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Antonio Sagredo VERSI SULLA POETESSA MARIA ROSARIA MADONNA

Antonio SagredoAntonio Sagredo è poeta inedito in Italia, ha pubblicato due libri in Spagna con testo a fronte negli anni Novanta. Poeta inclassificabile e irreggimentabile Sagredo ha perseguito e inseguito in poesia un suo percorso assolutamente originale e singolare. Una sua Antologia in traduzione inglese con testo a fronte uscirà con Chelsea editions di New York e una in italiano è in preparazione per EdiLet di Roma.

teatro Politecnico 1974, Antonio Sagredo

teatro Politecnico 1974, Antonio Sagredo

 

 

 

 

 

 

 

 

Sulla poesia di Maria Rosaria Madonna

Dopo l’alba sarò – qui, non so –
nudo da secoli nella pigra ossidiana?
-non so, qui – se dopo un profeta dirà:
non ci fu futuro, domani!

Circumnavigare liquido degli occhi.

Dopo l’alba – pietas, Maria!
Lacrimosa nel pentagramma muliebre,
ambivalente nella semenza – un oroscopo!
Non c’è bisogno di emblemi: quattro
è più di una morte trasparente.

Dopo la notte sarò – qui, non so –
pietre spazi sorgenti
– se, palma, ti ho dato, è un dono la –
catastrofe!
e nel ronzio – miele!

Dopo la notte – cruda, Maria! – sterile
il discernimento erutta come antrace,
e non so qui se l’unità trascina il tutto,
né se la linea fissa il punto
o il risopianto implume di una civetta.

Roma, 4-6 maggio 1991

antonio sagredo 1971

antonio sagredo 1971

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come un cane d’Alsazia raspavo a unghiate
pus cavo e marce ossa nelle sacre scritture,
l’abbaiare di megafoni flautolenti senza midolla,
gli incisivi corrosi da un cariato Verbo!

L’Angelus, scornato più di un carnefice bovino,
risonava di muggiti dagli altari a fittizi morituri,
orfano dell’ex-voto e nutrimento di infelici mercenari,
di parabole… tutte le moschee per non vivere!

A quando e come sarà reale il non dare se stessi
ai Cesari o agli Dei se non un altrove vivente agire
sul Nulla, un marcire a dismisura per una fede… icona
miserabile, implorante luce… quinta, o… chi muore?

E io chiusi gli occhi a Dio e alle mani il sangue Mio
e di Ipazia, a luminate letanie e vegliardi di creta,
e ai lampioni della Conoscenza una corona d’epitaffi!
Eresia, basta con l’Essere, sono stanco di subirlo!

Patiboli, ho incarnato la Compassione!… Non alla voce di un poeta
toccherà la lama di un nuovo avvento, ma al Dormiente non-nato
un solo vivere di ignominia, se non fingono gli specchi feriti
l’unto e noi, opachi in contumacia, destinati a una sconfitta!

Vermicino, 20 maggio 2009

Antonio Sagredo3

antonio sagredo Teatro Politecnico 1974

antonio sagredo Teatro Politecnico 1974

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(dal poema Oriana– 2010)

E pure così sognava i desideri dei Morti che sono ultramondani
e i sette chiodi della passione unti per una penetrazione spettrale,
l’Imperatore delle Sofferenze altrui!

Il falco… fermato d’un tratto dalla sua stessa statua,
marmo insipiente, vista implume…
venature orientali – incensi!

Il granchio romano spolpava e avvelenava la sua arte…
Maddalena, sono tuoi i sette pugnali!
Scòpati i tredici apostoli!

Oriana, ultima castellana, salutami le tue sorelle!
E altre, e altre ancora che il destino e la condanna
già conoscono – dal futuro!
Marina, Ipazia, Saffo, Emily, Gaspara Stampa!

Un sentiero di rame m’incerta il cammino.
Sono spine d’argento queste foglie d’ulivo.

Roma/Vermicino, 13/25/29 ottobre 2010

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