Giorgio Linguaglossa
cari amici,
qui ormai stiamo fuori del «timbrificio tipografico» come si esprime con brillantissima espressione Mario Gabriele:
«c’è un apposito sportello [ndr. la NOE], dove trasferire nella rete fognaria il bel verso, la retorica, la mitologia, l’iperbato, il soggetto, la continuità,la retorica ecc., come timbrificio tipografico.
“Il distico”, con parole nostre o di autorevoli filosofi,” istituisce visivamente il nulla. Si tratta di una percezione singolarissima. Può scrivere un distico soltanto chi ha questa percezione singolarissima”».
E Lucio Mayoor Tosi:
«Gianni Godi esce dal tempo, e sembra provenire dal futuro – indietreggiando, rivolto al nostro presente. Però sembra non avere memoria, tanto del presente, quanto del futuro. Di conseguenza, un po’ ne soffre la comunicazione. Anche perché i testi sono portati all’estremo della sconnessione… sconnessi ma, se riuniti, arrivano a comporre in mosaico…».
Sia chiaro che la brillantina tipografica della poesia dei nostri giorni con iperbato fondato sull’io è roba da timbrificio tipografico, da dentifricio fono simbolico… noi qui stiamo facendo una cosa davvero nuova e rivoluzionaria. Ad esempio, prendere cognizione e possesso di un concetto elementare che in filosofia circola da almeno duecento anni, che «le parole sono ponti interrotti», che la procedura della colonna sonora di voler dare loro un senso con una colonna fono simbolica ben costruita come ha fatto il più grande poeta del novecento, Montale (almeno il primo Montale), è da archiviare con sollecitudine. Tutta la poesia riepilogativa ed epigonica che oggi come ieri continua acriticamente a confezionare confetti e confetture dell’io, è roba da indirizzare nella pattumiera della storia stilistica, roba da passatisti in vacanza colliquale. Pensare che il poeta possa o debba dare un senso alla poesia per il tramite dei suoi alambicchi fonosimbolici e tipografici è davvero una pia illusione di professorini innocui e vanagloriosi.
Come scrive Lucio Mayoor Tosi, qui siamo in un «cantiere aperto», c’è chi afferra dal passato e dalla memoria frammenti di significato, come fa Donatella Costantina Giancaspero, e chi invece recupera dal non-tempo degli spezzoni, delle zattere linguistiche un tempo significative come fa Gianni Godi nelle sue poesie volumetriche, e chi come Gabriele riutilizza e rimette in circolo lacerti e sintagmi dei cartelloni pubblicitari della cultura occidentale ridotti ad elementi frastici non più significativi. La sostanza della NOE è varia e ampia, ciascun poeta può scandagliare i propri strumenti espressivi in piena libertà. Aver paura del «nulla» che ci si trova di fronte, indietreggiare, come fa Claudio Borghi, respingere il «nulla» accusandoci di «nichilismo», implica una fuga dalla realtà del nostro tempo e una fuga dalle proprie responsabilità stilistiche e formali. Lo spirito umano conosce soltanto le idee, demonizzare le idee significa demonizzare il mondo.
Il «frammento» compare all’improvviso, nell’immenso disordine degli oggetti, è esso stesso un prodotto di quel disordine, ma, affinché vi sia «frammento» esso deve sortire fuori da una marcatura del tempo. È il tempo il demiurgo del «frammento», suo capostipite e suo padrone. Nel «frammento» c’è tutta la potenza detonante del significante, ma come raggelato e immobilizzato, ed esso ci appare estraneo (Unheimlich), chiuso nell’ambra di un milione di anni millimetri e sepolto nella memoria. E l’assurdo è che il «frammento» ci guarda. Dal lontano passato sembra osservarci e, una volta libero dal nostro sottosuolo, esso ci domina dalla profondità della sua Contingenza.
Giuseppe Gallo
Lilli
Lilli sorrise alle macchie sul muro,
aveva intravisto il colbacco di Lenin.
Elena per scendere scelse i gradini più comodi.
Ormai dipingeva in grigio solo scale in salita.
La primavera era sopraggiunta in treno.
E i papaveri si vergognavano di rosseggiare in città.
– La morte non sa che può fare male,
ha ancora i calzoni corti e la minigonna di Mary Quant!-
Oggi non è più oggi.
…attenda in linea…
Le carpe d’argento assalivano le barche dalle sponde.
Se non hai parole non puoi avere fantasmi.
Si scrive soltanto il passato
per sorreggere la potestas e l’auctoritas.
La voce è un gesto: la bocca mi baciò tutto tremante…
ma dopo, quando si spara…
Intorno alle acacie si agita la luce,
il pappagallo la sfoglia come un libro.
Ha imparato a leggere lungo la traversata.
…è un’inchiesta sulla qualità del servizio…
La morte è una scavezzacollo… deve fare esperienza.
Ha ancora i calzoni corti e la mini gonna di Mary Quant.
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Alfonso Cataldi
“Pratiche da niente” in fila indiana dentro il dormiveglia.
Il contabile richiude il guardaroba.
– Le adozioni bruciavano alle spalle del convento
gli americani impararono gli orari delle prove corali.
Philomena interpreta il destino da una foto-testamento
nulla può aggiungere l’indagine di un serial killer.
Il corpo è sepolto al punto di partenza.
«Nessun riflesso ha inciso le pupille della Virgin Morena»
conferma l’entourage di Rafael Torija.
Due ex continuano a studiare i dettagli dell’abbronzatura.
Al presidio scarseggiano i mantelli taglia XXL.
È sufficiente un’altra notte di scampoli cuciti
a una madonnina che sta nel palmo d’una mano.
Giuseppe Talìa
A Mario M. Gabriele e Godi
“Ehi dude! Close to me.”
“No, se non sei tra i miei contatti!”
Io sono un gi pi esse, non sono più un essere.
Il re è morto. Lunga vita ai microcip.
Arriva il vento. Il vento. Il vento.
Anemossssssssss… Kathorosssssssss…
Il freddo di ponente. Il caldo di levante.
Il vento morente. Il vento emergente.
Arriva. Arriva. Arriva.
Sfarina i fondali.
Un doppio vincolo ci unisce.
Earls Court è un amore barbaro.
Nel medioevo tecnologico,
Era u
Ora i.
Questi doni ho in tasca per gli ospiti:
fiori freschi e frutta secca, qualche tribolo.
A Fontainebleau il fantasma di Gurdjieff
impastava cocci dell’essere con smalti di vita.
Mi viene facile incollare i pezzi Ikea e Brico.
Braco (non dovrei cercare alleanze foniche).
Le gengive di Sanguineti mi masticano.
Mario M. Gabriele mi possiede.
Le parole sono pietre e vivo circondato da un muro a secco.
Mario Gabriele
caro Talia,
sei un vero professionista della parola, moderna e mai atavica. I termini commerciali come Ikea, Brico, e del mondo tecnologico riferito ai micro cips e gi pi esse, fanno parte di una discontinuità ideologica e lessicale all’interno della poesia, che estirpa tutte le radici fonologiche connesse con i vecchi paradigmi. Non c’è dubbio che con queste libere coesistenze linguistiche, si possa andare oltre certi regimi estetici già consolidati, ma è da accogliere con piacere l’uso prevalentemente nuovo che fai del verso, come idealità nuova, dal tratto verbo-iconico.
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Una foto di Degas
Vicino a un grande specchio
Nella foto di Degas si vede Mallarmé.
E’ in piedi contro il muro.
Renoir è sul sofà.
Nello specchio (come fantasmi)
Lo stesso Degas ( con la sua camera )
E la moglie di Mallarmé (con sua figlia).
Paul Valery entra dopo lo scatto.
Ora guarda la stampa che Degas gli ha regalato:
“Il prezzo di questa opera d’arte?”
Nove lampade a gas
E un istante di completa immobilità.
Donatella Costantina Giancaspero fotagrafa
La foto di Degas.
Pone sulla stessa linea di mira mente,occhi e cuore.
Trattiene il fiato e scatta.
Nella foto della foto di Degas
Donatella Costantina ha messo tutto.
I libri. I viaggi. Gli amori.
Gli appuntamenti mancati, le promesse mantenute.
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Donatella Costantana Giancaspero
Grazie, Gino Rago,
fra tante foto che ho qui, non ricordavo più di averne scattata una anche alla “Foto di Degas”. Oppure, l’avevo smarrita, vai a capire… Ma vedo che tu l’hai ritrovata. Molto bene, ti ringrazio! La metterò insieme alle altre mie foto di viaggi, di amori, di promesse e appuntamenti mancati. Istantanee di istanti. Frantumi di vita. Vita in frantumi. Lampi al magnesio.
Une bonne soirée à toi, à Degas, à les amis…
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Lucio Mayoor Tosi
Monsieur Gurdjjieff
« Fanculo, mi diverto. Georges
Ivanovič.». La notte si avvicina.
Il popolo è affamato. Esce il Re sul balcone.
Prende il pane; lo spezza, e dice:
«Tenete…».
Più delinquente, che bravo ragazzo.
Superpiù della poesia.
Liberi, solo se pazzi. Allucinati.
Ma liberi. Sole del Nord.
Portami a casa. Disse Georges.
Ma rideva sotto i lunghi baffi.
Ho la sifilide.
Edith Dzieduszycka
Ricordava il cicaleccio futile da vecchia bambina viziata
della donna stravaccata sul sedile di fronte.
Dialogo quotidiano fatto di piccoli dettagli insignificanti,
di banalità cronaca silenzi. Destino insieme unico e universale.
Miliardi di corpi già sprofondati e altri destinati a sprofondare.
Senza nemmeno pensarci. Anche loro. Inesorabilmente.
Tutti quei corpi in movimento frenetici aggressivi
pronti ad affrontarsi e a combattersi,
a sopprimersi a vicenda anticipando i tempi
per ubbidire a chi sa quale oscura legge?
Di quale peso d’ossa, di quale massa di polvere
caricano una terra indifferente?
Quella terra sempre più gravida e sempre più pesante?
Fino a quando reggerà un tale carico?
Attraversò la strada, rialzò il collo del suo giaccone
e guardò in alto la facciata di casa sua.
Vide il rettangolo illuminato della finestra del soggiorno.
Gli sembrò di vedere il muoversi di una tenda.
e il passar dietro di un’ombra.
Ma forse era la finestra dell’appartamento vicino?
[Estate 2017 – Estratti sparsi dal romanzo Intrecci – Genesi – 2016]
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Franco Intini
METTERE I BAFFI ALL’ IO
1-INFER
RIATE
Salme:
Si muovono navi verdi. Di olio la pioggia
Donne irriducibili alle inferriate.
Un punteruolo rosso in ceppi. Due proconsoli di Cesare.
Socrate assorbito dalle cicute.
vendono palme a Barabba
La banda delle cinque fa a meno degli orologi, borghesi per giunta.
Il tempo lo è.
La legge invece è capitalista.
Una centuria suggerisce a degli ulivi di far largo alla xylella.
dal Salento a Gerusalemme.
Le successioni sanno di catena alimentare
dov’è Gesù?
Dio è morto
Io è morto.
Un pianoforte perde i denti. Musica di Schubert nelle vie di Bari.
Negli uffici stampano registri in codice binario.
Faber. L’asino, il muro del ‘61
sulla via del mare omaggiano la carovana del re.
Giuda in su.
Il Duce in giù.
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2-CE N’È PER TUTTI.
la motozappa crea il dopoguerra
Berlino 1945, campo di sterpaglia
Su Hiroshima cresce l’ailanto
pianta alleata
scrivere la storia
con la matita di un pipistrello
senza spiegazioni
appendersi a un filo d’erba
e poi quali sono le ragioni
del contadino?
il motore vale
una pompa peristaltica
quanti figli ha fatto per la guerra?
Tanti che nessuno li conta a pranzo
Bios ci sa fare con queste cose
L’arte è un fatto mentale
Leonardo morto
Vale un colombo su Monna Lisa
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3-MIRACLE
Premessa:
Francesco d’Assisi
Albert Einstein
Difficile camminare sull’acqua
Come viaggiare in un buco nero
l’acqua inghiotte luce
Un buco nero la mortalità
Cos’ è singolare?
.
NELL’ANNO 2100
Fu costruito il primo Santo robot
Lo chiamarono Francesco
perchè parlava con gli uccelli, un effetto
dell’Elio II che scorreva nelle sue vene
progettato per fare miracoli
invertiva la freccia degli eventi
tornò ad Assisi
abbracciando stimmate e povertà
l’italia ne rimase sconvolta,
nessun ministro della lega
fu visto il duce sotto la pensilina
piazzale Loreto tornare vuota
a Dongo non successe nulla
Claretta ricomposta
Bambina innamorata
del suo principe
Praga rifiorì nel nulla
il patto di Varsavia dissolto
molti mali ritornarono nelle ortiche
Compreso Himmler che mai nacque
Né si vide Mengele
Operare sui bambini
La tecnologia del miracolo
Rimise in piedi il palazzo vescovile
Francesco è senza sacco, ora
dinnanzi a Bernardone
Le ricchezze, i sontuosi panni
La mercanzia donata ai poveri
Da qualche punto però si torna
Anche il tempo è onda
il calore va e viene
l’ istante si conserva
se inverti la rotta il cancro sparisce
la radiografia non ha più traccia
solo la Memoria
rimane intatta
risorge
muore
Mario M. Gabriele
cari Amici,
non esiste in questo post, all’interno del distico e del frammento, una sola poesia che sia in distonia con i testi presentati. Sembra un teatro di voci dove la vocalità si articola su linguaggi quasi pre-futuri.
Tutto questo lo si deve agli esiti poetici di Giorgio Linguaglossa, Gino Rago, Donatella Costantina, Guido Galdini, Carlo Livia, Silvana Palazzo, Giuseppe Gallo, Alfonso Cataldi, Giuseppe Talia, Franco Intini, Lucio Mayoor Tosi, Edit Dzieduszycka e Francesca Dono: un vero e proprio Gruppo NOE, senza sbaragli irreversibili, anzi, devo dire di non trovare debolezze estetiche, ma approvvigionamenti linguistici di singolarità tecnologica.
A questo approdo concorrono, evidentemente, consensi unanimi, fuori da ogni composizione artificiosa e lirica; e penso pure ad una opzione meta letteraria che non va abbandonata.
Ciò lo dico perché ci stiamo lavorando da tempo, per proporre un nuovo modo di fare ricerca sotto un’unica sigla, che può incontrare anche pareri discordi, senza ricorrere a giudizi Keep Out, che avviliscono ogni fare poetico. Grazie e Buona Pasqua a tutti.