POESIE SU PERSONAGGI STORICI MITICI O IMMAGINARI
Antonella Zagaroli
Antonella Zagaroli è nata a Roma e vive nella campagna romana. Dopo la plaquette La Maschera della Gioconda pubblicata nel 1986, nel 1988 ha pubblicato un testo comprendente tre diversi poemi sempre col titolo La Maschera della Gioconda (pref. Walter Pedullà) Crocetti. Nel 1992 viene rappresentato il poema Il re dei Danzatori. Nel 1996 pubblica Terre d’Anima (pref. Achille Serrao) Libroitaliano editrice Internazionale, Ragusa. Nel 2002 esce la prima raccolta di racconti e prose poetiche La volpe blu. A gennaio 2005 Stefano Giovanardi presenta il lavoro poetico Serrata a ventaglio – Onyx edizioni Roma -.Del febbraio 2007 è il saggio e reportage poetico in India Quadernetto Dalìt – Rupe mutevole edizioni (Bedonia – Parma), poi tradotto e pubblicato in lingua inglese a dicembre 2007 anche con la sceneggiatura teatrale Storia di un amore argentino. Nel 2009 esce Venere Minima. Nel 2011 è uscita un’antologia tratta da alcune sue opere tradotta in inglese Mindskin A selection of poems 1985-2010 – Chelsea Editions New York, 2011; nel 2012 sempre in collaborazione con la fotografa Mariangela Rasi Trasparenze in vista di forma (Libraria Padovana Editrice). Come traduttrice ha finora pubblicato alcune poesie da Suicide Point dell’indiano Kureepuzha Sreekumar (rivista Hebenon aprile-novembre 2010) e la plaquette One Columbus leap, Il balzo di Colombo della poetessa irlandese Anamaria Crowe Serrano (2012), Hosanna- Osanna raccolta di epigrammi di Louis Bourgeois, poeta e scrittore statunitense (2014).
da Apologia della libertà – Rupe mutevole (2009)
(…)
La telecamera si avvicina
lentamente al letto bianco
al quaderno col risvolto nero.
Terzultima pagina
Cosa c’è nel regno dei morti
là dove si delinea l’appartenenza all’opera muta?
Un corteo di note accennate, volti sfumati?
Dentro lo scoppio luminoso dell’ultimo salto
il nome tuo muta per frammenti?
(A una donna suicida mai conosciuta
gennaio 1999)
Guardate oggi è il mio turno.
Non esisto più.
Finalmente mi libero da ogni guardiano.
Muoio al mondo senza suicidarmi
(non ho questo coraggio).
Non c’è più sesso nel mio corpo.
Sola, mi lascio toccare soltanto dal letto.
Abbasso le braccia.
Non sono riuscita ad essere un centro qualsiasi.
Ho fallito.
Ad occhi chiusi e nel letto disegno il futuro.
Per me non ci sarà il giorno.
Sta per finire anche la tortura dell’amor proprio.
Non scriverò a nessun amato di turno,
non ascolterò nessun ‘ti amo’.
Indegna per l’amore sono anche passata di moda.
Il lampo di vitalità è definitivamente offuscato.
Sto per tagliare il filo che tiene il capo retto.
Non sono stata sudiciume per nessuno
mi sono tenuta pulita!
Non sono stata interrata.
Non ho interrato alcun seme.
Adesso al buio il fremito mi prepara:
“cammina, cammina la principessa
va all’appuntamento
……………………………”
Grandi occhi semichiusi
Penultima pagina
Senza volontà cambio volto
divento un grande orecchio.
Rintocco di piume
Dilatazione di boccioli
Voce in fondo agli abissi
…………………………..
(….)
Rumori di traffico.
“-Alle prime gocce aveva aspettato con ansia le altre.
Il tempo era fermo o era la paura per l’arrivo dei colpi di lama?
Non lo seppe mai.
Perse il conto a causa delle lacrime che stillavano.insieme.”
Suono di ambulanza che si avvicina. Panoramica su un articolo:
-Dopo parecchi giorni un odore acre
ha destato i vicini di una casa in via………
hanno trovato un uomo in bagno
riverso davanti al water. Aveva tagli alle mani
e dentro gli occhi. Il sangue raggrumato
era mescolato alle ultime feci. –
“Qui voglio un’assordante colonna sonora
chitarre elettriche, voci che discutono, filastrocche.
Sullo schermo l’azione di una trebbiatrice
anni 50’ (in morphing sepia)
In sovrapposizione carrellata di sanguigne
con corpi nudi torturati.”
Lasciato solo, Ermafrodito misura la cadenza dell’episodio.
Flavio Almerighi
Flavio Almerighi è nato a Faenza il 21 gennaio 1959. Sue le raccolte di poesia Allegro Improvviso (Ibiskos 1999), Vie di Fuga (Aletti, 2002), Amori al tempo del Nasdaq (Aletti 2003), Coscienze di mulini a vento (Gabrieli 2007), durante il dopocristo (Tempo al Libro 2008), qui è Lontano (Tempo al Libro, 2010), Voce dei miei occhi (Fermenti, 2011) Procellaria (Fermenti, 2013). Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati da prestigiose riviste di cultura/letteratura (Foglio Clandestino, Prospektiva, Tratti)
Considerazioni finali sulla riforma urgente che non si farà (inedito)
Vorrei fare un comizio
anzi no, voglio fare un comizio.
Perorare una discussione molto accesa su tutti gli angeli caduti,
andati a morire in basso di morte bianca.
La morte bianca che cazzo è? Poesia inventata dai giornalisti?
Fare credere ai bambini che i morti sono ancora vivi,
e per questo incattiviti come diavoli perché dabbasso non c’è primavera?
No, non è onesto.
Lunghissima è la sera camminata tutta sugli spalti derelitti della fantasia vuota.
La città murata è uno scherzo di natura, orfana com’è di assalitori, significato strategico, difensori.
Sotto c’è una bocciofila per coppie mature.
I bambini vanno a letto presto per far finta di dormire, e quando fanno brutti sogni si girano verso il muro. Papà è fuori per lavoro e non tornerà più.
Un muro è sicurezza. Un muro è per sempre.
Una parete non ha impedito ai Cucchi, a tutti quei suicidi patologici come lui, di gettarsi per le scale. Vogliono rovinare addosso a tutti quei bei muri coperti di rampicanti, mentre dormono ancora sopra la coperta verde del gran fossato asciutto. Vogliono infestarci le coscienze,
ma io griderò a gran voce, voglio lasciarmi andare, indurmi in tentazione, fondare un partito.
Perché prima di me partito più bello non c’é mai stato.
Un dolce partito preso, un’acciuga di partito che vada bene per ogni mal di gola, e assicuri a quei poveri demoni di fonderia un futuro meno gramo.
Attento, se non sei buono, obbediente, viene il diavolo.Viene el can e ti porta via.
In piazza ci siamo tutti, siamo tanti, e la Sardegna sta entrando buon’ultima.
Un comizio che speranze offre? E’ libertà per un momento (cazzo quanti siamooo!), quando tutti la pensiamo uguale, e sappiamo che qualsiasi speranza è in esubero.
La compagna all’esodato non è mai sembrata tanto bella, nemmeno sulle mura di un convento a tenersi per mano verso il tramonto, protetti dagli zigomi alti e potenti di lei. Sarà per lo scherzo di un’estate semi infinita, belleciao, che nemmeno il vento riesce a portarsi via. Diamoci la speranza, compriamo fragole, facciamoci una cioccolata calda al primo bar che viene, tutto senza falsità, almeno durante il comizio. Niente fiori però, Bordighera è già sott’acqua.
Compagni, fratelli, lavoratori, partigiani, lei sì che era un angelo!
Da domani si torna a far le ore in fonderia come se niente sia stato, e lei a compilare bolle dallo sgabuzzino senza porte e tutto finestre.
Oggi c’è un’aria strana, libera, più libera che al mare.
Voglio fare un comizio, voglio essere ascoltato.
Quel boia di toscano di merda non può far finta che qui non sia successo niente.Invece…
I dissidenti coraggiosamente non usciranno dal partito, lo cambieranno da dentro, meglio un tetto sulla testa anche se l’affitto è caro assai. Ai precari inventerò qualcosa per la prossima giornata.
Diremo a tutti, ai quattro, agli otto, ai sedici venti
che per oggi tutto è stato estremamente bello. Anzi, mai stato così bello, e basta
Sandra Evangelisti
Sandra Evangelisti è nata nel 1964 a Forlì, città in cui vive e lavora. Dopo gli studi classici, si è laureata in Giurisprudenza. Ha pubblicato sei raccolte di poesie: Lascio al mio uomo, 2008, L’ora di mezzo, dicembre 2008, Intanto tutto procede, 2010, Diario minimo, 2011, Cuore contrappunto, 2012 e La dimora del tempo, 2014. È collaboratrice del portale di arte e letteratura internazionale “Lankelot”. Ha una pagina a lei dedicata sul sito “Italian Poetry”.
dal ciclo di Selene (inedito)
Il Signor Cogito (risposta a Zbigniew Herbert)
.
La logica non è il mio forte
(almeno quella binaria).
Sono una donna e penso,
ma non ho mai pensato davvero
che ciò che tocco sia come lo vedo.
Quello che vedo appare, ma è proprio così come si mostra?
Sì, certo, anche nell’epoca dei “quanti “
si può affermare che tutto ciò che è riproducibile
è reale (state attenti, riproducibile e non sperimentabile
come si diceva allora- è diverso).
Eppure se particelle uguali ma di carica opposta possono convivere
senza annullarsi , allora anche un’opposta dimensione può consistere con questa:
quello che non vediamo, quello che non tocchiamo.
Allora c’è l’opposto e il paradosso lo spiega.
Io sono perché sento, non solo perché penso, Signor Cogito.
Io sono particella di una corrente di vita universale
che in me partecipa ed è partecipata dal senziente, dal corpo materiale.
Allora ciò che penso conta poco, caro Signor pensante ,
perché partecipando di un’ energia che c’è
si fa fatica anche ad esser uno e ci si sente parte
di un mondo dove gli opposti coincidono.
Sono una madre: il paradosso mi conduce:
“Si guarda e non si vede: l’invisibile.
Si ascolta e non si sente: l’inudibile.
Si tocca e non si afferra: l’imprendibile.
Tre qualità inspiegabili
che, fuse, fanno l’unità.”*
“Cui omnia unum sunt et omnia ad unum trahit et
omnia in uno videt potest stabilis esse et in Deo
pacificus permanere.
O veritas Deus, fac me unum tecum
in caritate perpetua.”**
“Ex uno Verbo omnia***
et unum loquuntur omnia,
et hoc est Principium…
*Lao Tzu, La regola Celeste, 14
**De Imitatione Christi, I,3
**De Imitatione Christi,I,3