
Mai i mattoni sono stati così rossi.
Il cielo è azzurro come era in principio
– una limpida eternità color pastello
Laurence Hutchman, poeta e professore, è nato a Belfast, Irlanda del Nord, nel 1948. I Suoi genitori si sono conosciuti nel 1946, in Olanda, dove il padre era di stanza nella RAF. La famiglia ha vissuto per cinque anni a Kerric Fergus, Irlanda del Nord. Nel 1954 il padre è emigrato in Canada, mentre Laurence per sei mesi ha vissuto con la sorella, Eleanor, e la madre a Wassenaar, Olanda. Nel mese di agosto anche loro, sono emigrati in Canada. Nel 1957 la famiglia si è trasferita nella zona Emery, a nord di Toronto, dove Laurence ha frequentato la scuola pubblica Gulfstream e l’Emery Collegiate, laureandosi nel 1967 da Nord Albion, Etobicoke. Ha frequentato la University of Western Ontario dal 1967-68; in seguito ha vissuto per più di un anno in Europa. Ha ultimato la laurea in inglese nel 1972. Ha conseguito il M.A. presso la Concordia University nel 1979 e il dottorato presso l’Université de Montréal nel 1988. Titolo della tesi: Style into Vision in Three Canadian Poets: Margaret Avison, Al Purdy and John Newlove.
Nel 1974 ha sposato Maria Downey, a Toronto. Loro figlio, Sean, è nato nel 1980, e la figlia, Emma, è nata nel 1984 a Montreal. Ha insegnato presso numerose università, tra cui la Concordia University, la University of Alberta, la University of Western Ontario, e l’Université de Moncton dove è attualmente Professore Ordinario. Nell’estate del 2001 e del 2002 ha tenuto laboratori di scrittura creativa presso il Beijing-Concord College of Sino-Canada, a Pechino, Cina. Dal 1986-1989 ha lavorato come rappresentante del Quebec nella Lega dei Poeti canadesi e dal 1992-1994 ha prestato servizio come rappresentante del New Brunswick / Prince Edward Island nella Lega dei Poeti canadesi. E ‘stato Presidente della Federazione degli scrittori del New Brunswick nel 2002-04. Ha tenuto più di trecento letture in Canada, Stati Uniti, Cina e Irlanda.
Lifeguard[1]
The bricks have never been so red.
The sky is blue as it was in the beginning
– a clear pastel eternity.
The clouds are fantastic swirls, feelings;
the brilliant grass glimmers through the fence;
and I must watch this lonely swimmer,
ten years old and struggling in the shallow water.
“Look, I can almost touch bottom.”
“Go away, I want to be with Rilke.
Go away and leave me alone with the sky.”
He is panting, gurgling, laughing, asking questions,
then breaks the surface with a frightened stare.
There the clouds, fence, trees and red bricks.
“Go away I want to be with Rilke.”
I look at him in the water.
I am looking at Rilke.
.
Bagnino
Mai i mattoni sono stati così rossi.
Il cielo è azzurro come era in principio
– una limpida eternità color pastello.
Le nubi sono turbini stupendi, sensazioni;
il brillio dell’erba balena tra il recinto;
e io devo sorvegliare questo nuotatore solitario,
dieci anni, che s’agita nell’acqua bassa.
“Guarda, tocco quasi il fondo.”
“Va via, voglio stare con Rilke.
Va via e lasciami in pace con il cielo.”
È senza fiato, gorgoglia, ride, fa domande,
poi, lo sguardo atterrito, frange la superficie.
Là nubi, recinto, alberi e mattoni rossi.
“Va via, voglio stare con Rilke.”
Guardo lui là nell’acqua.
Sto guardando Rilke.

Giù dai pini del Pelio
la criniera di Pegaso è in corsa contro le stelle
Perseus
The stain on the ceiling
assumes tremendous energy.
Perseus on a white steed
glides over dim Attic coasts,
light on the Dorian pillars.
Down from the pines of Pelion
the mane of Pegasus flows against the stars,
a golden outline of energy.
Riding through the fears of night
into the white storm of violence,
the rider’s large sword is burnished
against the white flanks and silver moon.
Hooves move silently on the glowing air;
the high shoulders, sleek tense arms
will slay the dragon soon.
Perseus rides off the ceiling,
but the old lady who lived here before
saw the shape of the stain
as the incarnate fear of her dead husband.
Perseo
La chiazza sul soffitto
acquista tremenda energia.
Perseo su un destriero bianco
sorvola fosche coste attiche,
lieve sulle colonne doriche.
Giù dai pini del Pelio
la criniera di Pegaso è in corsa contro le stelle,
aurea figura d’energia.
Al galoppo fra gli orrori della notte
nella bianca bufera di violenza,
la grossa spada del cavaliere è brunita
contro fianchi bianchi e luna d’argento.
Zoccoli silenziosi si spostano sull’aria rovente;
le alte spalle, le inquiete, lustre braccia,
presto trucideranno il drago.
Perseo s’allontana dal soffitto,
ma la vecchia che prima viveva qui
nella forma della chiazza vedeva
l’orrida incarnazione del suo defunto marito.
Explorations
In class when I was twelve
I traced different voyages
round pale encyclopaedic seas:
Magellan round the golden cape,
Livingstone into the dark continent.
And thousands of miles from home
where no man had ever been
Scott was dying in Antarctica,
dying for the purity of exploration;
his candle expired on the eternal snow plain.
After school all along the river bank
each day became an exploration,
the moment always changing,
the spring river rising,
round each bend, new land.
The teacher never understood
the logic of our search;
the countryside was our classroom
and the current of the river
broke the silence of the earth.
Somewhere in Africa, the missing bone,
earlier the red meteor flashed,
spinning down through the ancient night,
down through Ungava’s murky skies,
still earlier, the crystal
born of the first fire on the black earth.
Esplorazioni
In classe, quando avevo dodici anni,
tratteggiai diversi viaggi
su pallidi mari enciclopedici:
Magellano che doppia Capo Horn,
Livingstone nel continente nero.
E a migliaia di chilometri da casa
dove nessuno mai era giunto
Scott in Antartide moriva,
moriva per l’esplorazione pura;
spenta è la sua fiamma sulla pianura di nevi eterne.
Dopo scuola, lungo gli argini del fiume
ogni giorno era un’esplorazione,
l’attimo sempre cangiante,
il fiume di primavera montante,
e ad ogni ansa, una nuova terra.
L’insegnante non capì mai
il senso del nostro cercare;
la campagna per noi era la classe
e la corrente del fiume
spezzava il silenzio della terra.
Da qualche parte in Africa, l’osso mancante,
prima che la meteora rossa balenasse,
prillante giù per la notte antica,
giù per i cupi cieli di Ungava,
ancora prima, il cristallo
nato dal primo fuoco sulla terra nera.
Music in the Snow
Now is the moment when things fit:
the bankbook drops into a secret pocket,
money again, and the boundary comes clear
under a halo of the light bulb.
This is the moment, the resumption of music
when the moon parts her curtain,
and logic is a fence following
the slope of hills.
Now is the moment, the striking of the baton,
twirling of gold coins on counters,
meeting of lips;
here one will dance on snow,
not act on the tragic stage.
This is the moment when
the picture lifts out of the canvas,
swirls back deeply into the cosmos
of the creator’s heart,
the strong rush by semi-lunar valves;
love you moon of my heart, my heart.
Musica sotto la neve
Ecco l’attimo in cui tutto torna:
il libretto bancario cade in una tasca segreta,
di nuovo soldi, e si fa chiaro il confine
sotto l’alone della lampadina.
Questo è l’attimo, la musica riprende
quando la luna schiude la cortina,
e la logica è un recinto che costeggia
i declivi dei colli.
Ecco l’attimo, il tocco di bacchetta,
il prillare di monete d’oro sui banchi,
incontro di labbra;
qui si danza sulla neve,
non atto di tragedia a teatro.
Questo è l’attimo in cui
l’immagine si stacca dalla tela,
è risucchiata nelle profondità cosmiche
del cuore del creatore,
potente celerità di valvole semi-lunari;
ti amo luna del mio cuore, mio cuore.
.
You Should Always Carry a Pen
I look out of the library
window into the blue city;
my reflection sails over
silver buildings,
up to the billows of smoke,
past radiant rooms
where workers cover machines.
And the words come easily
in the interior of this building,
luminous rooms of your mind.
Beside me the woman operates
the Xerox, amazing x-ray machine
turning the sky phosphorescent.
She, the temptress in green,
transforms the evening
into a blue ocean myth.
You should always carry a pen
especially at twilight,
if you are to believe
the memoirs of Coleridge,
his nightly walks by misty lakes.
and the woman writing a book,
slips it into an envelope
And disappears.
Framed by evening,
the eyes of students are globes
suspended above their books.
I take the Eagle Mirado,
ride the lines of flight
over the darkening city.
.
Dovresti sempre portarti una penna
Guardo dalla finestra
della biblioteca la città azzurra;
il mio riflesso fluttua su
edifici d’argento,
su, fino alle spirali di fumo,
oltre stanze radiose
dove impiegati azionano le macchine.
E le parole vengono facili
in questo edificio,
nelle luminose stanze della mente.
Accanto a me la donna aziona
la Xerox, strabiliante macchina a raggi x
che rende fosforescente il cielo.
Lei, la tentatrice in verde,
trasforma la sera
in un mito azzurro oceano.
Dovresti sempre avere una penna
specie al crepuscolo,
se si deve prestar fede
alle memorie di Coleridge,
le sue gite notturne lungo laghi brumosi.
e la donna che scrive un libro,
lo fa scivolare in una busta
e poi scompare.
Preso nella cornice della sera,
gli occhi degli studenti sono globi
sospesi sui loro libri.
Prendo l’Eagle Mirado,
in balia dei flussi di scrittura
sulla città che s’oscura.
Pinballs
Under fingertips machine music
moves to your inner rhythm;
the ball springs into an arc,
slides down fortune’s alley,
spins through the gates
of paradise
past pyramids
tempting sirens
pillars of Hercules
the liberty bell
into a space odyssey.
You are musician, soldier, lover.
Dexterity is your art
in this world of light, action, colour;
you press, flick, gyrate
and the silver ball
contacts the coloured points
breaking into chimes.
Among grey-haired businessmen,
expert boys and timorous girls
you combat the machine
parents
and governments
follow the movement
of your fortune
as the machine
lights up your dream:
Hollywood, hockey, disco
immersing you in its coloured
synesthesia
and you fight against the score
until the light flashes,
“Game Over.”
Flipper
Sotto la dita la musica della macchina
si muove al tuo ritmo interiore;
la pallina schizza in un arco,
scivola per calle della fortuna,
prilla tra i cancelli
del paradiso
oltre piramidi
sirene tentatrici
colonne d’Ercole
il tinno della libertà
dentro un’odissea nello spazio.
Musicista, soldato, amante sei.
Destrezza la tua arte
in questo mondo di luce, azione, colore;
premi, fai guizzare, roteare
e la pallina d’argento
tocca i punti colorati
erompe in trilli.
Tra uomini d’affari brizzolati,
ragazzi esperti e ragazze schive
tu combatti la macchina
genitori
e governi
segui il corso
della tua fortuna
mentre la macchina
t’accende il sogno:
Hollywood, hockey, discoteca
t’immerge nella sua colorata
sinestesia
e sei in lotta contro i punti
finché la spia lampeggia,
“Fine del Gioco”.

giorgio de chirico cavalli – I wake up and see the headlines:
science has discovered God.
Dream of Origins
I wake up and see the headlines:
science has discovered God.
A scientist has probed and found
particles of radiation,
the origins of the universe rippling
on a distant primordial shore.
I look upon the blue and pink shell –
The genesis of all we know.
This morning in the elegant hotel room
the children, as usual, scramble over the bed.
I am always searching for the beginning:
in the stroller watching the orange sky
suffused through black tangled branches,
in the playhouse looking at the excited eyes
of birds, wondering how I am like them.
I dream of going back to Ireland after the war
to rescue Grann’s relics.
Father says, “You should search the photos
to get the whole picture”:
George and I playing hockey with potato sack nets,
the mad minister, the puritan boarders,
the old fishermen who returned,
the young soldiers who did not.
You cannot deny them.
You must not miss the plane.
You must take your family with you,
Gather them all into your history of Edenmore Street.
We are always looking for that beginning,
that first moment we mouth our names
and know them as ourselves,
when we hear our voices and know they are us,
when history comes out of the photos.
It is then we cry out against
bruised skin, broken windows, blind vision.
It is then we travel through the dark morning,
gaze from the edge at the beginning:
in the dark sea of space,
in the distant, intimate matrix,
the blue and pink celestial shell.
And in the suspended
silent whirr we listen for voices,
the unacknowledged families,
the unending stars …
Sogno d’Origini
Mi sveglio e vedo i titoli di testa:
la scienza ha scoperto Dio.
Uno scienziato ha indagato e trovato
particelle di radiazione,
le origini dell’universo s’increspano
su una remota sponda primordiale.
Guardo la conchiglia rosa e azzurra –
La genesi di tutto ciò che conosciamo.
Stamane nell’elegante stanza d’hotel
i bambini, al solito, s’azzuffano sul letto.
Sono sempre alla ricerca dell’origine:
nel passante che osserva il cielo color arancio
disperso nell’intrico dei rami neri,
nel teatro quando guardo gli occhi eccitati
di uccelli, e mi chiedo in cosa sono simile a loro.
Sogno di ritornare in Irlanda dopo la guerra
per recuperare i resti di Nonna
Mio padre dice: “Dovresti cercare le foto
per avere il quadro completo”:
George e io che giochiamo a hockey con le retine delle patate,
il ministro pazzo, i convittori puritani,
i vecchi pescatori che tornarono,
i giovani soldati che non fecero ritorno.
Non puoi rinnegarli.
Non devi perdere l’aereo.
Devi portare con te la tua famiglia,
Riunirli tutti nella tua storia di Edenmore Street.
Siamo sempre in cerca di quell’origine,
quel primo istante in cui proferiamo i nostri nomi
e in essi ci riconosciamo,
quando sentiamo le nostre voci e sono noi,
Quando la storia esce dalle foto.
È allora che protestiamo per
lividi, finestre rotte, cecità.
E ‘allora che viaggiamo nel mattino buio,
fissando dal bordo l’origine:
nel mare tenebroso dello spazio,
nella remota, intima matrice,
la celeste conchiglia rosa-azzurro.
E nel sospeso
silente brusio tendiamo l’orecchio a voci,
le famiglie rinnegate,
le stelle senza fine …
Lingua Perduta
Gli album di foto abbracciano decenni:
guerra, matrimonio, primi anni in Canada.
Riaffiorano in me i suoni olandesi,
parole di un bambino,
finché me ne riapproprio .
Leggo una lingua che sapevo ed ho obliato –
“j e “t” e dittonghi olandesi
(quanto mi vergognavo di quelle buffe vocali).
I suoni sorgono e prorompono in me,
Sibilanza di sea, flusso d’onde
Scheveningen, Katwijk, Noordwijk …
I suoni maturano in bocca:
beschuit, pindakaas, boterham
sinaasappel … lekker … ahh … lingua di viole,
orchidee, solarium, e che tabacco …
le parole prorompono in me.
Toccando la pagina dissolvono le righe
della scrittura bianca di mia madre –
cambiano in clima, il solitario
fermento di lidi ventosi,
alga, laminaria, l’odore salmastro
che d’un soffio disperde il gelo della veglia
Schevenigen, Katwijk, Noordwijk …
[1] Poesie da Selected Poems di Laurence Hutchman, Toronto, Guernica, 2007
Sez. 1°: EXPLORATIONS (1975): Lifeguard (p 13); Perseus (p.14); Explorations (p.20)

Opera di Karel Teige
Angela D’Ambra vive in Toscana, regione in cui si è laureata in Lingue e Letterature Straniere nel 2008 (Univ. di Firenze). Il Master II Livello in traduzione di testi letterari (Univ. di Pisa 2008-2009) segna l’incontro con la letteratura post-coloniale in lingua inglese, in particolare con la poesia canadese. Il DITALS I conseguito nel 2010 (Univ. di Siena) unitamente all’attività – sempre come volontariato – di insegnamento dell’Italiano a studenti non madrelingua (Harding University: 2013; scuole private: 2010-2012) le hanno consentito di ampliare la gamma di interessi, conoscenze culturali, amicizie internazionali.
Dal 2010 ha tradotto no-profit, con discreta regolarità, poesia post-coloniale inglese ancora inedita in Italia. Le traduzioni sono state pubblicate su varie riviste online. Gli autori che le hanno inviato testi, accordato fiducia, in alcuni casi persino amicizia, sono autori pubblicati e figure di spicco nella cultura mondiale. Dal 2012 alle voci poetiche canadesi si sono aggiunte quelle dall’America, Australia, Europa, India.
Alcuni nomi — cercando di seguire per quanto possibile l’ordine cronologico di pubblicazione ovvero senza alcuna intenzione tassonomica basata su criteri di prestigio o di valore estetico-letterario — danno un’idea della varietà geo-culturale dei testi tradotti e proposti: Desi di Nardo, Rudyard Fearon (Canada, Ontario): El Ghibli, 2010; Francis Webb (Australia), Gary Geddes, Glen Sorestad, Bruce Hunter (Canada): El Ghibli,2012-2013, David Mc Lean (Galles): El Ghibli , 2013; il compianto Patrick White (Canada), il prof. Ram Krishna Singh (India), il prof. Bruce Bond (USA), la sperimentale Kim Clark (Canada, B.C.): El Ghibli2013-2014.
Altre traduzioni sono apparse (gennaio –aprile- luglio- ottobre 2014: Glen Sorestad, Canada; Alfred Corn, Bruce Bond, USA; Laurence Hutchman, Canada) sulla rivista Sagarana di Julio Monteiro Martins venuto a mancare di recente, proprio durante le festività natalizie 2014, e alla cui umanità, disponibilità, talento qui rendiamo omaggio. Collaborazioni desultorie, ma molto proficue per la competenza e professionalità dei revisori, con le riviste online Nazione Indiana: Gary Geddes, aprile 2014; Okema Road di Glen Sorestad (prossima uscita); con Poetarum Silva: Alfred Corn, giugno 2014; Ben Nuttall-Smith (Canada B.C.): settembre 2014.
Traduzioni di articoli accademici: Toronto Quarterly, settembre 2010: traduzione dall’Italiano in Inglese dell’articolo di M. Marchese sulla poesia di Desi di Nardo. Al momento, sta traducendo, nel tempo libero, nuovi autori e testi: Ira Sadoff, David Huddle, Bruce Bond (USA); Bruce Meyer, Laurence Hutchman, Penn Kemp (Canada, Ontario); Richard Blackburn (UK); Murray Alfredson, Robert Adamson (Australia).