
Marie Laure Colasson, collage 30×30 cm, 2007
La speranza, l’ultima ideologia del mondo amministrato
La perdita delle case intermedie
di Alfonso Cataldi
… dalla forma indefinita di titoli e cognomi.
La ragazza con la valigia porterà comunque il vestito di paillettes
lasciapassare non richiesto sul canotto alla deriva.
Nel dubbio, Maria pesca.
Equazioni tra le nuvole.
Una mattina si è svegliata e si è chiusa nell’armadio.
ha partorito l’incendio delle case intermedie.
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Settecento grammi di neuroni impoveriti e la frittata è fatta
– quanto il nocciolo della bomba sganciata su Hiroshima –
“Come? Usavo il tegame o la padella?
Meglio il fuoco grande o quello medio?”
Con chi non sa o non ricorda, gli agenti della CIA non si perdono d’animo
ricorrono al waterboarding.
“Confesso, l’ho ucciso tirandogli dietro un ombrello
nel giorno in cui la pioggia ha cancellato le coordinate.
ma è una tortura perdere le terre rare dentro di noi
ancora prima che sotto di noi”.
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Dove si confermano le vicissitudini del mondo?
Non lo so, ma lei è stata cancellata da tempo
da qualunque parte si guardi
Giacomo sei pronto per il primo giorno di scuola?
No, non ce la farò, risponderò cose a caso
tipo che dodici più dodici fa trenta.
Da grande vuole fare il tipografo
Dice che non combacia più nessun carattere
attorno al cadavere ritrovato
la parola è sempre più lontana dalle immagini evocate.
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Tu non puoi capire il cappottino rosso
La natura morta dentro il quadro clinico
si ripara con l’educazione solitaria.
«Tu non puoi capire il cappottino rosso
ce ne fossero di Jane Fonda, ce ne fossero state»
Il carabiniere al centro della scena indica l’eterno apparire del destino
«qui una volta era tutta campagna
le prove sono andate a ruba»
Le donne di Shamsia Hassani hanno atteso le macerie. Mélange
il tempo schiaccia le richieste del bonus di emergenza.
In alto mare, su qualche scrivania
all’INPS festeggiano con fuochi d’artificio e champagne
l’idoneità dei corpi stesi bene ad asciugare.
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La ricerca non può dirsi chiusa
L’eventualità del disvelamento occipitale strappa la giacca agli eruditi
Pascal perde le equazioni strada facendo
La ricerca non può dirsi chiusa
la comunità locale è in subbuglio
«Tu che sembri serio e col green pass
hai voglia di voltare pagina all’organista?»
Anche a spingere, il diario di una schiappa non ci sta in un cruciverba.
Bartezzaghi allarga l’uno orizzontale
Bastasse far saltare gli schemi per ribaltare il risultato!
Greg, non quello di Lillo e Greg, proprio Greg la schiappa
è sempre dentro la performance e rischia una paresi
già gli antichi Egizi avevano inventato le cerniere.
L’arte per la poetry kitchen è ciò che si offre gastronomicamente, ma con segno invertito, alla delibazione e alla degustazione dei palati; ciò che si offre come delibazione, medaglia male appiccata sul petto, ornamento mal messo, si è convertito nel suo contrario. La poiesis kitchen si dà piuttosto come ciò che «chiude» la possibilità dell’aprirsi di mondi storico-destinali. La poesia kitchen è «chiusura» di mondi storico-destinali, ciò che si sottrae alle sirene dell’avanguardia e ciò che si sottrae alle malie di una retroguardia. È il «I prefer not to» di Bartleby di Melville ripetuto e reiterato all’infinito come possibilità dell’impossibile. Estrema ratio. È la nuova utopia del rifiuto assoluto e drastico, ad oltranza dei significati stabili e stabiliti.
La nuova fenomenologia della poiesis che chiamiamo poetry kitchen rientra nel mondo epocale del Ge-Schick dell’essere di cui parla Heidegger: non più apertura di mondi storico-destinali, non più apertura di epoche, non più inaugurazione di epoche storiche nelle quali si dà l’essere, non più il susseguirsi (tras-missione, Ueber-lieferung) di aperture, di epoche, non più come ciò che viene in presenza, ma come ciò che
viene in «chiusura» di un mondo storico-destinale, come inaugurazione della «chiusura». «Chiusura» che però non si dà mai come fine ma come tentativo di oltrepassamento del fine, tentativo di oltrepassamento della soglia del fine, e impossibilità di quell’oltrepassamento come superamento della metafisica della presenza e della luce che consente ed assicura quella luce. Quindi la fine della metafisica. In questo tragitto dovremo procedere con drasticità verso l’interminabile dissoluzione della presenza, che è il modo con cui si dà la presenza nell’orizzonte della metafisica, al di là della concezione metafisica del segno come ciò che «sta per» il significato, che tende a derubricare il segno scritto come ciò che sta per qualcosa che a sua volta sta per altro; procedere verso la liberazione del significante da ogni dipendenza che caratterizza oggi, nelle società mediatiche, la subordinazione del significante ai significati stabiliti dalla comunità.
È ovvio che qui stiamo parlando della fine dell’arte come rappresentazione e della fine della metafisica della presenza. La «casa dell’essere» non è più il linguaggio, l’essere ha sfrattato il linguaggio dalla sua casa-custodia e adesso se ne va a ramengo per il mondo non più mondo. Il linguaggio poetico come cristallizzazione e sedimentazione di opere classiche e iscrizione monumentale è diventato una bara, la tradizione si è allontanata dalla tradizione, ha preso congedo da essa ed è rimasta orfana di senso.
1 Un recentissimo studio di una agenzia internazionale ha verificato che durante la pandemia i ricchi si sono arricchiti mentre i poveri si sono impoveriti. E che 40 famiglie italiane detengono una ricchezza pari a 160 miliardi di euro. (certo, una flat tax, ove fosse attuabile, aumenterebbe a dismisura la ricchezza dei ricchissimi e impoverirebbe a dismisura i già poveri).
(Giorgio Linguaglossa)
2 G. Vattimo, Introduzione a La scrittura e la differenza di J. Derrida, Einaudi, 1971 XXIII.
inedito
di Mario Gabriele tratto da Horcrux
Che ne dici, Lucy, se ci fermiamo a trovare
la Signora Doran nella RSA?
E’ rimasta sola
dopo la morte di Andrea.
Lucy riaprì un discorso
sulla sostenibilità del ricordo.
Cose d’altri tempi, riferì Tom,
come il volume Screwtape letters di C.S. Lewis.
Un messaggio arrivò in WhatsApp
decodificabile con il sistema d’accesso.
Era un’anteprima di modelli Live Style,
non profit per il Continente Nero
sostenuto da Goldman Sachs.
La storia su Romeo e Giulietta
era ancora nelle mani dell’MI5, dopo la Sars-CoV2.
Mi sembra che i libri abbiano storie diverse
rispetto ai social network.
-E’ una Lobby Time- disse Mike Jordan
che dal backstage aveva un occhio
per il Big Management.
Ma guarda come ti sei ridotta Lucy!
Ora chi vuol sentire Donna Joel?
Non basteranno le sutures cutanées
per essere la cover di Playlist
con gli scatti di Sebastião Salgado
su mondi estremi e biodiversi.
Ti ricordi di Overland?
Perché te lo chiedo?
Erano tutte donne che puntavano
alla bellezza in copertina
tranne Kathy Bates,
diabolica femmina in Misery.
La nostra storia ha capitoli finiti.
Il futuro è sempre possibile
imitando Gli ultimi fuochi di Elia Kazan.
Giorgio Linguaglossa says:
agosto 26, 2021 at 5:42 pm
In the room the women come and go
Talking of Michelangelo.
.
Il significato letterale di questi versi di Eliot sembra chiaro benché al livello più profondo sembra sollevare altre questioni.
In “The Love Song of J. Alfred Prufrock, ” il verso “I have measured out my life with coffee spoons”, allude al personaggio Prufrock che ha dissipato il suo tempo e il suo talento in festicciole e nella abulia della everyday life.
Dissimilmente, le frasi di questa composizione di Mario Gabriele possono essere lette ad un livello di superficie e ad un livello più profondo… ma è come se ci fosse qualcosa che impedisse di raggiungere una qualche profondità di lettura, qualcosa che resiste e che non ci consente di adire ad un livello più profondo… quel qualcosa di insondabile che si nasconde nel nostro odierno modo di vita, quel nucleo fatto di cinismo e di misericordia posticcia, quel divagare a buon mercato, quello scetticismo miserabile e quella miserabile impenetrabilità della superficie che è la vera essenza della vittoria della falsa coscienza.
(Giorgio Linguaglossa)