Lucio Mayoor Tosi, Covid garden, Inverno, 2020
Giorgio Linguaglossa: un bel ritratto della Assenza. In realtà lì non c’è niente, niente di significativo… c’è un pointillisme di luci e corpuscoli diffusi…e della neve c’è l’Assenza… voglio dire che non c’è rappresentazione. Forse qui siamo veramente nella rappresentazione di una non rappresentazione, di un inconscio an-Edipico. L’inconscio an-Edipico ignora la significazione così come ignora le leggi, le immagini, le strutture e i simboli. È un inconscio orfano, poiché precede il nome del Padre che inietta nelle sue produzioni l’assenza costitutiva del sé
Lucio Mayoor Tosi: E’ così, oltre al gesto pittorico non c’è nulla. Resta da considerare il paesaggio della pianura Padana: linea dell’orizzonte, un sopra e un sotto. Impaginazione elementare, in regola con la sezione aurea. Della pittura mi resta la pittura stessa, il segno che non ammette ripensamenti. L’ho capito anni fa esaminando un dipinto di Caravaggio, mi pare la Cena di Emmaus: nel dettaglio di un panneggio, la preziosità del suo segno pittorico. L’insieme, o il grande significato, erano spariti alla mia vista. Ma così è la pittura astratta, specie quella giapponese. Per l’estetica ho appreso anche da artisti italiani, cito solo Enzo Cucchi. Ma anche Schifano, ai suoi esordi. E il mio preferito, Osvaldo Licini.
Lucio Mayoor Tosi: In altri dipinti il soggetto c’è, come La gallina Nanin. Ma è chiaramente una provocazione.
Marie Laure Colasson: Lucio è veramente un pezzo notevole, una semplicità difficile da raggiungere di grande attrazione. Io in questo periodo non mi so fermare a tempo, e non va bene. Almeno ne sono cosciente.
Lucio Mayoor Tosi, Segni, 2020
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Giorgio Linguaglossa
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Nella poetry kitchen ci sono mille piccole percezioni inconsce, una sorta di pointillisme diffuso; esse sono le condizioni per l’esistenza delle nostre rappresentazioni, ed hanno il compito di non confondersi mai con le rappresentazioni chiare e distinte proprie del logos rationale ma di convivere con esse in un mistilinguismo insondabile.
La «materia» micrologica dell’inconscio, ciò che sta «al di sotto della coscienza», corrisponde a queste piccole percezioni che a noi e alla nostra esperienza restano del tutto oscure e impenetrabili.
Il carattere distinto-oscuro dell’inconscio del pensiero esprime qui la sua natura intensiva, la sua realtà non-empirica come oggetto fantasmatico che coincide con il suo coglimento problematico. La verità è che quell’oggetto problematico che sta al di fuori dell’empirico, il fantasmatico, è la realtà non-empirica come fenditura o taglio nel caos del Reale. Il carattere indeterminato (distinto-oscuro) del fantasma che costituisce la struttura segreta dell’inconscio, non è una carenza, ma una mancanza, mancanza di Reale che ritorna nel Reale come parola combusta, lapsus, clinamen, scarto, e riciclo dello scarto.
È l’orizzonte problematico del discorso poetico come discorso dell’Altro che qui si pone.
L’inconscio del linguaggio, la dimensione inconscia e pre-rappresentativa della lingua, mero segno che emerge nel metalinguaggio della parola poetica.
La parola poetica così come l’inconscio, non è mai né chiara-e-distinta, né chiaro-confusa come se la dà la rappresentazione apollinea delle estetiche del Bello, bensì distinta-oscura, chiaro-oscura, macchiata dall’ombra dell’inconscio. In sé è perfettamente distinta e differenziata in ogni sua singola parte, è una possibilità interna al linguaggio che è anche una spia della sua differenzialità costitutiva.
La rappresentazione dell’inconscio e di ogni sua produzione è un errore prospettico generato dalla volontà di padroneggiare il divenire. La verità appartiene al divenire, il cui carattere non è rappresentabile: ogni conoscenza si sporge su una differenza originaria, e tale conoscenza è possibile, come organizzazione a posteriori del materiale sensibile, solo quando il divenire si è definito in una serie di rapporti tali per noi da poterlo vedere, conoscere e simbolizzare.
L’ipotesi di un inconscio strutturato come un linguaggio concepisce lo stesso inconscio su quel modello linguistico che prevede l’organizzazione strutturale dei significanti, in se stessi mancanti, in una dipendenza da un significante dispotico che agisce e su di essi opera distribuendo il Valore-significazione. L’inconscio an-Edipico ignora la significazione così come ignora le leggi, le immagini, le strutture e i simboli. È un inconscio orfano, poiché precede il nome del Padre che inietta nelle sue produzioni l’assenza costitutiva del sé.
Quando si parla di “sintomo” della nevrosi, dice Lacan, si ha ache fare con un particolare significante connesso ad un significato che è stato rimosso dalla coscienza del soggetto. Si tratta, ancora una volta, di una testimonianza di come un malfunzionamento nella struttura del linguaggio, nella catena significante determini una alterazione della parola nei confronti della cosa che vorrebbe designare.
Analogamente il linguaggio poetico ha a che fare con un significante connesso ad un significato rimosso dalla coscienza del soggetto che si sposta su un altro significante imprevisto e imprevedibile… Qui, in questa linea di confine si situa la poetry kitchen.
La parola, divenuta incomunicabile e incomprensibile, perde la sua stessa essenza e la possibilità di ottenere una risposta. Diviene una parola vuota. La parola diun soggetto che crede di parlare di se stesso, ma che in realtà parla soltanto di qualcuno che gli assomiglia, ma che non coincide con il soggetto dell’inconscio, con il soggetto del suo desiderio. E’ la parola del soggetto che si crede un Io, del moi, di chi cede alla “follia più grande”. Come ricorda Recalcati, “più la parola si riempie di Io, più risulta vuota di desiderio”.1
Nell’uomo c’è qualcuno che parla, un Ça parle. Ma si tratta di uno sconosciuto.
1 M. Recalcati, Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione, Raffaello Cortina Editore, 2012,Milano, pag. 102
Tre poesie di Francesco Paolo Intini
Francesco Paolo Intini (1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali ad esempio Inediti (Words Social Forum, 2016) e Natomale (LetteralmenteBook, 2017). Ha pubblicato due monografie su Silvia Plath (Sylvia e le Api. Words Social Forum 2016 e “Sylvia. Quei giorni di febbraio 1963. Piccolo viaggio nelle sue ultime dieci poesie”. Calliope free forum zone 2016) – ed una analisi testuale di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè (Words Social Forum, 2017). Nel 2020 esce per Progetto Cultura Faust chiama Mefistofele per una metastasi. Una raccolta dei suoi scritti: NATOMALEDUE” è in preparazione.
Fondi di bottiglie e citazione sul campo
Alba primordiale organizzata da Filini
Messidor à Paris, Autumn in Bari
Con la vasca di Marat piena fino all’orlo
senza più spazio nemmeno per un picchetto
forche da ninfee, braghe appese
Match in un angolo del Murat.
Nella stanza accanto la ghigliottina del 2020.
Cos’altro attendersi dopo una birretta?
Dalle fogne c’è da aspettarsi turchesi
E coccarde al petto di mignatte.
E invece piombano Charlotte
e torri fumano toscano.
I Tempi saltano da un ratto all’altro.
Pulci nubili contro ammogliate
Covid e Plutonio nell’altra semifinale.
Dove ammuffì Simonide la curva di Serse
Cobra con la bocca spalancata a seguire la palla
Aspettano un autogoal per poterla ingoiare.
Code di coccodrilli alle 8 e 1\2 sul Fortino
Di un tanto più intelligente il caso,
biglietto vincente senza spendere un cent
monetina in pozzanghera
come per il Nobel e Cro-Magnon.
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“No! I am not Prince Hamlet, nor was meant to be;
Am an attendant lord, one that will do
To swell a progress, start a scene or two…”* Continua a leggere
Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa, 50×50, acrilico, 2010
Francesco Paolo Intini
Francesco Paolo Intini (Noci, 1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali ad esempio Inediti (Words Social Forum, 2016), Natomale (LetteralmenteBook, 2017), e Nei giorni di non memoria (Versante ripido, Febbraio 2019). Ha pubblicato due monografie su Silvia Plath (Sylvia e le Api. Words Social Forum 2016 e Sylvia. Quei giorni di febbraio 1963. Piccolo viaggio nelle sue ultime dieci poesie. Calliope free forum zone 2016) – ed una analisi testuale di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè (Words Social Forum, 2017).
LUMACHE VS LUCCIOLE
Ampere in libertà
maniaci per le strade.
Al fulmine segue
Un calcolo tra catodo e anodo.
La chiocciola è fuori guscio.
Scivola il Sole sul muco
Uomini con la mascherina trattengono il fiato
non c’è mai stata più poesia di ora,
e in effetti al coro di antenne
segue un sussulto di Terra.
…
Il commercio di sillabe fu implacabile
Un saliscendi nella spiana di Cheope
una farfalla al prezzo di cento Nobel
in fondo si trattava dello stesso DNA
E non si poteva aspettare che spuntassero mammiferi
Da una marmitta catalitica
…
Nacque la Fontana e fu chiaro
Lo stimolo di scrivere alla vescica
…
La vite scrisse tralci sui muri
Inneggiando a Marx- Engels
…
Trovammo il dirigibile appollaiato sul camino
Il nostro salvadanaio tintinnò minestra
Per un po’ ci si era calmati perché avevamo
La medicina contro la peste
E dunque si trattava di prendere fiato.
Per colazione ceci e bucce di patate.
Non era molto stretto l’interno di calcare
Doveva bruciare idrogeno sulle nostre teste.
Tutto un susseguirsi di levatrici
per un aborto spontaneo.
Non è uno scherzo avere il 1848 a portata di mano
E lasciarlo scorrere come un granello di rosario
…
Venimmo a guardare il 2048
Putti di Leonardo nel Verrocchio.
una neve di polistirolo ghiacciava i paesaggi
Il tempo germogliava volti di pomodoro.
Ci arrestarono perché avevamo mani di bambini
al posto dei crani e rosette nelle unghie
la fisica, la chimica uscirono dai libri
e furono messi a contare sillabe di viti.
Nessun tralcio doveva eccedere i dieci viticci
Il corrispettivo dell’ ossigeno nei polmoni.
Anche la luna non doveva esagerare con la gravità
Un giro nel cortile e di notte in cella.
Per quante ce ne sarebbero state
Fu prevista una dose di neon.
Nelle stazioni cani lupo strappavano il culo
A chi si attardava a salire sui treni per il 2020.
…
Il raccordo pulsa senza articolare una sillaba
E di molto le sopravanza nel bisogno.
…
Affacciarsi ai finestrini e nella grave
Le dita del ghiacciaio.
La vita appartenne ai motori,
i Watts alla digestione.
Quando si tratterà di esistere giungerà un fascio di luce
Un rapido susseguirsi di pallottole sull’olfatto.
Gli occhi spuntano dai guard rail.
Pesci sulla cima della Sfinge.
Arrivò l’ amore delle Assicurazioni.
Esponemmo i crocifissi per essere guardati.
Piccoli bruchi sul filo spinato.
Dai numeri estrapolarono i teschi
Sbattevano i denti. Forse parlavano i fari.
…
D’altronde le auto non chiedono al sorpasso
Di azionare un tir.
…
la catalisi mischia il sangue. La farfalla
governa i passi di una prostituta.
Giorgio Linguaglossa