Archivi del giorno: 23 agosto 2014

POESIE SU PERSONAGGI STORICI, MITICI O IMMAGINARI – Poesie di Adam Zagajevski “Conversazione con Friedrich Nietzsche”, Iosif Brodskij “A Urania”, Jarosław Mikołajewski “la spadina”

Adam Zagajevski

Adam Zagajevski

Adam Zagajevski

I poeti, come ha scritto Adam Zagajevski, spesso dimorano in una strettoia «tra Atene e Gerusalemme», «tra la verità mai pienamente raggiungibile e il bello, tra il pensiero e l’ispirazione». «Tale viaggio – continua Zagajevski – può essere descritto nel modo migliore con un concetto preso in prestito da Platone – metaxy: essere “tra”, tra la nostra terra, il nostro ambiente ben noto (tale almeno lo riteniamo), concreto, materiale, e la trascendenza, il mistero. Metaxy definisce la situazione dell’uomo quale essere che si trova irrimediabilmente “a metà strada”». Metaxy, deriva dal platonico métechein, che significa «prender parte», «mezzo dove gli opposti trovano mediazione».

Adam Zagajewski nasce a Leopoli, 21 giugno 1945, poeta e saggista polacco, risiede a Parigi dal 1981  al 2002. In seguito di trasferisce a Cracovia, dove insegna letteratura presso la University of Chicago. È noto soprattutto per il poema Try To Praise The Mutilated World, uscito a puntate sul periodico statunitense The New Yorker e divenuto celebre dopo gli attentati dell’11 settembre 2011, e per le sue pubblicazioni sul poeta connazionale, Czesław Miłosz Premio Nobel per la Letteratura nel 1980. Ha vinto il Neustadt International Prize for Literatur nel 2004; è il secondo polacco, proprio dopo l’amato Miłosz, a vincere il premio conferito dall’università statunitense.

Adam Zagajevski

Conversazione con Friedrich Nietzsche

Illustrissimo Signor Nietzsche,
mi pare di vederla, sì,
sulla terrazza del sanatorio, all’alba,
quando cala la nebbia e il canto gonfia
la gola degli uccelli.

Non troppo alto, la testa a forma d’obice,
lei scrive un nuovo libro
e una strana energia le scorre intorno:
mi pare di vedere i suoi pensieri che danzano
come eserciti possenti.

Lei sa che Anna Frank dai neri capelli è morta
e così i suoi compagni e le compagne,
i coetanei, le amiche dei compagni
e i suoi cugini.

Vorrei chiederLe cosa sono le parole e cos’è
la chiarezza, perché mai le parole ardono
anche dopo cent’ani, nonostante il greve
fardello della terra.

È ovvio che non c’è nesso tra l’incanto
e il cupo dolore, la ferocia.
Esistono almeno due regni,
se non altri ancora.

Ma se Dio non esiste e nessuna forza
salda tra loro gli elementi,
che cosa sono le parole, da dove viene
quella luce interiore?

E da dove la gioia? Dove va il nulla?
Dove abita il perdono?
Perché i piccoli sogni svaniscono
al mattino, e quelli grandi crescono?

(da La vita degli oggetti, Adelphi, 2012)

Iosif brodskij 5

Iosif Brodskij

Brodskij  Iosif Aleksandrovič (anglicizzato Joseph Brodsky). – Poeta russo (Leningrado 1940 New York 1996). Di famiglia ebrea, autodidatta, avendo lasciato la scuola a 15 anni, cominciò a pubblicare le sue poesie nel 1958. Processato per “parassitismo”, subì un periodo di reclusione (196465). Espulso dal suo paese nel 1972, ha vissuto negli USA, dove sono apparse tutte le sue raccolte di versi: Stichotvorenija i poemy (“Poesie e poemi”, 1965); Ostanovka v pustyne (1970; trad. it. Fermata nel deserto, 1979); Konec prekrasnoj epochi (“Fine di una bellissima epoca”, 1977); Čast reči (“Parte del discorso”, 1977); Rimskie elegii (“Elegie romane”, 1982); Novye stansy k Auguste (“Nuove stanze ad Augusta”, 1983). Altra traduzione italiana: Poesie 1972-1985 (1986). Fedele a una tradizione che egli tuttavia rielabora in modi personali, arricchendola in particolare di suggestioni che provengono non solo dalla lezione di O. E. Mandel´štam e di B. L. Pasternak, ma anche da J. Donne, T. S. Eliot e W. H. Auden, e dalla conoscenza della Bibbia, B. è poeta intimo e speculativo, cantore di una memoria lucida e disincantata, lontano da tentazioni declamatorie. In inglese ha pubblicato una raccolta di saggi, ricordi e ritratti (Less than one, 1986, trad. it. in 2 voll.: Fuga da Bisanzio, 1987, e Il canto del pendolo, 1987), in italiano Fondamenta degli Incurabili (1989). Nel 1987 gli è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura. Negli anni Novanta ha continuato a risiedere negli Stati Uniti, dove ha svolto attività accademica e dove è stata pubblicata la sua ultima raccolta di saggi in inglese, On grief and reason (1995; trad. it. 1998), e una raccolta di poesie, in parte tradotte, in parte composte direttamente in inglese, dal titolo So forth (1996). In traduzione italiana è stata pubblicata la raccolta Poesie italiane (1996), voluta espressamente dal poeta. Nel 1989 era stato “riabilitato” nella sua patria, che negli anni Novanta manifestò un crescente interesse per il poeta. È stata pubblicata una prima raccolta di opere, Sočinenija Josifa Brodskogo (“Opere di Iosif Brodskij”, 4 voll., 1992-95), e dopo la sua morte si è dato inizio alla pubblicazione della sua opera completa. Inoltre sono apparsi alcuni volumi di versi, Bog sochranjaet vsë (“Dio conserva tutto”, 1992) e Pejsaž s navodneniem (“Paesaggio con inondazione”, 1995), e il volumetto dedicato alla poetessa M.I. Cvetaeva (O Cvetaevoj “Sulla Cvetaeva”, 1997). Per suo espresso desiderio è stato sepolto a Venezia.

Iosif Brodskij

A Urania

a I.K.

Tutto ha un limite, compresa la tristezza.
S’impiglia lo sguardo alla finestra, come alla palizzata
la foglia. Puoi versare acqua, scuotere chiavi.
Solitudine è l’uomo al quadrato. Il dromedario
così fiuta, ingobbendosi, il binario.
Si scosta il vuoto, come una portiera.
E cos’è poi lo spazio, in generale, io
dico? Assenza di corpo in ogni punto.
Per questo Urania è più vecchia di Clio.
Di giorno, e al lume di lumini ciechi,
vedi che non nasconde nulla: cerchi
di guardare il globo, e guardi una nuca.
Eccoli, i boschi pieni di mirtillo,
fiumi dove si pesca a mano lo storione,
una città che non ti annovera più
nell’elenco del telefono. E a sud
anzi a sud-ovest, ecco montagne brune,
e vagano nel càrice cavalli, prževali,
si fanno gialli i visi. Poi, più in là, corvette
navigano e si fa azzurro lo spazio,
come una biancheria con i merletti.

(da Poesie, Adelphi, 1987)

Jarosław Mikołajewski

Jarosław Mikołajewski

Nato a Varsavia nel 1960 (dove abita attualmente) Jarosław Mikołajewski debutta nel 1991 con la raccolta A świadkiem śnieg (“E come testimone la neve”). Alla sua produzione poetica, che conta fino ad oggi sette raccolte e un’antologia, ha affiancato un’intensa attività di traduttore dall’italiano, traducendo tra gli altri Dante, Petrarca, Michelangelo, Leopardi, Montale, Luzi, Penna, Pavese e Pasolini e Camilleri. Collabora inoltre da diversi anni con la “Gazeta wyborcza”, il  maggiore quotidiano polacco. L’anno scorso è apparsa in Italia la traduzione del suo Un tè per un cammello, un thriller ironico abbondantemente farcito di citazioni letterarie.

Jarosław Mikołajewski
la spadina

mio padre quando cammina
i cani ringhiano contro di lui
spiega per questo viene così di rado
dice che lì accanto
(non dice in alto)
non ci sono altri zoppi
perciò i cani si scagliano sempre contro di lui
quando appare in livida lontananza
una letterina in un nugolo di virgole latranti
cerco in fretta la strada della mia camera di bimbo
prendo la spadina di legno e lo scudo di plastica
corro incontro e provo a gridare
ma di solito non riesco a sguainare la voce
sulla laringe ormai da tempo mi si è accumulato il gesso
polvere come dal cancellino della lavagna di scuola
dimeno allora la spadina e i cani scappano
dall’altra parte mentre noi ancora da questa
ci sediamo per una quieta conversazione sull’erba
così è anche se non è più poiché nel sogno di un mese fa
non ho preso la spadina e ho disprezzato lo scudo
non avevo voglia di alzarmi allora ho gettato ai randagi
ciò che avevo sottomano
il cuscino o la moglie
la bottiglia d’acqua o il pugno vuoto
loro sono accorsi
mio padre si è girato
è andato via e finora non è tornato
da un mese mio padre non viene da me
ogni notte sopra di me si radunano i cani
prendono tra i denti la mia spadina di legno
e mi chiedono di difendere
ma non ho chi difendere
non le figlie di certo
poiché i cani non le mordono
non la moglie di certo
poiché i cani non la sentono
non me stesso
poiché mi piace quando i cani sono qui
e mio padre forse va per dove vuole

(traduzione di Lucia Pascale)

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