e di traduzione dall’inglese collaborando con diverse riviste e antologie. Ha pubblicato Invito alla lettura di Ezra Pound, ed Mursia, Milano 1978 e saggi su poeti anglo-caraibici (sulla rivista “Poesia”), inglesi e statunitensi su “La Mosca di Milano”, “Inoltre”, “Il Monte Analogo” e altre. Un saggio su Marianne Moore si trova in Con la tua voce, a cura di G.Fantato, Milano 2010. Partecipa alle attività dell’Associazione Milanocosa con interventi e saggi sull’arte e la letteratura (Milano, Storia e immaginazione, Milano 2011). E’ autrice della raccolta di poesie, Un luogo di presenze, Joker 2006, di alcune plaquettes e di testi comparsi in varie antologie. Suoi saggi sulla storia di Milano si trovano nel volume Milano – Storia e immaginazione, Milanocosa edizioni 2011 e una presentazione critica della poeta statunitense Marianne Moore fa parte del lavoro collettaneo a cura di Gabriela Fantato Con la tua voce, La vita felice, Milano 2010. Svolge attività culturale all’interno della Associazione Milanocosa, presieduta da Adam Vaccaro.
Tsunami (Notizie da occidente)
Un tempo il mare era nostro.
Un sogno d’infanzia carpito
si è alzato con rabbia dove
un mostro lontano, un gorgo
di palme nel regno dell’alba
ha scovato la gabbia del vento.
L’enigma del male fendeva
la terra spaccata gonfiando
la furia dell’onda.
– Cancellate il debito –
urlava il popolo dietro
le transenne, mentre
indifferente il vento
del nord si chiedeva:
– ma dove avvenne?–
– Date brioches – disse intanto
la bionda regina – se manca pane –
e s’incipriò i capelli.
In questa terra la vita
umiliata si vive col cuore
offuscato, tra grumi di link
e l’urlo inumano di qualche partita.

Magritte elective affinities 1933
Balene
Le balene rincorrono nuove
costellazioni dopo che Leviatano
ha trafitto il ghiaccio boreale e
lunghe ombre del nord hanno turbato
il mare col rantolo glaciale
dell’albatro fuggente.
Noi, gente di risaia e di aironi,
brindiamo in un sussulto
al loro arcuato andare
immersi nell’abissale profumo
di tanta maestà che abbaglia,
sirena perturbante forse
di un mondo abbandonato
all’onda.
Pur con l’inquieto rombo dei pilastri
fondi tra Scilla e Cariddi
i precipizi dell’isola hanno retto
e il mosto antico promette ancora
nettare da bere. Nel turbinare
dello Stretto tra scogli ardenti
le navi scivolano oceaniche sotto
cirri ridenti. E indifferenti cercano
il porto.
Bosco sotterraneo
(Metropolitana milanese)
The apparition of these faces in the crowd,
Petals on a wet, black bough.
( Ezra Pound, In a Station of the Metro)
Un origami di maschere
indurite dove furono petali
e ninfee. Nella fuga dei treni
graffiti di gioventù appannate
dal distratto pensiero dominante
sull’informe silenzio delle vetrine
nella vita affannata su prati
di marmo e alberi d’acciaio,
su muri grigi e scale gracidanti.
Oscure interferenze.
Per il poeta quali corrispondenze
nel bosco sotterraneo?
Nessuna verità e pochi
volti umani salgono alla città,
ma strana analogia nelle parole
per chi, transfuga, corre
verso ignota meta.
Nei cerchi d’ombra la paccottiglia
sui lenzuoli e i sogni dei migranti,
mosaici di sabbia arroventati
tesi verso il cielo che tutto
inghiotte fuori : lo pensavamo
blu, invece è di cemento.
Baia di Campi
Alveo di sirene
il fuoco ti divora
e non ti spegne.
Amo il mitile del tuo placido ventre
l’isola verso l’ombra, l’aglio selvatico
il drappo dì foresta precipitato nel cobalto
il mirto in bilico sull’alto.
Mentre il vento ci travolge
mi aggrappo mitile
allo scoglio, sento voci del passato
piombare nel crepuscolo, il basalto
annerito in mille fogge
annunciare il nuovo amore.
Amo il tuo placido ventre palpitante
di luce.
Già vedo l’ombra ardere
la foresta delle ore, già mi sento
ospite di un altro, alto, più alto.
scippa l’anima
trapassa l’urlo sordo
delle navi col cicaleccio
dei barconi.
La bianca innocenza
delle grotte si perde
tra i mostri coperti
dagli scogli .
Perdersi tra questi
anfratti come in un viaggio
in lidi sconosciuti dove
come colombe volano
sete e damaschi coprendo
la furia di grandi Tamerlani
sempre più vicini.
Parabola
Saliva l’alba con i tacchi
a spillo e scarpe luccicanti
di vernice – breve la gonna.
Occhi sfioravano affamati
la sua pelle tersa, le forme
tondeggianti.
Sola discese poi di stella
in stella le tenebre del giorno,
dopo l’amore.
Presto la luce vicina
all’imbrunire divenne
piuma, stormi di alianti
solcarono le brume e fu
girandola di vento.
Scorie di vita rigavano
il suo sguardo che clandestino
spiava la fine dell’incanto.
La chiocciola del tempo
s’arrotolava svelta mentre
muto dietro la valle il mare
rodeva piano gli spalti.
Lei si fermò sullo spazio
divaricato dagli assalti
del vento e attese il piombo
del silenzio. Continua a leggere