Intervista al poeta ceco Ladislav Fanta (1966) a cura di Antonio Parente, Topazi e giovinezza, Composizioni in cornice di Lucio Mayoor Tosi, “linguaggio di immagini concrete, materiali, senza alcuna censura, senza stilizzazione, artificialità di stile, laconicità e antiletterarità, l’impressione di piante secche, stantie tirate fuori da un vecchio erbario, Il tempo dei manifesti, delle raccolte di firme, di sfide e dichiarazioni aperte attraverso le quali i surrealisti si pronunciavano sui problemi del tempo, devono a mio parere registrare un cambiamento di prospettiva”

Foto Kikenli Incir

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Ladislav Fanta nasce a Uherské Hradiště nel 1966. Completata la scuola elettrotecnica, lavora come giornalista e operaio. Importanti per la sua formazione furono gli incontri con gli artisti Jaromír Čechura, Hynek Šnajdar, Leonidas Kryvošej e con i surrealisti Jiří Koubek, Pavel Řezníček e Milan Nápravník. A cavallo degli anni 1980 e 1990 prese parte alle attività del gruppo informale di giovani artisti e scrittori attivi nella città di Šternberk, accomunati oltre che dalle percezioni ed espressioni legate alle tendenze mondiali, anche dalla necessità di ricollegarsi agli impulsi del movimento surrealista. Questa generazione di autori nati tra il 1964 e il 1966 rifiutò di accettare in bianco la democrazia esteriore e commerciale, che iniziava allora a far sentire la sua rumorosa presenza in Cecoslovacchia. La coulisse del paesaggio di una piccola città e i banali “utensili” della vita locale, così come gli originali personaggi che la popolano, saranno per lui fonte di ispirazione anche in seguito, in testi che inventariano il passare irreversibile del tempo. Insieme allo scrittore e poeta surrealista Pavel Řezníček prese parte alla pubblicazione degli almanacchi inediti del più antico samizdat ceco, Doutník (Sigaro), presentando una stretta cerchia di autori (K. Šebek, E. Válková ed altri). Sempre con Pavel Řezníček, è anche autore di una raccolta di prosa grottesca, Miss Mléko a jiné burlesky (Miss Latte e altri burlesque), scritta utilizzando il metodo della corrispondenza.
Il suo interesse per la storia moderna e più recente, unito a quello per la psiche umana, lo capitalizza in una vasta ricerca teorica, che si tradurrà in una serie di analisi storico-sociali, in pubblicazione. È anche coautore, insieme a Jiří Koubek, del libro intervista Ne Deník: k 70. výročí založení Skupiny surrealistů v ČSR (Non Diario: per il 70° anniversario del Gruppo surrealista cecoslovacco), sulla crisi del surrealismo e sulle sue prospettive dopo il 1989. È anche curatore delle opere inedite di Milan Nápravník, raccolte, per il momento, in un primo volume intitolato Prokletá slast a jiné eseje (Piacere maledetto e altri saggi, 2019)
(Estratto del servizio pubblicato su Poesia, n. 314, 2016.)

Lucio Mayoor Tosi frammenti blu e celeste 2021

Ladislav Fanta

Topazi e giovinezza

La rada luce del sole penetra tra i cespugli
in centro: una scatoletta arrugginita ai piedi di mura fatiscenti
l’entrata dei campi da tennis
il vuoto glabro delle piste di rosticcio
raffiche di vento che sollevano tra l’erba pezzetti di carta bruciacchiata

né profeti
né forme verbali future
ma velocisti neri leggermente clini in avanti
in corsa per dire addio alle cose ormai inutili

correre e respirare l’odore delle stanze vuote
dove tutto rimane com’era
l’autunno solare delle ardesie piritiche
come se dipingesse queste giornate
di un incredibile calore che ricorda l’estate
movenze di palmi
inviate attraverso il vecchio sacchetto di plastica sfondato
da qualche parte in lontananza
nel grembo degli automatismi psicomotori
piantato nel tessuto spugnoso di via Cejl
come un proiettile caldo di Abu-Jamal

mentre uno parla e l’altro ascolta
è ancora una ferita viva e senza cicatrici
attorcigliare i bozzoli della corteccia grigiastra
e infilarli in tasca
le gabbie d’ascensore che salgono ad altezze vertiginose
sopra una strada che si ricopre appena di uno strato opaco di ossidi
non importa dove vai
il sole scalda l’aria fresca del mattino
ombre nel legno dei banconi dei bar negli specchi grigio-verdi delle pozzanghere e della cenere
il luccichio occasionale di una scatoletta di grasso artificiale ricoperta di secrezioni sempre più dure
riflette il cielo sconosciuto e desolato dei giorni futuri

ricordo le cerimonie del tè di Vlado Dančiak
chanoyu con sacchetti di LIPTON tirati sopra la superficie marroncina nell’esatto secondo
tutte quelle odi di ore e ore sulla bravura del reporter Martin Gregor Papucsek
registrate su un vecchio Walkman tenuto insieme dalla garza
che avvicini al mio orecchio
Pan Ram dove il cespuglio del tè cresce dalle ossa dei lavoratori
ricordo il “Dančiak Tea Comp.”
una scatolina nera che celebra la gloria del leggendario Beg ungherese Candragupta Vikramaditya
nella sua memoria a transistor grandi aree di pelle cupamente bluastra sospese
sigarette torte e la ricerca ostinata di infiammare accendino
il gigante di due metri di Žilina con i denti del colore degli infusi di tè forte in vasi di porcellana
̶ dal giallo pallido al nero

l’aria pura il ferro incontaminato della parola
dove la ruggine come macchie di caffè fa cadere scintille dai buchi
intorno agli edifici di torri di rocce tetti e buchi
quando la pioggia lontana copre gli aghi diradati e arrugginiti
la barba di cannella di madre natura
con l’aroma del caffè mattutino servito dalle cavità degli alberi
nel letto asciutto del fiume il sussurro insistente delle foglie
i fruscii variamente sparsi
ottoni ciondolanti indirettamente
per la superficie disabitata della terra

People loved John Coltrane
l’universo cosmico…
piega il vento freddo e costante
sa che sto arrivando e sempre una tale
nostalgia colossale
erbe d’Africa dove stelo dopo stelo scivola dolcemente nell’altro
ancora una volta il fruscio setoso dei pennelli
spezia l’umore quando la stagione delle piogge si allunga
la griglia nera arrugginita del giardino come quelle usate dai druidi per i loro garden-party
torreggia abbandonata nel mezzo di un container con il suo coperchio a tapparella
e con l’untuosità migrante del grasso e del carbone di legna
ora qualcuno spegne rapido nel posacenere la sigaretta fumata a metà e rimuove i rami sporgenti
tra i tagli della draga con un’enorme quantità di humus dove ogni tanto spigola il vento
un barbone
è già quasi impossibile sentire il polso
siamo di fretta per incontrare qualcuno
ma ciò che può essere dato deve essere dato
l’oceano tetro della natura lo sbatacchia ancora un paio di volte
ma poi è già intento a raggiungere la sua destinazione

lo stormo di storni e il raduno di migliaia di rondini alle pompe
di calore di scarto industriale
il solfito tiepido ti spiana le rughe
Pharoah Sanders
che muggisce come una mucca macellata al mattatoio.
le pantere nere di Bratislava.
L’Atomic Peace dura ancora
E la Atomic war nelle strade quando le percorri legame di particelle di un gioco d’azzardo
Pharoah
il sesso impollinato a mano come un’orchidea
Pharoah Pharoah
il gel rinfrescante del nevischio autunnale
inviti educati su cartelli di latta che chiedono di non entrare
a chi non ha bisogno di niente

il padiglione Anthropos di Pisáry è invaso dalla flora terziaria
il vento nella piscina abbandonata da tempo fa turbinare le carte e le foglie cadute
le lampade di sale dell’Himalaya
si sciolgono trasformandosi in pozze
d’un tratto sta arrivando e tu sei ancora qui
alla deriva con i volantini della pubblicità
con l’autunno indorato e abbagliante come una porta metallica spaccata in due
la luce che cade di lato trasforma gli ultimi resti della trappola a colla per le mosche
in un barlume che continua a diffondersi
e le increspature della luce nel segnale ottico
del bocchino mellifero
di John C.
un tavolino da campeggio e su di esso l’edam affettato sul foglio di giornale aperto
in una fattoria per disintossicarsi
il sole riscalda l’aria fresca del mattino
il pianeta con la sua regolazione equitermica
un fiume pieno di pellicce di volpe bianca
l’odore di una sigaretta il cui fumo un attimo prima di salpare via per sempre
sta per inviare un cablogramma

Solo di rado si spade il lontano fragore dei ramponi
penetra il sottile muro di carta da parati
la malinconia ciò che ne rimane: le macchie di sostanze tossiche
i mercoledì di swing a Židenice
il gravare indescrivibile del Great Glacier
i pezzi di ferro le funi sollevate e le gru mobili
il pianeta – quella vecchia scatoletta di sardine rivestita di miti
l’odore salato del mare che si trascina dietro una moto in corsa
funi e gru
una motocicletta che raggiunge il persistente odore salato del mare

(Brno, 2000 cca)

Lucio Mayoor Tosi frammento variegato 2021

Lucio Mayoor Tosi, Composition 2021

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Ladislav Fanta

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Intervista a Ladislav Fanta

Il surrealismo, che cosa significa per lei e come ci è arrivato.

Per la seconda volta ho ritrovato questo linguaggio di immagini concrete, materiali, senza alcuna censura, senza stilizzazione, artificialità di stile, laconicità e antiletterarità in alcuni rappresentanti del surrealismo ceco, vale a dire Karl Šebek e Vratislav Effenberger. Anche per loro si tratta di un linguaggio carico della forza distruttiva, eruttiva dell’umorismo, la somma delle idee del mondo per così dire stabilite, generalmente accettate, o meglio, dei pregiudizi accumulati finora dalla storia. Questa predilezione per un certo metodo di apprendimento e di interpretazione del mondo, molto più tardi mi portò ai primi, timidi tentativi di “realizzarmi con la letteratura.” La lettura divenne ricerca e l’esplorazione un lungo viaggio verso l’ignoto, verso il mistero della realtà. Ma ancora non potevo saperlo. Il ritorno circolare in me stesso, allo stato originale delle cose, quasi al bozzolo dell’infanzia … La prima spinta decisiva ad una rivelazione della realtà, senza dubbio la devo al surrealismo.

Il surrealismo è un’arte?

Per come sfuma i confini tra le discipline, e ne assorbe una serie di temi, non è riducibile alla nozione di arte. Va notato che per il surrealismo rimane di vitale importanza l’aspetto etico. Come condizione e come sfida costante, presente che determina la sua vitalità. È l’elemento che è in grado di risuonare emotivamente oggi come ieri. A differenza delle cosiddette “funzioni critiche dell’irrazionalità concreta”, che opera nel mondo della cultura fantasmagorica, paralizzante, anempatica e globalizzata come un anacronismo, l’impressione di piante secche, stantie tirate fuori da un vecchio erbario. Proprio l’accento morale significa sempre e di nuovo introduzione, in contrasto con i mezzi artistici stereotipici e formalmente arcaici. Una volta che alla critica incartapecorita si associa il successo commerciale di artisti che usano “il surrealismo” come marchio di fabbrica (o “logo aziendale”), non appena nel capitalismo di mercato questo marchio è accettato e adottato come una curiosità interessante ma innocua, ci troviamo già lontani dai postulati originali del Movimento.

Qual è il rapporto tra  la poesia surrealista e la realtà sociale?

Attraverso il flusso sommerso della vita quotidiana, i movimenti nascosti del linguaggio e delle azioni umane registrano e riportano più di quanto possano fare le profonde considerazioni sociologiche. Da questo punto di vista, spesso sono in grado di “vedere oltre la punta del proprio naso”, vale a dire prevedere la natura generale del futuro prossimo o remoto. Questa qualità, la capacità di raggiungere uno stato intuitivo, che precede la realizzazione effettiva, è direttamente dipendente dal livello di consapevolezza e concentrazione. Come non si può certo contestare il potere predittivo di tutta una serie di idee surrealiste, in particolare nel settore delle scoperte della scienza contemporanea, così ci si può appellare non da ultimo al potere oracolare della parola poetica, la poesia. Di quelle scritte in lingua ceca, vorrei citare in particolare la vasta composizione poetica di Effenberger “Il fantasma della Terza Guerra” del 1957, e quindi anche la prosa contemplativa di Milan Nápravník “Deserte visioni”, pubblicata nel 2001.

Come vedi il surrealismo oggi?

Sono convinto che l’idea surrealista, in risposta allo stato inumano della società, a lungo andare tenda all’introversione. Il tempo dei manifesti, delle raccolte di firme, di sfide e dichiarazioni aperte attraverso le quali i surrealisti si pronunciavano sui problemi del tempo, devono a mio parere registrare un cambiamento di prospettiva. Questa volta, si tratta della ricerca del senso degli avvenimenti, la possibilità di trasformare le condizioni della vita umana, altrove che sul terreno dello spazio pubblico, sempre più inondato da stupidità e volgarità, al di fuori della macchina sociale, che ormai gira a vuoto. Si potrebbe obiettare che allontanarsi dall’orientamento critico del presente confina con la rassegnazione. Da outsider a margine degli avvenimenti non sento il bisogno di imporre nulla a nessuno. Ma trasportare vecchi atteggiamenti e motivazioni nella situazione attuale, totalmente diversa, per il momento assomiglia sempre più a una parodia di se stessa.

20 commenti

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20 risposte a “Intervista al poeta ceco Ladislav Fanta (1966) a cura di Antonio Parente, Topazi e giovinezza, Composizioni in cornice di Lucio Mayoor Tosi, “linguaggio di immagini concrete, materiali, senza alcuna censura, senza stilizzazione, artificialità di stile, laconicità e antiletterarità, l’impressione di piante secche, stantie tirate fuori da un vecchio erbario, Il tempo dei manifesti, delle raccolte di firme, di sfide e dichiarazioni aperte attraverso le quali i surrealisti si pronunciavano sui problemi del tempo, devono a mio parere registrare un cambiamento di prospettiva”

  1. Così termina Ladislav Fanta il suo poemetto:

    il sole riscalda l’aria fresca del mattino
    il pianeta con la sua regolazione equitermica
    un fiume pieno di pellicce di volpe bianca
    l’odore di una sigaretta il cui fumo un attimo prima di salpare via per sempre
    sta per inviare un cablogramma

    Solo di rado si spade il lontano fragore dei ramponi
    penetra il sottile muro di carta da parati
    la malinconia ciò che ne rimane: le macchie di sostanze tossiche
    i mercoledì di swing a Židenice
    il gravare indescrivibile del Great Glacier
    i pezzi di ferro le funi sollevate e le gru mobili
    il pianeta – quella vecchia scatoletta di sardine rivestita di miti
    l’odore salato del mare che si trascina dietro una moto in corsa
    funi e gru
    una motocicletta che raggiunge il persistente odore salato del mare

    Qui non c’è un tema e neanche dei temi, non c’è un filo che tenga insieme le digressioni e le diversificazioni, c’è una visione dall’alto e dal di dentro, una visione insieme aerea e interna alle cose; non c’è neanche nessuna idea di che cosa debba essere la «poesia», tanto meno c’è l’idea di un linguaggio, che la poesia sia fatta di linguaggi e di polinomi frastici manipolabili; e in effetti la poesia non è fatta di linguaggi né di polinomi frastici ma di «cose», disparate, diversissime ma tutte ben reali, identificate e identificabili mediante delle carte di identità ben fasulle eppure verosimili. La composizione (è meglio chiamarla così piuttosto che chiamarla poesia), è un ininterrotto approssimarsi alle «cose» con la piena libertà di non volerle mai racchiudere dentro una gabbia concettuale o linguistica per seguire la via metonimica di approssimazione alle cose, una approssimazione che non può mai finire, e infatti la composizione non finisce, potrebbe non finire mai in quanto non c’è un limite interno delle cose ma solo un limite esterno che dipende dai punti di vista con cui le guardiamo. C’è ancora, ben identificato e identificabile, un punto di vista panoramico (anche se non panottico) che guarda alle cose non da un punto ma da una linea volubile e volatile che ci consente di vedere le cose in modo nuovo e imprevisto, le cose ci sono, e tanto basta, le cose vanno suggerite ma non racchiuse dentro la nominazione come se essa fosse una gabbia o una armatura, perché le parole non esauriscono (né mai lo potrebbero) le cose, semmai le suggeriscono, le indicano ammiccando.
    C’è, è ben visibile, questo problema: che le «cose» non corrispondono più alle parole, che tendono a liberarsi delle parole, che le parole sono insufficienti e carenti. Ma questo è un problema che la poesia non può risolvere in quanto problema macro storico, che però la poesia può indicare…

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  2. Il New York Times ha una sezione dedicata a raccontare scelte e funzionamenti del giornale – si chiama Insider – che questa settimana ha pubblicato una sommaria indagine sui fattori che rendono un articolo del giornale “virale” e lo fanno essere molto condiviso: il risultato delle riflessioni in questione non è particolarmente illuminante (vanno forte gli articoli che generano emozioni nei lettori, o che permettono di rafforzare la propria presenza e le proprie relazioni sociali) ma salta agli occhi l’insistenza con cui l’articolo ripete che il numero delle condivisioni sarebbe un dato su cui al giornale c’è sì curiosità e interesse, ma che non guida le scelte su cosa pubblicare.
    L’insistenza si deve al fatto che la seconda scelta – “dare ai lettori ciò che vogliono” –

    Anche nella poesia e nel romanzo si segue la medesima logica: fare business, pubblicare le opere che consentano di fare business, e così aumentare il numero degli acquirenti, questa strategia di marketing viene applicata consapevolmente anche alla editoria e gli autori vi si adeguano e competono tra di loro per adeguarvisi. Vale il motto: “dare ai lettori ciò che vogliono”.

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  3. Ricevo alla mia email e pubblico:

    digita@laterzavia.org

    06:03 (4 ore fa) Gentile professionista,

    spero che questo foglio sia tra quelli che non si è sentito di cestinare.
    Ospitare prestigiosi intellettuali muta profondamente il destino web: restituisce quell’esperienza di significato che riporta in primo piano la cultura.
    L’auspicio è di godere della Sua partecipazione al dialogo tra il giornalista Armando Torno, del Sole24Ore, e l’editor storico Sergio Malavasi, venerdì 1° aprile c.a., alle ore 18, sulla nostra piattaforma globale La Terza Via, in diretta streaming, digitando:

    https://www.laterzavia.org/conference/i-dialoghi-di-armando-torno/79.html

    L’intento – e l’augurio – è che Lei possa seguirci.
    Per porre domande o commenti potrà scrivere a: digita@laterzavia.org

    Lieta di una Sua adesione, Le porgo i più sentiti saluti,

    Dott.ssa Patrizia Trimboli
    Il Centro Culturale La Terza Via
    https://www.laterzavia.org/
    https://www.facebook.com/laterzavia1/

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  4. Gabriella Pizzala

    Per l’ennesima volta vi chiedo di CANCELLARE IL MIO INDIRIZZO MAIL DALLA MAILING LIST

    Inviato da iPhone

    >

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  6. Mariella Bettarini

    Caro amico Giorgio,

    grazie sempre di questi preziosi, ottimi invii! Mille auguri e i miei più vivi complimenti, con un saluto caro da

    Mariella B.

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  7. milaure colasson

    Viviamo nell’età del trauma, prima la pandemia del Covid e adesso la guerra in Ucraina tratteggiano e tratteggeranno sempre di più la psiche dei contemporanei. E questo evento non può non avere influssi anche sulla poesia del presente e del prossimo futuro che assumerà sempre di più i lineamenti interrotti del trauma e della incomunicabilità. Ma la poesia europea più acuta lo aveva già avvertito, la poesia di Ladislav Fanta ne è un esempio.
    La poesia di Ladislav Fanta si svolge tutta sulla catena metonimica, è del 2000, quindi, il poeta ceco ci ha preceduti di 22 anni, il che non è un dettaglio trascurabile. Ciò che nelle isoglosse di Praga corrisponde al secondo o terzo periodo del surrealismo praghese, qui da noi, nelle isoglosse di Roma e italiana, grosso modo, corrisponde alla NOe e alla poetry kitchen. Il ritardo italiano è tutto inscritto nella storia del nostro Paese, ma a volte un ritardo storico può comportare un avanzamento in sede di poetica e di poiesis, quindi esso non è del tutto un fattore negativo. La poesia di Ladislav Fanta (resa in italiano in modo magistrale da Antonio Parente) ci consegna un poeta europeo. Oggi i conti si fanno sullo scacchiere europeo, si è chiusa la lunghissima stagione della poesia autoctona e autarchica del novecento italiano, e sarebbe anche ora di finirla con le proposte autoconsolatorie delle scuole regionali o provinciali, la poesia la si fa sulla scala europea o non la si fa affatto. Una poesia «imbottita di nulla» come quella della NOe non spunta fuori a caso, come questa di Linguaglossa di prossima pubboicazione con il titolo: Distretto n. 18

    Distretto n. 71/A

    Un pensiero impresentabile si presentò all’angolo di via Gaspare Gozzi
    con via Pietro Giordani dove stazionava il Linguaglossa

    «Kovalëv si sveglia un mattino e scopre di non avere più il naso. Si getta una sciarpa sulla faccia, esce, e vede il proprio naso, in divisa, che sale su una carrozza…
    – che bello esordisce il Signor K. – adesso posso cogliere i mirtilli nel bosco
    posso cadere in verticale
    proprio come una poesia che si scrive in verticale
    e si legge in orizzontale»

    «Il discorso illocutorio, imbottito di nulla, punta sulla roulette russa della parola, sulla sua funzione inaugurale», replicò il Linguaglossa

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  8. https://tecnologia.libero.it/esiste-anti-universo-indietro-nel-tempo-55004
    Esiste un anti-universo che scorre indietro nel tempo: la rivelazione
    Dal Big Bang potrebbero essere nati due mondi paralleli: il “gemello” rovesciato del nostro Universo potrebbe finalmente spiegare la materia oscura
    Un anti-universo “gemello” potrebbe fornire una nuova ipotesi per la formazione del cosmo e spiegare finalmente l’origine della materia oscura.

    La nuova teoria è in attesa di pubblicazione sulla rivista Annals of Physics, ed è di quelle rivoluzionarie: se confermata, potrebbe cambiare l’intera immagine che abbiamo dell’Universo e delle leggi che lo governano, a partire dal grande mistero che circonda la materia oscura, quella grande parte del cosmo che ancora non conosciamo.

    La simmetria dei mondi e la materia oscura
    Esistono delle simmetrie fondamentali in natura. Sin dagli anni Cinquanta sappiamo che Carica, Parità e Tempo sono perfettamente speculari: se si inverte la carica di una particella, se si rovesciano le coordinate spaziali, o se si fa scorrere il tempo all’indietro, le interazioni che si ottengono sono identiche a quelle di partenza, ma di segno opposto. In pratica immagini identiche, ma speculari, di due mondi gemelli.
    Tale simmetria, che si chiama CPT, viene generalmente applicata solo alle interazioni tra le forze che sostengono il mondo per come lo conosciamo. Ma cosa succederebbe applicando la simmetria CPT all’intero esistente? Il nuovo studio prende in esame questa possibilità.

    Le teorie maggiormente accettate sull’origine dell’Universo, e sulle leggi che lo governano, violano apertamente la simmetria CPT: se il cosmo è nato con il Big Bang e si sta espandendo a una velocità in continua accelerazione, allora deve esistere un altro Universo – prima del Big Bang – simmetrico a questo.

    Secondo lo studio di Boyle, Finn e Turok, l’Universo prima del Big Bang è la copia speculare del cosmo, governato dalle stesse identiche leggi fisiche ma con carica, spazio e tempo invertiti.
    In questo mondo parallelo il tempo scorre all’indietro, le cariche delle particelle sono invertite e lo spazio fisico è una sorta di specchio di quello che conosciamo.
    Come si legge nell’abstract della ricerca, il punto di partenza è “l’idea che l’Universo prima del Big Bang sia il riflesso CPT dell’Universo dopo il Big Bang”: in tal modo, non violerebbe spontaneamente la simmetria CPT, come accennato sopra.
    Ma non solo: se esistesse un Universo gemello del nostro, la materia oscura non sarebbe più un mistero, e le teorie sulla formazione del cosmo andrebbero riviste completamente.

    Un anti-universo “gemello” del nostro

    La presenza di un anti-universo che “si bilancia” con il nostro può spiegare l’esistenza della materia oscura: se esiste questo mondo gemello in cui le cariche delle particelle sono opposte a quelle note, allora la materia oscura potrebbe essere semplicemente lo “specchio” CPT di quella ordinaria, e “provenire” dall’anti-Universo.
    Se infatti esiste un doppio speculare del nostro spazio, allora tutte le particelle conosciute devono avere un proprio doppio a carica invertita, e quindi la popolazione di neutrini al di qua del Big Bang deve essere molto più varia di quanto ne sappiamo.
    In breve, esisterebbero diversi tipi di neutrini ancora sconosciuti, invisibili agli esperimenti, ma rilevabili grazie alle interazioni gravitazionali col resto dell’esistente. Che, a ben vedere, è anche una delle tante definizioni della materia oscura.
    L’ipotesi di un mondo gemello potrebbe spiegare l’esistenza della materia oscura ma porterebbe anche a rivedere la teoria dell’inflazione: un cosmo che rispetti le leggi di simmetria di cui sopra, si legge nel paper, “si espande naturalmente riempiendosi di particelle, senza bisogno della teoria di espansione nota come inflazione”. “L’Universo prima del Big Bang e quello dopo” prosegue lo studio “possono essere visti come una coppia Universo/Anti-Universo” emersa direttamente dal Big Bang.

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  9. Leggere la poesia di Ladislav Fanta qui pubblicata equivale a camminare in una discarica di una città post-industriale che conserva la disperazione e le macerie delle epoche precedenti. Le immagini vengono descritte con precisione, ma allo stesso tempo rese anonime per farle finire nel mucchio. Si tratta di una poesia di grande impatto emotivo che sto leggendo e rileggendo , ogni volta ne ricavo l’impressione di essere in una sala cinematografica. Da mettere in cornice, infine, l’intervista sul surrealismo , l’impossibilità, tra l’altro, di ripetere identiche modalità in situazioni diverse, per non rischiare la parodia, dice il poeta.

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  10. milaure colasson

    dedicato a Ladislav Fanta

    Un dinosaure radioactif de la Mongolie
    s’allonge sur une chaise longue Louis Philippe

    Une nébuleuse entièrement cabossée
    transperce un regard divergent à un croisement

    *

    Un dinosauro radioattivo della Mongolia
    s’allunga su una sedia sdraio Luigi Filippo

    Una nebulosa interamente ammaccata
    trafigge uno sguardo divergente ad un incrocio

    *

    Monsieur Devos dit à Zazie dans le Métro
    “Mon pied droit est jaloux de mon pied gauche
    quand l’un avance l’autre veut le dépasser
    Et moi come un imbécile
    je marche”

    *

    Il Signor Devos dice a Zazie dans le Métro
    “Il mio piede destro è geloso del mio piede sinistro
    quando l’uno avanza l’altro vuole superarlo
    Ed io come un imbecille
    cammino”

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  11. milaure colasson

    cara Tiziana Antonilli,

    è vero quello che tu dici, la composizione di Ladislav Fanta vuole cogliere una parte di universo a partire da una telecamera portata a spalla che muove il campo lungo mirando alla profondità. E infatti si aprono di continuo nuovi scenari. Ladislav Fanta si consegna, punta tutto alle possibilità del discorso poetico di cogliere il campo lungo e largo, le cose che si susseguono una dopo l’altra, una accanto all’altra, però le cose non cancellano le altre cose ma si situano l’una in posizione di adiacenza rispetto alle altre, le cose sono tutte adiacenti e prospicenti, aggettano su altre cose, infatti le cose non sono più i luoghi di una esperienza epifanica (come nella poesia simbolista) proprio perché esse si danno soltanto come momento percettivo, retinico, soltanto segnico, le immagini delle cose si fermano sulla retina e vengono sostituite da altre immagini in un continuum ininterrotto. È questo il segreto del fare poesia di Ladislav Fanta.

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  12. Pane al pane, vino al vino? Debiti ancora a credito? Tu scherzi Mario ma così è.

    La controparte alla storia della Madre Imperiale è solo carta straccia. Spasibo. Tu tu tu tu tu tu tu tu.

    Grazie OMBRA

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  13. https://wordpress.com/comment/lombradelleparole.wordpress.com/77332
    Silvana Baroni, da Per amor di dubbio, puntoacapo, 2022

    Gli aforismi di Silvana Baroni ci dicono che oggi abbiamo bisogno di intelligenza perché la verità ha le diottrie di chi la guarda, in un mondo di manipolazione programmata della verità dei fatti, in cui si cambia il nome ai fatti, anzi, si capovolge la verità dei fatti è indispensabile mettere in ordine le parole, ottimizzare le parole, renderle precise, inequivocabili, responsabili. Una volta, dieci anni fa, un letterato ha scritto che la poesia deve essere irresponsabile. Ricordo che sono rimasto sbigottito. Oggi non c’è più tempo, non abbiamo più tempo per giocare con le parole e con i significati, le parole rischiano di dimenticare altre parole, di tradirle… quando si sovvertono le parole anche i fatti se ne vanno a ramengo. Quindi, questi aforismi sono un esercizio salutare per l’intelligenza delle parole.
    Un saluto cordiale a Silvana Baroni per questa sua testimonianza in aforismi.

    La lotta di classe inizia già all’asilo.

    Il linguaggio specialistico è il vallo di cinta d’ogni potere arroccato.

    Anche a nascer calice, si finisce nella campana di vetro.

    la verità ha le stesse diottrie di chi le guarda.

    La vita è una strana staffetta: giorni che corrono senza passarsi il testimone.

    Chi s’affida alla logica, chi ai fondi di caffè.

    Il consumismo ci trasforma da beati in beoti.

    Ogni religione tende a scagionare Dio.

    Molti scrivono per espellere tossine.

    S’è ferro lo vedi dalla ruggine.

    Le idee più originali sono furti senza saperlo.

    Viveva a giorni alterni per farla breve.

    Non c’era nessun futuro anteriore in quel suo infinito passato remoto.

    Ci sono anime gemelle e anime doppioni

    C’è chi vive la vita e chi la frequenta.

    Nei libri, o trovi pagine di scrittori, o scrittori di pagine.

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    • vincenzo petronelli

      Grazie Giorgio per averci sottoposto gli aforismi di Silvana Baroni, che onestamente non conoscevo. RItengo che l’aforisma contenga una grande potenzialità dissacrante e sovvertente l’ordine costituito della letteratura contemplativa ed autoreferenziale.
      Trovo davvero interessante questa segnalazione.
      Un abbraccio.

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  14. Mauro Pierno

    E’ per non essere parodia di noi stessi che la poesia NOe ha complicato la moltiplicazione dei tempi e dello spazio nelle sue composizioni o compostaggi. La differenza sta nella percorribilità della storia, l’esperienza differente che ognuno di noi pone nella riscrittura. La poesia è essenzialmente riscrittura equidistante e oltraggio al presente. Questo ci contraddistingue. “almeno fino a ieri c’era”

    LADISLAV FANTA
    “mentre uno parla e l’altro ascolta
    è ancora una ferita viva e senza cicatrici
    attorcigliare i bozzoli della corteccia grigiastra
    e infilarli in tasca
    le gabbie d’ascensore che salgono ad altezze vertiginose
    sopra una strada che si ricopre appena di uno strato opaco di ossidi
    non importa dove vai
    il sole scalda l’aria fresca del mattino
    ombre nel legno dei banconi dei bar negli specchi grigio-verdi delle pozzanghere e della cenere
    il luccichio occasionale di una scatoletta di grasso artificiale ricoperta di secrezioni sempre più dure
    riflette il cielo sconosciuto e desolato dei giorni futuri”

    MARIE LAURE COLASSON
    “Un dinosaure radioactif de la Mongolie
    s’allonge sur une chaise longue Louis Philippe

    Une nébuleuse entièrement cabossée
    transperce un regard divergent à un croisemen”


    GRAZIE OMBRA

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  15. Tiziana Antonilli

    Concordo pienamente con te, Marie Laure, anche per questo ho parlato di discarica. Molto belli i tuoi versi dedicati a Fanta.

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  16. Ha scritto Francesco Cataluccio in un commento del 18 marzo:

    «La Russia è europea, ma non occidentale. Il Giappone è occidentale, ma non europeo. “Occidentale” significa stato di diritto, democrazia, proprietà privata, mercati aperti, rispetto per l’individuo, diversità, pluralismo di opinioni, e tutte le altre libertà di cui godiamo, che a volte diamo per scontate. A volte dimentichiamo da dove vengono. Ma l’Occidente è questo.

    Ha scritto Lucio Tosi il 18 marzo 2022:

    «Ma a volte non si capisce, specie nella poesia kitchen, dove si voglia andare a parare. La causa di uno scontento, la traccia di un’aspirazione, la costante di un sentimento, mai esplicitati razionalmente (l’aura o l’ologramma di una poesia è spesso ignota all’autore), sono misteriose risultanti.»

    Vincenzo Petronelli ha scritto il 30 marzo 2021:

    «La poetica Noe denuncia esattamente questo vuoto di significato, che ormai contrassegna il lessico tradizionale e quindi la produzione letteraria e poetica che da essa discende, perché non rappresenta più il reale ed il reale stesso, peraltro è sfaccettato, frantumato in diverse direzioni, indirizzato verso nuovi paradigmi, non più riconducibili al dominio dell”IO”. Il reale è esattamente nella stessa situazione di frantumazione che abbiamo analizzato per i simboli religioni, per mancanza di una rappresentazione simbolica.
    E’ proprio in quest’interstizio che si pone la Poetry kitchen, andando a ripescare i residui di quel reale frantumato, tra i meandri dimenticati del quotidiano, tra i cocci dell’arrembaggio di un capitalismo sempre più finanziario e sempre manufatturiero, che genera gli oligarchi ed i nani di corte che stanno devastando il nostro esistente. Modestamente, la Poetry kitchen, cerca di restituirne i contorni del naufragio e ri-semantizzarli in una nuova cosmologia semantica, in un nuovo paradigma di significati».

    Ha scritto Marie Laure Colasson il 15 marzo 2022:

    «Nella poesia kitchen il pensiero logico-sequenziale, di tipo “alfabetico”, sembra essere stato in buona parte sostituito da un tipo di pensiero nello stesso tempo “olistico” e “multi-tasking”.
    Il dizionario Garzanti scrive che con multi-taksing «si dice di sistema operativo (informatico) in grado di eseguire contemporaneamente più programmi alternando il tempo dedicato all’esecuzione di ciascuno di essi.
    Etimologia: ← voce ingl.; comp. di multi- ‘multi-’ e il v. to task ‘assegnare un compito’.»

    Lo spettro della Poetry kitchen

    Uno spettro si aggira per il mondo della poesia di accademia che si fa in Italia… Lo spettro della poetry kitchen
    Possiamo perimetrare il luogo vacante del soggetto a misura dell’insuccesso della simbolizzazione

    Il detto secondo cui «l’io non è più padrone in casa propria», significa che l’io è uno straniero a se stesso, che nella soggettività si annida una alienazione primaria non eliminabile

    non possiamo pensare nulla che preceda il linguaggio, il Reale appare, da un lato come una eccentricità interna ad esso, dall’altro come un eccedente della struttura linguistica

    La parola è il cavallo di Troia, una volta che fa ingresso nella città delle parole, si perde nelle strade più svariate, e il significante è il suo cavaliere che crede ingenuamente di guidare il cavallo secondo i suoi desideri, ma si inganna

    Il Reale in sé non è assolutamente nulla, è semplicemente un vuoto nella struttura simbolica che segnala una impossibilità. Il Reale non equivale a qualcosa di esterno che non si lascia catturare dalla rete simbolica ma rappresenta la smagliatura stessa all’interno di tale rete.

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  17. vincenzo petronelli

    La poesia ceca costituisce sicuramente un punto di riferimento importante per il nostro percorso poetico. Direi che in generale buona parte della poesia di area e tradizioni slave e di tutto quell’immenso e diversificato bacino che è l’est Europa, ci offre delle lezioni importanti, da due angolazioni diverse ed apparentemente opposte, ma complementari per una visione poetica significativa, appropriata, incisiva, spaziando fra la poesia di ambientazione realista e di denuncia storico-sociale da un lato ed una poesia della destrutturazione, semantica e stlistica, tra surrealismo, grottesco e rappresentazioni distopiche dall’altro.
    Con la poesia ceca in particolare, abbiamo istituito un percorso privilegiato in virtù della sua particolare accentuazione surrealista (e grazie allo straordinario lavoro di traduzione di Antonio Sagredo e di Antonio Parente) fortemente presente in quest’area, da sempre cerniera geografica, anche dal punto di vista delle influenze della produzione culturale, fra il mondo slavo e la mitteleuropa, con una marcata ascendenza nell’ambito poetico da parte dell’universo centro – europeo e le sue avanguardie.
    Senz’altro, come già evidenziato in interventi pregressi, il surrealismo è un precedente metodologico e di approccio concettuale alla poesia pertinente per molti aspetti – al netto ovviamente delle tante differenze – al disegno poetico della NOE, grazie alle influenze della psicologia del profondo, della componente onirica con la sua frammentazione e sezionamento della realtà apparente.
    Sicuramente, la collocazione temporale della poesia di Fanta, come di altri poeti cechi della sua generazione e della stessa matrice, che abbiamo già avuto modo di conoscere, è ancora distante dal divenire una sorta di metalinguaggio o di trans-linguaggio poetico, calcando ancora un tracciato lineare, ma già indirizzato verso una decomposizione della versificazione e della logica convenzionale, per aprire strumenti di analisi poetica ed intellettuale più profondi.
    Ringrazio Giorgio per averci offerto questo spunto ed Antonio Parente per l’intervista e per il suo preziosissimo lavoro di traduzione.

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  18. Pingback: Ladislav Fanta: I paragrafi della memoria, Try to Remember, a cura di Antonio Parente | L'Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internazionale

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