TRE POESIE EROTICHE INEDITE di Marco Onofrio “trittico del desiderio spinto”

bello immagine in bianco e nero Marco Onofrio (Roma, 11 febbraio 1971), poeta e saggista, è nato a Roma l’11 febbraio 1971. Ha pubblicato 21 volumi. Per la poesia ha pubblicato: Squarci d’eliso (Sovera, 2002), Autologia (Sovera, 2005), D’istruzioni (Sovera, 2006), Antebe. Romanzo d’amore in versi (Perrone, 2007), È giorno (EdiLet, 2007), Emporium. Poemetto di civile indignazione (EdiLet, 2008), La presenza di Giano (in collaborazione con R. Utzeri, EdiLet 2010), Disfunzioni (Edizioni della Sera, 2011), Ora è altrove (Lepisma, 2013). La sua produzione letteraria è stata oggetto di decine di presentazioni pubbliche presso librerie, caffè letterari, associazioni culturali, teatri, fiere del libro, scuole, sale istituzionali. Alle composizioni poetiche di D’istruzioni Aldo Forbice ha dedicato una puntata di Zapping (Rai Radio1) il 9 aprile 2007. Ha conseguito finora 30 riconoscimenti letterari, tra cui il Montale (1996) il Carver (2009) il Farina (2011) e il Viareggio Carnevale (2013). È intervenuto come relatore in centinaia di presentazioni di libri e conferenze pubbliche. Nel 1995 si è laureato, con lode, in Lettere moderne all’Università “La Sapienza” di Roma, discutendo una tesi sugli aspetti orfici della poesia di Dino Campana. Ha insegnato materie letterarie presso Licei e Istituti di pubblica istruzione. Ha tenuto corsi di italiano per stranieri. Ha partecipato come ospite a trasmissioni radiofoniche di carattere culturale presso Radio Rai, emittenti private e web radio. Ha scritto decine di prefazioni e pubblicato articoli e interventi critici presso varie testate, tra cui “Il Messaggero”, “Il Tempo”, “Lazio ieri e oggi”, “Studium”, “La Voce romana”, “Polimnia”, “Poeti e Poesia”, “Orlando” e “Le Città”.

Marlene Dietricht

Marlene Dietricht

*

Vieni, bella, ascolta insieme a me
il suono inesorabile del tempo:
senti come batte ad ogni tocco
la morte, dentro l’orologio?
E allora, che aspettiamo ancora
a goderci la fuggitiva ora?
Non vedi come tutto va in rovina?
Lasciati andare all’indistinto:
lì c’è la vita che t’invita
con la forza della verità.
Scorda le sciocchezze che hai imparato,
sono opera del diavolo che incensa
quelle mute sottintese convenzioni:
ci precludono la gioia sacrosanta
di essere davvero quel che siamo.
Credi a me, la vita è solo una
e ogni attimo che passa
è per sempre andato e non ritorna.
Su, non aver paura…
Io lo so che in fondo tu lo sai:
noi tendiamo allo stesso fine
mossi da un comune desiderio.
Togliti le maschere dal volto,
spezza le catene del pudore
e liberati, così come sei –
io ti prendo tutta
senza riserve
senza falsi veli.
A che serve portare le mutande
se non per farsele sfilare?
Vieni giù, rotoliamoci per terra.
Senti come odora, com’è buona!
La terra ci appartiene
fino a quando noi le apparteniamo:
mangiamone insieme
se il tempo ci concede l’occasione
prima che poi essa mangi noi
con il pane nero del silenzio.
Via, buttiamo le menzogne degli umani
che ci legano e ci stringono a morire:
arriviamo fino in fondo, giù, all’essenza
a sfiorare quello che noi siamo.
L’amore è divino e originale,
per questo si fa nudi!
Ora i nostri fuochi bruciano,
come lingue svelte e sensitive
che bramano annodarsi
in una sola.
Apri le tue porte al Paradiso!
Non smettere con gli occhi
il tuo sorriso! Amami,
amami sempre. Eccoti.
Dio, quanta carne sei…
liscia, morbida, odorosa
calda di freschezza che riposa
fresca di tepore che conforta
liquida e umorale…

 marlene dietricht

marlene dietricht

Ah, le tue tette buone profumate
con le areole corrugate a punte
come turgide prugnette color vino
che dirompono dal guscio autoreggente…
Che bello il reggiseno a balconcino!
E la linea del tuo collo da annusare
prima di leccarlo, e mordicchiarlo piano
per farlo abbrividire di passione!
E il miele del tuo magico ombelico
che sembra un succulento tortellino!
Ah, le tue cosce lucide, le caviglie
di cerbiatta e i piedi nudi:
che sublime vista!
Le tue ginocchia arrotondate,
dolci pomi sodi e gigli tosti
e la tua bocca rossa a polpa viva
che esiste per accogliere la mia!
Ah, sei diventata languida e animale
nel tuo respiro caldo e già turbato:
sei un luogo immacolato da violare,
voglio segnarti tutta del mio nome:
sono il padrone della tua saliva!
Sono entrato dentro il bosco del tuo odore
e mi son perso
nell’universo folto del mistero.
Donami la chiave del tuo mondo
schiudimi la luce del tuo giorno
il sole strepitoso del tuo sguardo
e il distillato puro
la viva quintessenza, la poesia!
Ti voglio inondare di me:
sarà l’abbraccio della pioggia con la terra
che ti ristora il cuore a nuova vita.
Senti l’oceano che mi romba dentro
gonfio di nuvole e di onde?…
Ti ricoprirò.

bello nudo in città

 

 

 

 

 

 

*

Sogno. Di godere la dolcezza
alla tua pelle, tutta quanta,
col tepore fresco della carne.
Di essere l’interno del tuo corpo.
Di aderirti dentro, intimamente
come la mano un guanto da indossare.
Di vibrare insieme alla tua luce
attraverso bocche e lingue aggrovigliate
mescolando brividi e sapori.
Di toccare la tua anima profonda
attraverso la seconda bocca tua
bagnata, offerta la cedevole natura
con la seconda lingua in immersione
che sulla punta ha un occhio esploratore
e prova grande il gusto del piacere
antico che rinnova, ma non dura.

Untitled, Undated

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Ah, miracolo di carne da godere!
Enigma di languido abbandono.
Dedalo fantastico di sensi.

Ho deciso e giuro, veramente:
oggi voglio nascere alla vita,
respirando sui tuoi pomi color luna
l’odore che tu hai meraviglioso.
Tu non sei una qualunque. Tu sei tu.
Voglio scaldarmi sul giaciglio del tuo cuore
come la belva che riposa sulla preda
conquistata e vinta, qualche attimo
prima di mangiarla. Non aver paura.
Sento come ti palpita e si muove
al centro delle cosce levigate
pronte, ora, a schiudere su me
il caldo del tuo liquido animale.
Che profumo il miele dentro la fessura
dove cuoci il pane della vita:
e il dolce companatico sei tu!

 

57 commenti

Archiviato in antologia di poesia contemporanea, poesia italiana contemporanea

57 risposte a “TRE POESIE EROTICHE INEDITE di Marco Onofrio “trittico del desiderio spinto”

  1. Ambra Simeone

    dopo aver letto queste poesie, posso dire con piacere che gradisco molto di più il Marco Onofrio poeta che il Marco Onofrio critico! la prima è sicuramente la più intensa!

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  2. Per la prima volta metto “mi piace” sulla poesia erotica.
    Evidentemente le tre poesie di Marco Onofrio mi piacciono davvero perché esprimono con intensità emotiva e indubbia eleganza un “sentimento” che nella vita pretende un linguaggio verbale ma anche d’altro tipo. La vera poesia può parlare d’ogni cosa, a patto che il poeta sappia trasformare in arte ciò che altrimenti sarebbe solo “gestualità”, per così dire.
    Le mie congratulazioni
    Giorgina BG

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  3. Queste tre sono dirette, qua e làmi fanno sorridere senza innocente
    mistero di questi tempi: facciamola questa scopata.
    Sinceramente, sono parziale: in tutt’altro modo mi rivolgo alla intensa Marlene Dietricht.

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  4. Qua e là spolveratine di Qoelet, fino alla grande epica rivelazione finale: a che servono le mutande se non per sfilarle? Insomma, ribadisco che comporre poesie erotiche è DIFFICILISSIMO.

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  5. Sembrano composte per l’occasione. Mi sarei aspettato un po’ di bondage, qualche dildo che spunta qui e là a rendere più attuale l’erotismo reale e non finto.

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  6. Questa è di un’autrice italiana contemporanea e sconosciutissima:

    fu al terzo she don’t like
    che il ragazzo cominciò a perdere il respiro

    accadde un attimo dopo quel giro di do patetico
    pianto a pioggia sull’arcoiris quasi perfetto
    inferto a mano libera e destra
    sulla federa spaiata

    lei gettò le ciglia per terra senza alcuna
    rabbia (piccole, le lame tra le dita pronte
    ai quattro polsi da fottere)
    e lui le sorrise fuori da ogni progetto
    con occhi seta nera e una scelta di denti
    per nulla casuale

    taci, disse lei
    gambe schiuse quanto basta e gola
    gola nuda da annusare
    mentre lui inciampava nel più nulla da dirle
    e sulla foto sconnessa
    caduta a faccia in giù dal comodino

    fu così che si baciarono feroci le bocche
    – quelle ultime, aperte per scissione fredda
    più che le primarie,
    asciutte asciutte e di troppa lingua-
    lasciando solo al sangue sul pavimento
    la scrittura postuma e definitiva
    del ti amo

    (ora non ditemi che non c’è poesia
    dove si muore)

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  7. Oppure questa, di un’autrice straniera, io ho la nettissima impressione che qui da noi si cerchi di scrivere poesia erotica, ma lo si faccia perennemente di maniera, in bilico tra grotte e spade, riferimenti biblici, dannunziani e altre quisquilie di cultura generale, e comunque sempre ridicoli e su posizioni di retroguardia (che non fanno parte del kamasutra), su poeti evolvetevi un po’!!!

    Il canto della biancheria sporca

    Erica Mann Jong

    Quest’è il canto della biancheria sporca –
    dacché viaggiammo di città in città
    Accumulando intimo macchiato & camicie sudate
    & jeans incrostati & coagulati dei nostri fluidi
    & T-shirt raggrinzite dalla nostra gloriosa confusa passione
    & biancheria irrigidita dall’intera nostra gioia.

    Sono tornata a casa per lavare i miei panni.
    Come la pioggia ticchettano, cadendo sul pavimento del bagno.
    L’acqua sgocciola via i giorni fino a te.
    L’acqua sporca mi parla d’amore.

    Vaporosamente nelle bolle del nostro amore
    Ho tuffato le mani nell’acqua bollente
    Così come avrei potuto tuffarle
    Dentro il tuo cuore.

    Dopo anni di macchie & schizzi
    Sto finalmente diventando pulita.
    Voglio volare da te con una valigia di biancheria fresca,
    togliermi i vestiti, ammucchiarli sul pavimento,
    & farti strofinare il mio corpo col tuo amore.

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  8. Scusa, Almerighi, ma questa Tua mi pare molto più “erotica” di tante altre.

    Pronta

    Fronte alla finestra
    per indovinare l’esito del giorno
    gonna fresca, intimo frusciante
    non la vita sperata, amo
    una giovinezza dai capelli tinti
    quanto più possibile
    vicina al disincanto
    al saldo bruciante, pronta,
    inseguita inutilmente
    per empiria e tentativi
    ma qui adesso
    inspiegabilmente ferma
    rivestita e pronta.

    Scusami colpa mia
    si è fatto tardi,
    pensavo di essere
    un giorno intero

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  9. Boh, l’ho sempre pensata come poesia d’amore. Comunque interessante questo dialogo su un genere davvero difficile. Buonanotte a te e allo sbullonato popolo di questo bellissimo blog.

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    • Il condominio. Questo è un condominio poetico. Affascinante e vero.
      C’è chi fa critica seria, chi dice quel che pensa indipendentemente, chi difende il coinquilino del pianerottolo perché spesso fanno feste e tirano tardi, chi si incazza, chi sentenzia, chi minaccia, chi si guarda allo specchio e ripete come un mantra “ma quanto sono bravo/a, chi si fa gli affari suoi, chi tace salvo prendere parola quando si pensa si stia ledendo un sacrosanto diritto personale, chi scrive sui muri, novello writers, quando non è visto da nessuno, sotto falso nome, chi predica, chi butta briciole sul terrazzo dell’altro, chi lecca, chi fa rumore, chi saluta tutti incontrandoli per le scale, chi è una banderuola, chi pensa e spera nell’affare, chi dice “io sono più onesto” di chiunque altro, chi dice di amare il condominio (la poesia) a prescindere, chi imbuca nelle buche delle lettere poesie, chi si tira fuori, chi fa i cazzi suoi, chi dice sono di passaggio, l’appartamento è in subaffitto, chi lancia il sasso e nasconde la mano, chi tira acqua al suo mulino, chi è spesso fuori in viaggio e quando ritorna trova la polvere, chi ha capito la lezione di Orwel e gli indici di ascolto.
      E’ il condominio!

      Buonanotte al condominio.

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      • E chi ha scritto una poesia sul telefono osservando la donna che ama profondamente aggiustarsi le piume per una serata importante, mentre lui poveretto, avrebbe voluto vedersi una Juve-Inter dei bei tempi di Mourinho: La poesia è così, che c’è, c’è. Chi non c’è, non c’è. Ciao Giuseppe!

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    • Molte grazie, Flavio, del tuo silenzio di ieri! (ironia-sarcasmo?)

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  10. E quella sopra è una instant poetry, perché di questi tempi, il ferro va forgiato finché è caldo.

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  11. Mi diverte l’ironismo e la gara colloquiale di Almerighi e Panetta.
    Ci sono commenti che mi piacerebbe setacciare, ma preferisco fermarmi ssltanto sulla buona bella elegante poesia di Tiziana Pizzo. Dopo averla letta, me la sono riletta al tempo presente storico, e cambia vitalmente l’azione. La lettura e la sensualità poetica, tolto di mezzo la narrazione, riescono più energiche. Opinione di lettore che la poesia la sente sempre ail tempo presente storico. Comunque, congratulazioni a Tiziana Pizzo.

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    • Valerio Gaio Pedini

      Conchiudo che in questo condominio ci siamo tutti, e siamo tutti parte di una commedia. De Filippo suppongo si sarebbe leccato i baffi. Sono orgoglioso di essere un buffone, almeno so di esserlo XD

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      • Ecco – in vitro – la tipica evoluzione dei commenti del blog! C’è uno che lascia cadere dall’alto un rilievo minimizzante, dove è chiaro che la poesia proposta non gli è piaciuta, ma non spiega realmente perché. Arriva subito un altro che, di rinterzo, lo appoggia. Poi comincia un dialogo personalissimo tra loro due, come a dire: parliamo d’altro che è meglio. E a quel punto ci si può aspettare qualunque cosa: si citano versi di altre poesie (quelle sì, valide) malgrado l’espresso divieto di non farlo in guisa di commento, si citano versi dell’interlocutore per omaggiarlo, si tratteggiano meta-rappresentazioni ironiche del blog, magari si parla del tempo che fa o del recente aumento delle melanzane ai mercati generali: l’importante è andare per la tangente e stornare l’attenzione dal focus generatore del discorso, quasi per cancellare l’errore (vero, Giorgio?) di avere pubblicato quel post così… così… poco convincente… E poi, a strascico, tutti i commenti, ridanciani o piccati, di chi commenta i commenti che lo precedono, in un mutuo riconoscersi (o misconoscersi) di maschere e di ruoli. Infine, dopo un po’ di risate e qualche sporadico schiamazzo, la “discussione” cade, per noia o insipienza: la riunione di condominio aggiorna la seduta, e ognuno si ritira nelle proprie stanze 🙂

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        • A Marco Onofrio.
          Mi dispiace, gentile Marco Onofrio, che per cancellare gli insulti e persino le minacce/maledizioni, nonché le risposte non del tutto cortesi e per di più non in tema dei “prediletti”, l’organizzatore di questo “blog-condominio” abbia eliminata anche la sua dichiarazione di solidarietà verso di me.
          Si vuole proprio lasciare il campo libero agli insultatori, minacciatori, maledicenti e altro, facendo tacere l’UNICO che abbia dimostrato, oltre a ciò che avevo già scritto ieri, una buona educazione e uno spirito libero da servilismo o invidiose reazioni.
          Ho stampato e salvato tutto, quindi il colpo di spugna dell’organizzatore ripulisce un poco il blog, ma solo apparentemente, perché i personaggi della farsa tragica sono quelli apparsi ieri nel tardo pomeriggio.
          Grazie, gentile Marco

          Giorgina Busca Gernetti

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        • No caro Onofrio, non sono d’accordo. La Sua poesia è piaciuta ad Ambra Simeone, che ha scritto:

          Ambra Simeone
          29 novembre 2014 alle 12:58
          dopo aver letto queste poesie, posso dire con piacere che gradisco molto di più il Marco Onofrio poeta che il Marco Onofrio critico! la prima è sicuramente la più intensa!

          a me un po’ meno, che ho scritto
          almerighi
          29 novembre 2014 alle 21:35
          Qua e là spolveratine di Qoelet, fino alla grande epica rivelazione finale: a che servono le mutande se non per sfilarle? Insomma, ribadisco che comporre poesie erotiche è DIFFICILISSIMO.

          più o meno lo stesso numero di parole per ribadire ognuno la propria impressione, nemmeno la Simeone, se è per questo, ha chiarito il motivo per cui queste poesie le piacciono e la preferisce in veste di poeta anziché di critico. Debbo concluderne che, se da un lato due “condomini” si sono lasciati andare a un dialogo comunque non fuori dal seminato, qualcun altro ha voluto manifestare un atto di piaggeria? Penso proprio di no, dal momento che Ambra Simeone (che cito solo come esempio, visto che è stata tra i pochi assieme a me a fare un commento diretto a queste poesie) non mi sembra essere assolutamente persona che ne faccia. Allora perché stigmatizzare il commento sgradito solo perché sintetico? E soprattutto perché commentare con aria “saputa e vissuta” il dialogo di due utenti che parlavano comunque di poesia erotica? Eppure argomentazioni ce ne sono. E’ vero o no che ci rifacciamo ancora al Qoelet di qualche millennio fa per tentare di fare poesia erotica? E’ vero o no che le mutande fatte solo per essere sfilate, costituiscono una rivelazione sconvolgente al pari dell’annunciazione?
          Io sono solito argomentare quel che penso, indipendentemente dal numero di parole che adopero, anche se non sempre è gradito. Forse è per questo su Erato, tanto per parlare di comuni conoscenti, il Noto Nota, solo perché gli ho sottolineato una traduzione dal francese degna di uno studente svogliato delle commerciali si è talmente adombrato da non permettermi più di commentare?

          Signori miei, ribadisco, prendetevi meno, maledettamente sul serio. Ho preso tante di quelle stroncature io da poterne fare un’antologia. Eppure non me la sono mai presa con nessuno, anzi, un po’ di sincerità non ha mai fatto male, e soprattutto è propedeutica a innovazione e miglioramento.

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          • Caro Almerighi, prenditi tu meno, maledettamente sul serio. Ché della tua eventuale stroncatura non me ne faccio cruccio alcuno. Né poi mi compiaccio dei plausi eventuali: non ne ho bisogno per sapere che cosa sto facendo o sentirmi più sicuro di me stesso, io vado avanti comunque. Il mio era un commento sardonico e pacifico, solo appena un po’ graffiante: come i vostri. Non hai visto, ad esempio, lo smile di chiusura? Saluti

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          • Ambra Simeone

            cari Flavio e Marco,

            non so se sia piaciuto o meno quel che ho scritto sui testi qui postati e neppure mi interessa, ho detto quel che pensavo sperando di non subire querele o minacce, visto la piega che hanno preso questi commenti e gli argomenti che sono diventati altri, in realtà mi sono anche un po’ annoiata a leggere cose che non c’entrano nulla con le poesie però… aspetto che le acque si calmino per ritornale a commentare su questo blog 🙂
            a volte capita di uscire fuori dal seminato, non è poi male che succeda ogni tanto, anche se non sempre si ha voglia di partecipare come me adesso!

            comunque non mi andava di approfondire, quando una cosa ti piace, ti piace e basta, io non sono un critico e non intendo diventarlo, ognuno ha il suo stile, per cui posso dire cosa mi piace e cosa meno!

            scusate il mio limite, che sardonicamente, non considero affatto un limite! 🙂 🙂 🙂

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            • Qui manca un post cui io rispondo con ciò che ho scritto sotto. Forse è stato cancellato anche questo!
              GBG

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              • Valerio Gaio Pedini

                signora, i suoi commenti sono intatti. Li leggo da giorni (purtorppo). Il commento su onofrio c’è. ci sono i commenti del litigio e via dicendo. tutto. quello su onofrio è questo

                Per la prima volta metto “mi piace” sulla poesia erotica.
                Evidentemente le tre poesie di Marco Onofrio mi piacciono davvero perché esprimono con intensità emotiva e indubbia eleganza un “sentimento” che nella vita pretende un linguaggio verbale ma anche d’altro tipo. La vera poesia può parlare d’ogni cosa, a patto che il poeta sappia trasformare in arte ciò che altrimenti sarebbe solo “gestualità”, per così dire.
                Le mie congratulazioni
                Giorgina BG

                il resto non lo so. Nessuno ha cancellato nessuno. anzi, hanno censurato giustamente me- mi assumo le mie responsabilità- pace e amen. Adios

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                • Valerio Gaio Pedini

                  vede come sono generoso? Sto anche a cercare di carpire le sue richieste. Se poi invece parla della punzecchiata a me. Io sono fedelissimo al mio essere clown. Da quando iniziai a salire sul palco a 9 anni

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                  • Ti ringrazio molto, Valerio, per la cortese sollecitudine, ma il post che cercavo, che ieri è stato ripristinato e oggi è ancora sparito è un altro.
                    E’ un post di Marco Onofrio scritto due giorni fa, in cui egli esprimeva la sua solidarietà verso di me dopo commenti feroci. Il ripristino era preceduto da un post di Giorgio Linguaglossa in cui si tentava di spiegare l’accaduto (per me internet e in particolare WordPress, che pure uso, sono misteriosi).
                    Comunque grazie.
                    Giorgina Busca Gernetti.

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            • Hai ragione Ambra, visti i tempi che corrono, conviene commentare col proprio leguleio on line.

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      • “in questo condominio ci siamo tutti” (Pedini)
        Parla per te. Io non faccio parte di questo condominio o della commedia. Quale commedia poi?
        Giorgina Busca Gernetti.

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    • Alfredo de Palchi
      29 novembre 2014 alle 15:55
      . . . lontano anni luce dalla Signora Giorgina Busca Gernetti.
      Di lei so solo quel poco che di sé stessa scrive nei commenti che da medi e mesi stupiscono per intelligenza minore dando a tutti e tutte nel blog delle lezioni, prediche. Non so chi sia, non mi viene la curiosità di sapere niente da Google della sua carriera. Vagamente me ne rendo conto dai commenti di comportamento che fa a tutti e tutte. E nei recenti giorni a me,
      vecchio che non ha raggiunto la saggezza che la Signora crede sia propria alla vecchiaia. È una fandonia registrata dal perbenismo della buona onesta monacale (sbaglio ma non cancello perché avrei da shioccare la Signora) pretenziosa dell’apparenza. Che parli allo specchio, e smetta di fare la maestra piena di cattiveria. Che dia una opinione, che critichi in buona fede l’opera di un autore, normale che sia così; ma perché l’opera le va di traverso, la rigetta, la disgusta perché non di addice ai suoi gusti, senza mezzi diplomatici la butto giù dal pulpito. Questo blog non è per la Signora sensibile, suggerisco che ne cerchi uno adatto alla sua vita opaca, dove partecipanti si scambiano l’uguale perbenismo. Tutti e tutte sul pulpito a predicarsi. È illusione, beninteso; a chi manca vita anela di conoscere le varie detestabili peccaminose esperienze artistiche che trova in questo blog. Ecco una mia predica alla Signora permalosa che si ritiene che può predicare ma non ricevere lrzionr. Che si convinca, allora, di proseguire a praticare Chopin (lo amo moltissimo anch’io) e tralasciare Beethoven che fa tremare i piedi a chi è al piano, ascoltare Verdi e smettere di pretendere di apprezzare Wagner. Non esiste tale suono nel sistema corporale della Signora. In fine, come altri e altre, partecipi al blog, dove anch’io sono come sono, severo e onesto con me stesso e verso chi mi rivolgo. Posseggo una coda naturale, non la code di paglia. Per chi mi conosce in persona sono un vangelo aperto, ma anche ciò è troppo per la Signora.

      POST SALVATO E COPIATO IERI POMERIGGIO
      Giorgina Busca Gernetti

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      • Alfredo de Palchi
        29 novembre 2014 alle 18:31

        Signora, permalosa quale è non accetta critiche ma ne vuole fare predicando. Agisca come vuole. È lei che da mesi offende ogni partecipante coinvolto con lei, le sue prediche offendono, ma lei non se ne accorge. Scrive a Giorgio Linguaglossa di prendere le “dovute misure” con me. Che misure si aspetta, eliminarmi dal blog? Io stesso propongo di eliminarmi con lei stessa alla porta di uscita..

        E lei, per caso, è paranoica? che c’entra il suo commento positivo sulla poesia di Marco Onofrio. Anzi, mi fa piacere, come mi fa piacere che lei
        non accetti la mia. Grazie.
        Questa è l’ultima mia nota diretta a lei. Ma lei seguiti pure a scagliare
        quello che vuole. . .
        *
        POST SALVATO E COPIATO IERI POMERIGGIO
        Giorgina Busca Gernetti

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        • La parola “paranoica” a me riferita dal signor Alfredo de Palchi in un blog pubblico è degna di querela con l’aggravante che è stata scritta in internet (moltissimi lettori, molti di più che in un quotidiano cartaceo).
          Giorgina Busca Gernetti

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          • Valerio Gaio Pedini

            l’unica da querelare qui è lei per minaccia a chiunque le si pari davanti! Le piace proprio mettere in mostra il suo egocentrismo, riempiendo il blog delle sue minacce! E’ un blog di poesia, non dei cazzi suoi e della fantomatica giurisprudenza che nemmeno ha studiato. Poi chi ha diffamato e offeso. E’ verissimo che lei è da mesi che offende e via dicendo e rompe il membro a chiunque scriva in questo blog. E permalosa non è un’offesa. Se vuole offese, parenda la macchina si fermi al semaforo e sentirà quante offese le molleranno dietro. Ma qui le uniche offese vere e proprio sono le sue minacce di denuncia (poco credibili), poiché una forza dell’ordine e un giudice riderebbero della causa. Mi ha detto che sono permalosa e offensiva pubblicamente, signor giudice. Ma mi faccia il piacere! Si rende ridicola a se stessa e agl’altri e perde di credibilità. Alfredo ha già fatto i suoi anni di carcere (troppi, per degli errori giudiziari), ci mancherebbe che ne faccia sei mesi a quasi 90 anni (impossibile) per un suo commento su un blog! Manco fosse Dio! E poi a chi si rivolge per uno che è residente a New York? XD a se stessa?

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            • Gentile Valerio Gaio Pedini, premetto che ti stimo e mi sei simpatico: sei uno dei giovani più interessanti del panorama italiano, una penna affilata, una personalità fresca, esuberante, originale. Però, in qualità di co-amministratore del blog, ti prego cortesemente di abbassare i toni delle risposte alla signora Giorgina, a prescindere dalle argomentazioni. Per una serie di motivi, tra cui: a) d’accordo, sei un “giovane arrabbiato”, ma le tue parole, nelle risposte di cui sopra, trasudano una rabbia forse spropositata, che deborda dai limiti delle circostanze – quindi cerca, se puoi, di essere più Gaio 🙂 ; b) la signora Giorgina è una donna, fra l’altro colta, e quando un uomo si rivolge a una donna, specie se di livello non comune, dovrebbe usare cortesie da gentiluomo, senza mai trascendere con offese e volgarità (tanto più che lei non le utilizza); c) a questo si aggiunge il rispetto dovuto alla distanza generazionale: hai “appena” 19 anni, il che, se da un lato ti avvantaggia sul piano della precocità intellettuale – affronti con disinvoltura argomenti complessi e tieni testa a scrittori ben più navigati di te – dall’altro non ti esime dal dovere di porti e proporti con la necessaria cautela; d) il tono esacerbato di certe risposte abbassa notevolmente il livello di un blog che Giorgio e io abbiamo concepito come palestra di poetica e piazza di civile conversazione, non come “aiuola feroce” dove scannarsi. Fra l’altro è troppo “facile” alzare i toni dal computer, protetti dall’asettica distanza dello schermo: sono sicuro che se ci si potesse conoscere di persona, davanti a un bicchiere di buon vino, molte asperità si scioglierebbero d’incanto, e la discussione se ne gioverebbe in efficacia. Difatti, per il primo anniversario dell’Ombra, a febbraio, vorremmo organizzare un incontro a Roma, al quale ovviamente saranno invitati tutti gli amici (e i nemici) del blog. Ti saluto cordialmente, Marco Onofrio

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  12. Premetto che io non ho mai scritto poesie erotiche, e riconosco che il genere erotico è altamente problematico nella sua realizzazione, si va dal discorso diretto, nominativo, altamente stilizzato di Giorgio Baffo, all’erotismo femminile in forma di sonetto di Chiara Moimas, allo zoom erotico psicologico di Antonella Zagaroli, fino ad arrivare allo psicoerotismo di Alfredo De Palchi il quale calpesta un terreno tutto suo, inimitabile, personalissimo, sul quale mi sono già soffermato. Poi c’è l’erotismo surreale di Joyce Mansour. Tante personalità tante differenti poesie erotiche. Certo, non si può chiedere a Magrelli di scrivere una poesia erotica lui che ha il “sesso” di Nicole Minetti in orrore, ogni poeta ha la sua personalità e poeta secondo la propria legislazione stilistica. La poesia erotica di Marco Onofrio è diretta, frontale, un discorso che l’amato invia all’amata per convincerla e sedurla; è una forma di retorica applicata al genere erotico. Può ovviamente non piacere a chi intende il genere erotico più adatto al discorso indiretto, traslato e allo psicologismo, ma qui entra in gioco, più che in altri sotto-generi, il gusto personale del lettore, l’educazione ricevuta, la morale, il senso del decoro, gli usi e i costumi di un’epoca, gli aspetti condivisi di ciò che un’epoca riconosce come erotico, etc. Tutto ciò è normale, rientra nella diversità di gusti di ogni epoca e nell’orizzonte di attesa del lettore. L’importante, credo, è aver offerto una vasta gamma di poesie appartenenti al genere erotico.

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  13. IN QUESTA SERIE DI COMMENTI NON C’E’ PIU’ IL POST DI SOLIDARIETA’ VERSO DI ME CHE GENEROSAMENTE MARCO ONOFRIO AVEVA SCRITTO.
    NON C’E’ NEMMENO IL MIO IMMEDIATO POST DI RINGRAZIAMENTO.
    Giorgina Busca Gernetti

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  14. CHI VOLESSE ESSERE INFORMATO, VADA A LEGGERE LA MIA NOTA INVIAT AL BLOG TRE POESIE EROTICHE DI DE PALCHI SAGREDO ETC.

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  15. A parte il mio brevissimo commento sulle poesie eroticamente innocenti, per non dire che non mi piacevano trovai la scusa di essere parziale, che
    preferivo avvicinare Marlene Dietricht. Che è vero. Ma questa boutade non significa che non apprezzi l’altra poesia di Marco Onofri. Ambra Simeoni se l’è cavata meglio di me, dicendo che quella poesia erotica (?) è migliore della sua scrittura critica. Personalmente preferisco la critica. Si tratta di gusti, uno è convinto dei suoi gusti, l’altra è convinta dei propri.
    Conunque, Marco Onofrio ha assolutamente ragione di far notare, 30
    novembre alle 8:24: ” Ecco – in vitro– la tipica evoluzionedei commenti. . .”.
    In altre parole, forse meno gentili, espressi la stessa storia su L’ombra delle parole circa due mesi fa, e la esposi anche privatamente a Giorgio L. –– dissi chenon volevo vedere più cose mie esposte senza il mio permesso in una gara di confronti, e va bene sia pure necessari, ma emarginando l’autore a non aver commenti pro o contro. Capisco perfettamente Marco Onofrio in quanto ogni qualvolta Giorgio decise di mettermi in vetrina successe quello che succede a lui stesso. E non mi chiedo il perché Almerighi abbia inerito due poesie di donne; per me è chiaro che non ha pensato di voler emarginare la poesia di Marco Onofrio, ma dimostrare che le donne in generale esprimono un qualcosa di più salivante dei maschi.
    (Per esempio, se Chiara Moimas avesse scritto le sue poesie eliminando forma e rime, e qualche parola che stona il senso, non sarei stato crudele––di cui mi sono pentito––e probabilmente le avrei apprezzate).

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  16. Caro De Palchi, non occorreva affatto trovare “scuse” (anche perché poi si capisce lo stesso): dire che una poesia non piace non è un delitto di lesa maestà! Ciò che più interessa, semmai, è capire perché la poesia è piaciuta oppure no: da lì in poi comincia il confronto critico tra le personalità creative che animano il blog. Cioè: uno non pubblica i propri testi per esporsi al pubblico arengo dei pollici versi o recti, come se gli altri fossero arbitri supremi della validità della proposta, o l’autore pubblicato dovesse pendere dalle loro labbra, denigratorie o assolutrici. Non ho bisogno di ricevere gli applausi di un blog per sapere che, dopo oltre 3000 pagine pubblicate in volume, scrivere “è” la mia vita. Nessuno può dirmi che sono “giusto” o “sbagliato”, giudicandomi da un frammento infinitesimo di quello che ho fatto o faccio. Qui, peraltro, nessuno ha diritto di sputare sentenze: né l’autore pubblicato, né il critico che lo accompagna, né gli utenti che fruiscono e commentano i suoi scritti. Nel mio intervento del 30 novembre facevo semplicemente notare che la “discussione” (chiamiamola così) aveva sùbito preso un altro binario: prova ne sia che solo una minima parte dei 54 commenti che mi precedono è rimasta legata alle 3 poesie… C’è la tendenza, insomma, a utilizzare lo spunto fornito dal post per divagare e dialogare dei “fatti propri”, con dialoghi che – forse – potrebbero meglio continuare e svilupparsi in forma privata. Ma questa è soltanto la mia opinione. Cordialmente 🙂

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    • “C’è la tendenza, insomma, a utilizzare lo spunto fornito dal post per divagare e dialogare dei “fatti propri”, con dialoghi che – forse – potrebbero meglio continuare e svilupparsi in forma privata. Ma questa è soltanto la mia opinione.” (Marco Onofrio).
      Anch’io ho questa opinione, suffragata da alcuni commenti di ieri sera, a me diretti, che non hanno alcuna relazione con la poesia di Mark Strand, oggetto del post.
      Giorgina Busca Gernetti

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