Ma femme à la chevelure de feu de bois/ Aux pensées d’éclairs de chaleur
Se l’essenza, l’archè e il telos dell’essere sfuggono ad ogni esaustiva rappresentazione e predicazione d’ordine concettuale, la sua dimensione trascendente resta inviolabile e inesperibile, ogni operazione semantica di tipo tradizionale che, negandone il mistero insondabile, la costringe abusivamente entro codici simbolici eteronomi e falsificanti, diventa una violenta mistificazione ideologica, che inevitabilmente si traduce in paradigmi normativi, etici e assiologici proditoriamente strumentali ad asservire e sfruttare a beneficio del potere culturale, economico e politico al potere.
Questo spiega perché tutte le rivoluzioni artistiche di maggiore portata etica ed estetica siano state tenacemente osteggiate dai regimi totalitari e liberticidi, come è avvenuto con il surrealismo, anarchico e marxista, da parte dell’Italia fascista, in cui l’avanguardia fu rappresentata solo dal futurismo, schierato col fascismo, entusiasta del potere tecnico-militarista, e rappresentato, almeno in poesia, da autori decisamente mediocri.
Le personalità più ricche e autonome, come Montale, Quasimodo, Luzi, Gatto, Bigongiari, ecc. non ebbero altra scelta che l’estrema introspezione e involuzione semantica dell’ermetismo, diversamente articolata a ripercorrere solitarie e scoscese traiettorie per riappropriarsi della dimensione della libertà e integrità morale ed espressiva.
All’origine della rivoluzione surrealista, auspicata da giovani reduci dalla carneficina della grande guerra, c’è un capovolgimento della gerarchia di valori e istanze che configurano e strutturano le dinamiche della psiche: aderendo all’indagine di Freud, in seguito radicalizzata da Lacan che, a differenza del primo, fu loro sodale e fiancheggiatore, viene drasticamente ridimensionata la funzione normativa dell’istanza morale e razionale, a favore dell’energia emozionale ed affettiva, che costituisce l’insostituibile linfa vitale della realtà psichica, la sua essenza più autentica, insostituibile. Arginarla, inibirla e modellarla secondo dogmi e codici alienanti produce patologie, sofferenza e disfunzioni, individuali e sociali, ma è in ultima istanza illusorio, perché l’io cosciente, razionale e morale, è prodotto di procedure e paradigmi culturali relativi e contingenti, è un mosaico instabile e aleatorio di atti linguistici eteronomi e sovente contradditori e paralizzanti. La natura autentica, profonda e vitale del soggetto psichico è libido, eros, desir, tensione verso l’altro da sé, che nei surrealisti, eredi dell’ignita ansia dissolutrice di Rimbaud e Lautreamont, si manifesta come ebbrezza estatica, dionisiaca, ribelle e dissolutrice di norme e valori etici ed estetici falsi, abusivi, obsoleti e fossilizzati.
Rivoluzionario e anarchico, antidogmatico e anticlericale, Andrè Breton, fondatore e capofila del movimento, individua nell’eros – inteso in forma antimetafisica e nicciana, come desiderio fisico, corporeo, privo di sublimazioni mistiche e agapiche, l’elemento di relazione essenziale di ogni realtà fisica e psichica, capace di ricucire le lacerazioni inflitte all’ego, alle classi sociali e alle pratiche estetiche dalle norme alienanti e criminali della morale borghese; il desiderio, l’immaginazione, l’amore, la bellezza femminile, la libertà, la poesia sono gli strumenti per creare una nuova dialettica anti-idealistica, per riunire sogno e realtà, nella surrealtà, e in alleanza alla rivoluzione marxista, creare una nuova umanità, finalmente libera da ogni schiavitù morale ed economica.
L’Union libre, una delle sue poesie più celebri, è quasi un manifesto poetico della sua visione dell’eros come dimensione liberatoria e salvifica, del suo rivoluzionario dispositivo linguistico, fondato su una metafora composta di elementi volutamente e violentemente incongrui e semanticamente incompatibili, che forzatamente accostati producono una deflagrazione emotiva ed espressiva capace di rigenerare la visione della realtà: “Le parole non comunicano più, fanno l’amore“. In particolare in questa straordinaria celebrazione delle diverse parti del corpo femminile, ispirata dalla sua seconda moglie, Jacqueline Lamba, una splendida spogliarellista, famosa per un numero in cui si immergeva nuda in una vasca d’acqua dalle pareti trasparenti, la corrispondenza tra il corpo della donna e l’emozione che suscita nel poeta è affidata ad un codice sommerso, dinamico, inafferrabile, le immagini proliferano in significati incontrollabili e tracimanti l’uno sull’altro.
Aux yeux de niveau d’eau de niveau d’air de terre et de feu.
Ma femme à la chevelure de feu de bois Aux pensées d’éclairs de chaleur A la taille de sablier Ma femme à la taille de loutre entre les dents du tigre Ma femme à la bouche de cocarde et de bouquet d’étoiles de dernière grandeur Aux dents d’empreintes de souris blanche sur la terre blanche A la langue d’ambre et de verre frottés Ma femme à la langue d’hostie poignardée A la langue de poupée qui ouvre et ferme les yeux A la langue de pierre incroyable Ma femme aux cils de bâtons d’écriture d’enfant Aux sourcils de bord de nid d’hirondelle Ma femme aux tempes d’ardoise de toit de serre Et de buée aux vitres Ma femme aux épaules de champagne Et de fontaine à têtes de dauphins sous la glace Ma femme aux poignets d’allumettes Ma femme aux doigts de hasard et d’as de coeur Aux doigts de foin coupé Ma femme aux aisselles de martre et de fênes De nuit de la Saint-Jean De troène et de nid de scalares Aux bras d’écume de mer et d’écluse Et de mélange du blé et du moulin Ma femme aux jambes de fusée Aux mouvements d’horlogerie et de désespoir Ma femme aux mollets de moelle de sureau Ma femme aux pieds d’initiales Aux pieds de trousseaux de clés aux pieds de calfats qui boivent Ma femme au cou d’orge imperlé Ma femme à la gorge de Val d’or De rendez-vous dans le lit même du torrent Aux seins de nuit Ma femme aux seins de taupinière marine Ma femme aux seins de creuset du rubis Aux seins de spectre de la rose sous la rosée Ma femme au ventre de dépliement d’éventail des jours Au ventre de griffe géante Ma femme au dos d’oiseau qui fuit vertical Au dos de vif-argent Au dos de lumière A la nuque de pierre roulée et de craie mouillée Et de chute d’un verre dans lequel on vient de boire Ma femme aux hanches de nacelle Aux hanches de lustre et de pennes de flèche Et de tiges de plumes de paon blanc De balance insensible Ma femme aux fesses de grès et d’amiante Ma femme aux fesses de dos de cygne Ma femme aux fesses de printemps Au sexe de glaïeul Ma femme au sexe de placer et d’ornithorynque Ma femme au sexe d’algue et de bonbons anciens Ma femme au sexe de miroir Ma femme aux yeux pleins de larmes Aux yeux de panoplie violette et d’aiguille aimantée Ma femme aux yeux de savane Ma femme aux yeux d’eau pour boire en prison Ma femme aux yeux de bois toujours sous la hache Aux yeux de niveau d’eau de niveau d’air de terre et de feu.Continua a leggere →
Che Dylan [Bob Dylan, nato con il nome di Robert Allen Zimmerman (Duluth, 24 maggio 1941)], potesse vincere un Nobel era nell’aria da tempo ma in pochi avevano previsto che l’accademia potesse decidere di estendere il prestigioso riconoscimento a un genere come la musica ‘pop’. Nel 2015 il premio era stato assegnato alla bielorussa Svetlana Alexievich per aver creato polifonie che rappresentano “un monumento alla sofferenza e al coraggio del nostro tempo”. Quello per la letteratura è l’ultimo dei Nobel ad essere annunciato quest’anno. I sei premi saranno consegnati il 10 dicembre, anniversario della morte del fondatore Alfred Nobel, nel 1896.
Preciso che in merito ai «meriti» poetici delle canzoni di Bob Dylan non ho nulla da dire perché non ho mai ascoltato una canzone del cantante americano. Ammetto la mia ignoranza. Sicuramente, i suoi testi poetici sono stati scritti per la musica della canzone, e sicuramente nel suo genere di testi applicati alla musica di consumo Dylan si è rivelato un grande innovatore. Ed è sicuro che dobbiamo rivedere le nostre categorie di musica di consumo e musica di profilo alto, quasi sempre quest’ultima aliena dal tollerare testi scritti. Di fatto, la poesia che si scrive oggi deve tendere l’orecchio alla musica leggera, e anche strizzare l’occhio ai generi leggeri… molto spesso, anzi, quasi sempre la poesia che si scrive oggi non ha nessuna possibilità di incontrare il lettore odierno. Dovremmo tutti chiederci come mai, perché, quali sono le cause di questa obblivione della poesia. In tal senso, una riflessione credo dovremmo farla tutti, dovremmo impegnarci a superare le categorie divisorie: aut aut, di qua la poesia, di là la non-poesia, di crociana memoria… Le cose sono molto più complesse.
Tra i molti riconoscimenti che sono stati conferiti a Dylan vanno menzionati almeno il Grammy Award alla carriera nel 1991, il Polar Music Prize (ritenuto da alcuni equivalente del premio Nobel in campo musicale nel 2000, il Premio Oscar nel 2001 (per la canzone Things Have Changed, dalla colonna sonora del film Wonder Boys, per la quale si è aggiudicato anche il Golden Globe), il Premio Pulitzer nel 2008, la National Medal of Arts nel 2009 e la Presidential Medal of Freedom nel 2012.
Sono nato una mattina che il sole non splendeva Raccolsi una pala e me ne andai alla miniera Caricai sedici tonnellate di carbone E il caposquadra mi disse: “Bene, che Dio mi benedica”
Hai caricato sedici tonnellate, e cosa hai ottenuto? Sei più vecchio di un giorno e più indebitato San Pietro non mi chiamare perchè non posso andare La mia anima la devo dare alla compagnia mineraria
Hai caricato sedici tonnellate, e cosa hai ottenuto? Sei più vecchio di un giorno e più indebitato San Pietro non mi chiamare perchè non posso andare La mia anima la devo dare alla compagnia mineraria
Sono nato una mattina che la pioggia cadeva leggera Di secondo nome faccio Guai e Lotta Una vecchia leonessa mi ha cresciuto in un canneto E non c’è donna per quanto di alto rango che mi possa far rigare dritto
Hai caricato sedici tonnellate, e cosa hai ottenuto? Sei più vecchio di un giorno e più indebitato San Pietro non mi chiamare perchè non posso andare La mia anima la devo dare alla compagnia mineraria
Quando mi vedi arrivare è meglio che ti sposti Un sacco di gente non l’ha fatto ed un sacco ne è morta Ho un pugno di ferro, l’altro invece è di acciaio E se non ti becco con il destro lo farò col sinistro
Hai caricato sedici tonnellate, e cosa hai ottenuto? Sei più vecchio di un giorno e più indebitato San Pietro non mi chiamare perchè non posso andare La mia anima la devo dare alla compagnia mineraria
Sono nato una mattina che il sole non splendeva Raccolsi una pala e me ne andai alla miniera Caricai sedici tonnellate di carbone E il caposquadra mi disse: “Bene, che Dio mi benedica”
Hai caricato sedici tonnellate, e cosa hai ottenuto? Sei più vecchio di un giorno e più indebitato San Pietro non mi chiamare perchè non posso andare La mia anima la devo dare alla compagnia mineraria
* I was born one mornin’ when the sun didn’t shine Picked up a shovel and I walked to the mine I hauled Sixteen Tons of number 9 coal And the straw-boss said, “Well, bless my soul”
You haul Sixteen Tons, whadaya get? Another older and deeper in debt Saint Peter don’t you call me cause I can’t go I owe my soul to the company store
You haul Sixteen Tons, whadaya get? Another older and deeper in debt Saint Peter don’t you call me cause I can’t go I owe my soul to the company store
Born one morning it was drizzle and rain Fightin’ and Trouble are my middle name I was raised in a canebrake by an old mama lion And no high-toned woman make me walk the line
You haul Sixteen Tons, whadaya get? Another older and deeper in debt Saint Peter don’t you call me cause I can’t go I owe my soul to the company store
See me comin’ better step aside A lot of men didn’t and a lot of men died I got one fist of iron and the other of steel And if the right one don’t get ya, the left one will
You haul Sixteen Tons, whadaya get? Another older and deeper in debt Saint Peter don’t you call me cause I can’t go I owe my soul to the company store
Born one mornin’ when the sun didn’t shine Picked up a shovel and I walked to the mine I hauled Sixteen Tons of number 9 coal And the straw-boss said, “Well, bless my soul”
You haul Sixteen Tons, whadaya get? Another older and deeper in debt Saint Peter don’t you call me cause I can’t go I owe my soul to the company store
Se perdi il treno sul quale viaggio, saprai che sono andato, puoi sentire il fischio sibilare per cento miglia Cento miglia, cento miglia, cento miglia, cento miglia, puoi sentire il fischio sibilare per cento miglia
Dio, sono uno, Dio, sono due, Dio, sono tre, Dio, sono quattro, Dio, sono cinquecento miglia lontano da casa Lontano da casa, lontano da casa, lontano da casa, lontano da casa, Dio, sono cinquecento miglia lontano da casa
Non ho la camicia addosso, non ho un penny, Dio, non posso tornare a casa in questo modo In questo modo, in questo modo, in questo modo, in questo modo, Dio non posso tornare a casa in questo modo
Se perdi il treno sul quale viaggio, saprai che sono andato, puoi sentire il fischio sibilare per cento miglia Cento miglia, cento miglia, cento miglia, cento miglia, puoi sentire il fischio sibilare per cento miglia
Puoi sentire il fischio sibilare per cento miglia
traduzione di Michele Murino 500 Miles traditional
If you miss the train I’m on, you will know that I am gone, you can hear the whistle blow a hundred miles. A hundred miles, a hundred miles, a hundred miles, a hundred miles, you can hear the whistle blow a hundred miles.
Lord, I’m one, Lord, I’m two, Lord, I’m three, Lord, I’m four, Lord, I’m five hundred miles a way from home. Away from home, away from home, away from home, away from home, Lord, I’m five hundred miles away from home.
Not a shirt on my back, not a penny to my name. Lord, I can’t go back home this-a way. This-a way, this-a way, this-a way, this-a way, Lord, I can’t go back home this-a way.
If you miss the train I’m on, you will know that I am gone, you can hear the whistle blow a hundred miles. A hundred miles, a hundred miles, a hundred miles, a hundred miles, you can hear the whistle blow a hundred miles.
You can hear the whistle blow a hundred miles.
ADELITA canzone messicana tradizionale
Se Adelita se ne andasse con un altro La inseguirei per terra e per mare Se per mare in una nave da guerra Se per terra in un treno militare
E se Adelita desiderasse esser la mia ragazza E se Adelita fosse la mia donna Le comprerei un vestito di seta Per portarla a ballare alla cantina
Se Adelita se ne andasse con un altro Seguirei le sue tracce per terra e per mare Se per mare in una nave da guerra Se per terra in un treno militare
traduzione di Michele Murino
ADELITA traditional mexican song
Si Adelita se fuera con otro Le seguiría por tierra y por mar Si por mar en un buque de guerra Si por tierra en un tren militar
Y si Adelita quisiera ser mi novia Y si Adelita fuera mi mujer Le compraría un vestido de seda Para llevarla a bailar al cuartel
Si Adelita se fuera con otro Le seguiría por tierra y por mar Si por mar en un buque de guerra Si por tierra en un tren militar
*
SONO IL TUO FIGLIASTRO? (presentata anche come “Stepchild” e “You Treat Me Like A Stepchild” – “Figliastro”, “Mi tratti come un figliastro”) parole e musica Bob Dylan
Versione eseguita da Bob Dylan il 12 Ottobre 1978 al Maple Leaf Gardens di Toronto, Ontario, Canada
Reperibile sul bootleg “I was young when I left home”
Mi tratti male ragazza e poi mi tratti anche peggio Io ti do tutto il mio amore ma non è mai abbastanza Mi tratti come un figliastro Oh Signore, sono il tuo figliastro Vorrei voltarmi e andarmene via Ma il mio cuore mi dice “Lasciala stare”
Io attraverso il deserto per te ragazza e ti porto tutti i diamanti della miniera E invece scopro che la tua porta è chiusa Mi tratti come un figliastro Oh Signore, sono il tuo figliastro Vorrei voltarmi e andarmene via Ma il mio cuore mi dice “Lasciala stare”
Lavoro ogni giorno e ogni notte per te ragazza E non ho nemmeno un momento libero Lo sai che non mi importa nemmeno di uccidere per te tesoro E non ho paura di morire Mi tratti come un figliastro Oh Signore, sono il tuo figliastro Vorrei voltarmi e andarmene via Ma il mio cuore mi dice “Lasciala stare”
traduzione di Michele Murino
AM I YOUR STEPCHILD? words and music Bob Dylan
You treat me mean girl And then you treat me rough I give you all my loving And it’s never quite enough You treat me like a stepchild Oh Lord, am I your stepchild I wanna turn and walk all over you But my heart says, “No, just let her be.”
I crawl across the desert for you girl Bring you all the diamonds from the mine And I find that your door is shut You treat me like a stepchild Am I your stepchild I wanna turn and walk away from you But my heart just says, “No, let her be.”
I work every day and night for you girl And I don’t even have the time You know I don’t mind killing for you honey And I ain’t afraid to die You treat me like a stepchild Am I your stepchild I wanna turn and walk all over you But my heart says, “No, just let her be.”
*
BABY, COSA VUOI CHE FACCIA? parole e musica Jimmy Reed
Eseguita da Bob Dylan agli Universal Studios di Los Angeles, California, il 19 Settembre 1985, durante le prove per il Farm Aid (con The Queens Of Rhythm – Debra Byrd, Queen Esther Marrow, Madelyn Quebec, Elisecia Wright – alle seconde voci). Il brano faceva parte del repertorio di Elvis.
Andiamo su, andiamo giù. Andiamo su, su e giù. Fai tutto quello che vuoi e balla. Oh sì, oh sì, oh sì. Mi fai fare quel che vuoi tu. Oh, baby, cosa vuoi che faccia?
Mi fai spiare, mi fai nascondere. Mi fai spiare, nascondere, nascondere, spiare. Fai tutto quello che vuoi e balla. Oh sì, oh sì, oh sì. Mi fai fare quel che vuoi tu. Oh baby, cosa vuoi che faccia?
traduzione di Michele Murino Clicca qui per il video di Bob
BABY, WHAT YOU WANT ME TO DO? words and music Jimmy Reed
Were goin up, were goin down Were goin up, down down up. Any way you wanna let it roll Yeah, yeah, yeah You got me doin what you want me Oh baby what you want me to do
You got me peepin you got me hidin You got me peep hide hide peep Any way you wanna let it roll Yeah yeah yeah You got me doin what you want me Baby what you want me to do
895BB1&FORM=VIRE
BALLATA DI UN UOMO SOTTILE parole e musica Bob Dylan
Cammini nella stanza con la tua matita in mano vedi qualcuno nudo e dici “Chi è quell’uomo?” provi in tutti i modi ma non capisci proprio quello che stai dicendo quando torni a casa
perchè qui sta succedendo qualcosa ma tu non sai cos’è vero, mister Jones?
Alzi la testa e domandi “E’ questo il posto?” e qualcuno ti indica e dice “E’ suo!” e tu dici “Cosa è mio?” e qualcun altro dice “Dov’è cosa?” e tu dici “Oh mio Dio! Sono proprio solo qui!”
Ma qui sta succedendo qualcosa e tu non sai cos’è vero, mister Jones?
Porgi il tuo biglietto e vai a vedere il fenomeno da baraccone che subito viene verso di te quando ti sente parlare e dice: “Come ci si sente ad essere un tale mostro?” e tu dici “Impossibile!” quando ti porge un osso
E qui sta succedendo qualcosa ma tu non sai cos’è vero, mister Jones?
Hai molti contatti tra i taglialegna per ottenere i tuoi fatti quando qualcuno attacca la tua immaginazione ma nessuno ha alcun rispetto e comunque tutti si aspettano che tu dia un assegno deducibile dalle tasse ad organizzazioni di carità
Sei stato con i professori e sei piaciuto a tutti hai discusso con grandi uomini di legge di lebbrosi ed imbroglioni hai letto tutti i libri di F. Scott Fitzgerald sei un uomo molto istruito è risaputo
Ma qui sta succedendo qualcosa e tu non sai cos’è vero, mister Jones?
Il mangiatore di spade viene da te e poi si inginocchia si fa il segno della croce poi sbatte i suoi tacchi alti e senza avviso ti chiede come ti senti e dice: “Eccoti la gola indietro grazie per il prestito!”
E tu sai che qui sta succedendo qualcosa ma non sai cos’è vero, mister Jones?
Ora vedi questo ometto orbo che grida la parola “ORA!” e dici: “Per quale motivo?” e lui dice: “Come?” e tu dici: “Cosa significa questo?” e lui ti urla dietro che sei una vacca “Dammi del latte oppure vai a casa!”
E tu sai che qui sta succedendo qualcosa ma non sai cos’è vero, mister Jones?
Cammini nella stanza come un cammello e poi aggrotti la fronte ti metti gli occhi in tasca e il naso sul pavimento dovrebbe esserci una legge che ti impedisca di circolare dovrebbero farti indossare auricolari
Perchè sta succedendo qualcosa e tu non sai cos’è vero, mister Jones?
traduzione di Michele Murino
BALLAD OF A THIN MAN words and music Bob Dylan
You walk into the room With your pencil in your hand You see somebody naked And you say, “Who is that man?” You try so hard But you don’t understand Just what you’ll say When you get home
Because something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones?
You raise up your head And you ask, “Is this where it is?” And somebody points to you and says “It’s his” And you say, “What’s mine?” And somebody else says, “Where what is?” And you say, “Oh my God Am I here all alone?”
Because something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones?
You hand in your ticket And you go watch the geek Who immediately walks up to you When he hears you speak And says, “How does it feel To be such a freak?” And you say, “Impossible” As he hands you a bone
Because something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones?
You have many contacts Among the lumberjacks To get you facts When someone attacks your imagination But nobody has any respect Anyway they already expect you To just give a check To tax-deductible charity organizations
You’ve been with the professors And they’ve all liked your looks With great lawyers you have Discussed lepers and crooks You’ve been through all of F. Scott Fitzgerald’s books You’re very well read It’s well known
Because something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones?
Well, the sword swallower, he comes up to you And then he kneels He crosses himself And then he clicks his high heels And without further notice He asks you how it feels And he says, “Here is your throat back Thanks for the loan”
Because something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones?
Now you see this one-eyed midget Shouting the word “NOW” And you say, “For what reason?” And he says, “How?” And you say, “What does this mean?” And he screams back, “You’re a cow Give me some milk Or else go home”
Because something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones?
Well, you walk into the room Like a camel and then you frown You put your eyes in your pocket And your nose on the ground There ought to be a law Against you comin’ around You should be made To wear earphones
Because something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones?
NERO FIUME FANGOSO Parole di Robert Hunter, musica di Jerry Garcia Come eseguita da Bob Dylan a Melbourne, Australia, il 6 Aprile 1992
Quando l’ultima rosa dell’estate mi pungerà il dito ed il caldo sole mi farà gelare fino alle ossa Quando non riuscirò più a sentire la canzone E non riuscirò a distinguere il mio cuscino da una pietra
Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e canterò una canzone da solo Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e sognerò un sogno tutto da solo
Quando l’ultimo riverbero della luce del sole colpirà la montagna e le stelle cominceranno a baluginare nel cielo Quando la luna taglierà l’orizzonte a sud ovest con lo stridio di un’aquila in volo
Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso ed ascolterò le rapide gemere Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e canterò una canzone da solo
Nero fiume fangoso possa tu scorrere per sempre Non importa quanto profondo o ampio Se tu hai un altro lato scorri fiume fangoso scorri fiume fangoso scorri nero fiume fangoso
Quando sembrerà che la notte duri in eterno e non c’è nulla altro da fare che contare gli anni Quando le corde del mio cuore cominceranno a spezzarsi e cadranno pietre dai miei occhi invece che lacrime
Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e sognerò un sogno tutto da solo Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e canterò una canzone da solo e canterò una canzone da solo
traduzione di Michele Murino
BLACK MUDDY RIVER Words by Robert Hunter; music by Jerry Garcia As performed by Bob Dylan in Melbourne, Australia, Apr 6 1992
When the last rose of summer pricks my finger And the hot sun chills me to the bone When I can’t hear the song for the singer And I can’t tell my pillow from a stone
I will walk alone by the black muddy river And sing me a song of my own I will walk alone by the black muddy river And dream me a dream of my own
When the last bolt of sunshine hits the mountain And the stars start to splatter in the sky When the moon splits the southwest horizon With the scream of an eagle on the fly
I will walk alone by the black muddy river And listen to the ripples as they moan I will walk alone by the black muddy river And sing me a song of my own
Black muddy river Roll on forever Don’t care how deep or wide If you got another side Roll muddy river Roll muddy river Black muddy river roll
When it seems like the night will last forever And there’s nothing left to do but count the years When the strings of my heart start to sever And stones fall from my eyes instead of tears
I will walk alone by the black muddy river And dream me a dream of my own I will walk alone by the black muddy river And sing me a song of my own And sing me a song of my own
MARCHIATO parole e musica Merle Haggard
Registrata da Bob Dylan ai Sunset Sound Studios di Hollywood, Los Angeles, California, il 23 e 11 Aprile 1987, durante le sessioni di registrazione dell’album “Down In The Groove”.
Mi piacerebbe andare a testa alta ed essere orgoglioso di chi sono ma non permetteranno che il mio segreto resti celato Ho pagato il mio debito ma non sono ancora soddisfatti Ora sono marchiato, un uomo con un marchio al freddo
Quando mi hanno fatto uscire di prigione, avevo la testa alta Ero deciso a risollevarmi sopra la vergogna Ma non importa quanto io viva, il marchio nero mi segue Sono marchiato, il mio nome è un numero
Mi piacerebbe andare a testa alta ed essere orgoglioso di chi sono ma non permetteranno che il mio segreto resti celato Ho pagato il mio debito ma non sono ancora soddisfatti Ora sono marchiato, un uomo con un marchio al freddo
Se vivo per essere un numero, credo che non ripulirò mai il mio nome Perchè tutti sanno che sono stato in prigione Non importa dove io viva, dovrò dire loro dove sono stato O mi rispediranno in prigione se non lo faccio
Mi piacerebbe andare a testa alta ed essere orgoglioso di chi sono ma non permetteranno che il mio segreto resti celato Ho pagato il mio debito ma non sono ancora soddisfatti Ora sono marchiato, un uomo con un marchio al freddo Ora sono marchiato, un uomo con un marchio al freddo
traduzione di Michele Murino
BRANDED MAN words and music Merle Haggard
I’d like to hold my head up and be proud of who I am But they won’t let my secret go untold I paid the debt I owed them,but they’re still not satisfied Now I’m a branded man out un the cold
When they let me out of prison,I held my head up high Determined I would rise above the shame But no matter where I’m living,the black mark follows me I’m branded with a number on my name
I’d like to hold my head up and be proud of who I am But they won’t let my secret go untold I paid the debt I owed them,but they’re still not satisfied Now I’m a branded man out un the cold
If I live to be a hundred,I guess I’ll never clear my name ‘Cause everybody knows I’ve been in jail No matter where I’m living,I’ve got to tell them where I’ve been Or they’ll send me back to prison if I fail
I’d like to hold my head up and be proud of who I am But they won’t let my secret go untold I paid the debt I owed them,but they’re still not satisfied Now I’m a branded man out un the cold Now I’m a branded man out un the cold
*
CITTA’ D’ORO parole e musica Bob Dylan
da “RISE AGAIN”
C’è una città d’oro Lontano da questa corsa al successo E’ nella tua anima Lontano dalla confusione E dalle sbarre che imprigionano C’è una città d’oro
C’è un paese di luce Innalzato nella gloria Gli angeli vestono di bianco Non esiste malattia Non esiste notte C’è un paese di luce
C’è una città d’amore Lontano da questo mondo e dalla materia di cui son fatti i sogni oltre il tramonto oltre le stelle nel cielo c’è una città d’amore
C’è una città di speranza dove non servono dottori non servono nemmeno droghe Sono pronto e disposto a gettar giù una corda C’è una città di speranza
C’è una città d’oro lontano da questa corsa di topi e da queste sbarre che imprigionano Pace per il tuo spirito Riposo per la tua anima C’è una città d’oro
CITY OF GOLD words and music Bob Dylan
There is a city of gold Far from this rat race It’s in your soul Far from the confusion And the bars that hold There is a city of gold.
There is a country of light Raised up in glory The angels wear white Never know sickness Never know night There is a country of light.
There is a city of love Far from this world And the stuff dreams are made of Beyond the sunset Beyond the stars high above There is a city of love.
There is a city of hope Don’t need no doctor Don’t even need dope I’m ready and willing Throw down a rope There is a city of hope.
There is a city of gold Far from this rat race And these bars that hold Peace for your spirit Rest in your soul There is a city of gold.
L’uomo abita l’ombra delle parole, la giostra dell’ombra delle parole. Un “animale metafisico” lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l’ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l’uomo legge l’universo.
«Quegli sguardi dall'abisso... noi guardiamo dentro quelle pupille enormi, nere, lucenti come sfere d'ossidiana, e vediamo l'abisso. Ma loro verso cosa guardano? Verso di noi guardano. E vedono in noi l'abisso»
Il Mangiaparole – Come abbonarsi alla rivista, Quota ordinaria € 25, Quota sostenitore € 50 + copia di un Libro in omaggio a scelta della collana Il Dado e la Clessidra
Trimestrale di Poesia Critica e Contemporaneistica Il Mangiaparole n. 1
La Nuova Ontologia Estetica, Poetry kitchen – La parola kitchen è da pensarsi come evento linguistico: quindi evento dell’altro proprio perché si annuncia in quanto irruzione di ciò che è per venire, ciò che è assolutamente non riappropriabile; in quanto unico e singolare l’evento linguistico sfida l’anticipazione, la riappropriazione, il calcolo ed ogni predeterminazione. L’avvenire, ciò che sta per av-venire può essere pensato solo a partire da una radicale alterità, che va accolta e rispettata nella sua inappropriabilità e infungibilità. La contaminazione, l’impurità, l’intreccio, la complicazione, la coinplicazione, l’interferenza, i rumori di fondo, la duplicazione, la peritropé, il salto, la perifrasi costituiscono il nocciolo stesso della fusione a freddo dei materiali linguistici, gli algoritmi che descrivono la non originarietà del linguaggio, il suo esser sempre stato, il suo essere sempre presente; una ontologia della coimplicazione occupa il posto della tradizionale ontologia che divideva essere e linguaggio, la ontologia della coimplicazione ci dice che il linguaggio è l’essere, l’unico essere al quale possiamo accedere. Non si dà mai una purezza espressiva nel logos ma sempre una impurità dell’espressione, un voler dire, un ammiccare, un parlare per indizi e per rinvii.
La storia letteraria è un libro di ricette. Gli editori sono i cuochi. I filosofi quelli che scrivono il menu. Gli scrittori e i preti sono i camerieri. I critici letterari sono i buttafuori. Il canto che sentite sono i poeti che lavano i piatti in cucina.
Tutta la cultura dopo Auschwitz, compresa la critica urgente ad essa, è spazzatura
Al posto del problema gnoseologico kantiano, come sia possibile la metafisica, compare quella di filosofia della storia, se sia possibile comunque un’esperienza metafisica
Ogni felicità è frammento di tutta la felicità che si nega agli uomini e che essi si negano
Gli uomini vivono sotto il totem di un sortilegio: che la vita abbia un senso o che non ne abbia alcuno
Pura immediatezza e feticismo sono ugualmente non veri
Così anche la disperazione è l’ultima ideologia, utilissima per l’autoconservazione
Un angelo zoppo ci venne incontro e disse, senza guardarci: “malediciamo il nome di Dio.”
Nessuno capace di amare e così ciascuno crede di essere amato troppo poco
Le epoche della felicità sono i suoi fogli vuoti (Hegel)
Sortilegio e ideologia sono la stessa cosa (T.W. Adorno) Si può dire… che l’uomo è l’essere che progetta di essere Dio. Dio, valore e termine ultimo della trascendenza, rappresenta il limite permanente in base al quale l’uomo si fa annunciare ciò che è. Essere uomo significa tendere ad essere Dio, o, se si preferisce, l’uomo è fondamentalmente desiderio di essere Dio (J.P. Sartre)
Alfredo de Palchi monografia – Adesso diciamo una cosa tremendamente reale, che siamo entrati tutti in un Grande Gelo, in una nuova epoca, nell’epoca della piccola glaciazione dove le parole le trovi sì, ma raffreddate se non ibernate
Donatella Costantina Giancaspero
Vincenzo Petronelli La tecnica pone fine alla metafisica dell’occidente assegnandole un compito diverso in concomitanza con la dissoluzione della struttura denotativa che ha caratterizzato le lingue umane
la tecnica pone fine alla metafisica dell’occidente assegnandole un compito diverso in concomitanza con la dissoluzione della struttura denotativa che ha caratterizzato le lingue umane
La poesia è scrittura della nostra preistoria
Il soggetto non è mai del tutto soggetto, l’oggetto oggetto
Le cose si irrigidiscono in frammenti di ciò che è stato soggiogato
Il piacere sensoriale, a volte punito da un misto di ascetismo e di autoritarismo, è divenuto storicamente nemico immediato dell’arte: l’eufonia del suono, l’armonia dei colori, la soavità sono divenute pacchianeria e marchio dell’industria culturale (Adorno)
L’io penetra l’oggetto pensandolo e immaginandolo
Helle Busacca La disintegrazione della «struttura tragica» della poesia di Maria Rosaria Madonna segna la pre-condizione di possibilità per la nascita della poetry kitchen.
Edith Dzieduszycka. Avevano corso,/ di giorno e di notte,/ poi di nuovo di giorno,/ e ancora di notte./ Avevano corso/ come bestie assetate,/ in cerca del ruscello al quale abbeverarsi
Letizia Leone: Il diavolo indossa un camice bianco/ E stacca pezzi di carne dalla carne/ Del mondo/ Con aghi, occhi a punta, lame, rasoi // Non affonda la mano/ ma ferro disinfettato./ Non si sporca
Su di un cerchio ogni punto d’inizio può anche essere un punto di fine (Eraclito) – Roma, 1997, Giorgio Linguaglossa e Antonella Zagaroli
Cara Signora Schubert, mi capita di vedere nello specchio Greta Garbo. È sempre più simile A Socrate. Forse la causa è una cicatrice sul vetro (Ewa Lipska)
La casa pare ormeggiata nel cassetto di una vecchia scrivania./ “Mi chiedevo dove avessi lasciato le scarpe”./ La donna guarda attraverso le fessure della tapparella./ Ha sentito sbattere la portiera (Lucio Mayoor Tosi)
Anna Ventura conserva le parole tra le righe della sua scrittura come si mette un cibo in frigorifero
Domando al piombo perché ti sei lasciato fondere in pallottola? Ti sei forse scordato degli alchimisti? (Ch. Simic)
La precarietà del pensiero non identificante che indugia sulle cose. La tranquilla consapevolezza che ciò che possono dare le parole poetiche forse non è granché ma è pur sempre qualcosa di importante
Il mio amico [di Roma]*, quello che si occupa del Signor Nulla, litiga di nascosto con lo specchio (Gino Rago)
Le parole sono i raggi ultravioletti dell’anima
Maria Rosaria Madonna, cover 1992
Iosif Brodskij Le immagini rappresentano il contro movimento delle parole. C’è un rapporto debitorio tra le immagini e le parole, o un rapporto creditorio, uno squilibrio della contabilità, della partita doppia
Giorgio Linguaglossa Critica della Ragione Sufficiente
Trattare tutte le cose come un terzo pensiero che ci osserva
Edith Dzieduszycka
Alfredo de Palchi, a 12 anni/ meschino nella tuta lurida di grassi/ per motori a nafta/ consegno 5 lire/ (la settimana—domenica compresa)/ nella busta troppo larga al nonno anarchico/ mangiato dal cancro
Mauro Pierno, Compostaggi – Così anche la disperazione è l’ultima ideologia, condizionata storicamente e socialmente. Il contenuto di verità dell’assente è indifferente (T.W. Adorno)
La poesia di Giuseppe Talia proviene da una grande deflagrazione delle parole e della stessa tradizione del ‘900
Perdita dell’Origine (Ursprung) e spaesatezza (Heimatlosigkeit) si danno la mano amichevolmente. Se manca l’Origine, c’è la spaesatezza. E siamo tutti deiettati nel mondo senza più una patria (Heimat). Ed ecco l’Estraneo che si avvicina. E all’approssimarsi dell’Estraneo (Unheimlich) le nottole del tramonto singhiozzano [Maria Rosaria Madonna]
in cover Maria Rosaria Madonna
La poesia di Mario Gabriele è un film, una successione di fotogrammi in un orologio senza lancette. «Una vita che avesse senso non si porrebbe il problema del senso: esso sfugge alla questione» (T.W. Adorno)
Un gendarme della RDT, lungo la Friedrichstraße,/ separava la pula dal grano,/ chiese a Franz se mai avesse letto Il crepuscolo degli dei./ Fermo sul binario n. 1 stava il rapido 777./ Pochi libri sul sedile. Il viso di Marilyn sul Time. (Mario Gabriele)
Gezim Hajdari, Il poietès è il più grande positivo perché porta le cose all’essere dal nulla
Ci sono dei pensieri che hanno una carica elettrica, uno di questi sono le cose della vita, gli eventi che ci accadono, gli eventi omnibus»diceva Ortega y Gasset
Perché le parole sono sagge, loro lo sanno di essere melliflue e superflue
Un Enigma ci parla, ma noi non comprendiamo quella lingua. L’Enigma non può essere sciolto, può solo essere vissuto
Quante parole dobbiamo usare per avvertire il silenzio tra le parole?
Quando una categoria si modifica muta la costellazione di tutte le altre (Adorno)
Letizia Leone
Giorgio Agamben Da quella lontananza rovesciata raggiungiamo la lontananza nostalgica. Non essere a casa propria ovunque
Critica della Ragione sufficiente
Il postino della verità non passa né due volte né una volta, non passa mai. Non c’è alcuna verità nella soggettività, non c’è alcuna verità nel canto degli uccelli nel bosco che tanto piaceva all’estetica kantiana
Mario Gabriele, Una fila di caravan al centro della/ piazza con gente venuta da Trescore e da Milano ad ascoltare Licinio:/-Questa è Yasmina da Madhia che nella vita ha tradito e amato,/ per questo la lasceremo ai lupi e ai cani
Predrag Bjelosevic
Gino Rago, Alla domanda di Herbert: «Dove passerai l’eternità?»,/ risponde il filosofo Erèsia: «cara Signora Circe, caro Signor Nessuno,/ il poeta da finisterre parla con l’oceano e scrive le sue parole sull’acqua
Le parole che scriviamo ci parlano di altre parole che non conosciamo
Le parole sono finestre che aggettano sul labirinto che noi siamo
Anna Ventura, Finalmente so/ che cosa mi avete insegnato./ Siete nella tazza di caffè/ vuota sul tavolo,/ nelle carte sparse, nel cerchio di luce della lampada.
Era piccola la casa, accanto a un cimitero romano. I suoi vetri tremavano per via di carri armati e caccia (Charles Simic)
Roberto Bertoldo
Donatella Giancaspero, Giorgio Linguaglossa, 2016
Alle 18 torna Milena. Prepara la cena. Il tavolo ha quarant’anni. Sale il fumo fino alla lampada. Andrea rinnova aria fresca (Mario Gabriele)
Poiché solo all’apparire del “perturbante” si dileguano gli idoli. Exeunt simulacra (Giacomo Marramao)
Lucio Mayoor Tosi, – Prenderò del Cornac; con spremuta di pomodori e un Lìsson. – Ci vuole della cannella sul Lìsson? – Sì, perché no./ Lo sai che sono innamorata di te
Gezim Hajdari
Carlo Livia, La prigione celeste
Ewa Tagher
Wystan Hugh Auden
Petr Kral
Michal Ajvaz
Mario Lunetta
Ubaldo de Robertis
Jorge Luis Borges
Giuseppe Talia
Kjell Espmark
Tomas Tranströmer
Salman Rushdie
Osip Mandel’stam
Iosif Brodskij
Boris Pasternak
Cesare Pavese
Georg Trakl
Sabino Caronia
Vladimir Majakovskij
Il Mangiaparole n. 10
Pier Paolo Pasolini
Czeslaw Milosz
Salman Rushdie
Alejandra Alfaro Alfieri
Duska Vrhovac
Fernanda Romagnoli
Antologia della Poetry kitchen – Il discorso poetico abita quel paragrafo dell’ inconscio dove siede il deus absconditus, dove fa ingresso l’Estraneo, l’Innominabile. Giacché, se è inconscio, e quindi segreto, quella è la sua abitazione prediletta. Noi lo sappiamo, l’Estraneo non ama soggiornare nei luoghi illuminati, preferisce l’ombra, in particolare l’ombra delle parole e delle cose, gli angoli bui, i recessi umidi e poco rischiarati.
Marie Laure Colasson
Lorenzo Calogero
Predrag Bjelosevic
Petr Kral Il Mangiaparole
Zbigniew Herbert
Bertolt Brecht
Werner Aspenström
Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa
Fernando Pessoa
Giuseppe Ungaretti
Eugenio Montale
Paul Celan
Ezra Pound
Edgar Allan Poe
T.S. Eliot
Samuel Beckett
Franco Fortini
Allen Ginsberg
Charles Bukowski
Agota Kristof
Derek Walcott
Giorgio Linguaglossa e Gino Rago
Marina Petrillo
Charles Simic, Il mostro ama il suo labirinto e abita presso l’Hotel Insonnia
Fernando Pessoa
Jacopo Ricciardi
Jacopo Ricciardi
Samuel Beckett
Anna Ventura, «Tra le parole e le cose occorre una grande distanza»
Guido Galdini, Le parole sono schegge di appunti precolombiani – è uno specchio per le allodole/ o sono allodole per lo specchio/ o le allodole sono lo specchio?
Guido Galdini
Mauro Pierno, Lo statuto recondito delle parole dimenticate
L'uomo abita l'ombra delle parole, la giostra dell'ombra delle parole. Un "animale metafisico" lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l'ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo.
L'uomo abita l'ombra delle parole, la giostra dell'ombra delle parole. Un "animale metafisico" lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l'ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo.
La presenza di Èrato vuole essere la palestra della poesia e della critica della poesia operata sul campo, un libero e democratico agone delle idee, il luogo del confronto dei gusti e delle posizioni senza alcuna preclusione verso nessuna petizione di poetica e di poesia.