Tiziana Antonilli
Esercizi serendipici
Temporale
Turner legato all’albero maestro intingeva gli occhi nell’acqua e nel petrolio.
L’uomo misterioso venne scovato dai social e crocifisso per non aver indossato il cappello.
Neanche il quarto d’ora di fama se il sereno si affretta.
L’uomo ora cammina in verticale mentre si fa la doccia.
Per millenni hanno sferzato i senza nome moltiplicati in senza nome.
Bagnati e asciugati senza aver mai conosciuto la direzione delle miniere d’oro.
Come destino il rullare continuo dei formicai.
Marie Laure Colasson
Morso
un mammut melodico capace di divorare se stesso in fa diesis .
Lente d’ingrandimento
un gufo spennato assapora una marmellata di ribes armato di uno stuzzicadenti.
Sedia
sul bidet Monsieur Camembert ha perso la memoria .
Uccello cinciallegra
Renaud Capuçon cucina una fricassée di pesci – volatili nel suo violino
Quadro di Klee
visione del disordine di cassetti ed armadi al piede dell’Etna
Gioco di scacchi
sguardo estatico di un melodramma capelluto all’ultimo piano della Tour Eiffel
Asciugacapelli
Erezione elegante sotto il casco di un militare con tacchi di 25 cm.
Francesco Paolo Intini
Magellano
Gonfio di verde scende verso Sud. Trova lo stretto e sbuca in un piatto. Per farla breve, in mezzo agli spaghetti veleggia Magellano ma dopo un susseguirsi di gorghi per la via, soccombe nella bocca.
Lolli
Due passeri si azzuffano a morte sul piazzale dell’obitorio mentre sopraggiunge l’ auto dei becchini. Il tempo si concede una pausa. Torna indietro per ritrovare le coordinate smarrite. In effetti non sa se ripartire o parcheggiare. Nell’ auto enorme s’intravedono due tacchini in giacca e cravatta. Uno dei due è l’orologio che sgobba mentre l’altro dorme poggiato alle lancette. In sogno uno dei due uccelli giace nella bara. È così ogni volta che l’auto arriva: lo spazio abbonda intorno a uno dei gitani, mentre la vita si libera del vinile.
Verso libero
tutti al pesciolino d’argento! E quello si gira, fa un tentativo di sfuggire alla potenza dei piedi, a zig zag sui mattoni. Poi arriva un verso, sfuggito da un catorcio nel cestino, che gli abbaia dietro. La ricerca del corpo fu inutile. Ognuno aveva la sua ragione, il pezzo di racconto rumoreggiava tra i denti. Le parole insomma ne furono orgogliose. Il mondo libero è anche un pesciolino morto, tre miliardi di anni o quattro spazzati via da un verso che crede di aver visto un lupo correre dentro casa.
Quark
A pancia piena cantano lodi gregoriane. Non sanno chi suoni l’organo né chi diriga il gran concerto. Dopo aver apparecchiato il nido – alcune specie di pappagalli lo cingono di bouganville come la fronte di Gesù- covano le uova . Aspettano con ansia il pigolio delle zanzare.
Ibiscus
Che male c’è a nascere radio telescopio? Ci sono api che vengono dal nulla. L’occhio potente mette a fuoco la nascita del primo ronzio.
Silenzio
Matrioska di corvi. Gracchiano al mattino, gracchiano la sera. Interferiscono di giorno.
Eugualeemmecidue
Non aprire la porta del neurone estremo. Dopo, nel paradosso, quando sei di là, tra pupe che mai si schiusero- Capsule della conservazione che mai si dissolsero- Il terzo occhio del baco che non trovò gelso:-sono la cellula senza sangue, dove il respiro adombra il suo “non c’è”.
Governo
Accade che un governo entri nella spazzatura e trovi pace tra Rumor e Leone. Oggi però soltanto non riciclabile sarà reso al creatore. Mancano le stragi, ma la tensione promette un’estate di tira e molla in favore dell’organico.
Bottiglie
Ascoltare i poeti … mentre battono i denti delle assonanze.
Un CRA di qua, un CRA di là e TRALLALLERO di:
– Comare hai una cipolla?
E dentro un buco nero la stella nana della malinconia:
– Mi stiri la camicia che domani ho un matrimonio?
Sarà stritolata dal bel canto per una madre, una campagna che residua un filo d’erba, il ciliegio immune ai pesticidi e il colibrì che succhia Andromeda.
Silenzio!
Inizia il pianto antico.
Spunta la luna dal monte… fiu..fiu..
Uno sbuffo di qua, uno li là del toro Islero in Manolete.
Mimmo Pugliese
Montagna
Prosciuga il mare che dalle cassette di frutta spirulina plana sui campanili.
Case ormeggiate su efelidi copulano con limoni nel vano motore.
Il pranzo della domenica ha stupito gli abeti immersi nello spartito del Bolero.
Scaglie di plastica, funghi di ferro battuto, il dentista in lavanderia si annoia.
Vuoi farti una foto? Lo sfondo è un flash ultravioletto.
La terrazza più glamour ha vista neve attraverso l’archetto multifocale.
Oscilla la montagna….
Spagna
Campagna
Taccagna
Lasagna
Lavagna
Cagna
Lagna
Compagna
Terragna
Lucio Mayoor Tosi
La procedura serendibica ricalca il modello base della frase (soggetto-predicato). È certo da inserire nella strumentazione kitchen, diciamo per favorire il “volo”. Ma di nuovo, come all’inizio fu per il distico, andrebbe considerato il passo di marcia (questo fa questo, quello fa quest’altro). A tal proposito è da sottolineare l’andare più spedito rispetto a certa poesia surrealista, di cui si avverte l’eco; d’altra parte è il mondo, la società civile, ad avere cambiato passo… lingua impoverita, nuovi termini internazionali (di brevissima durata), quindi va così anche per la poesia. Però divertente… anche se un maestro della pubblicità, con cui ho avuto modo di collaborare, quando gli sottoponevo nuove idee, a volte se ne usciva con un ‘embè?’, ‘e allora?’. La mia curiosità è adesso rivolta alle reazioni dei pochi o tanti lettori, con quali commenti, ecc. E lo faranno sulle poesie, questo è chiaro.
Letizia Leone
Le strutture serendipiche affinano i procedimenti già sperimentati nella fondazione di una nuova ontologia e della poetry Kitchen. Letture leggere ma perturbanti, anche se visionate con l’occhio veloce e distratto che si potrebbe dedicare alla street art, per esempio. Eppure qualcosa ancora stimola le nostre intelligenze in questi testi. La nostra “sciacquatura dei panni in Arno” passa per “l’amusement-mania”, l’effimero, per gli apparati scenici pubblicitari o lo show mediatico del reale ma il testo resite nella sua altera autonomia poietica. Almeno per me. Un dialogo testuale felice con ottimi compagni di strada, ognuno con la propria netta individualità. Grazie per la particolare attenzione a Jacopo Ricciardi e un particolare riconoscimento a Giorgio Linguaglossa per il coinvolgimento!
Giorgio Linguaglossa
È il «reale» che ha frantumato la «forma» panottica e logologica della tradizione della poiesis novecentesca, i poeti della nuova ontologia estetica si limitano e prenderne atto e a comportarsi di conseguenza.
Serendipity (serendipità)
La definizione del concetto di serendipità si può dire così: la sostituzione di una parola, di un oggetto che cercavamo con un’altra parola, un altro oggetto che non ci aspettavamo di trovare. In conseguenza di ciò, la nuova parola, la nuova proposizione non avranno nulla in comune con la parola e con la nuova proposizione che le precedono. E questo semplice accostamento tra due parole o proposizioni produce una scintilla di senso imprevisto, una estraneazione.
Parallax (Parallasse)
È molto importante la definizione del concetto di «parallasse» per comprendere come nella procedura della poesia della nuova ontologia estetica, in misura più o meno avvertita, sia rinvenibile in opera questa procedura di «spostamento di un oggetto (la deviazione della sua posizione di contro ad uno sfondo), causato da un cambiamento nella posizione di chi osserva che fornisce una nuova linea di visione.*
*The common definition of parallax is: the apparent displacement of an object (the shift of its position against a background), caused by a change in observational position that provides a new line of sight. The philosophical twist to be added, of course, is that the observed difference is not simply ‘subjective,’ due to the fact that the same object which exists ‘out there’ is seen from two different stations, or points of view. It is rather that […] an ‘epistemological’ shift in the subject’s point of view always reflects an ‘ontological’ shift in the object itself. Or, to put it in Lacanese, the subject’s gaze is always-already inscribed into the perceived object itself, in the guise of its ‘blind spot,’ that which is ‘in the object more than object itself,’ the point from which the object itself returns the gaze *
La definizione comune di parallasse è: lo spostamento apparente di un oggetto (lo spostamento della sua posizione rispetto a uno sfondo), causato da un cambiamento nella posizione di osservazione che fornisce una nuova linea di visione. La svolta filosofica da aggiungere, ovviamente, è che la differenza osservata non è semplicemente “soggettiva”, dovuta al fatto che lo stesso oggetto che esiste “là fuori” è visto da due diverse stazioni, o punti di vista. È piuttosto che […] un cambiamento “epistemologico” nel punto di vista del soggetto riflette sempre un cambiamento “ontologico” nell’oggetto stesso. O, per dirla in lacanese, lo sguardo del soggetto è sempre-già iscritto nell’oggetto percepito stesso, a guisa del suo “punto cieco”, ciò che è “nell’oggetto più dell’oggetto stesso”, il punto da cui l’oggetto stesso restituisce lo sguardo
* Zizek, S. (2006) The Parallax View, MIT Press, Cambridge, 2006, p. 17.]
Francesco Paolo Intini (1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali ad esempio Inediti (Words Social Forum, 2016) e Natomale (LetteralmenteBook, 2017). Ha pubblicato due monografie su Silvia Plath (Sylvia e le Api. Words Social Forum 2016 e “Sylvia. Quei giorni di febbraio 1963. Piccolo viaggio nelle sue ultime dieci poesie”. Calliope free forum zone 2016) – ed una analisi testuale di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè (Words Social Forum, 2017). Nel 2020 esce per Progetto Cultura Faust chiama Mefistofele per una metastasi. Una raccolta dei suoi scritti: Natomaledue è in preparazione.
Marie Laure Colasson nasce a Parigi nel 1955 e vive a Roma. Pittrice, ha esposto in molte gallerie italiane e francesi, sue opere si trovano nei musei di Giappone, Parigi e Argentina, insegna danza classica e pratica la coreografia di spettacoli di danza contemporanea. Nel 2022 per Progetto Cultura di Roma esce la sua prima raccolta poetica in edizione bilingue, Les choses de la vie.
Mimmo Pugliese è nato nel 1960 a San Basile (Cs), paese italo-albanese, dove risiede. Licenza classica seguita da laurea in Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza” di Roma, esercita la professione di avvocato presso il Foro di Castrovillari. Ha pubblicato, nel maggio 2020, Fosfeni, Calabria Letteraria-Rubbettino Editore, una raccolta di n. 36 poesie.
Tiziana Antonilli ha pubblicato le raccolte poetiche Incandescenze (Edizioni del Leone), Pugni e humus (Tracce). Ha vinto il premio Eugenio Montale per gli inediti ed è stata inserita nell’antologia dei vincitori “7 poeti del Premio Montale” (Scheiwiller). Tre sue poesie sono entrate a far parte di altrettanti spettacoli teatrali allestiti dalla compagnia Sted di Modena. Il suo racconto “Prigionieri” ha vinto il Premio Teramo. Ha pubblicato il romanzo Aracne (Edizioni Il Bene Comune) e la raccolta di poesie Le stanze interiori (Progetto Cultura, 2018). Insegna lingua e letteratura inglese presso il Liceo Linguistico “Pertini” di Campobasso.
Giorgio Linguaglossa è nato a Istanbul nel 1949 e vive e Roma (via Pietro Giordani, 18 – 00145). Per la poesia esordisce nel 1992 con Uccelli (Scettro del Re), nel 2000 pubblica Paradiso (Libreria Croce). Nel 1993 fonda il quadrimestrale di letteratura “Poiesis” che dal 1997 dirigerà fino al 2006. Nel 1995 firma, insieme a Giuseppe Pedota, Maria Rosaria Madonna e Giorgia Stecher il «Manifesto della Nuova Poesia Metafisica», pubblicato sul n. 7 di “Poiesis”. È del 2002 Appunti Critici – La poesia italiana del tardo Novecento tra conformismi e nuove proposte (Libreria Croce, Roma). Nel 2005 pubblica il romanzo breve Ventiquattro tamponamenti prima di andare in ufficio. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesia La Belligeranza del Tramonto (LietoColle).
Per la saggistica nel 2007 pubblica Il minimalismo, ovvero il tentato omicidio della poesia in «Atti del Convegno: “È morto il Novecento? Rileggiamo un secolo”», Passigli. Nel 2010 escono La Nuova Poesia Modernista Italiana (1980–2010) EdiLet, Roma, e il romanzo Ponzio Pilato, Mimesis, Milano. Nel 2011, per le edizioni EdiLet pubblica il saggio Dalla lirica al discorso poetico. Storia della Poesia italiana 1945 – 2010. Nel 2013 escono il libro di poesia Blumenbilder (natura morta con fiori), Passigli, Firenze, e il saggio critico Dopo il Novecento. Monitoraggio della poesia italiana contemporanea (2000–2013), Società Editrice Fiorentina, Firenze. Nel 2015 escono La filosofia del tè (Istruzioni sull’uso dell’autenticità) Ensemble, Roma, e una antologia della propria poesia bilingue italia-no/inglese Three Stills in the Frame. Selected poems (1986-2014) con Chelsea Editions, New York. Nel 2016 pubblica il romanzo 248 giorni con Achille e la Tartaruga. Nel 2017 escono la monografia critica su Alfredo de Palchi, La poesia di Alfredo de Palchi (Progetto Cultura, Roma), nel 2018 il saggio Critica della ragione sufficiente e la silloge di poesia Il tedio di Dio, con Progetto Cultura di Roma. Ha curato l’antologia bilingue, ital/inglese How The Trojan War Ended I Don’t Remember, Chelsea Editions, New York, 2019. Nel 2002 esce l’antologia Poetry kitchen che comprende sedici poeti contemporanei e il saggio L’elefante sta bene in salotto (la Catastrofe, l’Angoscia, la Guerra, il Fantasma, il kitsch, il Covid, la Moda, la Poetry kitchen). Nel 2014 ha fondato e dirige tuttora la rivista telematica lombradelleparole.wordpress.com con la quale, insieme ad altri poeti, prosegue la ricerca di una «nuova ontologia estetica»: dalla ontologia negativa di Heidegger alla ontologia meta stabile dove viene esplorato un nuovo paradigma per una poiesis che pensi una poesia delle società signorili di massa, e che prenda atto della implosione dell’io e delle sue pertinenze retoriche. La poetry kitchen, poesia buffet o kitsch poetry perseguita dalla rivista rappresenta l’esito di uno sconvolgimento totale della «forma-poesia» che abbiamo conosciuto nel novecento, con essa non si vuole esperire alcuna metafisica né alcun condominio personale delle parole, concetti ormai defenestrati dal capitalismo cognitivo.
Lucio Mayoor Tosi nasce a Brescia nel 1954, vive a Candia Lomellina (PV). Dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti, ha lavorato per la pubblicità. Esperto di comunicazione, collabora con agenzie pubblicitarie e case editrici. Come artista ha esposto in varie mostre personali e collettive. Come poeta è a tutt’oggi inedito, fatta eccezione per alcune antologie – da segnalare l’antologia bilingue uscita negli Stati Uniti, How the Trojan war ended I don’t remember (Come è finita la guerra di Troia non ricordo), Chelsea Editions, 2019, New York. Pubblica le sue poesie su mayoorblog.wordpress.com/ – Più che un blog, il suo personale taccuino per gli appunti.
.
È il «reale» che ha frantumato la «forma» panottica e logologica della tradizione della poesia novecentesca, i poeti della nuova ontologia estetica si limitano e prenderne atto e a comportarsi di conseguenza. Il soggetto del reale, costantemente sballottato da un significante all’altro, si dà solo come effetto della significazione, rinvio continuato, segno della sua costitutiva scissione: il soggetto non si dà, se non come già da sempre barrato. Il soggetto giunge, ma dove?, da dove viene?, dove è diretto? Giuseppe Talia dice: «Eccomi», sono «Ovunque»; ovvero, in nessun luogo.
Poiché intendiamo con segno l’associazione di un significante a un significato, possiamo dire che il segno linguistico è arbitrario. La parola
arbitrarietà non deve dare l’idea che il significante dipenda dalla libera scelta del soggetto parlante; noi vogliamo dire che è immotivato, vale a dire arbitrario in rapporto al significato, con il quale non ha alcun legame naturale.
«Non c’è alcuna significazione che si sostenga se non nel rinvio ad un’altra significazione» (Lacan 1974). Il significato, infatti, non indica la cosa, ma la si-gnificazione. «Ogni volta che parliamo diciamo la cosa, il significabile, tramite il significato. C’è qui un abbaglio, perché è bene chiaro che il linguaggio non è fatto per designare le cose. Ma questo abbaglio è strutturale al linguaggio umano» (Lacan 1974), il senso non è costituito dal rapporto rappresentativo significato-significante, bensì dalla catena significante, dal continuo rimando da un significante all’altro secondo le leggi del linguaggio, che seguono il modello della metonimia e della metafora.
(Giorgio Linguaglossa)
.
John Taylor, nella prefazione all’antologia americana di poeti italiani del XXI secolo: How the Trojan War Ended I Don’t Remember (Come è finita la guerra di Troia non ricordo), edita da Giorgio Linguaglossa tradotta da Steven Grieco-Rathgeb e pubblicata da Chelsea Editions di New York, coglie l’entità distribuita delle poetiche di vari autori, le questioni di spazio e di tempo, a partire dalla presenza del passato nel presente, “In other words, a sort of dream or imaginative vision combined with wakefulness” (John Taylor).
La linea Modernista, che va da Alfred Prufrock di The waste land (1922) di Eliot ad Alfredo de Palchi di Sessioni con l’analista (1967), è paragonabile a uno dei torrenti che scorrono nella mitologia sotto la città di Troia e trova continuità e sbocchi nel nuovo Modernismo, o meglio in una nuova ontologia estetica.
Il filone di opposizione radicale dell’ontologia alla poesia di fine secolo Novecento non ritiene più valide le esperienze diaristiche dell’Io.
Dunque, l’ingresso di una nuova situazione stilistica e poetica. Contrapposta alla conservazione faziosa di posizioni istituzionali, come scrive Giorgio Linguaglossa, segue la linea modernista su altri piani problematici circa il complesso meccanismo del pensiero e della parola oggi. Che valore dare e quali le cause della perdita di memoria nell’epoca della velocità, dell’immediatezza, dell’alzheimer condiviso, dello scorrere continuo di dati dove paradossalmente il tempo è diventato inesistente? Quale recupero operare nella vastità del prodotto letterario? Con quale linguaggio, mitologia e storia delle idee? Quale spazio mentale?, come dice John Taylor nella prefazione al volume: «albeit sometimes bizarrely, fantastically, or comically».
.
(Giuseppe Talia, Firenze, 17 settembre 2019)
.
Giuseppe Talia
Giuseppe Talìa (pseudonimo di Giuseppe Panetta) nasce in Calabria, a Ferruzzano (RC), nel 1964. Vive a Firenze e lavora come Tutor Organizzatore nel Corso di Studi in Scienze della Formazione Primaria, Dipartimento FORLILPSI. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Le Vocali Vissute, (1999); Thalìa, (2008); Salumida, (2010); La Musa Last Minute, (2018). Presente in diverse antologie e riviste letterarie tra le quali si ricordano, I sentieri del Tempo Ostinato – Dieci poeti italiani in Polonia (2011); Come è Finita la Guerra di Troia non Ricordo (2016). Quest’ultima pubblicata, a cura di Giorgio Linguaglossa, in edizione bilingue da Chelsea Edition, New York 2019, con il titolo How the Trojan War Ended I Dont’ Remember. La silloge Thalìa esce in versione bilingue negli Stati Uniti d’America per Xenos Books – Chelsea Editions Collaboration, California, U.S.A. 2017, con le traduzioni di Nehemiah H. Brown. Ha pubblicato, inoltre, due libri sulla formazione del personale scolastico, L’integrazione e la Valorizzazione delle Differenze, marzo 2011; Progettazione di Unità di Competenza per il Curricolo Verticale: esperienze di autoformazione in rete, Edizioni La Medicea, Firenze 2013.
.
inediti da Eccomi. Ovunque
.
Eccomi. Sono di ritorno. Da un lungo viaggio.
Il fuoco nel caminetto. Arde.
.
Il fuoco è l’elemento principe. Scioglie e riaggrega.
L’aria, invece, è ovunque. Principe.
.
La bottiglia. Principe. Dai monti della Sila.
.
Che dire, Germanicus, si parla la lingua.
E la lingua è fuoco e aria.
.
*
a Alfredo De Palchi
Chi voleva buttarla in politica rossa e resilienza
Ha cercato di sollevare il solito motivo.
Fascista. Recluso. Per sette anni.
Come una mosca sul pane benzoino.
Libero.
Anche se poi io sono anarchico – mi dicevi.
Se puoi, anarchico.
E io. Io,
Dall’America. Dall’isola di Manhattan.
Ho sposato una donna ebrea.
Fu dopo che mi buttai nella Senna
E ne venni fuori
E c’è chi ancora la butta in politica rosa e resistenza.
Dimenticandoti nel fosso, con i calzoni bagnati
un fucile in mano e l’analista.
*
Dai, divertiamoci un po’, Germanicus.
Non trovi anche tu che se togliessi una virgola.
Dai, divertiamoci un po’ Germanicus.
Mi cambia tutto il senso. Bullo. Nel secondo caso.
.
Che dire di questa pandemia? Praticamente,
In epoca di pandemia, non devi uscire, o almeno
Il meno possibile; lo puoi incontrare ovunque;
lo trovi ovunque.
Non trovi anche tu, che questo vestito grafico
Non devi meno ovunque ovunque, mi stia bene?
.
E’ tempo d’affari online altro che vendita al dettaglio.
L’immagine sfiora appena i fili del cablaggio.
Metti i Ferragnez. Un polinomio frastico.
E fratello, o frate o fraté, dilla come vuoi;
Se non lanci un # o sorella, o sora, o soré;
Se non azzardi, come Magrelli con la Minetti.
Solo che Magrelli ci ha giocato facile. L’ha buttata sullo scandalo.
E sulle lodi delle bocce.
.
No, no, io (eccomi) dico una cosa diversa.
.
Massimo Recalcati. Ti ho inviato i libri. Pre-pandemia.
E nemmeno un grazie. Ora, invece, ti indirizzo
Questa nuova poetry kitchen. Come una planetaria
Impasta e sminuzza gli elementi di disturbo, lalalangue.
La- la -langue la tua risposta Massimo.
*
Nunzio Pino vorrebbe che scrivessi
Una riscrittura delle Vocali vestite, invece che vissute.
Buona idea. Penso. A come Armani V come Versace.
Ma toh guarda, la A è la V capovolta.
*
Andare oltre il viaggio.
L’alluce sul capezzolo della venere.
Gli anelli al collo Kaian.
Le scarpe di svolta.
Andare oltre il viaggio.
Oltre il collo allungato e le scarpe.
*
Maitresse miracolante.
Adoro. La Maitresse.
Il capo curvo sui frammenti di ricordi.
.
Che si mangia? Ti voglio bene.
.
Non voglio venire più qui.
Me ne sto a casa mia.
.
Ma tu sei a casa tua.
.
E’ casa mia questa? E chi lo dice?
.
Te lo dico io.
.
E tu che ne sai?
.
Sono tuo figlio.
.
Ah, per questo lo sai?
.
Io da ragazza facevo la sarta.
.
Poi sono diventata maestra.
*
L’eleganza di Dio. La indossi ovunque.
La vedi ovunque.
.
La gallina Nanin. Non avevo mai scritto prima
D’ora Una poesia sulla gallina o o almeno con la gallina.
La gallina di Tosi. Anche qui, che bel problema.
Dei due colori dello sfondo è stato già detto. La compagine del momento.
Poco importa il momento ma i due colori dello sfondo.
Comunque.
Manca una v e scartando la c e la m (…)
La gallina Nanin. E’ perfetta poetry kitchen- Non avevo mai scritto prima a
Dora, nemmeno del piumaggio, o forse sì (nota D’ora e Dora).
Il nero sta bene comunque e comunque, ma mi ripeto.
Scrivo di getto. Quanti minuti tra un verso e l’altro? Controlla pure.
Perdo tempo nel correggere. Ma ti assicuro è scrittura di getto.
È roba fresca (aggiunto in seguito).
.
Ora mi riposo e prendo fiato. Sigaretta? Allora, ecco (o eccomi)
La sigaretta, Ippolito e il fond d’écran.
.
La gallina, secondo me.
E’ bella, Nanin.