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  Paolo Mazzocchini DIECI POESIE dalla Antologia: “PIETRA E FARFALLA” con un Commento di Giorgio Linguaglossa: “Scrivere la contingenza”

patrick caulfield Anni Sessanta

patrick caulfield Anni Sessanta

 Paolo Mazzocchini, insegnante di lettere e studioso di letteratura classica e leopardiana, autore di testi scolastici e scrittore. Nel suo settore di studi ha prodotto numerosi articoli raccolti in gran parte nella miscellanea Noctes vigilare serenas (Aracne, Roma, 2010); una monografia sulla rappresentazione virgiliana della guerra (Forme e significati della narrazione bellica nell’epos virgiliano, Schena, Fasano 2000); una edizione critica commentata della Titanomachia di Esiodo di Giacomo Leopardi (Salerno, Roma 2005); ed un paio di antologie tematiche scolastiche di letteratura latina presso l’Editore Canova (Treviso, 2004-05). Recentemente ha rivolto il suo interesse anche alla saggistica d’opinione ed alla scrittura creativa. In proposito ha pubblicato un paio di pamphlet sui guasti della scuola superiore italiana (La scuola del P(L)OF, Aracne, Roma 20082; Studenti nel paese dei balocchi – Lettera di un insegnante a un genitore, Aracne, Roma 2007). È inoltre autore di una raccolta di racconti (L’anello che non tiene, Aracne, Roma, 20132) e di una recentissima raccolta di poesie (Zero termico, Italic Pequod, Ancona, 2014) che ha avuto lusinghiere recensioni sul web. Sta per pubblicare una nuova raccolta di poesie (Chiasmo apparente) con l’editore Lietocolle. Collabora a riviste didattiche e letterarie (La Nuova Secondaria; L’indice dei Libri Scuola). Cura il blog Zibaldone ( www.paolomazzocchini.wordpress.com )

 brocca, Patrick Caulfield

brocca, Patrick Caulfield

Commento di Giorgio Linguaglossa: Scrivere la contingenza

Conforme ad un progetto di mediazione e di medietà tra l’istanza della conservazione e quella di modernizzazione del linguaggio poetico, la poesia di Paolo Mazzocchini rileva come oggi sia urgente muoversi in un dominio trasformistico piuttosto che in quello della rivoluzione permanente dei linguaggi. Oggi che siamo all’interno della Crisi della Ragione narrante, la poesia si sforza di seguitare il dire della narrazione oggi in crisi. In tal senso, Mazzocchini ci presenta un lavoro di assoluto rispetto, una cognizione del dolore, una scrittura della contingenza tradotta in termini moderni, una sobria aderenza allo stile medio tipico dell’«età della prosa», per dirla con una fraseologia hegeliana. Scrivere la contingenza nell’età dell’incertezza con uno stile dell’incertezza e della interrogazione, sospesi tra la pesantezza della «pietra» e la leggerezza della «farfalla», tra il quotidiano inodore e incolore e il non-luogo anch’esso incolore e inodore. Una condizione esistenziale legata alla stazione dell’io; non-drammatica, direi, qualcosa che sta all’esterno del soggetto e dentro il soggetto, quella «Cosa» (Das Ding) che sta contemporaneamente dentro e fuori, che consiste nella sua estimità, nel suo essere, per Lacan «entfremdet – alienato – di estraneo a me pur stando al centro di me», qualcosa tra il familiare e l’estraneo, che sta in bilico tra il detto e il non detto, tra il dentro e il fuori. Una continua interrogazione intorno all’io, nei dintorni dell’io con una interpretazione lineare del testo poetico.

Paolo Mazzocchini

Paolo Mazzocchini

Pietra e farfalla

Pietra patisco il peso della mia
longevità, quasi perenne intesa
d’atomi coesi in una stretta potente
più di qualsiasi centrifuga contesa. Si posa
la farfalla su di me ignara che il suo giorno sta
per sfogliarsi in un applauso d’ali, crollare
in un battito sospeso; ma mi fu lieve
e festivo quel caro suo riposo
fuggitivo più che questa mia
pésa ed ottusa quasi eternità.

.
Nihil ad nihilum

Morire nella natura viva
viva sempre della nostra
morte, patire questa sorte
divina e la rara sventura
di sapere che noi si dura
vivi soltanto nella morte.

.
Cadrà una sera

Cadrà una sera che saremo aquiloni
appesi al suolo da un filo di memoria
alti, sospesi nella incerta sfera che divide notte
e luce, cielo e terra, lampo e tuono, materia
e vuoto, le ali attese ad un unico soffio di tempo
senza minuto né ora, sedotte in un’orbita che ignora
chilometri o miglia, verso, andata o ritorno. Allora
varrà solo quel che saremo stati prima
di alzarci in volo: che il poco di cenere
o di grano che avremo sparpagliato
per amore o per sbaglio nel campo
altrui camminando sul ciglio
del sentiero non sia
caduto invano.

In memoriam

Quando ho appreso da un blog che il caro prof si era
spento, ci ho messo un poco a realizzare: il tempo fuori
era radioso, spirava un tiepido favonio, era ormai
quasi mezzogiorno, dal retrocucina le ali degli odori
per le narici spiumavano allegre sul piancito
gastrico un orgiastico anelito di vita. In più c’era
l’urgenza del plastico di mio figlio, tutto ancora
da montare in vista dell’esame di laurea triennale
in scienze dell’architettura. Il sugo poi era lì lì
per attaccare al fondo della teglia antiaderente e
intanto mia moglie mi annunciava col suo solito
sms il suo imminente avvento per il pranzo. In fondo
era nuvola passeggera, pagliuzza nell’occhio, flebile
puntura quella nuova che m’aveva scalfito l’epidermide
con il tocco di un insetto in volo. Sebbene fosse
stato in buona parte lui quello che io ormai sono
per sempre diventato, un terzo sopraggiunto ai due
di mio padre e mia madre, si sa: ogni allievo
prediletto è il devoto cannibale del proprio
Pigmalione, il suo sorridente sarcofago, il profeta
di uno spirito estinto da una morte non proprio
naturale. Sono io infatti che da tempo l’ho
immolato vestendone le spoglie: meglio smacchiare
le impronte del rimorso dai resti del delitto, lesti
aggrapparsi ad un filo di musica rock, sciogliere
una lacrima nel vapore denso delle penne appena
scodellate dentro il colapasta. Ipocrita deporrò
a ingrato ricordo una entusiasta citazione, un fiore
nero d’inchiostro autografato sul cenotafio
a lui dedicato del mio prossimo libro.

Patrick Caulfield was one of the pioneers of British Pop Art, his work is my favourite from a British artist and I actually bought, 'I've only the 2

Patrick Caulfield was one of the pioneers of British Pop Art, his work is my favourite from a British artist and I actually bought, ‘I’ve only the 2

Motu alieno

Di vivere una vita
impropria proprio
non mi consolo: che i vènti
non le ali segnino
la direzione
del volo.

In veritate amicitia

La verità – si dice dalle mie
parti – fa perdere gli amici.
Sì, ma solo quelli falsi.
Solo la maggior parte.

Sogno del tempo

Mézze rotolarono le notti
sulle radici dei giorni, mesi fioccarono
gialli nel letto svaporato degli anni: ormai
misuro un orizzonte senza monti né valli, fuochi
fatui intorno, fossili ombre in frastagliata
selva di lapidi e di massi. Davanti
l’indurata riva – spume di lava
bianche – di un oceano lunare.

Nausicaa

Sferzava la tua immagine la pioggia
del mio sonno, stilla a stilla solcavano
impure lacrime uno specchio di straniata
bellezza: luridi rovi intricati alle fronde
dei capelli, blatte avide a intorbidare
le fontane degli occhi. Sulle pallide
sete della pelle insulti neri di rughe
o sfregi di suture. Così io ti ho
sognata. Ma al risveglio tu eri
lì accanto, per me, germoglio
ancora di palma quieto
e chiaro, ancora
addormentata.

.
Avanzo nel mio futuro

Avanzo nel mio futuro come il mare
dentro il lembo di spiaggia che arretra verso
il bordo della strada, e sgretola la sabbia in tonfi
sventramenti e crolli: assalti d’amore ultimi
e folli che erodono crateri di rabbia
al grembo esausto di un’amante
infida, a decantarne appena
un grano di diamante.

.
L’oggetto smarrito

Figlio mio, tu – io, lo so che ti serve adesso – abbi
fiducia, la cerco, subito: dov’è che sarà finita? Chi
me l’avrà portata via? Eppure la tenevo lì, ben custodita.
Come il dollaro d’oro della zia, quello che lei mi regalò
alla prima comunione – era il mille novecento sessantotto
o quasi – e lo nascosi nella foderina del Panini, l’album
dove riposa pure la figurina preziosa di Anastasi coronato
d’un’aureola aggiunta a mano con il gesso. Come
quel quadrifoglio che spiccai il giorno stesso del maggio
odoroso che conobbi tua madre e lo infilai a seccare
tra lo psi e l’omega, nel dizionario di greco: tra le pieghe
delle pieghe dei segreti pudibondi, dove pensi scioccamente
a quell’età che nessuno mai, mai penserà di ficcare
il dito. Ma pure quella che mi chiedi – garantito – da tempo
l’ho riposta al sicuro, da qualche parte, per te, per tuo
fratello, come un fazzoletto intatto tra federa
e cuscino, come la compressa contro l’emicrania
a martello disponibile all’urgenza in uno stick, sulla mensola
del water. Aspetta, che la trovo. Abbi fede… (accidenti,
sarà un preavviso di Alzheimer questa nebbia che confonde
ogni coordinata spazio-temporale dentro la giostra confusa
del ‘mi pare, forse, non ricordo bene’). Aspetta un po’
che forse mi conviene rovistare nello sgabuzzino, dentro
i cartoni delle cianfrusaglie. Pazienza ci vuole, a questa
età, occhiali buoni, neuroni distesi che sieno
contrappesi alle onde montanti della sera dentro
le quali tutti i pesci dell’acquario sono grigi.
Costanza mi occorre per scovarla – la memoria d’altronde,
si sa, nasconde ma non ruba – per ritrovare quella cara
magica bomboletta che sprizzava la nuvola d’un genio
tutto inchini e sorrisi, matricolata erogatrice di zuccheri
filanti e di meringa soffiata, lei, quella fottuta
piazzista di sogni a scadenza illimitata, ladra
di verità che con compunta
solennità noi chiamavamo:
speranza.

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