… anche quest’anno la trasmissione conferma la sua formula, a metà fra il rotocalco e il talk show
(didascalia di presentazione della trasmissione ‘Agorà’ di Rai 3)
La storia di questo anti-romanzo ci vuole dire qualcosa di noi che c’è e che scompare di continuo, che è sempre altrove, magari al tavolo ristretto del “G 7”, che una volta era il “G 8” o il “G 20”, in quel tavolo che forse esiste, o forse no, un luogo dove si «giocano» i destini generazionali, il cui accesso è per qualche mistero a noi sempre interdetto.
Scrive Sandro Gros-Pietro nel risvolto di copertina: «Un personaggio femminile racconta la vicenda, in chiave di falsetto autobiografico, incentrata sull’incontro con un’extracomunitaria dell’estremo oriente, con ogni probabilità cinese, e che porta il nome di una nota eroina dei fumetti, Zhu-Li. Il dialogo serrato… viene inserito nel più ampio dialogo interiore mantenuto sempre vivo dalla protagonista, come pista psicanalitica di analisi e di indagine psicologica dei percorsi della mente».
Ai personaggi restano le apparentemente più prosaiche questioni dell’amore, della sensualità, della condizione psicologica ed esistenziale, un pianeta di micro sensazioni che orbita intorno al cuore delle cose, ammesso che esista un «cuore delle cose».
(H)a letto è scritto in uno stile che oscilla, di digressione in digressione, tra stupore e una nostalgica rassegnazione, che contrassegna, forse, la Stimmung di una generazione, la nostra, che si è trovata tagliata fuori dalla Storia, condannata ad abitare la cornice di un asfittico quotidiano, con la conseguente riconfigurazione in chiave borghese delle categorie del desiderio e della felicità.
È una generazione, quella di Céline Menghi e la nostra, che ha dovuto subire l’ideologia invasiva della vita privata, e l’ha eretta, involontariamente e inconsapevolmente, a proprio monumento identitario. (H)a letto è l’antiromanzo della vita privata dei giorni nostri, una vita biologica e psicologica mancante però di una dimensione «altra», di cui tuttavia continua a percepire una intollerabile e incolpevole nostalgia.
È una generazione, quella che emerge dal romanzo, fondata su dicotomie e antinomie che convivono e confliggono; una generazione che vive l’esistenza come una successione di bivi, una sequenza di indirezioni in una tabella di marcia dove ogni scelta è una non-scelta o una scelta subita o involontaria. Il luogo dove si decide la felicità o l’infelicità non è il «nostro» luogo, ma un luogo che non conosciamo; scegliere a volte è nessitata, perché ogni scelta comporta un’esclusione. In tal senso, (H)a letto rispecchia una condizione diffusa del nostro modo-di-vita nel segno di una ambizione egotica che resta sempre delusa o inconsapevole. Il romanzo (o piuttosto, l’anti-romanzo) indaga lo stato di confusione tra desiderio di felicità e uno stato di perenne dispersione esistenziale sotto l’egida di una euforia del possesso che Foucault ha riassunto con una frase emblematica: «oggi la vita è divenuta un esercizio di potere».
(H)a letto non è un anti-romanzo d’un amore, tantomeno una lifelong story ma è un anti-romanzo sull’esistenza che diventa desistenza, dove due modi di essere si alternano e si contrappongono, mettendo il lettore davanti alla piacevole sensazione di essere lì, tra le righe del romanzo, a spiare.
(H)a letto è un anti-romanzo della nostra condizione di dispersione simbolica, che descrive con cautela, con leggerezza. È questo forse il tema segreto dell’anti-romanzo: gli altri ci influenzano, sempre; e non sapremo mai fino a che punto la nostra esistenza non è stata il risultato dei nostri desideri e delle nostre azioni, quanto dei desideri e delle azioni che abbiamo subìto e/o tollerato.
È un intreccio di enunciati segmentato, dissestato, sismicizzato ma al contempo elastico. La nuova fenomenologia della narratività adotta in senso postmodernistico lo storytelling quale cornice multidimensionale e prospettica in quanto a-centrica, o meglio, pluri-centrica.
Le singole unità narrative, le scene, appaiono e scompaiono da una «zona franca». Per questa ragione la formalizzazione strutturale, la composizione a polittico e a distico viene in primo piano a scapito della modellizzazione stilistica unidimensionale della poesia e della narrativa della tradizione.
Le opere della «narratività diffusa» della nuova fenomenologia della narratività si vestono di una nuova e inusitata a-centralità.
(Giorgio Linguaglossa)
(Céline Menghi)
Stralci dal romanzo (H)a letto
Mi sembra di colpo di non sapere più niente: dove sono, perché. Non sopporto di non sapere più niente. Lei mi sollecita il corpo, il cervello, l’anima. L’anima? Che cos’è l’anima? Ora mi vesto.
Devo vestirmi.
Devo andare.
Devo tornare.
Mi farà impazzire— Forse l’amo un po’, o lo penso, o mi piace pensarlo. Forse mi avventura pensarlo. Ma no, non è vero. Però lo penso, e, se lo penso, è perché forse sto incominciando a… No, non è vero. Mi vesto.
Devo vestirmi.
Non so domani.
La maiolica è verde acido. Ecco. Mi mancherà, domani… Guardo la mia mano appoggiata alla maiolica. In piedi, fisso la maiolica e penso. Penso molto, penso, penso, mi areno nel pensare, lo so.
Ogni volta torno.
Torno.
Accidenti, torno da lei!
E poi torno a casa.
Non faccio che tornare. Da lei, poi a casa, poi da lei, ma sempre torno a casa.
Torno, perché appena incrocio i suo sguardo, appena la sfioro…
Le pieghe del lenzuolo sono valli, canali, canyon, fanno una montagna altissima le cui pendici scivolano dal ginocchio sulla nuda pelle. Tutto così ridicolo se una ci pensa un po’ di più. Un brivido le percorre il corpo e corre a non pensarci più. Guarda qui, si dice: il letto sfatto come capelli sciolti e arruffati, la finestra spalancata tanto nessuno ci vede. Il suo corpo, qui, abbandonato come crema appena fatta e ancora tiepida, da gustare ancora, mentre uno stormo di pappagalli verdi e viola si sta posando sull’albero di arance e piano piano le svuoterà tutte. Incomincia a fare caldo.
*
La strada è deserta.
La città silente.
Un drone passa sulla mia testa.
Silenzio.
da un marciapiedi all’altro risuonano i passi.
Non sento più il rumore del traffico.
Ambulanze, ambulanze… Non è una rarità, è un suono che solca la rarefazione dell’aria e la scrive giorno dopo giorno, ora dopo ora. Scrive questa storia mai pensata
… attacca la proteina… si sposta, sabato un filamento filamento… si aggancia a un nastro…
fila fila
a noi il lamento
invisibile, piccolissimo… venerdì, sabato, picco, respiro e lamento, filamento invisibile filamento
distanziamento spostamento
si attacca la proteina si aggancia invisibile
Il tempo di svuotare la spazzatura
In sogno mi strappo i guanti come una pelle ustionata e mi guardano come se non fossi io, non mi riconosco
La strada sembra un nastro trasportatore fermo.
Lo spazio non ha solchi.
La strada è un nastro trasportatore fermo.
Lo spazio senza solchi.
*
Bai Yun duo mi porta a casa
—- Huizi
Buongiorno! persone
Le nuvole nere sono bianche come il cotone
Improvvisamente nostalgia di casa
Trascorri la luna piena qui in primavera
Lamentarsi del calendario in crescita
Forse ci sarà sempre una fragranza floreale
Ma il tempo è passato
Indipendentemente dalla primavera, fragranza floreale
Pianifica un viaggio di ritorno
La bella stagione dei fiori e degli uccelli
Sono molto grato per la bellezza della vita
Credi che avere amore interiore significhi avere
*
Lo scirocco ottunde i sensi
I fichi si spaccano sul granito
Succosa carne sulla pietra secca
Brillavano minuscoli cristalli
Mi chiedi cosa sto pensando, Enel
Premurosa, telefoni di sabato, di sera, e parlando di solitudine!
Non sto pensando
Ascolto
Guardo
Sono inciampata in un rospo nella sterrata bianca, se è vivo, sarà fortuna
Enel, concedimi una tregua
Senza connessione.
Fammi sparire con una strisciata di dito
Non passerò a Illumia d’immenso!
Il sole sferza ogni cosa dove passa, si sosta
Il cielo è opaco
Un’ala d’uccello frulla la sua ombra
Non sosta, va via e via…
Forse ti spegnerò, gas
Mi avvolgerò nella lana
Darò della lana*
- da Céline Menghi, Foulard amaranto, Genesi editrice, 2023
foto di Vincent Branciforti, Porta –
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