Archivi del giorno: 22 luglio 2014

LA GENERAZIONE DEGLI ARRABBIATI (Parte II)- Gregory Corso, Ambra Simeone, Bsa, Artin Bassiri Tabrizi, Matteo De Bonis, Valerio Pedini a cura di Ivan Pozzoni con preambolo di Giorgio Linguaglossa

Andy Warhol_Marilyn 1967 serigrafia su carta pezzo unico fuori edzione cm91x91

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«Poetar è dis-umano / poetar è dis-ordine», scrive Artin Bassiri Tabrizi; « La mia penna come / un dildo il cere-bellum», scrive Bsa; «una volta leggendo un poeta contemporaneo, / mi è sembrato di capire che non ci avevo capito niente», scrive Ambra Simeone; «Il poeta, che è per un istante volto di luna, /siede, lungo sentieri limacciosi / e appestati da infernali pozzanghere», scrive Matteo De Bonis; «L’uomo è già distrutto, Dio pur non esistendo si è suicidato», scrive Valerio Pedini.

Mi sembra chiaro che qui siamo di fronte ad una diseconomia valoriale ed estetica. Una generazione che va dai venti ai trent’anni, che ha perduto la propria identità, la generazione che è venuta Dopo il Moderno, e dopo, diciamolo, il fallimento della poesia italiana della Tradizione e della Anti Tradizione, dopo il fallimento della politica degli ultimi trenta quaranta anni, dopo un lunghissimo decennio di strisciante stagnazione e recessione economica dell’Italia. Che altro dire? Che cosa possiamo rimproverare a questi giovani? Io, per rincuorarli, direi che hanno avuto pessimi maestri e che è stata una buona scuola. Non posso dir loro nient’altro. Non gli abbiamo lasciato nulla di duraturo (intendo valore estetico duraturo), nulla che valesse la pena di un impegno; gli abbiamo detto che la poesia è gioco, che si deve occupare dei ritagli e dei detriti, che si deve occupare del proprio corpo, che la poesia è «farsi i fatti propri» come scrive un poeta contemporaneo che va di moda, che la poesia è un atto «irresponsabile», come hanno scritto altri autori, e altre varie corbellerie. Non dobbiamo quindi meravigliarci se questi giovani hanno perduto le coordinate valoriali, politiche ed  estetiche (su quelle etiche non mi pronuncio). Hanno perduto tutto (anzi, gli abbiamo sottratto tutto). Cosa gli è rimasto?. Semplice, le «fondamenta instabili» (titolo di una antologia a cura di Ivan Pozzoni), non gli è rimasto nulla, non credono in nulla, tantomeno alla poesia.

(Giorgio Linguaglossa)

 

Gregory Corso
HO 25 ANNI

Con un amore un delirio per Shelley
Chatterton Rimbaud
e l’affamato guaito della mia gioventù
si è propagato da orecchio a orecchio:
IO ODIO I VECCHI SIGNORPOETI!
Specialmente i vecchi signorpoeti che ritrattano
che consultano altri vecchi signorpoeti
che esprimono la loro gioventù in bisbigli,
dicendo: – Queste cose le ho fatte allora
ma è acqua passata
è acqua passata –
Oh vorrei tranquillizzare i vecchi
dirgli: – Sono vostro amico
ciò che eravate una volta, grazie a me
lo sarete ancora –
Poi di notte nella sicurezza delle loro case
strappare le loro lingue apologetiche –
e rubare le loro poesie.

trad.it. Massimo Bacigalupo
[testo scelto da Ambra Simeone]

Ambra Simeone

Ambra Simeone

 Ambra Simeone copertina Ho qualcosa da dirtiAmbra Simeone
UNA VOLTA LEGGENDO UN POETA CONTEMPORANEO

una volta leggendo un poeta contemporaneo,
mi è sembrato di capire che non ci avevo capito niente,
che quel che aveva scritto lo aveva scritto per non farsi capire,
cercavo sul dizionario le parole difficili, che intanto mi ero incuriosita,
e forse anche un po’ arricchita, avevo imparato parole nuove,
o meglio parole vecchie, parole che non sentivo dirle più a nessuno,
che scritte mi sembravano ancora più antiche, rimaste lì tra le righe,
pensavo a come scriverle anch’io, per far vedere che le sapevo,
per far impazzire chi le leggeva, che poi come me doveva aprire il dizionario,
e anche lui imparava quella nuova parola, e stava lì a decifrare un codice,
come in guerra, che se non capisci il codice sei morto o giù di lì,
ma se anche dopo imparate le parole che non sapevo, io non ci capivo,
che vorrà dire, mi sono chiesta? che sono ignorante? forse,
io ignoro perché il poeta contemporaneo lo aveva fatto, perché, mi chiedevo?
allora a chi vuole leggermi gli dico qualcosa che forse l’ha fatta anche lui,
che forse voleva proprio farla, che forse non ci aveva mai pensato,
che poi dice cavolo ora la faccio proprio, che allora c’ha proprio ragione!
ecco perché ti scrivo un ammasso di parole sentite per strada,
che il mio racconto se te lo senti dentro oppure no, me lo dirai,
chissà, ma almeno lo sappiamo di cosa stiamo parlando.

AMBRA SIMEONE è nata a Gaeta il 28-12-1982 e attualmente vive a Monza. Laureata in Lettere Moderne, ha conseguito la specializzazione in Filologia Moderna con il linguista Giuseppe Antonelli e una tesi sul poeta Stefano Dal Bianco. Collabora con l’Associazione Culturale “deComporre”. La sua prima raccolta di poesie Lingue Cattive esce a gennaio del 2010 per i tipi della Giulio Perrone Editore di Roma. Del 2013 è la raccolta di racconti Come John Fante… prima di addormentarmi per la deComporre Edizioni. La sua ultima raccolta di quasi-poesie esce quest’anno per deComporre Edizioni con il titolo Ho qualcosa da dirti – quasi poesie. È co-curatore de “Il Gustatore – quaderni Neon-Avanguardisti” che hanno ospitato Aldo Nove, Giampiero Neri, Peppe Lanzetta, Giorgio Linguaglossa, Paolo Nori e molti altri. Alcuni suoi testi sono apparsi su riviste letterarie nazionali e internazionali tra le quali l’albanese Kuq e Zi, la belga Il caffè e l’americana Italian Poetry Review e su antologie; le ultime due per Lietocolle a cura di Giampiero Neri e per EditLet a cura di Giorgio Linguaglossa.

 

Bsa

Bsa

Bsa
LA POESIA FA IL POETA, IL POETA FA POESIA

La mia penna come
un dildo il cere-bellum riordina,
placa sconquassando teorie
a spada tratta, niente
vasellina ma con sabbia unge, bagna,
calma la rabbia
delle labbra oro-neurovaginali.
Estro non è creatività bensì
intimo sanguinare, mensile o emorroidale. Il dolore
aiuta pel pensiero astrale. Frullo
ora a freddo il fremente Freud: Arte,
ESSENZA SENZA formal tecnica non
si riduce al solo ES.

Poesia, grazie
per il sublime sublimato
io,
sazio e savio e dissolto
che regali.

Sei un bel gioco
per bambini mai banali.

BSA, Oudeis, Anam sono tre nomi usati dal “poeta”. Classe 1989, mai laureato, ha pubblicato i suoi scritti nella raccolta Viaggi diVersi (Poeti e Poesia), e varie volte con deComporre edizioni, in diverse antologie a cura di Ivan Pozzoni.

 

Artin Bassiri Tabrizi

Artin Bassiri Tabrizi

Artin Bassiri Tabrizi
IN MORTE DEL POETA MAI NATO
a Jacques Derrida

Commensale, commensale !
Dammi da bere
e inizierò a narrare

Amico mio, devi sapere
Che noi poeti d’antico mestiere
– mal celati
mai compresi –
con diversi sotterfugi
l’Animo umano sappiam cangiar!

Acciocché possa capire
quel che io ti sto per dire
prova un po’ a immaginare
a quant’è sconfinato il mare

Troverai, con dispiacere
che c’è poco da tacere!
Ahi, lasso, qual buon vento
mena le vele a piacimento

e cangiarlo non si puote
(non importano le quote)
tentennar è criminale
se di fronte hai un bel crinale

senza fronzoli o anatemi
lo smargiasso di sistemi
cosa può dinanzi a noi?

Che poi vedi, oh commensale
la nostra
ingordigia tutto travolge
non solo al mare
essa si volge

Sterpi danzanti
muri vibranti
chioschi dolenti
volti piangenti.

L’orecchio tende l’agguato
la parola, inerme

Esso
si intinge di lusso
si veste di fango

La simmetria di questo pensiero
non esiste, non può d’altronde
esso è rapace
avvilito da quello che gli si mostra :
teste marce, scuotono meccanicamente
l’assenso, come a dimostrarne l’inconsistenza

Sapresti affermare, con viltà
che questo è movimento?
Che questa è possibilità?
Posso forse immergerti in questo specchio unto?

Posso osare
carpire le forme del tuo volto cieco immerso in una sostanziale uniformità di linguaggio
menomare quegli occhi acuminati
sostenere il tuo respiro?

Posso forse, io
– con cotanta perfidia –
chiederti ora, avvolta nei nembi
di mescere, con me, ignave forme di silenzio
di sostare inerte finché tutto sia brullo?

Poetar è dis-umano
poetar è dis-ordine,

Nel ventre del sonno
che ormai tutto tace
noi siam la fornace
già! quella loquace!

Ma senza proventi
marciscono lenti
quei decadenti
che aman poetar

Vieni, anche te!
a esplorare il sentier
insieme al burlier
e al suo destrier

Unitevi in coro,
amanti dell’oro!
agiremo caparbi
sosterremo gli sguardi

Narcisi violenti
scappate, fetenti!
è il turno dell’ombra
le cui stanche membra
tanto pazienti
finirono algenti
disperse dai venti

Oh, commensale
quanto mai vale
questa sporca realtà?

ARTIN BASSIRI TABRIZI è nato ad Assisi il 1992; frequenta Filosofia all’Università degli studi di Perugia e anche il conservatorio F. Morlacchi della stessa città, come studente di pianoforte. Attualmente svolge studi all’Université Paris Pantheon-Sorbonne; a breve si iscriverà all’Università Statale di Milano per la specialistica. È uscito nell’antologia Umane transumanze (deComporre Edizioni).

 

Matteo De Bonis

Matteo De Bonis

Matteo De Bonis
IL POETA

Il poeta, che è per un istante volto di luna,
siede, lungo sentieri limacciosi
e appestati da infernali pozzanghere, su una selce
solitaria.

La sua mente è rivolta verso l’incandescente
forma d’una poesia-conchiglia;
in essa giocherà
un’eco del mare invisibile.

MATTEO DE BONIS è nato a Cosenza il 27 Giugno 1991; è laureando in Filosofia e Storia presso l’Università della Calabria. Nel 2008 ha partecipato al premio letterario ‘Federica Monteleone’ nella sezione dedicata alla narrativa, figurando tra i vincitori. Nel 2011 ha partecipato e vinto la selezione regionale delle Olimpiadi di filosofia. Ha collaborato con numerose riviste on-line di cultura e filosofia. Attualmente s’occupa di tematiche quali i rapporti tra poesia e ontologia e la riabilitazione del sapere estetico. È uscito nell’antologia Fondamenta instabili (deComporre Edizioni).

 

valerio gaio pedini

valerio gaio pedini

 valerio pediniValerio Pedini
POIESIS ET NATURAE: NIETZSCHE E CAPRONI S’INSULTANO, MENTRE BUKOWSKI RIDE- ED IO EVAPORO

“Dio è morto”, inizia così la triste- ma forse non così tanto vicenda
Del litigio dogmatico dei poeti dei mondi- fanculo se l’uno ispirò l’altro-
Fanculo se tutti ispirarono me-nessuno ispira nessuno, perché noi siamo destinati a scioglierci
E la Poesia allora domina nel nostro decadimento- la salvezza del Tutto, in un brodo assiomatico
Di niente-nienti-perdenti-dente
Che macella
Tutto in-giustamente
“Dio si è suicidato”- fa niente che non sia mai esisto, ma si è suicidato!
“Dio è superato”- la Natura domina- il vero Dio lo respiriamo
Dio è pietra che saremo- pietra che già siamo
Una pietra è magmatica e la si può salire, guardando in basso
Dobbiamo scoprire noi
Dobbiamo scoprire il sé, l’io, il noi, ogni pronome personale soggetto è superato, troppo smidollato
Insulto smidollato, vivi secondo natura, conosci i tuoi limiti e la tua saggezza e la tua non saggezza, ignora questa vacua tua poesia-non sarai capace a descrivere la rosa, perché dialogherai solo con te stesso-questa è la tua vacua poesia!
Pregna, pregna dell’umana impotenza
“L’uomo va superato”
L’uomo è già distrutto, Dio pur non esistendo si è suicidato

Ah ah ah,
i coglioni se la litigano,
mentre io mi faccio una sega,
oh, che la poesia sia la natura mi ci gioco le palle
ma mi ci gioco le palle che il miglior modo per descriverla
è descrivere me stesso, snaturalizzandomi un po’
ed è pur vero che i gatti fanno le fusa
mentre si lavano colla lingua,
mentre le puttane vengono stuprate,
mentre la politica rimane sempre uno spreco di tempo,
mentre io mi scolo un po’ del mio sangue,
guastandomi il mio pancreas
in questa morte naturale
non vi è inizio alla poesia, né morte, un arbitrario passatempo per scrivere cazzate,
questa è la filiera della decadenza poetica,
una fiera di hot dog e patatine unte bisunte- patatine, che, a differenza del mio culo, fanno cagare

Dio-tanto è il vostro, non me ne frega un cazzo, mi preoccuperei se fosse il mio- voi credete che io sia pazzo?
Voi credete che sia un porco frustrato che non ha alcunché da fare per vivere in modo sano?
Diamine, mi avete sgretolato tutto, ora umana spezie, della poesia ignoranti, io sgretolo voi- ed evaporo
Alla mia Natura! Continua a leggere

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