Sull’odierna condizione di sommergibilismo della poiesis di Marie Laure Colasson, Poesie di Letizia Leone, Giorgio Linguaglossa, Lucio Mayoor Tosi, Francesco Paolo Intini, di Marie Laure Colasson, présence, 70×70, acrilico, 2024 –

présence fondo arancio, 70x70, 2024

Marie Laure Colasson, présence, 70×70, acrilico, 2024

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Marie Laure Colasson
Sull’odierna condizione di sommergibilismo della poiesis

La neoavanguardia italiana ed europea degli anni sessanta nasce in un momento congiunturale dell’economia italiana ed europea in forte crescita, ed è favorita da due fattori: il boom economico e la crisi del marxismo ortodosso, nelle condizioni del quadro politico italiano ed europeo degli anni sessanta. C’è stata sì la modernizzazione economica e sociale durante gli anni cinquanta ma non la modernizzazione delle istituzioni. Un ritardo politico, dunque. Ma il fattore determinante è stato il boom economico, tal che sarebbe impensabile pensare alla neoavanguardia senza lo sviluppo economico che la supportava. Per altro verso, il mercato e il capitalismo necessitavano di una modernizzazione dei linguaggi narrativi, per questo utilizza attraverso i suoi strumenti (la pubblicità, il marketing, la moda, la canzonetta, la televisione di massa e, perché no, anche la letteratura, la bellettristica, i gialli etc.), anche la strategia innovativa della neoavanguardia ha finito per essere riassorbita alle finalità del capitale; per questo obiettivo era necessario allargare il mercato, allargare le maglie dei governi di centro-destra, spostare l’asse politico del paese verso il centrosinistra, in una parola: modernizzare e stabilizzare il quadro politico del paese.
Questo fu il quadro delle avanguardie europee degli anni sessanta (Italia: neoavanguardia, Francia: Tel quel e Germania: Gruppo 47).
Oggi il quadro economico e politico europeo e italiano è lontanissimo dalla situazione tratteggiata degli anni Sessanta. In una situazione economica e geopolitica di stagflazione come quella attuale è semplice-mente impensabile un ripristino delle parole d’ordine delle avanguardie europee degli anni sessanta in mancanza del Fattore Fondamentale: Una neoavanguardia è possibile soltanto in un momento di forte espansione economica e di una spinta ideologica propulsiva e progressista. Oggi la situazione macro eco-nomica e geopolitica non consente neppure di fantasticare la possibilità di una nuova avanguardia, e non consente nemmeno di parlare di una nuova retroguardia, dato che stiamo già tutti qui, uniti tutti insieme in una zona di GUADO, ovvero, di retroguardia generalizzata.
La poetry kitchen ha contezza della situazione di normografia stabilizzata in cui versa la poesia italiana da vari decenni e riparte dalla situazione post-esistenziale del soggetto post-post-moderno: dalle nuove forme di soggettività post-edipiche che generano un costante bisogno di assoggettamento e dominazione a fronte della perdita del Grande Altro; la libertà di scelta diviene incondizionata e mediata da quella riflessività che è già da sempre presente nel cuore del soggetto. Il problema risiede non tanto nella riflessività in sé della soggettività ma nelle coordinate culturali entro le quali il soggetto costipato è destinato a muoversi: la caduta del Grande Altro e la dismissione delle soggettività post-edipiche alle quali fa da contraltare la dismissione della forma-poesia della tradizione.

Più volte, nei dibattiti di questa testata, si è fatto cenno in modo ricorrente che oggi è possibile soltanto una condizione sottomarina, da fondale submarino, come fossimo a bordo di sommergibili. Accettare la nostra condizione di apnea, di ombra, di sommergibilismo non equivale ad una resa, tutt’altro, ma alla mera sopravvivenza. La poiesis nel mondo odierno, può trovare luogo soltanto entro le coordinate di una poetica, come dice Linguaglossa, «celibe», una poetica di nicchia o super nicchia. Il che non vuol dire affatto una condizione di resa, di rinuncia, di scetticismo; adotto qui la dizione di Roberto Bertoldo: ci troviamo tutti in una condizione di «nullismo ontologico ma non assiologico», quale base per la riformulazione e il riposizionamento dei linguaggi narrativi, poetici e figurativi.
Del resto, il motto in exergo della nostra testata è quanto mai eloquente:
«L’uomo abita l’ombra delle parole, la giostra dell’ombra delle parole. Un “animale metafisico” lo ha de-finito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l’ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l’uomo legge l’universo».

Giorgio Linguaglossa

«Signor giudice – interloquii – l’aquila ha preso il volo».
«È stato già tutto previsto dalla procedura, aspetti il suo turno, potrà parlare dopo i corvi», replicò il giudice.

Sul pavimento le cicche schiacciate dentro i vasetti di yogurt consumati a metà, salviette, macchie di caffè, bottiglie di vino vuote.

«Prima del suo intervento, soppesi bene le parole», fece seguito il giudice.
In piedi, vicino alla porta, l’aquila teneva i pensieri sotto tiro.

Letizia Leone

Letizia Leone Il diavolo...

*

Si ritrovarono in un luogo incerto
del metaverso
a sorseggiare un Hemingway cocktail.
Poi la scimmia da circo in giubba rossa sentenziò:
«Il detective letterario è trash ma fa lo snob»
e puntò l’orologio a polvere
a misurare il tempo necessario
per sfogliare il Deuteronomio.*

(dal libro in corso di stampa per Perrone editore,  Fiori e fake news)

Ecco una poesia, novissima, che intercetta i postulati della poetry kitchen di Letizia Leone del libro in corso di stampa per Perrone editore, Fiori e fake news, che già nel titolo vuole indicare la chiave di lettura di questi componimenti: gettare un ponte tra la poesia della tradizione del 900 e quella della proposta innovativa della poetry kitchen o fanthasy kitchen. La poesia si apre con l’indicazione di un luogo incerto/ del metaverso», e poi intervengono personaggi come la “scimmia” e “il detective” che maneggiano bizzarri congegni palesemente inesistenti come “l’orologio a polvere” per misurare il tempo necessario a sfogliare il Deuteronomio. In questa composizione non c’è nulla di algebrico, nulla di orfico, nulla di sperimentale, c’è semplicemente una situazione ultronea e altranea (mi si passino le dizioni) proprie della poetry kitchen. Ci sono degli avatar, o dei fantasmi, a voi la scelta. che operano in luogo degli umani. Il che è tutto. La composizione respinge l’ermeneutica perché si appalesa come priva di mittente e priva di destinatario, ovvero, priva di referente (come del resto lo è la poesia di Alfonso Cataldi). Tutto qui. È tutto molto semplice, non c’è nessun aldilà, nessuna mistica, nessuna perizia orfica.

(Giorgio Linguaglossa)

15 giugno 2024 alle 10:44
Una poesia i”nedita”ripescata” di Lucio Mayoor Tosi

Ecco nel cielo scomparire uno stormo di uccelli.
Il maresciallo delle allodole capì all’istante

che quello sarebbe stato il suo destino. Vedere solo
il desiderato. Non esattamente un lavoro da spie.

Non esattamente. Al di sotto, sulla terra, dove non c’è nulla,
a parte quel che se ne dice. Dopo tempeste di sale, guerre

già nella perfetta Grecia; via vai di gente mai più vista.
Come morti. Non ci si affeziona.

Rimane ancora molto spazio libero e profondo al centro
della via. Per morti ingloriose. Ma lo sono tutte.

A volte ci si appoggia all’aria. Perché il resto infelice
sta per mettersi a piangere. Così scrive il compositore:

“Virgole al tramonto”, concerto con ascolto.
Per credenze del passato. E “Ancora sognanti”.

Una poesia “ripescata” di Giorgio Linguaglossa

Stanza n. 47

Wartezimmer

Tre squali nuotano nella piscina.
Tre murene nuotano nella piscina.

Un dado rotola sul tavolo.
Una clessidra è assorta sul tavolo.

Wartezimmer, musica da dessert, un tintinnio.
Sipario. Fa ingresso Mimoza Ahmeti

L’amante di Sesto Empirico vestita da Wanda Osiris
piume e pennacchi, accende delle girandole

Entra una crossdresser con altissimi trampoli ai piedi,
Ed esce dalla cornice.
Dice: «By by mon amour » e manda tanti kisses.

[…]

Tre Signore dal lungo collo
osservano attraverso la porta semichiusa

alla parete un nudo femminile che accoglie
gli ospiti del sonno.

Un uccello di fuoco si spegne e diventa cenere.
Entra la redingote del Signor K.

che si adagia sulle spalle del Signor K.
il quale si soffia il naso con rumore.

[…]

Entra un viaggiatore che ha perso la coincidenza
del treno per Vladivostok.

Un telefono nero da muro dal lungo collo nero di gomma
con i fili staccati.

Una tigre che non c’è, sbadiglia.
Una Signora si ripassa il rossetto sulle labbra.

(2016-17)

La progressiva algoritmizzazione e digitalizzazione delle forme di vita su scala planetaria ha colto gli uomini del Capitalocene impreparati Siamo passati da una soggettività alienata ad una quasi-pseudo-soggettività, che scompone le singole esperienze ed operazioni della nostra vita quotidiana in frammenti inconciliabili. Lo stesso linguaggio ridotto allo stato di frammentazione frastica si è ridotto ad una serie infinita di possibilità combinatorie e di coimplicazioni sulle quali la pseudo-soggettività non esercita alcun potere di controllo. (g.l.)

Francesco Paolo Intini

MALAPOLITICA

E dunque i morti risorgono. Ottimo!
Le pallottole ritornano nei fucili.

I muri tirano un sospiro di sollievo scrollandosi di dosso
il sangue dei traditi.

A marzo segue febbraio:
Sotto la neve fiorisce il ciliegio.

La cronaca è così aspra che la buccia ribolle sul limone.

Novembre si rallegra per il papavero sul petto.
Ma le rondini aspettano il turno dopo i corvi.

Il grano trascina
Il suo rumore di catene

Non è che un mordersi la coda
e digerire il cuore del pensiero.

Poche cellule intoccabili si trastullano
lanciando dadi senza facce.

Nord chiama Sud
Y e Z appoggiati l’uno all’altro aspettano che arrivi X
Non è per nulla ammissibile che si perda l’occasione di una foto
Neanche se spunterà un Boletus Satanas da un’omelette.

Una mano, insieme al mouse, sulla sponda dei carrarmati.

Robert invece è in perfetto orario, rollino in bocca e cartucce a tracolla
Affronta il D-Day come un bimbo la mammella.

Perde quasi tutto-tranne un miliziano che incolpa il suo fucile-
e una goccia di whisky dalle labbra.

Ma non discuterà mai di latte e miele con vespe di salotto.

Ogni tanto una mina ricorda il prezzo giusto.
Quello per cui le carcasse degli ideali
Imitano i ragazzi col mitra sull’elmetto.


Al menu di gala servono spaghetti, sushi e un’impepata
Di cozze atlantiche ma niente peperoncino.

….

Passaggio di corvi e poi il Vuoto in cui poggiare il globo.
Da dove viene la babele?

Attendo l’accendersi di stelle ma l’azzurro pone il Nulla sul tavolo dei sogni.

Se il nucleo dell’Uranio mangia un tuorlo
Partorirà pulcini di Plutonio

E mentre la schiuma gorgheggia sullo scoglio
irrompe un Granchio a comandare l’offensiva.

E la Xylella avanza, avanza…
E l’ulivo si secca, si secca…

Novembre si rallegra per il papavero sul petto.
Ma le rondini aspettano il turno dopo i corvi.

Il grano trascina
Il suo rumore di catene

La cronaca è così aspra che la buccia ribolle sul limone.

14 commenti

Archiviato in Poesia contemporanea, poetry-kitchen

14 risposte a “Sull’odierna condizione di sommergibilismo della poiesis di Marie Laure Colasson, Poesie di Letizia Leone, Giorgio Linguaglossa, Lucio Mayoor Tosi, Francesco Paolo Intini, di Marie Laure Colasson, présence, 70×70, acrilico, 2024 –

  1. La condizione di sommergibilismo mi si presentò diversi anni fa così in un sogno:

    1)c’era un palazzo altissimo ubicato nella periferia di Roma, Spinaceto, che ospita di tali orribili palazzi, io ero andato ad abitare in uno di essi, il più alto, prendevo l’ascensore che saliva, saliva, fino a sfondare il pavimento dell’ultimo piano. Io ero all’interno, atterrito. Mi svegliavo e il sogno ricominciava di nuovo. Poi, all’improvviso, in un certo giorno, quel sogno sparì, non fece più la sua comparsa. Ancora oggi mi chiedo come mai sia scomparso. Qualche notte fa ho sognato degli uomini in divisa che entravano nel mio appartamento, mi mettevano le manette e mi trascinavano via. La poesia sopra postata è il resoconto stenografico di questa situazione. Stenografico, con i salti logici e fantastici tra una frase e l’altra.

      2) Quando ero sotto tenente di complemento prestavo servizio a Pistoia, era il 1978, e andai a Livorno su invito del Comandante di un sommergibile italiano attraccato nel porto. Scesi all’interno del sommergibile accompagnato dal Comandante per le scale a chiocciola e i corridoi stretti. Venni preso da un senso di soffocamento che ho ancora vivo nel ricordo.

      Ma ovviamente non tutte le poesie seguono un tracciato onirico evidente, anzi, solo occasionalmente hanno un tracciato onirico individuato e individuabile, il più delle volte sono delle situazioni, delle posizioni di significato che collidono con altre posizioni di significato che nascono per partenogenesi da parole, immagini, sensazioni, atmosfere etc. La poesia kitchen in tutta la sua grande gamma di variabilità si nutre di tutto ciò. Si tratta di una condizione di sommergibilismo che abita un’area della mente.

      https://x.com/i/status/1804768001549353319

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    1. Caro Giorgio, l’articolo di oggi non si vede in home.

      Ciao Franco

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    2. antonio sagredo

      E’ indubbio che la Poesia Kitchen di quest’ultimo periodo (67 mesi ) ha compiuto un salto di qualità notevole, ne è la prova p.e. questi versi or ora pubblicati e che mi trovano consenziente.

      Allora sembra prendere questa Poesia una direzione subacquea e nemmeno a pelo d’acqua, ma ancora più in giù fin a gli abissi, come dire alle origini della vita primordiale e i versi :

      E mentre la schiuma gorgheggia sullo scoglio
      irrompe un Granchio a comandare l’offensiva.

      Il granchio ovviamente proviene da decine di metri e si dirige verso la luce schiumosa piena di ossigeno.

      La Poesia kitchen non è semplicemente “attraversare un ponte”, (A:S.), ma Pasternak scriveva “non è attraversare un campo” più o meno un secolo fa, per dire : non pensate mai che sia semplice (va bene per i sempliciotti e per coloro che vivono tutta la loro vita nel fraintendimento)…

      la poesia KITCHEN non è semplice costruzione, perché tra i suoi traguardi è contemplato il processo di nascondimento della metafora e delle metonimia senza svilirle affatto, anzi più queste figure sono sommerse tra gli abissi più con forza emergono alla superficie per esplodere in schiuma ribollente.

      adieu!

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    3. ricordo Ivan Pozzoni che a 30 anni aveva qualche originalità letteraria, lo ammetto, infatti ho generosamente firmato due prefazioni ai suoi libri di poesia, oggi constato che quelle antiche qualità si sono volatilizzate; cameriere a domicilio degli autori Mondadori, capace soltanto di eruttare insulti e sgarberie da avanspettacolo, grazie per le stroncature, ci faranno pubblicità. Mi chiedo perché mi hai inviato una tua poesia per avere un mio parere se mi ritieni un «dilettante»?, perché non invii le tue “poesie” a Villatico, a Magrelli, a Buffoni?, loro, che sono alla tua altezza, potrebbero dare un giudizio paritario alla tua intelligenza ultra homines, non credi?

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      • Ivan

        Chiedo cortesemente, in nome del GDPR, del diritto all’oblio e del Codex Euricianus, di cancellare immediatamente questoi miei threads del 24.06.2024 alle 13.21 e alle 10.03 e conseguente richiesta di cancellazione. Gli altri threads sono stati cancellati: devono essere cancellati TUTTI.

        Ringrazio

        dr. Ivan Pozzoni

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    4. Stanza n. 13

      BenozzoGozzoli abita a Vienna, ha messo su un negozio di giocattoli.
      Ripara bambole, sistema giarrettiere, parrucche, bottoni di madreperla.

      Sette corvi beccano nel letamaio la carcassa
      di un topo morto.

      Sul lato sinistro dello specchio appare
      il profilo del Signor K. con la giacca a quadretti.

      «Mi dica, Cogito, qualcosa intorno allo specchio.
      Cosa c’è dietro?

      Cosa c’è davanti, dietro e ai lati dello specchio?
      Mi dica, Cogito».

      «Davvero, buffo, K., perché mai dovrei risponderLe?
      Forse, dovrebbe gettare lo sguardo a cosa c’è

      davanti… allo specchio».
      «Davanti ci siamo noi, io e Lei, Cogito».

      (inedito da Colonia penale IK-3 di Kharp “Polar Wolf”
      (Sezione penale. Zona permafrost
      )

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    5. IN ATTESA DELL’EQUAZIONE FINALE

      Ogni tanto il lavoro viene a trovare i due dinoccolati.
      Nemmeno il lupo dietro il cassonetto smuove le bottiglie dal far niente.

      Se la luna le minaccia con una nuvola da pagare va da sé che una bandiera si arrotoli da sola per vedere l’effetto che fa.

      La discussione sul vuoto aspetta l’intervento del testosterone.
      Bella la Terra che si rispecchia in due cilindri.
      L’uno che conta sull’altro.
      Campioni d’indeterminismo.

      Il pomodoro riprende fiato se a coglierlo è mezzo braccio.
      Ma voi aveste impeto di sapone, nemmeno un tocco di salsa fresca sparata dalla canna di un polmone.

      Accadde nel 2013. Un vaporetto si scontrò con una gondola.
      Ci sono delle condizioni in cui Nulla e Vuoto coincidono?
      Cos’è uno spazio vuoto senza l’universo? E un Tempo che subentra a un non Tempo?

      E’ nota invece la relazione del Pubblico Ministero su ciò che avvenne nel Canal Grande tra una galassia e un buco nero.
      Sufficiente per respingere ogni ipotesi di assoluto.

      Il frigo ha detto Stop e questo basta per comprimere l’universo in un sol punto.
      Ruota dintorno una mina vagante.

      In attesa che l’equazione sia risolta un fetore caldo si diffonde tra pere e mele.
      Un grammo di formaggio fresco costa un occhio della testa.
      Per paura del botulino il governo decentra le marmellate ma tiene alla larga le falene.

      Si vive in attesa che un’Anita di Sodio
      Faccia un bagno nella fontana di Trevi.

      F.P.Intini

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      • «Ci troviamo tutti in una condizione di nullismo assiologico e ontologico», disse il Signor K.

        Il corridoio era stretto con delle lampadine appese a un filo

        «Metti un bar + (10 birre Heineken e una situazione serendipica e parallattica) = mondo storializzato», sentenziò K.

        Il cameriere sparecchiò il tavolino, tolse i bicchieri e la bottiglia di Pinot grigio. Così continuammo a passeggiare per le calli di Cannaregio fino all’Arsenale dove ci imbucammo in un lurido sotoportego

        «Un Pinot al giorno toglie gli acciacchi di torno», pronunciò il malvissuto, come sovrapensiero

        Era del tutto brillo, straparlava in modo scombiccherato. Eppure, c’era qualcosa che mi attirava in quel mezzo personaggio mentre la luna saliva già nel cielo livido, assieme alla foschia…

        «C’è però un errore nell’equazione di Schrödinger», aggiunse pensieroso il figuro

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    6. Tiziana Antonilli

      Tre mie nuove poesie kitchen

      A Pontecorvo i tigli corteggiano ancora le foglie di tabacco

      e passeggiano mano nella mano  sui tetti della Casilina.

      La città costruita in giardino 

      viene acquistata dalle navate di santa Bibiana

      e una foglia ultimo design

      comincia a correre per arrivare al momento esatto dell’amplesso.

      Nonostante i due tigli risultino delocalizzati

      i costi sono aumentati. 

      Si paga in meet coin

      ma se  il panel si radicalizza in rete.

                 

        Si partiva

      A Eugenio M. e alla sua musa di turno 

      gli specchi di Dalmazia si rompevano nel vino

      castano per lei, bluette per lui.

      Le caviglie in ammollo nel collirio

      e le onde tra i piedi della casa 

      sono state date in rent to buy ai doganieri.

      Un calendario si faceva la barba appeso

      in bagno

      e lo sciame dei traslochi arrivava sempre in orario.

      Il dress code prevedeva rughe prèt  à porter

       e case inclini all’Alta Infedeltà. 

      Svenivano , asfissiati dalla bellezza dell’anticiclone.

           

       Tifo calcistico sulla A1

      Hanno arrotolato i jeans alle pupille e nascosto i coltelli nell’ascella del VAR.

      I tiktoker portavano spremute di fragole nelle mani

      tutto compreso e sold out

      per la gioia di Amici.

      Mentre il gol polemizzava con il rigorista

      dall’autogrill fuggivano briciole di pandoro griffato

       subito you tube le friggeva.

      Hanno portato i jeans in procura

      e i molari in Parlamento. 

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    7. di Slavoj Žižek

      «Ci sentiamo liberi perché ci manca il linguaggio necessario per articolare la nostra mancanza di libertà.»

      «Benvenuti in tempi interessanti»

      Per capire il mondo attuale non abbiamo più bisogno della poiesis.
      L’arte che si fa oggi in Europa è simile al dolcificante che si mette nel veleno.
      I piccoli poeti pensano al dolcificante in dosi omeopatiche.
      I grandi poeti pensano al dolcificante in dosi macropatiche.
      Dopo le Avanguardie non ci saranno più né avanguardie, né retroguardie, le rivoluzioni artistiche e non, non si faranno né in marsina né in canottiera. Non si faranno affatto.
      Siamo all’interno di un gioco di specchi. Ciò che vediamo sono le illusorie metastasi del Reale che noi percepiamo come realtà. «Joker ammazza Batman finalmente» (un verso di Francesco Paolo Intini)
      Faust chiama Mefistofele per una metastasi (2019), dal titolo eloquente del libro di Francesco Paolo Intini.

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    8. Stanza n. Zero

      K. invia il Signor F. sulla terra con una minuscola teca

      Colonia penale IK-3 di Kharp “Polar Wolf”.
      Sezione a regime speciale. Zona permafrost
      ..*

      Uno zolfanello sfregò sull’intonaco. Il Signor K. accese un sigaro.
      Il suo occhio di vetro sembrava osservarmi.

      Appiccò il fuoco.
      Il bricco sul fornello iniziò a tossire.
      Sortì una figura di fumo che si contorceva verso l’alto.

      «Ecco, questo è quanto. Il Signor F. – disse K. – è una persona ragionevole, con lui si possono fare ottimi affari…
      Sa, è stato per tanto tempo nell’aldilà…
      Adesso però è stato prosciolto dall’imputazione. E per questo riabilitato e restituito al pianeta Terra, tra gli umani».
      Fece una giravolta, uno sgambetto. Salì sull’altalena.
      «Venga, venga, io di qua lei di là, divertiamoci un po’. La convoco, Cogito, in quanto addetto alla manutenzione della macchina celibe – il figuro indicò un bizzarro meccanismo alla Duchamp e alla Joseph Cornell, si aggiustò la mascherina – questo è, per l’appunto, una copia in miniatura dell’universo in espansione», disse K.
      Si infilò il monocolo sull’occhio di vetro.
      E attese.

      Mostrò un vasetto contenuto in una minuscola teca in cristallo con una cornice in oro bianco.
      «Ecco, questo è il vaso di Pandora. Qui c’è il Covid19, un affaruccio con la corona lipidica che si scioglie, dicono, ad una temperatura di 57 gradi centigradi, mille volte più piccolo di un globulo rosso… un esserino mutante, e mutevole… e qui c’è la Bomba H, un esserino, lascia immutati gli edifici e uccide tutti i viventi», disse F.
      «Vieni qui Azazello!», esclamò il Figuro visibilmente contrariato.
      Quello fece uno sberleffo, una piroetta e obbedì.
      «Per altre notizie iscrivetevi alla newsletter, qui»,
      pronunciò la mascherina.

      «L’ordinanza di proscioglimento è la prova dell’errore giudiziario»,
      aggiunse il Signor K. con sussiego, riprendendo il discorso interrotto. L’altalena si arrestò.
      Il Signor F. prese a passeggiare in cerchio attorno al tavolo.
      «Ciascuno è intimamente innocente. E intimamente colpevole. La confessione è il miglior argomento
      in pro del giudizio!».
      «Lei, Cogito, in quanto addetto alla nettezza urbana dell’universo, è adibito allo spolverio delle macchine celibi, le cosiddette questioni estetiche, vero?», insinuò K.

      Una stanzetta con il pulsante rosso attiva una telecamera.
      La cabina è disponibile 24 ore al giorno.
      «Una gloryhole?, no no, è l’interno di un cesso, caro Cogito, in diretta streaming…»
      «Non si è accesa la luce rossa. Ehi! – esclamò F. –
      Non vedo nessuna luce rossa, ho premuto ma non è venuto nessuno…
      Non è venuto nessuno!».

      «Solo dio può vedere due padelle nello stesso istante, ma, dio se c’è, non ci dice mica cosa vede», aggiunse K. dall’alto del suo soggolo.

      • *Lager dove è stato rinchiuso l’oppositore politico russo prima di essere assassinato Aleksej Navalny

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    9. Ivan Pozzoni

      Funziona, oggi, il sito?

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    10. Mimmo Pugliese

      ALLA FINE DEL CERCHIO

      Alla fine del cerchio sono in saldo le lucertole,

      Cleopatra ha un bouquet nell’occhio

      è indecisa se svenire o telefonare al pianeta Enotryx

      che gioca alla play-station con un apriscatole

      Il petto del millepiedi è una bandiera,

      scarabocchi fanno sparire cannoni

      adirare chitarre in retromarcia e spilli

      impiccati al traffico africano

      Restituire gelati o ferri di cavallo?

      la Sfinge ha una colazione di lavoro con il segretario generale,

      è scaduto il contratto con i coccodrilli

      dalle nervature dei bollitori sgomitano pennarelli

      C’è spazio tra l’eclissi e le biciclette

      mulini a vento affogano nel burro di arachidi,

      per decreto i bastoni possono ballare il twist

      chele rinnovare il passaporto

      Giorni quadrati si rimestano,

      aiutano rizomi a sparigliare lavatrici

      bicchieri a recuperare la memoria,

      Itaca è una canoa gialla

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