È con grande dolore che comunichiamo che la mattina di ieri, 21 maggio 2023 il poeta Luigi Manzi ci ha lasciati dopo una lunga malattia che lo aveva colpito. Quello che ci resta è la sua poesia, su cui doremo tornarci, Luigi è stato un poeta troppo dissimile dalla massa dei letterati che si occupava di poesia, è stato un poeta che ha avuto il coraggio di fare una poiesis accuratamente anti-moderna, e per cinquanta anni, dal suo esordio in “Nuovi Argomenti” nel 1969 avvenuto per l’interessamento di Attilio Bertolucci, è rimasto sempre fedele al suo stile anti-demotico, senza nulla concedere alle retrovie dell’opportunismo, senza concedere nulla alla poesia facile che dagli anni settanta ha invaso gli scaffali degli editori.
Un saluto a Luigi.
L'Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internazionale
Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa ZZY, acrilico 50×50 cm, 2020
Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa ZZX, acrilico 50×50 cm, 2020
In Dopo la fine dell’arte Danto compie una operazione storico-filosofica, ci dice cosa pensare dell’arte dopo la caduta dell’idea di un progresso storico dell’arte. L’arte è divenuta autocosciente e quindi auto-riflessiva, pensa se stessa, è auto critica perché ha smesso di concentrarsi sulla rappresentazione del mondo. «L’Età dei Manifesti» (1880-1965), peculiarità dell’epoca “moderna” (poco meno di un secolo dall’Impressionismo al «Brillo box» di Warhol), si caratterizza per un’altra ricerca: non più l’imitazione del mondo, ma l’affermazione di volta in volta di sé come verità del proprio concetto. L’arte contemporanea ci parla con il suo linguaggio muto. Il perché è presto detto: il linguaggio, quel linguaggio delle arti del post-novecento ha dichiarato bancarotta, ed è ontologicamente concluso. Dopo la fine della storia può sorgere soltanto un linguaggio dell’arte che abbia completamente…
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Giorgina Busca Gernetti legge Asfodeli foto di Massimo Bertari
Mirza Asadullah Ghalib affascina il lettore per la freschezza, quasi ingenuità, nel contempo profondità filosofica dei suoi versi, strutturati in distici rimati nel modo illustrato con precisione da Steven Grieco.
I veri poeti della fascinosa India, almeno per le mie scarse conoscenze, hanno questo nucleo ispirativo: il cielo notturno, le stelle, l’alba, la natura, gli uccellini, i fiori, l’amore, la sofferenza dell’uomo e la pazienza nel sopportarla. Mi riferisco anche a Rabindranath Tagore, benché l’epoca, la regione indiana, la lingua, la struttura delle poesie siano diverse da quelle di Mirza Asadullah Ghalib.
Forse è l’anima dell’India che sa creare poeti così grandi.
Mi piace riportare alcuni distici veramente pregevoli (quattro Ghazal e uno Sher):
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“non tutti, solo alcuni apparvero nei fiori e nelle foglie –
chissà i volti…