Chi sa perché, mi affiora spesso in mente l’antico giuoco delle somiglianze e delle affinità, che applico a persone sconosciute o celebre in momenti di svago mentale o d’insonnia!
Così, dopo la lettura del suo libro, Les choses de la vie, ora pubblicato da Progetto Cultura con dotti commenti di Giorgio Linguaglossa, mi è venuta in questa notte bianca la voglia di scegliere un animale da abbinare in qualche modo a Milaure! E’ stato fulmineo! En un clin d’oeil mi è subito sbalzata nel pensiero l’immagine della libellula! Creatura sinuosa e danzante, raffinata e rarefatta, leggera e scintillante, dal pallore un po’ evanescente, il cui volo a zigzag veloce e imprevedibile la porta di qua di là sulle acque dello stagno, alla ricerca di un cibo nascosto o semplicemente di un giunco degno della sua attenzione.
Dotata di ali luminescenti e frementi al minimo soffio di vento, è arduo seguire il suo percorso. Tout comme è spesso difficile seguire la poesia di Marie-Laure, che non può e non vuole dimenticare o rinnegare le sue origini. Ci trasporta così, attraverso colte citazioni e rimandi, insieme a personaggi ricorrenti, la blanche geisha, Eredia, Lilith, la comtesse Bellocchio, Eglantine e Sarah e tanti altri, nel mondo cosmopolita e soprattutto francese del ‘900, tra i versi di Rimbaud e Verlaine, sulle musiche di Satie e Ravel, illuminati dal demone verde elettronico (ndr. la sigaretta elettronica che l’autrice fuma). Un mondo in cui n’importe quoi peut arriver à n’importe chi!
Contenitore senza fondo di tutte le meraviglie, vaso di Pandora dalle capacità inesauribili, le sac crocodile si riempie e si svuota al ritmo della danza e d’una coreografia sempre in movimento di clown pailletés e coccinelle.
Un tour de force d’inventiva, d’immaginazione, di reminiscenze a 360°, con gli accostamenti più strambi ed imprevisti che ci trascinano in una ronda infernale in cui vizio e virtù si danno la mano per dipingere le tele più folli ove spadroneggia un Francis Bacon imperioso seduto sul suo trono-poltrona di velluto grenat.
Copertina ispirata a Rotella, con quella gamba rossa e aguichante emergendo dagli strappi a conferma della frammentazione di stile e percorso mentale. Una lettura saltellante e brillante che non ti lascia un attimo di requie, ma ti spinge e trascina in tutte le direzioni sul suo carosello impazzito!
(Edith Dzieduszycka, 1 luglio 2022)
Sedie comuni ridipinte da Marie laure Colasson
.
Qualsiasi ierofania mi è ostile ed estranea.
Penso che la mia poesia sia afanica, drasticamente materica, diafana e diafanica.
L’arte oggi attraversa tutti i suoi momenti senza poter mai giungere a un’opera che esprima il positivo, giacché non può mai identificarsi con alcuno dei momenti del positivo. Nella mia poesia non troverete mai un momento in cui si dice il positivo di un enunciato e né il positivo di una negazione. Affermazione e negazione facevano parte di quella metafisica che intendeva le parole che contenevano una intenzionalità verso […] una direzione verso […]. Non troverete mai le parole che diventano la «potenza» della negazione o la «potenza» della affermazione, che vogliono il reale come Nulla, e sono quindi Nihil, nichilismo. Il termine non è ovviamente hegeliano ma post-heideggeriano, come post-heideggeriana è la conclusione del concetto dell’arte nella surmodernità: Oggi la nuova metafisica che è la Tecnica nuda non dà alcun nichilismo, non ci consegna alcun Nihil ma ci fornisce il Pieno in grandissima quantità: il Pieno dei markettifici, il pieno di benzina, il pieno del negotium che ha sostituito l’otium. Tutto ciò non coincide con nessuna essenza dell’arte nel punto estremo del suo destino (hegelianamente inteso); in entrambe le soluzioni l’essere dell’arte si destina all’uomo come un qualcosa che non può essere pronunciato, chiamato, definito. Probabilmente, finché il nichilismo governerà segretamente il corso della storia dell’occidente, l’arte non uscirà dal suo interminabile crepuscolo, un crepuscolo pieno di «cose piene», ovviamente.
(Marie Laure Colasson)
Le prime sei composizioni di Les choses de la vie
1.
Son petit pain fourré au champagne le matin
des cigarettes en chocolat dans ses poches trouées
Un merle chante au centre du silence
un merle chante faux dans un silence aveuglant
Assis sur une photo de Doisneau séchant dans la baignoire
solitude sans silence
Eglantine boit le champagne suce le chocolat
avale la photo engloutie au fin fond de son lit
Sa photo à côté du lit
è definitivo coup de poignard
Dans la chambre émanation de cadmium red
elle poignarde le temps le merle s’envole
Putride le déclin convulsif le temps
elle tressaille engloutie au fin fond de son lit
La chambre est rouge
*
La sua ciambella farcita allo champagne al mattino
delle sigarette al cioccolato nelle sue tasche bucate
Un merlo canta al centro del silenzio
Un merlo canta falso nel silenzio accecante
Seduto sopra una foto di Doisneau si asciuga nella tinozza
solitudine senza silenzio
Eglantine beve lo champagne succhia il cioccolato
Inghiottisce la foto inabissata al fondo del letto
La sua foto accanto al letto
è definitivo colpo di pugnale
Nella stanza emanazione di cadmium red
Lei pugnala il tempo il merlo s’invola
Putrido il declino convulso il tempo
lei rabbrividisce inabissata in fondo al letto
La stanza è rossa
2.
Les couleurs dansent sur la pointe d’une aiguille
Menaçant le rouge de devenir violet
Rouges violettes les fleurs sur le balcon
dans le cercueil de Paul Cézanne des photos éparpillées
Sarah dans le tunnel s’en empare pour gommer leurs mémoires
Le cercueil furieux s’échappe en Rolls Royce
boit son thé au jasmin se brûlant les entrailles
Sarah prend un chiffon bleu outremer
pour nettoyer ces fragments d’archéologie
Les couleurs les photos se transforment en gélatine
pour construire un incertain devenir
Que de photos éparpillées sur le sol
archéologie du passé
Son rimmel a coulé un autre théâtre
avec un chiffon efface la mémoire
……échappatoire
*
I colori ballano sulla punta d’un ago
minacciano il rosso di diventare viola
Rossi viola i fiori sul balcone
nella bara di Paul Cezanne delle foto sparpagliate
Sarah dentro il tunnel se ne impadronisce per cancellare le loro memorie
La bara furiosa se ne scappa in Rolls Royce
beve il suo tè al gelsomino si brucia le viscere
Sarah prende uno straccio blu oltremare
per pulire questi frammenti d’archeologia
I colori le foto si trasformano in gelatina
per costruire un incerto avvenire
Quante foto sparpagliate sul pavimento
Archeologia del passato
Il suo rimmel si è sciolto un altro teatro
con lo straccio cancella la memoria
….scappatoia
Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa YY, acrilico 50×30 cm., 2020
Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa XX, acrilico 50×30 cm., 2020
Ed ecco che la struttura dissipativa di Marie Laure Colasson giunge alla sismografia della luce e delle forme, alla spettrografia come sismografia del frammento, al frammento come linguaggio originario, linguaggio allo stato aurorale incipitario. Perché lo scopo dell’arte è oggi quello di reinventare il reale. Occorreva ripartire dall’alfabeto e dal lessico del frammento e dalla forma frammento, dalle forme primordiali della curva e della semiretta, dalla luce e dal colore per poter costruire una nuova sintassi dove la forma-colore e la forma-limite assumessero un ruolo determinante. Il tratto, il graphein singolare trascrive la sismografia del testo, il luogo-non-luogo che soltanto il frammento può abitare. Ha scritto Lucio Mayoor Tosi: «vedere come può stare un verso lanciato nel vuoto, senza una chiara ragione e soprattutto senza difese. Come un bengala nel buio, un verso nel futuro».
Il commissariamento della poiesis
Il tedio di Dio, la mia ultima opera, pubblicata nel 2018 per i tipi di Progetto Cultura di Roma segna un punto: la scomparsa dell’io totalitario e panottico che ha fornito il binario della poesia europea dal 1970. L’io oggi non è più il punto di riferimento del discorso poetico. La poesia dell’io e delle sue adiacente che si fa in Europa da alcuni decenni è Kitsch e conformismo senza neanche avere coscienza del kitsch.
«Il frammento è il sigillo di autenticità dell’arte moderna, il segno del suo sfacelo», ha scritto Adorno nella Teoria estetica nel 1970, pensiero quanto mai vero che si insinua all’interno del facere della «nuova poiesis» con lancinante attualità. L’aforisma di Minima moralia che recita Das Ganze ist das Unwahre («il tutto è il falso») è il rovesciamento di un noto passo della Fenomenologia di Hegel che recita: «Il vero è il tutto [Das Wahre ist das Ganze]». La poetica del «frammento» e la poetry kitchen sono la risposta più drastica che la poiesis oggi dà alla Crisi dell’arte, con la consapevolezza che la poiesis del «frammento» è la poiesis del negativo, della negatività assoluta che confuta il «vero» e il «falso», il «vuoto» della «totalità» che abita l’ideologia della compromissione in cui oggi tutti siamo coinvolti. Le immagini della poiesis diventate effimere, serializzate, moltiplicate, e quindi de-realizzate, precipitano nel valore di scambio e nella inautenticità di qualsiasi enunciato che oggi la poiesis possa abitare.
Ad essere revocato nel nulla, e cioè nell’inesistente, è il «valore» della poiesis, è la posizione nel mondo della poiesis, tant’è che non suscita più alcuna meraviglia che le immagini dell’arte siano state sostituite con gli avatar, le copie, le icone. In questo contesto, la diagnosi di Fredric Jameson sul postmodernismo (secondo cui le tipiche armi dell’avanguardia novecentesca: lo choc, la rottura, lo scarto, l’incomunicabilità, il nuovo sono diventate variabili richieste dal sistema, replicabili e serializzate all’infinito) coglie nel segno. Parlare del valore di posizione, di op-posizione della poiesis, è oggi una utopia da anime intonse. Semmai, lo scopo della poiesis non è tanto creare un varco nella significazione ma negare la stessa significazione per sostituirla con il «vuoto» del segno.
«È ormai ovvio che niente più di ciò che concerne l’arte è ovvio né nell’arte stessa né nel suo rapporto col tutto; ovvio non è più nemmeno il suo diritto all’esistenza», ha scritto Theodor W. Adorno nella Teoria estetica.
(g.l.)
Mario M. Gabriele
Una Jeep Renegade ferma davanti alle VideoNews.
Signorina Borromeo, l’aspettiamo qui
dove meglio si possono leggere i suoi pamphlets.
Non dicono molto
ma rappresentano episodi di prosa spontanea.
Esterno. Campo vietato. Bandiere a mezz’asta.
Resiste in classifica
L’Enigma della camera 622 di Joel Dicker.
Meg ha in mente un viaggio,
lasciando la speranza ai poveri e i copecki ai ciechi.
Un Web-designer accende il PC
per correggere i fogli di Criminal Found.
Rivediamo i Mondi di Oz
anche se Turner lo fa di malavoglia.
Il cane bassotto
non trovò le tracce dell’assassino della piccola Maddie.
Tace la radio Deejay. Non c’è nessuno
che ascolti gli Scorpions.
Tornano in gioco Hamm e Clov
nella Febbre del Sabato Sera.
Volano i tweet. –Andrà tutto bene.
Ne sono sicuro- , disse il tutor su Instagram.
Si è fatto tardi. Silenzio blu notte
con flash mob lungo il colonnato.
Una farfalla muore sul poster di Guernica.
La guardo se mai dovesse volare via.
TM 22 è il numero del Call Center
per vedere Shining di Stanley Kubrick.
-Manca l’attitudine a produrre verità e trarre un film-
disse il critico all’autore della sceneggiatura.
Schermo piatto.Colore nero.
Diffusione di lampade Led in Galleria.
Miss Klary stava dietro ad una storia
dopo i dati dei subplots.
Voce di fondo e inquadrature a fumetti
nelle mani di un viaggiatore nel mondo.
Dolly voleva riprendere il cielo con uno Zoom
e ricavarne una Metafisica.
-Va bene, puoi provarci.
Saranno le nuvole a distrarti-,
disse Seanbook, manager del Progetto Outline
affiliato alla Glenn Artur jr e Company di Filadelfia.
Ginsberg, in quarantena, chiedeva Howl.
Voleva mettere qualcosa di suo e della Corea
con uno shock stellato di misericordia.
caro Mario,
Per capire il mondo attuale non abbiamo più bisogno della poesia.
L’arte che si fa oggi in Europa è simile al dolcificante che si mette nel veleno.
I piccoli poeti pensano al dolcificante in dosi omeopatiche…
È molto semplice: Dopo le Avanguardie non ci saranno più avanguardie, né retroguardie, le rivoluzioni artistiche e non, non si faranno né in marsina né in canottiera. Non si faranno affatto.
La tua poesia, caro Mario, è l’epitaffio più sincero che oggi si possa scrivere per il cadavere della poiesis.
(Giorgio Linguaglossa)
caro Giorgio,
La mia perplessità è un’altra: ci sono voluti anni per mettere a punto un discorso critico sulla scrittura a frammenti, anni per creare in distici (tra l’altro, allo scopo, penso io, di stabilire una situazione d’obbligo alla poesia, non divagante ma per aprire gli occhi, svegli nel sogno), anni per la struttura a polittico (come per allargare confini), per poi ripiegare sul verso libero, anche se in forma di casamatta, cioè di architettura non per upper class… ora Pop, tra Rushdie e il Tarantino di Pulp Fiction, la più avanzata cinematografia. Tutto questo mentre sento crescere, nel mio piccolo mondo, il bisogno di riordinare (il mio stupore nell’accorgermi di stare nel marasma con simil doppi ottonari e novenari)… Abbiamo riaperto le danze?
(Lucio Mayoor Tosi)