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LA NUOVA POESIA – Testi di Sabino Caronia, Mariella Colonna, Mauro Pierno, Lucio Mayoor Tosi, Francesca Dono, Bertolt Brecht,  Steven Grieco Rathgeb, Giorgio Linguaglossa

 

Un nuovo linguaggio passa per una irrefrenabile gioiosità. Gettare il vecchio linguaggio professorale nella spazzatura…

Una nuova sensibilità nasce da un nuovo linguaggio…

Niente paura, buttiamo a mare tutta la poesia bene educata degli ultimi 50 anni…

Una critica dell’estetica passa per una irrefrenabile ilarità

Una critica dell’estetica presuppone una critica dell’economia politica

Una critica dell’estetica passa per una critica dell’economia estetica

28 ottobre 2017 alle 10:33

Giorgio Linguaglossa

caro Gino Rago,

come posso risponderti? Ti posso rispondere soltanto con questi due “scampoli” di video di Bertolt Brecht musicati e cantati dai quali sporge una frenetica e chiassosa vitalità. Ecco quello che deve fare la «nuova poesia» (a prescindere se essa sia della nuova ontologia estetica o altro, figurati!, così facciamo contenti tutti i benpensanti che quando sentono parlare di «ontologia estetica» si spaventano…).
Chi legge i tuoi versi, o quelli di Antonio Sagredo o quelli di Lucio Mayoor Tosi o di Anna Ventura… non può non restare coinvolto dalla quantità di energia che si sprigiona dalle loro/vostre poesie. Qui non è neanche questione di bello o brutto, qui si tratta di appercezione immediata: la «nuova poesia» la si assaggia, e appena la si assaggia, come un buon vino, ci scatena dentro un aumento di vitalità. Abbiamo gettato alle ortiche e nella discarica tutta la poesia ben educata e ben confezionata di questi ultimi decenni! Bene così. Non se ne poteva più di leggere i versi dei letterati spocchiosi e vanitosi. Ed è bene dirlo subito e a chiare lettere, NOI facciamo una poesia di stracci, di plastiche, di resti, di avanzi di cibo, di detriti di rigatterie, di cornici spaccate, di specchi rotti… con le tue parole:

I rottami, gli avanzi, i detriti.
I rimasugli di fonderie. Gli stracci.
I vetri rotti negli angoli delle vie.
Gli scampoli nelle sartorie.

27 ottobre 2017 alle 22:01

Lucio Mayoor Tosi

Descrizione:

Un pupazzo di neve giunto dalla Norvegia
sta impazzendo di caldo sulla piazza circondata da rondini.

Nel vicolo, una stella di molti triangoli tocca le persone sul cuore.
Sgorga una fontanella di sangue mentre non passa nessuno.

Le rose non possono farci niente.
Morire e vivere sono pensieri. Soltanto pensieri.

Prima che faccia notte avrò terminato il tabacco.
Qualcuno è stato qui! Il primo fantasma umano

in grado di indossare scarpe e maglia.
Il fantasma è ben visibile tra gli occhi.

Un cane attraversa la distanza. E se ne dimentica.
Il tempo sfreccia sulla via.

Sul bordo gli sterpi si sono dati adunanza.
Dev’essere ora di cena.

Parole disabitate, sì, ma indicano e vogliono nominare le cose; gli stracci del mondo… e come vi si sta evitando evitando anche tutto di sé.
Senza identificazione il mondo si rivela aperto. Non se ne vedono i confini.

28 ottobre 2017 alle 13:43

Donatella Costantina Giancaspero

Lo scorso anno è stato celebrato il sessantesimo anniversario della morte di Bertold Brecht, agosto 1956. Nel mese di febbraio di quello stesso anno, Brecht assisteva alla prima della sua “Opera da tre soldi” (in italiano), nello storico allestimento di Giorgio Strehler, al Piccolo Teatro di Milano, rimanendone entusiasta. Era la prima volta di Brecht in Italia, fino ad allora pressoché sconosciuto (almeno in teatro)…
Propongo qui il celebre brano “Jenny dei pirati” nella ineguagliata interpretazione di Milly

Oh signori, voi mi vedete sciacquare le bottiglie
e rifare i letti
e mi date tre spiccioli di mancia
e guardate i miei stracci
e quest’albergo stracciato come me.
Ma ignorate chi son io davvero.
Ma una sera al porto grideranno e a chi mi domanderà:
“Tu quel grido sai cos’è?”
sorridendo,porterò un altro bicchiere,
si dirà “da ridere che c’è?!”
Tutta vele e cannoni
una nave pirata
al molo starà.
M’hanno detto: asciuga i bicchieri, ragazza
e m’hanno dato di mancia un cent
ed ho preso il soldino e fatto un letto
in cui nessuno stanotte tranquillo dormirà
e chi sono nessuno ancora sa.
Ma stasera al porto spareranno
e qualcuno griderà: “A chi sparano laggiù?”
Io, ridendo, apparirò a una finestra,
si dirà: “Da ridere che ha?”
E la nave pirata tutta vele e cannoni
raderà la città.
Oh signori, quando vedrete crollare la città
vi farete smorti.
Quest’albergo starà in piedi
in mezzo ad un mucchio di sporche rovine e di macerie.
Ed ognuno chiederà il perché di questo strano caso.
Poi si udranno grida più vicine
e qualcuno chiederà: “Come mai non sparan qui?”
Verso l’alba mi vedranno uscire in strada,
si dirà: “Ma quella dove va?”
E la nave pirata,
tutta vele e cannoni,
la bandiera isserà.
E più tardi cento uomini armati verranno
e nell’ombra tenderanno agguati,
poi faranno prigionieri tutti quanti.
Li porteranno legati davanti a me.
Mi diranno: “Chi dobbiamo far fuori?”
Si farà silenzio intorno a me e qualcuno chiederà:
“Chi dovrà morire?”
Ed allora mi udranno dire: “Tutti!”
Ed ad ogni testa mozza farò: “Oplà!”
Tutta vele e cannoni
la galera di Jenny
lascerà la città.

28 ottobre 2017 alle 14:09

Giorgio Linguaglossa

Ecco a voi, cari amici e interlocutori della nuova ontologia estetica, il Signor K., il re degli stracci… un Dèmone, se volete, o un Fantasma, se preferite: Continua a leggere

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