Jacopo Ricciardi, sgorbiature, acrilico su carta 50×70 cm.
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Tre Poesie di Mimmo Pugliese
La dimensione kitchen è un continuo scavare nella realtà che ci circonda. Un universo condito non solo di logica esperienziale ma anche, se non soprattutto, di fantasia. Un circuito che si caratterizza laddove non c’è molto da raccontare ed in questa fase storica , piuttosto liquida, trova piena cittadinanza. Può apparire un controsenso ma non lo è affatto.
Abbiamo la sensazione di essere circondati da cose, da forme, da situazioni che soddisfino in pieno i nostri desiderata e ci sentiamo quasi protetti da tutto ciò. Questo tempo tecnologico ha abbattuto distanze, ha sviluppato nuovi saperi, creato altri linguaggi. Per il bene di tutti. A vantaggio di tutti.
Naturalmente è processo che appaga e nei confronti del quale si deve avere ampia gratitudine. Epperò, intorno alla meraviglia del quasi tutto e subito, il tessuto rappresentato dai lemmi concreti del percorso di ognuno di noi va pian piano assottigliandosi.
Quanto poco a poco viene lasciato alle spalle spesso non trova adeguata sostituzione e la sua perdita genera una inconsapevole povertà. In tale contesto sforzo necessario è provare a riempire gli spazi lasciati vuoti dal vorticoso evolversi delle quotidianità. E la modalità kitchen risponde esattamente a questo compito.
Non recupera il passato fine a se stesso, plasma il futuro attraverso occhi tecnologici superando di slancio il punto di osservazione egocentrico. Siamo noi, ognuno di noi e tutti insieme, il motore che fa girare il mondo: anche per mezzo della poesia.
La poetry kitchen ci introduce in una dimensione altra. La sua è un’espressione di libertà che partendo dal senso comune delle parole utilizzate le sbriciola in millanta altre eccezioni e significati, tali da indurre chiunque a dare una propria interpretazione. L’insieme delle interpretazioni non diventa patrimonio di ogni singolo ma costruisce una rete, una colonia che allarga l’ identità nella quale riconoscersi.
Non lancia messaggi, è essa stessa il messaggio. L’assoluta libertà che la contraddistingue è scevra da vincoli o standard linguistici rigidi. E’ per tutti e vuole essere di tutti e va oltre al detto shakespeariano “la rosa è sempre una rosa”. No, la rosa non è solo la rosa, la rosa è tutto quello che ognuno vuole che sia.
È questa la libertà che sottende alla modalità kitchen. Può apparire banale ma nella sua semplicità costituisce un’autentica rivoluzione che spazza via un intero blocco poetico che mal si concilia con il tempo che stiamo vivendo e che ci sopravanzerà.
Il passato lo conosciamo, lo abbiamo dentro di noi. Maneggiamo il presente con espressioni, strumenti ed esperienze del nostro tempo. È questo il bagaglio che consapevolmente utilizziamo per abitare il futuro affinché in esso non ci siano vuoti da colmare. (m.p.)
POESIA CIRCOLARE
Quando si svegliano i fenicotteri
le auto della Polizia hanno già tagliato la notte
la luna bussa sulle tazzine di caffè
sdraiate su binari di travertino
per la foglia lobata è già domani
e starnutisce sui ragni che si accoppiano
sugli steli del gelsomino
quinto nella classifica dei sommelier di mari
seduti in fila indiana sui muri a secco
con vista su pale eoliche
che staccano biglietti per il cinema
davanti al quale armieri ed eremiti
attende di entrare per vedere
quando si svegliano i fenicotteri
le auto della Polizia hanno già tagliato la notte
la luna bussa sulle tazzine di caffè
sdraiate su binari di travertino
per la foglia lobata è già domani
e starnutisce sui ragni che si accoppiano
sugli steli del gelsomino
quinto nella classifica dei sommelier di mari
seduti in fila indiana su muri a secco
con vista su pale eoliche
che staccano biglietti per il cinema
davanti al quale armieri ed eremiti
attende di entrare per vedere
quando si svegliano i fenicotteri
le auto della Polizia hanno già tagliato la notte
la luna bussa sulle tazzine di caffè
sdraiate su binari di travertino
per la foglia lobata è già domani
e starnutisce ai ragni che si accoppiano
sugli steli del gelsomino …………. (continua)
ROMBI DI NUVOLE
Da est rombi di nuvole
sui cannoni
sfiorano biciclette vanitose
Rimbalzano sui baffi del vulcano
i lemmi del rododendro
che hanno parentesi sul costato
Striminzite geometrie
dalle unghia lunghe
sbattono sulla bocca di notti bianche
Nella stanza degli attrezzi
non sa dove andare l’orologio
quali algoritmi ubriacare
Ulivi di cera
ricoprono di neve
le braccia dello scalpello
Querce che non sanno parlare
aspettano orizzonti
e uccelli che inghiottono luminarie
Parole sepolte nell’acqua
ai suoi piedi si avvinghia una valigia
vuota
VETERA
Sul campo il televisore in bianco e nero
viene schierato in una posizione ibrida
Ha cerume e fiuto di volpe
il grammofono del nonno sotto la pioggia
L’appalto delle strisce continue sulla strada
è stato vinto dal ferro da stiro a carbone
Nella cabina telefonica in centro città
germoglia l’albero dei cruciverba
Il battaglio nutre cicale di mare
ha perso la testa per la donna cannone
L’autoradio della 2 cavalli è un rigagnolo
nei vicoli abbaiano cani senza coda
La soggettività non è mai «autentica», è sempre impura, contaminata; fin dall’inizio è impregnata di impersonale, perché solo la lingua pubblica (cioè di nessuno, arbitraria e presoggettiva) le offre i dispositivi grammaticali per formare l’“io”, Lacan: «Lalangue sert à de toutes autres choses qu’à la communication». Il pre-individuale precede la soggettività, ergo la lingua del pre-individuale è più vera di quella della soggettività. Continua a leggere
poesia da frigobar mi sembra una dizione esatta. Anche Raffaele Ciccarone scrive poesia con un linguaggio aggiornatissimo, cioè da frigidaire con parole necessariamente conservate al freddo. Oggi non si può scrivere in altro modo, la purezza della lingua della tribù la si può trovare in frigo, tra i cartocci, la verdura arancione e la frutta. (Marie Laure Colasson)