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POESIE EDITE E INEDITE SUL TEMA DEL VIAGGIO E DELL’ESTRANEITA’ (Parte VI) Giuseppina Di Leo,  Annamaria De Pietro, Giorgio Linguaglossa, Ivan Pozzoni, Franco Fresi, Furio Detti

Roma antica, plastico

Roma antica, plastico

 I poeti, come ha scritto Adam Zagajevski, spesso dimorano in una strettoia «tra Atene e Gerusalemme», «tra la verità mai pienamente raggiungibile e il bello, tra il pensiero e l’ispirazione». «Tale viaggio – continua Zagajevski – può essere descritto nel modo migliore con un concetto preso in prestito da Platone – metaxy: essere “tra”, tra la nostra terra, il nostro ambiente ben noto (tale almeno lo riteniamo), concreto, materiale, e la trascendenza, il mistero. Metaxy definisce la situazione dell’uomo quale essere che si trova irrimediabilmente “a metà strada”». Metaxy, deriva dal platonico métechein, che significa «prender parte», «mezzo dove gli opposti trovano mediazione».

 

Lisbona

Lisbona

Giuseppina di leo quadro2

Giuseppina Di Leo

Un colpo di vento improvviso ferma la lettura.
È un avviso: è l’inizio del viaggio,
inviti a cogliere i frammenti, gli sprazzi di luce;
sono le 18,30 di un pomeriggio di agosto.
Il capitano è indaffarato e nervoso,
passa incarichi agli ufficiali mentre il cuoco
di bordo mette in caldo il pane per noi;
le sue mani sono dure come la corteccia di un albero.
Siamo qui
estranei a quanto sta accadendo
fuori
quasi e soprattutto il vento.

*

All’inizio del viaggio è andata così:
Odisseo torna ad Itaca,
la terra ed il mare finalmente riuniti.
Saremo amanti in terra e in cielo
non c’è scampo al bisogno di cercarsi.
Circe ti insegue, vuole la tua mano
è impaziente del tuo coraggio.
Troppe mani ti cercano, tienile in ultimo
per me sola, sposo, le tue mani.
Se non mi adotti resterò senza patria:
la mia patria sei tu:
Je renirais ma patrie, si tu me le demandais…
Così.
– Quando ci vediamo?
Nulla! È lontano.

*

E il male nacque sul mare delle parole radicandosi
senza un discorso. Se lui tornava, la solita storia
eleggeva a racconto ogni volta.
Le sue imprese furono rena senza limiti
e una buona dose di volontà studiata.
Come oggi, ogni sera, Odisseo torna ad Itaca
con il silenzio chiuso nel cuore rispondendo
silenzioso al mare. La speranza, parlando gli aveva detto:
dovrai difenderti dalle sue arroganze e dalle tue
presunzioni, così rispondendo ad un urlato:
Non posso adottarti!
Ci sono parole peggiori? Certo ingiuste
furono le parole per un’estate calda come questa.

(inedito)

 

Lisbona

Lisbona

 annamaria de pietro

annamaria de pietro

Annamaria De Pietro

Passaggio con viola – Interno
(profezia viola)

La cronistoria ha fine.
la cronistoria ha storia.
La cronistoria ha inizio
Dentro la cronistoria suona una viola.
Una viola squisita suona a sé sola.
Una viola da inizio
suona in furto una storia
chiede furto alla fine.
Lei ruba dall’uscio lei ascolta la viola.
Dal vuoto per l’uscio lei e lei ruba sola.
Ruba solo la fine
perché uccide la storia
perché acceca l’inizio.
Lei ha i polsi la donna lei ha i lacci la viola.
Lametta gelida lunga arcata sola.
Carica sangue e inizio
gronda indecenza o storia
presa ai solchi, alla fine.
Tace ora costante la triste viola.
Non più voce è di lei che partì sola.
Rubò solo la fine
lei, che zittì la storia
per varcare all’inizio.

(da Magdeburgo in Ratisbona, 2012)

 

giorgio linguaglossa

giorgio linguaglossa

Shakespeare

Shakespeare 

Giorgio Linguaglossa

Il poeta morto

«La notte è la tomba di Dio e il giorno la cicatrice del dolore».
V’erano scritte queste parole in alto sopra la prima porta a destra.
Una voce risuonò nell’androne: «Benvenuto nella galleria del dolore!».
Fu così che mi decisi… Ed entrai.
………………………………………..
C’è un bosco pieno di foglie parlanti che gridano:
«Il presente è il passato e il passato è il presente».
C’è un chiasso del diavolo. Tante parole quante
sono le foglie. Una quercia mi parla:
«Apri la prima porta a destra – mi dice – e segui la via della mano destra
che porta a sinistra».
………………………………………
Apro quella porta.
Ci sono tre vascelli a vele spiegate
che un vento fuori cornice gonfia tumultuosamente.
Ma restano immobili. Anche il mare crestato
è immobile. Ogni dettaglio è nitido e percettibile
come seppellito nell’ambra da un milione di anni millimetri.
Apro la seconda porta a destra.
C’è una colluttazione di ombre che entrano
dentro altre ombre e ne escono; lottano furiosamente
per il palcoscenico della mia anima;
«Ma non c’è nulla per cui lottare, sono già morto!»,
pronuncio con un filo di voce;
“farsesca costipazione di ombre”, penso con tristezza
che anche loro sono morte e non possono udire le mie parole.
…………………………………….
Attraverso come a nuoto la stanza; apro una finestra.
C’è una statua sulla piazza deserta
portici risucchiati dal vuoto
pontili su un mare di basalto
città di cristallo…
A tentoni nel buio della stanza apro un’altra finestra.
C’è una torre in un cortile deserto che
puoi udire il tonfo di una farfalla che cade dall’alto
e il lucore fosforescente di una luna gialla
che si posa sulla toga di un imperatore triste…
Mi precipito alla cieca in avanti, apro una terza finestra.
C’è un calendario dal quale si staccano i fogli, un orologio,
una lapide sulla quale v’è inciso il mio nome e cognome
e la mia data di nascita…
una scrittura annerita che gratto con l’unghia:
«Benvenuto nella cicatrice chiamata Terra»
……………………………………
«È tutto qui? – mi chiedo – non c’è nient’altro?».
L’angelo della nebbia piange in un angolo in ginocchio.
La notte profuma di tomba. Anche la rugiada profuma di tomba.
La cicatrice chiamata Terra è un immenso campo santo di lapidi.

(inedito da Girone dei morti assiderati)

 

Ivan Pozzoni

Ivan Pozzoni

Post-moderno

Ivan Pozzoni

Ballata dell’amore respinto

Per una volta, vorrei evitar di celebrare i vanti d’Antéros,
cantato in ogni salsa, dando notizia, coi miei versi rancidi,
d’un amor respinto senza onore di rivalsa.

Dall’unione adulterina, consumata in un talamo appartato
d’un motel lontano dalle reti d’Efesto, sotto forma di sveltina
nacque Antéros, secondo erede d’una coppia clandestina,
che, tra sex outdoor e scambi, amava vivere senz’ethos.

Per capriccio d’un fratello autistico Antéros venne al mondo
incatenato al ruolo di siamese, restando vittima dell’utile domestico,
lui, neonato, concepito, come molti, ai fini di risolver beghe terrene,
come i bambini della durata d’un minuto, inventati in Cina o India, su mandato,
ove al turista occidentale occorra un rene.

Educato in un mix d’aggressività e bellezza, avendo come metro Ares e Afrodite,
miti nel mito d’un adolescente conscio di dover crescer senza debolezza,
all’ombra di una madre attenta ad ogni ruga con un marito assente e molti amanti,
schiavo d’un fratellastro fragile, Antéros si diede in fuga.

Genti d’ogni era, condizione, genere razziale
bramando di stanare Antéros non vi rendete affatto conto
come non sia normale che un amore ricambiato
abbia confitte le sue radici in un ambiente tanto incasinato? Continua a leggere

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