Scampia, scantinato occupato
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Inedito di Mario M. Gabriele
(da mariomgabriele.altervista.org)
Inverno con Black Friday
tra eventi a sorpresa e Ie foto di Marlene.
Al Max Hotel c’era un’asta di cucine LUBE,
un album di 50 Rockstar
e una macchina da scrivere ERIKA
come quella che usava Brecht
in Madre Courage e i suoi figli.
Nessuno sa quanti ricambi d’aria
ci porterà la stagione,
Lei senza più ricami, con cappotto e guanti cashmer,
si lasciò andare ai Sette Peccati Capitali.
Ci fu un accordo sui found poems e il cut-up
senza impasse.
Guten Morgen Mein Herr,
Guten Morgen, disse Albert.
Qui restiamo ad attendere il Die Welt
con i capitoli a puntate su Birkenau.
Condizione primaria per il Dichtung
è il linguaggio ontogenetico.
Non si confonda, Signorina Ellen,
la tristezza è dentro e fuori casa.
Non vorrà mica un’altra Genesi
a quella che già conosce?
Non importa ciò che dice Ruth,
è un passerotto su Airways.
Clara si portò dietro un disappunto
per come se ne andò la giovinezza.
Portnoy è nei Meridiani Mondadori
dopo aver girato come un cane nei cimiteri.
La seconda volta che incontrammo Marianne
aveva tra le mani uno chiffon.
il ghostwriter di triller
si aggrappò alla plafoniera per non farla spegnere.
Abbiamo una shance in Cyberpunk
ed è lo stesso mondo solo un po’ diverso.
Howard Hughes girò il mondo in tre giorni,
meno di Lindbergh con lo Spirit of St. Louis
e la mosca ballerina.
“Ci siamo, darling, ci siamo baby….
No, bébé, à Paris. Thanks – no, merci –
Amica mia….ma come
Ti chiami? …. Laggiù! Laggiù!
é Le Bourget, bébé !” (1)
Ti lamenti se rimani a casa.
Non rimarrà una briciola dei tuoi ricordi:
solo i vestiti outdoor stile Mountain Kaban.
per le feste che non verranno.
Nota n. 1. Sono i versi di Alberto Mario Moriconi da:Il dente di Wells.
Svuota poesia? o Svuota cantina?
E’ la raccolta più organolettica che si propone oggi al lettore di fronte all’uso lessicale di provenienza psicopatogena, disarticolata, ed embrionale, emporio del disordine, e outlet, Zibaldone di pensieri, e oggettività a tutto spiano di carica virale, messi in atto da chi fa uso di differenze accumulative, e che forse considera l’infinito una particella minima dell’ultrainfinito, rimettendo in gioco teorie e pratiche scientifiche tali da considerare a favore o contro il principio antropico finale, quello per intenderci di Barrow e Tipler, catalogando cifre e significati policentrici ed espansivi dell’universo, tra teleologia e modello standard del Bing Bang, scendendo alle piccole cose terrene da utilizzare nella struttura del verso.
Le misture, tra parole semplici e additivi surreali, rivelano un disordine psicogeno. L’ES è in rotta con la sfera volitiva. C’è chi predilige forme e oggetti di varia natura, tra cui si annotano materassi, letti, tavoli, armadi, cassettiere, scaffali, divani, poltrone, sedie, carrozzine, girelli, culle, televisori, videoregistratori, lavatrici, frigoriferi, elettrodomestici da incasso, condizionatori, stufe e mascherine Covid, assieme a materiale chimico ed edile, come amianto, colori, vernici, bombole di gas e ossigeno, provette con idrogeno, elio, litio, boro, azoto, antimonio, argon, bismuto, cobalto, cripto, per creare un polittico? Una pala sacra? O una scuola primaria per poeti del futuro? Ciò significa mettere in scena figure e oggetti apocrifi nel tentativo di creare un camaleontismo linguistico di elevazione così bassa in cui il lettore si perde nel gioco smaliziato di significati e feuilleton. E chi lo pratica non abiura i propri solipsismi, e grovigli letterari e scientifici, che in molti casi si autodistruggono da soli, bloccando la poesia dalla sua funzione d’Arte. Svuota poesia? Sì! Ma anche svuota cantina!
(Mario M. Gabriele)
Giorgio Linguaglossa
La de-colonizzazione della poiesis dall’apparato metafisico Continua a leggere
Penso che l’Evento non sia assimilabile ad un regesto di norme o ad un’assiologia, non ha a che fare con alcun valore e con nessuna etica. È prima dell’etica, anzi è ciò che fonda il principio dell’etica, l’ontologia. Inoltre, non approda ad alcun risultato, e non ha alcun effetto come invece si immagina il senso comune, se non come potere nullificante. La nientificazione [la Nichtung di Heidegger] opera all’interno, nel fondamento dell’essere, e agisce indipendentemente dalle possibilità dell’EsserCi di intercettare la sua presenza. Si tratta di una forza soverchiante e, in quanto tale, è invisibile, perché ci contiene al suo interno.
L’Evento è l’esito di un incontro con un segno. (g.l.)
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L’ultimo stadio della nuova fenomenologia estetica: La pop-poesia
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I due testi proposti sono esemplificativi di un modo di essere della nuova fenomenologia estetica come pop-poesia, poesia del pop. Si badi: non riattualizzazione del pop ma sua ritualizzazione, messa in scena di un rituale, di un rito senza mito e senza, ovviamente, alcun dio. Con il che finisce per essere non una modalità fra le tante del fare poesia, ma l’unica pratica che nel mondo amministrato non ricerca un senso là dove senso non v’è e che si colloca in una dimensione post-metafisica.
In tale ordine di discorso, la pop-poesia si riconnette anche a quello che è stato da sempre lo spirito più profondo della pratica poetica: la libertà assoluta e sbrigliata soprattutto dal referente, da qualsiasi referente, parente stretto della ratio complessiva del sistema amministrato.
La pop-poesia vuole essere la rivitalizzazione dello spirito decostruttivo che, nella poesia italiana del novecento si è annebbiato. La poesia si è costituita in questi ultimi decenni come una attività istituzionale e decorativa, si è posta come costruzione di un edificio veritativo.
La poesia che vuole mettere in evidenza le contraddizioni o le condizioni di un essere nel mondo, finisce inesorabilmente nel Kitsch.
La pop-poesia non redige alcun senso del mondo e nessun orientamento in esso, non è compito dei poeti dare orientamenti ma semmai di svelare il non orientamento complessivo del mondo.
Non è compito della pop-poesia commerciare o negoziare o rappresentare alcunché, né entrare in relazione con alcunché, la pop-poesia non si pone neanche come una risorsa o come un contenuto veritativo o non veritativo. La pop-poesia può essere considerata una pratica, né più né meno, un facere.
Così è se vi piace.
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Mario M. Gabriele
Inedito di da altervista il blog di Mario Gabriele
Andando per vicoli e miracoli
ritrovammo l’albergo e il trolley.
Non si dà nulla per certo, neanche prendere contatti
con il gobbo di Notre Dame per suonare le campane.
Bisognava partire.
Tu non vuoi più le carezze?
Il fatto è che se ci mettiamo a seguire Ketty
non leggeremo Autoritratto in uno specchio convesso.
I Simpson si riconoscono per il colore giallo.
Giulia ne ha fatto una raccolta di figurine acriliche.
Tutto rotola e va in basso. Sale e scende.
Linee nere e linee rosse.Si cerca il punto originario.
Cerca di distrarti! Prova a chiamare
le cugine di Sioux City.
Ti suoneranno l’Hukulele
ricordandoti C’era una volta l’America.
Oh bab, baobab, invocò il nigeriano
alla fermata del Pickup.
Controlla tutto e bene nel trolley.
Vedi se c’è anche questa sera il Roipnol.
Giorgio Linguaglossa
Proprio nel momento in cui l’erede di Giovanni Agnelli, il topastro John Elkann, ha liquidato il direttore di “Repubblica”, Carlo Verdelli, sostituendolo con un fedelissimo moderato pony express del moderatismo, Maurizio Molinari, e comprato l’asset per un pugno di dollari, possiamo comprendere come il capitale internazionale disdegni le testate giornalistiche «diverse» e comunque «critiche» del sistema-Capitale. Il problema è che si preannuncia in Italia, in Europa e nel mondo occidentale un acutizzarsi della crisi e dello scontro in atto tra i ricchissimi e il nuovo proletariato internazionale che ama visceralmente i Bolsonaro, i Trump, i Salvini, le Meloni, gli Orban, i Putin, i Di Battista… Le democrazie liberali sono a rischio di sopravvivenza, questo è chiarissimo anche in Italia dove l’accoppiata fascista-leghista Salvini-Meloni lancia accuse incandescenti e bugiarde contro un governo parlamentare che sta affrontando la crisi più grave del novecento e del post-novecento.
In questa situazione, alla poesia viene sottratto il terreno da sotto i piedi, le parole diventano sempre più difficili, scottano, non possono più essere maneggiate, i poetini e le poetine alla Mariangela Gualtieri e alla Franco Arminio vengono citati sulle pagine della stampa e dei media per le loro poesiouole sul Covid19 e sull’ambaradam dello sciocchezzaio, mentre un poeta laureato di Milano discetta sulla fine della «società letteraria» d’un tempo, e altri autopoeti parlano di «Bellezza» e altre amenità consustanziali allo stupidario di massa di oggi.
In questa situazione, che cosa può scrivere un poeta che vive nel paese più a rischio democratico d’Europa come l’Italia? Può solo scrivere con sconcertante umiltà:
«Tutto rotola e va in basso»
per concludere:
Controlla tutto e bene nel trolley.
Vedi se c’è anche questa sera il Roipnol.