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Fernando Della Posta POESIE SCELTE da “Gli aloni del vapore d’inverno” (2015) con un Commento di Giorgio Linguaglossa

topologia tecniche di costruzione

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Fernando Della Posta è nato a Pontecorvo in provincia di Frosinone. Vive e lavora tra la sua città natale e Roma. E’ stato redattore del blog letterario di poesia e letteratura “Neobar – Agorà senza l’assillo delle correnti”, blog dove possono essere rintracciate numerose sue sillogi. Sue poesie sono state inserite nel volume “La versione di Giuseppe – Poeti per Don Tonino Bello” e nell’ebook “Auguri Scomodi – Poeti per Don Tonino Bello” entrambi editi da Edizioni Accademia di terra d’Otranto – Neobar nel 2011. La sua prima raccolta poetica è stata L’anno, la notte, il viaggio pubblicata da Progetto Cultura nel 2011. Nel 2015 la silloge City Frame Blues è stata pubblicata da Fara Editore nel volume “Emozioni in marcia” e delle sue poesie sono state incluse nel libro Pasolini, la diversità consapevole per Marco Saya Editore. Infine, sempre nel 2015, è uscita la sua ultima raccolta di poesie Gli aloni del vapore d’Inverno pubblicata da Divinafollia Edizioni. Il suo blog personale è www.versisfusi.wordpress.com e la sua pagina flickr personale è https://www.flickr.com/photos/115441383@N02/.

topologia misurazioni delle superfici

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Commento di Giorgio Linguaglossa

Fernando Della Posta è un autore sotto i cinquant’anni. Ricordo che Octavio Paz in un saggio de L’arco e la lira nel 1956, edito dal melangolo negli anni Settanta, esprimeva il parere che un poeta di oggi che vive nel mondo della complessità difficilmente riesce a giungere ad una completa maturità stilistica prima dell’età della piena maturità umana, cioè dopo i cinquant’anni. Sono troppe le problematiche che un poeta odierno deve affrontare prima di giungere ad una composizione delle contraddizioni che la modernità gli pone quotidianamente. Questo credo sia il caso di Fernando Della Posta, il quale si è fabbricato un polinomio frastico sufficientemente slogato e manovrabile da poter ospitare qualsiasi tematica con una notevole adattabilità stilistica e mimetica, ma, proprio qui sta il punto, che non si dà uno stile per ogni problematica, ma ci sono tanti stili per ciascuna problematica. Il risultato è che in Della Posta si ritrovano tanti stili quante sono le possibilità stilistiche che il linguaggio ordinario gli mette a disposizione, ma il linguaggio ordinario è una trappola della Musa, una abilissima trappola orchestrata da Calliope o da Erato. Il linguaggio paragiornalistico va bene, ma non va bene per la poesia, c’è un disaccordo di principio e di funzione tra le due cose, sono due linguaggi paralleli e anche consanguinei ma scorrono uno nel sottosuolo e l’altro alla piena luce del giorno. E le cose stavano così anche quando Pasolini decise che si dovessero scrivere soltanto poesie giornalistiche con un linguaggio paragiornalistico, quando pubblicò Trasumanar e organizzar (1968). Ma si trattava di un atto di disperazione di Pasolini dinanzi alla invasione della società dell’omologazione, quell’atto poteva andar bene per un’opera singola, disperata e inimitabile, quando invece presso le nuove generazioni di poeti è diventata una consuetudine di massa quella di scrivere in questo idioletto imperiale dei nostri giorni. Forse l’unico idioletto comprensibile dai nostri contemporanei mi si dirà. Ebbene, sì, rispondo, ma si tratta pur sempre di un idioletto.

topologia costruzione del volto

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Fernando Della Posta – Estratti de Gli aloni del vapore d’inverno (2015) .

Fernando Della Posta 

Via dell’Anima

Vaga l’anima forte
sulle vie degli uomini.
Come a Pin sul sentiero dei ragni
i rammendi delle suole le s’inzuppano
nell’acqua che cola via dalle grondaie.

Vaga l’anima forte, spinta dal frullo
di dare un senso al tempo. Un fuggi fuggi
per irridere l’impulso. L’impulso che non sa.

Vaga l’anima forte, dà parvenze di visi sicuri,
d’occhi fermi; mai un tremito di labbra
e se c’è paura, immediata è la censura,
profondo e perentorio gioco di cesura,
di taglio, fermi i treni in corsa.

Spontaneo estemporaneo solo l’aggredire,
fare il verso del dolore; ridere soltanto
delle blasonate canzonature …
Non naturali, anche degli estremi mali;
Per gioco … Freddure

… e mai scoprirsi il viso per intero,
né mostrare i denti bianchi giù nel fondo,
oppure se si sbaglia,
avvertitamente andarne fieri:
nascondendo il cuore.

L’Ego che si maschera nell’Io,
l’Io che si rimaschera da Ego.

Ma Pin ha tragedie ben salde sulle spalle
e l’anima sua vaga
tra le arterie a strabuzzarne gli orli …
E gli si sporca il sangue buono,
quando è dritto in faccia a chi non sa,
né s’interessa, o anche se tenta o s’avvicina,
a quanto lui nemmeno sa.

20/05/2012

*

Lo Spritz a Biella
sa di vermut troppo rosso
e i Giardini di Marzo
al piano in sottofondo,
provengono non si sa bene
da quale finestra
che si affaccia sul viale.
Il brusio della piccola folla
sotto scrosci di campane.

12/06/2014

*

Fernando Della Posta Gli Aloni del Vapore d'Inverno - Cover 2

Don Chisciotte

Quei tiranti che ci tengono attaccati
alla vita mentre dormiamo
e quei sostegni che ci impediscono di cadere
mantengono l’equilibrio
delle palpebre che nel sonno non si sciolgono
nel sogno immobile
che è la morte supina negli antri sepolcrali
ma non nelle basiliche patriarcali
istoriate del marmo bianco e scolpito
di trecento e quattrocento
calpestato da sandali e scarpe
internazionali.

Ben altro sepolcro è il nostro letto.
C’è qualcosa ogni mattina che ci attacca,
demolisce la quiete della notte …
Gli affetti e l’aspirazione borghese,
nel rigetto iniziale sotto le coperte,
ci richiamano, ci reinvocano
a riempire i sacrari personali
e le urne dei Lari …

Saremo semplice anello di piombo
o delicata catenina d’oro?

Io me ne vorrei infischiare, resterei nudo
e muto a contemplar le mie cravatte,
ma mi devo alzare.

2009

*

Appunto n° 2

A volte la poesia
pare non mi basti.
L’idea si fa più ampia,
si fa discorso, divaga
aggiunge aneddoti,
dilaga. Ma resta
ad ogni modo solitaria
come un discorso scisso
comunque fuori posto
in una pagina
più fitta di parole.
E non so che cosa farne,
mancano i dovuti passi.
Resto imprigionato
in un tassello, prolisso
disordinato, e non so
se chi lo leggerà mi capirà;
in più,
la sua grazia non mi torna,
c’è più di qualche cosa
di pesante che la impiomba;
né so se più ci credo
non so tornare indietro.

18/05/2013

*

Fernando Della Posta

Fernando Della Posta

Ai poeti dell’Alcool

già visto, già sentito, già timbrato, già decapitato
già fatto nostro, alcool, alcool, alcool … mai bevuto
ma già ingollato e digerito e … e dopo ci ho innaffiato i fiori
e dopo una settimana ci sono tornato,
l’ho guardato e ho detto ciao, ci rivediamo!
tu fermo per morire, e per allentare un poco
il mio avvenire, io per consumarmi in fretta poche ore,
anestetizzarmi un’ora in più … e guardar di lato
persone e cose a poco fiato, spezzato, criptato, a perdifiato
banale … commiserante. guardando il mondo dall’oblò
(mi annoio un po’)
bevo acqua e mi ci affogo di pensiero, per partecipare,
per una gloria che qualcuno condivida!

19/05/2011

*

Non vi sopporto cocchini incravattati,
neo-fasci rinnegati e conservati,
imbevuti d’ideali, cosiddetti – virili –
se non conditi di sola forza bruta,
imbottiti di poltiglia gestuale,
di pensiero e di politica rituale
del padrino il duce & co.,
e sempre sulla difensiva, aggressiva
verso un mondo che disprezzate,
che vedete solo al negativo
di cui sentite solo la minaccia
e considerate solo vostra ed esclusiva
terra di conquista.

30/06/2011

*

Io sono il mio cane che si chiama Libero

libero da ogni afflato
libero da ogni messaggio sussurrato
libero da tutti voi che conoscete
libero mobile e senza rete

libero da ogni intreccio
libero da sillabe e quartine
libero di dire, libero di agire
libero di prendermi i pericoli
libero di prendermi le solitudini
libero di lasciarmi in sospeso
libero di lasciarvi senza peso

                    ma se qua salta una pulce
                   sulle Ande muore un àlpaca

libero libero libero
ostinato come le capre
docile come le pecore
libero di reinventarmi un calco
libero di demolire il fascio
libero di demolire il comu
libero di demolirvi tutti
taniche ripiene di pensiero
cravattini d’annata
ottimi per gli archivi
e i raduni di parata

                    ma se qua s’accende un sigaro
                   a Cuba s’impacchetta il Che

libero vi odio e v’amo
libero che sono come un diamante
sfaccettato che la luce vi rimbalza
ma dai diamanti non nasce niente

e il diamante lo rivestite di letame
e poi lo rifate diamante
e poi lo riflettete sulle vostre facce
e poi lo rigettate in feccia

dite che è il mestiere del buffone
che lo fa per campare
ma ecco che vi piace
e vi da salvezza

ma se qua si tende un filo
ai Caraibi nasce un uragano

sarei il mio cane
se si chiamasse Libero.

16/04/2010

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