
Sakurabana ciliegi in fiore in una via di Tokio
- Ôtomo no Koronushi – Kokinshû 88
harusame no furu wa namida ka sakurabana chiru wo oshimanu hito shi nakereba
Soggetto sconosciuto:
le piogge primaverili che cadono sono lacrime, forse?
volteggiando i fiori di ciliegio scompaiono
e non c’è uomo che non li rimpiangerà
Il ciliegio è l’albero nazionale del Giappone, nonché essenza spontanea nelle sue isole. Dalla più antica raccolta di poesie, la Man’yoshu (7°-9° sec.), fino ai giorni nostri, il ciliegio ha esercitato un fascino profondo sulla psiche del popolo giapponese.
Assistere alla sua fioritura è una esperienza unica. Gli alberi sono di solito molto vecchi e di grandi dimensioni: i fiori sembrano cadere dall’alto come neve dal cielo invernale: l’uomo che lo guarda si rende conto di percepire sempre e soltanto una parte di questo avvenimento, che è troppo vasto perché egli possa coglierlo nella sua totalità.
Ancora oggi ogni giapponese, al cospetto del ciliegio in fiore, ritrova un senso di solidarietà con i suoi concittadini, riconoscendo in quest’albero il simbolo di un popolo unito sotto la guida dell’imperatore.
Si dice che in antico, davanti all’ingresso principale del palazzo imperiale a Nara crescevano un mandarino e un susino. Nell’8° secolo un incendio distrusse il palazzo, che fu ricostruito nello stesso luogo. Furono ripiantati gli alberi davanti all’ingresso, il mandarino fu sostituito da un ciliegio sostituisce.
La Kokinshû, “Raccolta di poesie moderne e antiche”, la prima antologia imperiale di poesia, fu compilata all’inizio del 10° secolo. In essa troviamo un gruppo di poesie dedicato al fiore di ciliegio. Altrove nell’antologia troviamo waka appartenenti a questo stesso genere, talvolta riuniti insieme, talaltra in ordine sparso.
Il termine sakura, “albero di ciliegio”, ha la sua radice in saku, “fiorire”. Già nella lingua giapponese troviamo una indicazione che il fiore di ciliegio è il fiore per eccellenza. hana, termine generico per “fiore”, automaticamente evoca il fiore di ciliegio, salvo indicazione diversa nel testo.
La lingua giapponese inoltre distingue chiru, “cadere o disperdersi di fiori”, da furu, “cadere di neve o pioggia”. chiru è termine intimamente connesso a sakura. Entrambi evocano l’impermanenza della vita.

Sakurabana a Tokyo
Ki no Tsurayuki (872-945), fu uno dei massimi poeti dell’epoca Heian, nonché curatore in capo della antologia Kokin. Uno studio attento dei waka sul ciliegio fiorito presenti in essa, sembra indicare che Tsurayuki e i poeti suoi contemporanei avessero seguito alcune precise “regole” nel trattare questo tema in poesia. Ne consegue che l’immagine del ciliegio fiorito, sia nella Kokinshû che nelle raccolte private di Tsurayuki, abbia una certa felice coerenza e uniformità.
In breve:
Il ciliegio in fiore si contempla preferibilmente nella piena luce del giorno. L’albero e il terreno alla base del suo tronco (tokoro) sono immersi in chiarissima, trasognata ombra (kage). Un numero incontabile di fiori scende in una volta, entro questo spazio inviolato che sembra esistere altrove dal mondo. L’albero stesso è legato indissolubilmente e per sempre al posto ove affonda le radici. Nel momento più intenso della fioritura, il vento è assente: tutto è fermo, l’attenzione dello spettatore interamente concentrata su questo avvenimento.
Più di due terzi delle composizioni sul ciliegio fiorito presenti nella Kokinshû descrivono solo questo spettacolo. Sono in quel caso anche rari riferimenti espliciti al profumo dei fiori.
- Ki no Tomonori – Kokinshû 84
hisa kata no hikari nodokeki haru no hi ni shizu gokoro naku hana no chiru ran
Cantato alla vista dei fiori che cadono:
in questo giorno traslucido di primavera
ah, scendono i fiori
con l’anima sempre in tumulto
- Ariwara no Narihira – Kokinshû 53
Yo no naka ni taete sakura no nakari seba haru no kokoro wa nodo kekara mashi
Vide i fiori di ciliegio al palazzo Nagisa e cantò:
non fosse il ciliegio mai presente in questo mondo
quanto spensierato sarebbe l’animo di primavera
- Ôshikôshi no Mitsune – Raccolta privata
okifushite oshimu kai naku utsutsu ni mo yume ni mo hana no chiru wo ikan sen
Uno di sei componimenti:
che io stia in piedi o coricato, in sogno o nella realtà—
come posso fare perché smettano, i fiori che scendono dappertutto

Sakurabana
- Anonimo – Kokinshû 72
kono sato ni tabine si nu beshi sakura bana chiri no magai ni ieji wasurete
Soggetto sconosciuto:
in questo villaggio dovrò passar la notte – tra i fiori di ciliegio
volteggiando profusi, ho smarrito la via di casa
(Non possiamo escludere in questo waka che la “confusione” nasca dall’amore per una donna.)
Il poeta Heian si identifica con il ciliegio fiorito fino a perdervisi. Se è così, allora i fiori che scendono non possono non simboleggiare l’anima dell’uomo, incostante, pronta a smarrirsi per un nonnulla: il loro incessante svariare, e il senso di inquietudine che questo provoca in lui, sono specchio l’uno dell’altro.
- Ki no Tsurayuki – Antologia privata
sakurabana chiri ni chiru to mo miru hito no koromo nuru beki yuki nara naku ni
Uno di 21 waka su un pannello dipinto nel palazzo del defunto imperatore abdicatario Teiji:
i fiori di ciliegio scendono e scendono
ma all’uomo che se ne incanta non possono
diventar neve, né bagnargli la veste
- Principe Koretaka – Kokinshû 74
sakurabana chiraba chirinamu chirazu tote furusato hito mo kite mimo nakuni
Cantò questa composizione e la inviò al Prete Henjô:
scendete se dovete scendere, fiori di ciliegio:
se anche non scendeste, il mio amico d’un tempo
non verrebbe più ad ammirarvi
La fioritura del ciliegio toglie allo spettatore ogni senso temporale e di orientamento fisico. Egli si chiede soprattutto come i petali cadono. La domanda “da dove? verso dove?” viene chiesta di rado: se una risposta c’è, questa viene non dall’albero, ma dal vento o dalla primavera, che spesso sembrano esseri senzienti. La sensazione di sovrabbondanza è qui un fattore chiave.
Come l’uomo ignora il suo destino, così anche l’albero e i suoi fiori ignorano il proprio. Nella antologia Kokin non troviamo esempi di waka che descrivono la caduta di uno, o pochi petali sparsi. Fosse così, ciascun petalo acquisterebbe individualità e direzione, avrebbe dunque anche finalità temporale, ed è questo che i poeti della Kokinshû in genere vollero evitare.
Il primo dei due autori di questo lavoro ricorda bene come, da ragazzo, tornando a casa da scuola in aprile (il mese in cui i ciliegi fioriscono in Giappone) gli capitava di trovare un petalo di fiore sulla tesa del berretto, e forse qualche altro sulla cartella. È un fatto curioso che tale esperienza, vissuta e rivissuta da tutti i giapponesi ieri come oggi, non sia stata descritta in un waka Heian.
Il poeta-spettatore dunque non si rende conto di quando la fioritura è iniziata, né quando finirà; da dove provengano i petali, né dove andranno: il suo sguardo umano è fisso su questo succedere, gli occhi immobili in una contemplazione estatica che annulla il suo “io”, così come i petali non sono singoli, bensì collettività.
Da qui anche le similitudini, “neve” e “nuvola”.

People look at cherry blossoms in full bloom in Tokyo on March 24, 2013. Tokyo’s cherry blossom trees were in full bloom on March 22, Japan’s weather agency said, marking the second earliest blossoming in the capital on record. TOPSHOTS AFP PHOTO/Toru YAMANAKA
- Ki no Tomonori – Kokinshû 57
iro mo ka mo onaji mukashi ni sakura me do toshi furu hito zo aratamari keru
Sotto l’albero, piangendo la sua vecchiaia, cantò:
immutabili lo splendore e il profumo
del ciliegio fiorito – così,
eternamente, l’uomo invecchia
- Monaco Souku – Kokinshû 75
sakura chiru hana no tokoro wa haru nagara yuki zo furi tsutsu kie gate ni suru
Cantato a Urin-in, mentre cade il fiore di ciliegio:
in questo luogo, dove svariano i fiori di ciliegio, è come
una neve di primavera che cade fitta e non si scioglie mai
- Sugano no Takayo – Kokinshû 81
eda yori mo ada no chirinishi hana nareba ochite mo mizu no awa to koso nare
Cantato nel palazzo del Principe ereditario, vedendo i fiori di ciliegio cadere in un canale e sparire:
effimeri fiori, che dal ramo scendono lievi
e sull’acqua fluttuando come schiuma svaniscono
- Ki no Tsurayuki – Private Waka Anthology
chiri gata no hana miru tokiwa fuyu naranu / waga koromode ni yuki zo furi keru
mentre osservo i petali scendere, in questa stagione,
quando la mia veste non è di stoffa invernale,
mi meraviglio, di questa neve che cade

Ducks swim on the river under cherry blossoms in full bloom in Tokyo on March 24, 2013. Tokyo’s cherry blossom trees were in full bloom on March 22, Japan’s weather agency said, marking the second earliest blossoming in the capital on record. AFP PHOTO/Toru YAMANAKA
Già nei waka di epoca più antica, il poeta viveva lo sfiorire del ciliegio con un senso di rammarico e rimpianto:
- Ya Kamochi – Man’yoshû 4419
tatsuta yama mitsutsu koekoshi sakurabana / chirika suginamu ware kaeru to ni
Guardando in soliitudine i fiori di ciliegio sul monte Tatsuta, con tristezza cantò questo waka:
i ciliegi di Tatsutayama che ammirai lassù in pieno fiore –
saranno sfioriti e spogli prima ch’io potrò tornarvi?
Così anche per la lontananza fisica da quello spettacolo, che allora ha tendenza a trasformarsi in quadro immaginato o sognato.
- Ki no Aritomo – Kokinshû 66
sakura iro ni koromo wa fukaku somete kimu hana no chiri namu nochi no katami ni
Soggetto non conosciuto:
tingerò la mia veste del colore intenso dei fiori di ciliegio,
perché io li ricordi dopo che saranno caduti e dispersi
- Ôshikôshi no Mitsune – Raccolta privata
utsutsu niwa sara ni mo iwaji sakura bana yume nimo chiru to mie ba uka ran
Una di 6 composizioni:
quanto alla realtà, di più non posso dire: ma i petali cadono
anche in sogno, allora perché questa malinconia?
- Ki no Tsurayuki – Kokinshû 117
yadori shite haru no yamabe ni netaru yo wa yume no uchi ni mo hana zo chirikeru
Cantato durante un pellegrinaggio ad un tempio montano:
in primavera, soggiornando ai piedi d’un monte
dormii la notte, e nel mio profondo sognare
i fiori scendevano senza posa

Steven Grieco a Trieste giugno 2013
Ki no Tsurayuki allude nel titolo a un viaggio che egli fece a un tempio buddista vicino alla Capitale per compiere esercizi spirituali. Si dice che egli compose questo waka perché gli fu negata la visione del Buddha. Il waka si trova nella Sezione “Primavera” della Kokinshû, dedicato a composizioni su diversi tipi di fiori, e non contiene un riferimento specifico al fiore di ciliegio: ciò malgrado, vi scorgiamo un aspetto caratteristico di quei waka: “l’eco visiva”, ossia il riverbero psichico che il ciliegio fiorito provoca nello spettatore, e che si prolunga ben oltre l’evento reale – un po’ come, dopo lunghe ore di guida, rivedere la strada durante il sonno notturno.
Abbiamo visto che nella fase iniziale della fioritura, il vento è del tutto assente. Esso si mette in gioco non appena l’albero inizia a sfiorire: diventa anzi l’agente di questo cambiamento, affrettando con la sua giocosa irruzione questo processo irreversibile:
- Ôshikôshi no Mitsune – Kokinshû 86
yuki to nomi furu dani aru wo sakura bana ikani chire kato kaze no fuku ramu
Questo cantò, guardando cadere i fiori di ciliegio:
impeccabili, come neve scendono, i fiori di ciliegio –
perché allora soffia il vento: per vedere come si disperdono?
- Ki no Tsurayuki – Raccolta privata
kaze fukeba kata mo sadamezu chiru hana wo izu kata e yuku haru tokawa mimu
In marzo-aprile cadono i fiori:
contemplando nel soffio gli aerei petali scender smemorati,
mi chiedo – la primavera, dove è andata?
- Monaco Sosei – Kokinshû 76
hana chirasu kaze no yadori wa dareka shiru ware ni oshieyo yukite urami mu
Cantato mentre guardava i ciliegi montani in fiore:
chi sa dove sta il vento che disperde i fiori di ciliegio –
venissi a saperlo andrei da lui a lagnarmene

Blossoming Cherry trees Kyoto
E’ palpabile la somiglianza del waka n. 13 con questo:
- Ki no Tsurayuki – Kokinshû 87
yama takami mi tsutsu waga koshi sakura bana kaze wa kokoro ni makasu bera nari
Dopo esser salito sul monte Hiei, tornando a casa:
già lontano dall’alto monte dei ciliegi, ancora vedo
come il vento giocava con quei turbini fioriti
In questo componimento, dopo aver superato il luogo dei ciliegi selvatici, il poeta-uomo può solo serbare il ricordo di quella fioritura, desiderarla così intensamente finché non ritorna a lui come pura immagine mentale. Così anche:
- Ki no Tsurayuki – Kokinshû 89
sakura bana chiri nuru kaze no nagori ni ha mizu naki sora ni nami zo tachi keru
Componimento inserito nel concorso di poesia Teiji-in:
ah, fiori di ciliegio, caduti al vento – un mero alito ricorda
le vostre onde, il loro turbinio al cielo senz’acqua
In questa celebratissima composizione, Tsurayuki raggiunge forse il più alto grado espressivo del waka sul ciliegio fiorito. Sakura bana chiri nuru, “il ciliegio è sfiorito”, contiene un’eco, un vibrare del tempo appena trascorso: alla contemplazione dell’albero sfiorito segue il ricordo della sua fioritura, che a sua volta sprigiona una fioritura virtuale molto forte. Come vediamo qui e nelle composizioni affini, l’immagine della fioritura tende a trasferirsi in una dimensione virtuale, immaginata, dovuta al desiderio ardente del poeta di averla sempre davanti agli occhi.
- Dama Ise (877-942) – Shuishû 49
chiru chirazu kikamahoshiki wo furusato no hana mite kaeru hito mo awanan
Su un pannello pieghevole di Sai-in si vede una persona camminare in montagna:
cadono, non cadono… chiederei a colui che l’ha visti,
e ora torna dalla mia remota patria dei fiori
- Monaco Jien (1155-1225) – Shinkokinshû
chiru chirazu hito mo tazune nu furusato no tsuyu keki hana ni haru kaze zo fuku
cadono, non cadono… che gliene importa
a colui che non è mai stato al mio antico paese
dove un alito primaverile spira tra umidi petali
Abbiamo citato questo waka del tardo periodo Heian, perché esprime in forma matura un sentire che già serpeggiava qua e là per la Kokinshû: il mondo in esso evocato si può visitare solo con lo spirito che si avventura fuori dal corpo. Nell’immaginario giapponese, il momento in cui il fiore viene guardato, esso comincia ad appassire: lo sguardo dell’uomo lo porta nel tempo degli uomini, che ha un termine. Qui i fiori rimangono inviolati da ogni sguardo, così possono fiorire in eterno. Tsurayuki aveva già previsto questa visione, che verrà spesso impiegata nella Shinkokinshû, l’ultima grande antologia del periodo Heian.
Si è detto che i giapponesi, a differenza dei cinesi, non ebbero mai la visione dell’eternità. Alcuni dei waka presentati qui forse contraddicono questo luogo comune.
L’immagine idealizzata del ciliegio fiorito nel waka Heian, è totalità legata al topos, immagine racchiusa entro la sua cornice, un po’ come la palla di vetro che nevica quando agitata. I poeti della Kokinshû evitarono in genere anche di descrivere l’atto di staccare un ramo fiorito dal ciliegio, gesto tipico per tutti gli altri alberi e arbusti fioriti, in particolare per il susino. Perché ne avrebbero mutilato l’interezza? Il desiderio sicuramente c’era:

Steven Grieco_A Shilp Gram, Udaipur India
- Anonimo – Kokinshû 358
yama takami kumoi ni miyuru sakura bana kokoro no yukite oranu hi zo naki
Composto su pannelli pieghevoli delle 4 stagioni, per il 40° compleanno del Generale Sadakuni Fujiwara:
sulle alte montagne, come fra le nuvole fioriscono i ciliegi
non passa giorno che il cuore non salga lassù a coglierne un ramo
- Ki no Tsurayuki – Kokinshû 58
nare shi kamo tomete ori tsuru harugasumi tachi kakusu ram yama no sakura wo
Cantato su un ramo di ciliegio fiorito:
chi trovò questo ramo e lo staccò sui monti lassù,
dove la foschia di primavera nasconde i ciliegi in pieno fiore?

Duska Vhrovac, Giorgio Linguaglossa, Steven Grieco, Rita Mellace Roma, 25 giugno 2015 Isola Tiberina
Ise, poetessa notoriamente iconoclasta, poté però, a quanto pare, permettersi di spostare la “cornice” del ciliegio a suo piacimento, o almeno di formulare ben due volte questo desiderio in poesia:
- Dama Ise – Antologia privata
kaki goshi ni miredo mo akazu sakurabana ne nagara kaze no fukimo kosanamu
Guardando il ciliegio in fiore del suo vicino, gli fece recapitare questa missiva:
non sazia ancora di mirare il fiorito ciliegio di là dalla siepe
come vorrei che un vento me lo soffiasse qui con tutte le radici!
- Dama Ise – Antologia privata
kaki goshi ni chirikuru sakura wo miru yoriwa negome ni kaze no fuki mo kosa namu
dalla siepe mi giungono volteggiando quei fiori mirabili –
meglio una raffica che sradichi il ciliegio e me lo porti tutto intero!
Tsurayuki e i poeti della Kokinshû innalzarono il waka del ciliegio fiorito all’apice della perfezione formale ed estetica.
- Ki no Tsurayuki – Shinkokinshû
hana no ka ni koromo wa fukaku nari ni keri ko no shita kage no kaze no ma ni ma ni
dei fiori odorosi è più profonda la mia veste
sotto l’ombra chiarissima di quest’albero,
quando il vento è un alito, un alito appena
Nota
il presente testo è stato pubblicato in inglese nel 2006 presso “Open space” in India
Questo scritto è frutto di una collaborazione, e come tutti i lavori fatti in tandem, anche della fusione di due menti. Il primo dei due autori, che non desidera essere nominato, ha contribuito con la sua geniale visione del waka Heian e le sue approfondite, decennali ricerche in materia. Il secondo, Steven Grieco, ha curato il respiro, gli orizzonti e la stesura di quest’opera, nonché le traduzioni dei singoli waka.

Steven Grieco
Steven J. Grieco, nato in Svizzera nel 1949, poeta e traduttore. Scrive in inglese e in italiano. In passato ha prodotto vino e olio d’oliva nella campagna toscana, e coltivato piante aromatiche e officinali. Attualmente vive fra Roma e Jaipur (Rajasthan, India). In India pubblica dal 1980 poesie, prose e saggi.
è stato uno dei vincitori del 3rd Vladimir Devidé Haiku Competition, Osaka, Japan, 2013. Ha presentato sue traduzioni di Mirza Asadullah Ghalib all’Istituto di Cultura dell’Ambasciata Italiana a New Delhi, in seguito pubblicate. Questo lavoro costituisce il primo tentativo di presentare in Italia la poesia del grande poeta urdu in chiave meno filologica, più accessibile all’amante della cultura e della poesia. Attualmente sta ultimando un decennale progetto di traduzione in lingua inglese e italiana di Heian waka.
In termini di estetica e filosofia dell’arte, si riconosce nella corrente di pensiero che fa capo a Mani Kaul (1944-2011), regista della Nouvelle Vague indiana, al quale fu legato anche da una amicizia fraterna durata oltre 30 anni.
protokavi@gmail.com