Kari Hotakainen (1957), 70 chili di prove a cura di Viola Parente-Čapková, poesie scelte, La Nuova Poesia Finlandese

Kari Hotakainen

Kari Hotakainen nasce nel 1957 a Pori, nella Finlandia occidentale, e attualmente vive ad Helsinki. È tra le voci più vigorose della letteratura finlandese contemporanea ed è forse il più versatile scrittore in lingua finlandese: dal suo debutto, all’inizio degli anni 1980, ha pubblicato articoli, saggi, poesie, libri per bambini e per ragazzi, romanzi, sceneggiature televisive e teatrali, drammi radiofonici per adulti e per bambini. Ha studiato letteratura, ha lavorato come redattore, ha fatto esperienza anche nel campo pubblicitario, e dalla seconda metà degli anni 1990 è scrittore freelance. Hotakainen è tra i rari autori le cui opere sono apprezzate e riconosciute dalla critica (tra i vari premi ricevuti, possiamo citare almeno il Premio nazionale per la letteratura, il Finlandia, il Premio del Consiglio Nordico e il Premio Nordico per l’opera drammatica) e allo stesso tempo godono del favore di un vasto pubblico di lettori – il romanzo Juoksuhaudantie, (2002; Via della trincea, 2009, trad. Nicola Rainò) è uno dei romanzi finlandesi più venduti in assoluto.

            Debuttò con alcune raccolte di poesia: I fastidiosi colpi sotto la cintura (Harmittavat takaiskut, 1982), Chi ha paura dell’uomo nero (Kuka pelkää mustaa miestä, 1985), Hot (1987) e Poesie (Runoja, 1988). Nel 2000 è uscita una scelta delle sue poesie edite intitolata Mucchio di ceppi (Kalikkakasa), dalla quale sono tratti molti dei testi che qui presentiamo. Le sue poesie (e anche più in generale i suoi testi in prosa) sono caratterizzate dall’uso di nonsense, umorismo secco, assurdo, surreale e fantastico, riflessioni aforistiche e laconicità d’espressione, aspetto questo comune a molti altri scrittori finlandesi. Il titolo della raccolta Mucchio di ceppi, secondo l’autore, sottolinea sintomaticamente il carattere delle sue poesie. Più che alla lezione dei maestri del modernismo finlandese del dopoguerra, Hotakainen dichiara però di ispirarsi, più o meno direttamente, ad autori successivi, quali Ilpo Tiihonen (1950 – 2021) e Sirkka Turkka (1939 – 2021); in particolar modo a quest’ultima, della quale, come lui stesso ammette, ammira soprattutto quella crudezza d’espressione che ritroviamo anche nei lavori in prosa di Hotakainen.

            Ad una lettura superficiale, l’uso di iperboli e, allo stesso tempo, un certo minimalismo e un umorismo sottile potrebbero suggerire paragoni con altri autori finlandesi famosi, come il regista Aki Kaurismäki, con il quale però, come lui stesso dichiara, condivide pochi tratti: “Forse è possibile trovare delle similitudini a livello di dialoghi e per il fatto che entrambi raccontiamo della solitudine; d’altro canto, però, il tema della solitudine è trattato anche da migliaia di altri autori nel mondo. La Finlandia è un paese così piccolo che quando qualcuno di noi sfonda sulla scena mondiale fa un po’ il lavoro di uno spalaneve: apre la strada agli altri. Un’altra possibilità sarebbe di paragonarmi ad Arto Paasilinna, perché lui è un altro finlandese che ha fama mondiale. A meno che non consideriamo anche i piloti di Formula 1.” Leggendo i suoi testi poetici di fine anni 1980, la strada dell’autore sembra ormai segnata e lo spostamento verso la prosa diviene sempre più accentuato: le poesie hanno una trama, gli slanci lirici si affievoliscono e più che fotogrammi offrono una breve storia visiva completa, sono dei veri e propri cortometraggi. E anche i temi che fanno capolino in queste poesie, come il conflitto tra civiltà e natura, la difficoltà di comunicazione tra i sessi e tra le generazioni, la solitudine, l’analisi della mascolinità contemporanea e della società finlandese, in generale, li ritroviamo nei suoi lavori successivi in prosa. In ogni testo di Hotakainen emergono un ritmo e una musicalità accentuati; egli stesso, del resto, dichiara apertamente l’importanza della musica come fonte di ispirazione per i suoi testi: “Nella musica cerco un’esperienza forte, di abbandono, la struttura e i ritornelli. La struttura la si impara dalla musica classica, tutto il resto dalla musica pop.” E proprio la musica pop rappresenta per l’autore non soltanto una fonte di ispirazione formale, ma anche tematica, com’è possibile notare, ad esempio, nel romanzo Il sacco dei peccati (Syntisäkki, 1995) e soprattutto nelle poesie su Johnny Cash, presenti appunto nella raccolta Mucchio di ceppi. Come per il suo debutto prosaico, Buster Keaton, Vita e fatti (Buster keaton, Elämä ja teot, 1991), una variazione postmoderna e fittizia dell’autobiografia di una personaggio famoso della cultura pop, situata in parte in America e in parte in Finlandia e caratterizzata dall’ammirazione per il mondo delle comiche, anche le poesie su Johnny Cash offrono un’analisi indiretta dei vari aspetti della società e della cultura finlandesi e, allo stesso tempo, dimostrano il fascino che su Hotakainen esercita la popular culture americana, come anche l’interesse dell’autore per l’impatto che questa cultura ha sull’Europa. Riferendosi all’album di Cash American Recordings (1994), Hotakainen afferma: “Il disco si è impresso nel mio subconscio, confermando il mio sospetto che non tutta la musica definita leggera debba per forza esserlo.” Analizzando le poesie su Johnny Cash, si nota subito che sono nate nel periodo in cui Hotakainen scriveva prevalentemente in prosa, vale a dire durante la seconda metà degli anni ’90. Lo stesso autore le caratterizza nel seguente modo: “Questi brani sono prosa più che poesia, parlano di me più che di Cash.”

            Nel 2007 esce la raccolta di testi brevi Finnhits, quello che possiamo considerare il culmine del suo stile brusco e laconico, e che sembrerebbe un personale omaggio dell’autore alle celebrazioni per il novantesimo anniversario dell’indipendenza della Finlandia. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a microstorie poetiche che coprono i vari temi cari all’autore già citati in precedenza, narrate con il classico stile di iperboli surreali e umoristiche. Nel suo modo di osservare il mondo c’è qualcosa di poeticamente fanciullesco: l’abbattimento di convenzioni, l’assurdità e la gioia sono le stesse espressioni del mondo dei bambini, e non è forse un caso che ritroviamo queste qualità, oltre che nei suoi testi poetici, anche in quelli che si potrebbero definire “libri per l’infanzia”, anche se, essendo il suo un genere molto specifico, a volte verrebbe da chiedersi se essi siano davvero adatti come libri per bambini.

            Pur avendo acquisito un passo ormai da prosatore, la poesia rimane se non il genere, almeno il punto di vista a lui più vicino: “La poesia mette il sigillo a tutto ciò che l’essere umano compie. Quando un autore debutta come poeta, continuerà a guardare il mondo come un poeta. Spero che lo si veda anche nella mia prosa; le mie opere sono un po’ come me: inquiete ed impazienti. Non riesco ad immaginare di poter continuare a scrivere soltanto romanzi, e anche se è difficile che torni ad usare una forma “pura” di poesia, cerco sempre di includere dei passaggi poetici nei miei scritti.”

            In ogni nuovo testo, Hotakainen cerca di presentare qualcosa di diverso, pur essendo consapevole di come sia difficile, se non impossibile, evitare che nello stile prevalga una certa maniera. Come scrive in un suo aforisma: “Prima lo scrittore cerca di trovare un suo stile. Quando lo trova, quello stile si trasforma in maniera. Il resto della vita lo passa a cercare di liberarsene.”

                                                                       (Viola Parente-Čapková)

 [Testi di Kari Hotakainen sono stati pubblicati in italiano su”Poesia” n°9 di Crocetti, Settembre 2010]

Kari Hotakainen cover

Fotografia

 

Ci fecero

una foto: tu in piedi in un fiore di vestito

che copre tutto, dai tuoi occhi si intuisce

che sotto non c’è niente.

I seni flosci sfregano il cotone.

Le gambe unite, strette: ti sei concessa

ma non cederai più, almeno non prima delle quattro.

Io severamente in piedi accanto

come una fragorosa risata ricucita,

nella gamba un caldo mucchio di carne arrivata lontano.

Sullo sfondo si vede un po’ di società.

Quella si trova in ogni foto.

.

Alfabeto

 

La luna è vermiglia.

La macchina non la si può guidare giù dalla scarpata

senza ferire i parenti.

La donna è piccola.

Bisogna stringerla con discrezione tra le braccia,

si libera dalle catene

e diventa indipendente, in solitudine.

Il cielo è azzurro.

Lì conduce una scala a pioli.

Sulla scala ci sono puntine, chiodi,

cotone e relazioni umane.

La terra è grigia.

Da qui si parte.

.

Poesia

 

Un corvo

pennello nero

pulisce il cielo sfregandolo

con lunghe traiettorie terse

Il gelo sbatte i tappeti

il più variopinto lo stende

ad arieggiare sul filo dell’orizzonte

Il gatto accoccolato a terra

su un vettore aereo nelle cui viscere si stilano programmi

perché c’è una fede infinita

che i topi non attaccheranno

ma avranno paura per tutta la vita

Un bracciante fuggito dallo spaventapasseri

avvia con la manovella

il cavallo congelato

il cui zoccolo si trasforma a sua volta

in luce azzurra sotto la sella

Il sole riscalda il padrone indolente

la padrona matura svapora sul prato

mi faccio strada a fatica tra i tuoi capelli

sulla ciglia si arresta un semi rimorchio

chiedo un passaggio: strizza l’occhio

fallo cadere tra le tue montagne

a riposare

* * *

Manderei un sms, ma il cellulare è in fondo alla fontana di Piazza mercato. Scriverei, ma due dita della mano destra sono rimaste sotto la sega circolare. Ti chiamerei, ma dopo il trasloco non riesco più a trovare il telefono di casa. Verrei a trovarti, ma non ricordo più se sia il 34 G 78 o il 32 C 78. Chiedo agli amici. Parlo con sconosciuti ai distributori di benzina. Mostro la tua foto ad ogni angolo di strada, come si fa nei film polizieschi. Ti cerco, un abbraccio vuoto. Il tuo profumo in me, la doccia non funziona.

* * *

La Lukoil ha comprato la Teboil ma non i suoi clienti. La compagnia russa ha condotto un’indagine sulla clientela ed è giunta alla conclusione che di clienti così ne ha già abbastanza. Non volevano avere inutili duplicati. La decisione dell’acquirente è stata accolta con gioia al tavolo dello snack della Teboil. Repa, Jukkis e Tane hanno festeggiato la notizia con un caffè supplementare, continuando il simposio, i cui temi principali erano il prezzo della benzina, la tassa sulle automobili e la politica d’immigrazione. Sulla benzina e le automobili raggiunsero presto l’unanimità, e dopo un lungo dibattito fu deciso di accogliere quattro profughi. A condizione che conoscessero la lingua, avessero mezzi finanziari per comprare un appartamento e la qualifica di idraulico.

11 commenti

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11 risposte a “Kari Hotakainen (1957), 70 chili di prove a cura di Viola Parente-Čapková, poesie scelte, La Nuova Poesia Finlandese

  1. Odio gli indifferenti, i cinici, gli scettici.

    Questa fenomenologia dell’indifferenza e della vigliaccheria è un prodotto politico, una vera e propria ideologia, una zona di compromissione che abbraccia tutti gli italiani. Gli italiani sono bravissimi a fare i camerieri, lo spirito del consesso di Pratica di Mare, presieduto dall’allora presidente del consiglio Berlusconi è stato un vergognoso esempio di camerierismo, con tanto di stanze da letto addobbate in stile rococò-erotico per il presidente Putin. Gli italiani, da marinai, santi, navigatori ed eroi si sono tramutati in camerieri.

    Una politica estera non è divisibile dalla politica della «interiorità» e dell’«interno». Gli italiani sono passati con disinvoltura dalla ideologia della individualità del «fatti i fatti tuoi» a quella del «non sono affari tuoi»: i disagiati, i migranti, i reietti sono portatori di «sfiga» e vanno silenziati. La società va bene se vanno bene gli affari dei due terzi della popolazione., oggi è importante non cadere nella indigenza di quel terzo di italiani che non hanno prospettiva alcuna che continuare a fare lavoretti precari a quattro euro lordi all’ora e a tirare a campare. Scomparsi Pasolini e Fortini, la politica del «cassetto cultura» di quelli che una volta si chiamavano «intellettuali» si è tramutata in una politica di autolegittimazione delle consorterie più forti. Ad esempio, lultimo oppositore di questo malcostume letterario, il poeta Mario Lunetta (1939-2017), è stato rimosso, con plauso generale, dalla storia del cassetto poesia; una grande poetessa, Maria Rosaria Madonna (1940-2002), è come se non fosse mai esistita.

    In Italia negli ultimi cinquanta anni ci sono state svariate politiche estetiche (non belligeranti, anzi cooperanti) prodotto di singole Istituzioni (Case editrici, Università, riviste di cultura, gruppi di potere politico e istituzionale etc.) che si sono mosse nella logica di estendere quanto più possibile la propria egemonia, o comunque estendere la propria influenza sui target della scrittura letteraria. Così si è solidificata una scrittura narrativa e poetica truffaldina a vocazione maggioritaria interessata a silenziare qualsiasi poiesis diversa, nuova o non allineata. È ovvio che in questa situazione il risultato è che si è verificata una stagnazione prolungata e diffusa della ricerca narrativa e poetica con penalizzazione della ricerca del «nuovo» e delle generazioni che si sono succedute dagli anni settanta ad oggi.

    Non basta dire come fa un poeta del novecento, Cesare Viviani, che «la poesia è finita», se poi non si indica quale «poesia» e quali autori sono «finiti» che magari continuano a scrivere e a pubblicare nel «cassetto poesia» inquinando quel «cassetto» e rendendolo irrespirabile; così ci si acconcia su una «falsa coscienza», quella falsa coscienza che è diventato un «costume» tutto italiano e tutto impolitico. «Odio gli indifferenti» scriveva un grande italiano, Antonio Gramsci; uno dei più grandi romanzi italiani del 900 ha per titolo Gli Indifferenti(1928) di Moravia. Fatto sta che siamo diventati tutti indifferenti, cinici, scettici e anche il cassetto della produzione letteraria non fa eccezione, è speculare alla indifferenza della vita quotidiana che spartisce democraticamente le responsabilità tra l’«aggressore» e l’«aggredito», entrambi colpevoli ed entrambi responsabili, soprattutto gli «aggrediti» che hanno osato difendersi; così è per i reietti, colpevoli di non sapersi rialzare dalla loro condizione servile. Questa fenomenologia dell’indifferenza e della vigliaccheria è un prodotto politico, una vera e propria ideologia, una zona di compromissione che abbraccia tutti gli italiani, tutti «indifferenti», tutti cinici, tutti pàtici seguaci dell’unica fede che li accomuna, la fede del «fatti i fatti tuoi» e della filosofia del «successo».

    La vittoria di Elly Schlein alla segreteria del Partito Democratico è un segnale di riscossa a questa situazione di compromissione in cui si trovano gli italiani. La nuova fenomenologia del poetico e la poetry kitchen( anche se interessano una esigua minoranza) sono segnali di una «rottura» radicale con questa zona di compromissione culturale, contro questa «indifferenza» generalizzata, verso questo «costume», impresa non facile perché ci troviamo e ci troveremo sempre più a dover fare i conti con una manifesta ostilità, sordità, indifferenza e cinismo prodotto di tutte quelle istituzioni, individualità e gruppi di interesse che si sono sedimentati in questi ultimi decenni in Italia e che hanno determinato questa lunghissima stagnazione della vita quotidiana e civile dei cittadini.

  2. Tra i più acuti lavori poetici degli ultimi dieci anni, (basterebbe da solo questo verso “Il gelo sbatte i tappeti”), due lustri di banalità diffuse, di chiasso. E di volgarità.
    L’intervento crasso del ministro della P.I., poi, ci ridorda tragicamente che quando la mediocrità diventa classe dirigente i disastri morali, culturali, economici, linguistici, estetici sono sempre dietro l’angolo.
    O no?

  3. pietro eremita

    non dietro l’angolo, ma te li sbattono in faccia, cioè arroganza e ignoranza insieme, e non si vergognano, e se ne fanno una bandiera: abbasso la intelligenza dicevano schiamazzando i franchisti… qui da noi è solo l’inizio…
    auguri a tutti !

  4. milaure colasson

    “Prima lo scrittore cerca di trovare un suo stile. Quando lo trova, quello stile si trasforma in maniera. Il resto della vita lo passa a cercare di liberarsene.”
    (Kari Hotakainen)

    Innanzitutto, complimenti alla traduttrice Viola Parente-Čapková per aver reso le poesie di questo poeta finnico in un linguaggio vivo e immediato.

    Kari Hotakainen è un autore che ha una sensibilità modernissima verso il testo poetico. Leggiamo il finale di una sua poesia:

    Un bracciante fuggito dallo spaventapasseri

    avvia con la manovella

    il cavallo congelato

    il cui zoccolo si trasforma a sua volta

    in luce azzurra sotto la sella

    Il sole riscalda il padrone indolente

    la padrona matura svapora sul prato

    mi faccio strada a fatica tra i tuoi capelli

    sulla ciglia si arresta un semi rimorchio

    chiedo un passaggio: strizza l’occhio

    fallo cadere tra le tue montagne

    a riposare

    E’ chiarissimo che qui il linguaggio viene impiegato non per referenziarci verso gli oggetti ma per allontanarci dagli oggetti i quali non sono più in contatto con la soggettività. E’ una sensibilità vicinissima alla poesia kitchen, ma con una verve e una immaginazione che in Italia, tranne i kitchen, non si legge affatto da tempo immemorabile. Il non-sense è il segreto di questa poesia, proprio come il kitchen: se ci si arresta al significato si cade sul significato, l’unico modo è saltarlo, evitarlo, bypassarlo.

  5. La Nouvelle cuisine dello sperimentalismo soddisfa il palato degli esperti, lo street food quello di affamati – comunque esperti in alimenti di pronto consumo.
    Combinazioni di diverso significato e narrazione possono rendere problematico il giudizio: se l’attenzione debba essere posta sul significato oppure sul discorso, perché è vero che “se ci si arresta al significato si cade sul significato”, ma un significato “quel che sia” non intacca le fondamenta del discorso (forma e contenuto). Infatti, nella pratica del fuori senso, è ancora possibile distinguere una buona prosa da una scadente.
    A mio parere, il punto dirimente sta nel discorso; il quale riguarda le modalità del “pensare”: a singhiozzi, a intervalli, oppure applicando discontinuità, balzi e paradossi?
    Sono comunque piatti da lavare. Ma nel secondo caso è riconoscibile la matrice surrealista…

    Kari Hotakainen fa dell’ottimo street food, essenziale ed antilirico. Mirabile esempio il verso “Il cielo è azzurro”, nella poesia intitolata “Alfabeto”.

  6. Il modernismo europeo in poesia come nel romanzo finisce negli anni novanta. Zbigniew Herbert, uno dei massimi rappresentanti del modernismo europeo, ha scritto negli anni novanta: «La poesia è figlia della memoria». Herbert scrive questi versi significativi: «Stammi vicino fragile memoria/ concedimi la tua infinità». La memoria, strettamente connessa alla tradizione, è vissuta dai poeti modernisti come la più grande alleata per situarsi entro l’orizzonte della tradizione, e quindi della storia. I poeti e i narratori dell’età del modernismo percepiscono la storia come tradizione e la tradizione come storia in un nesso indissolubile, e nell’ambito della tradizione introducono il «nuovo», di qui le avanguardie del primo novecento e le post-avanguardie del secondo novecento. Con la fine del novecento, con la caduta del muro di Berlino e del comunismo, con la rivoluzione mediatica le cose cambiano: la storia è diventata storialità e la tradizione è diventata museo, museo di ombre e di fantasmi da difendere e da coltivare perché produce privatismi, tribalismi, individualismi, una vera e propria ideologia autoimmunitaria che si presenta come non-ideologia.
    La nuova fenomenologia del poetico con gli ultimi esiti della poetry kitchen assume: «La poesia NON è figlia della memoria», ciò in quanto la storia si è mutata in storialità. L’oblio della memoria (da cui i celebri versi di Brodskij: «La guerra di Troia è finita/ chi l’ha vinta non ricordo» del 1972), segna l’inizio di una nuova epoca, di una nuova poesia, di una nuova narrativa e di una nuova poiesis: una poiesis incentrata sulla dimenticanza della memoria e sull’oblio della tradizione. Qui, in nuce, c’è il punto centrale della nuova poesia europea. Un poeta del Dopo il Novecento non potrà più fruire dell’ausilio della memoria, dovrà imparare a farne a meno. La condizione dell’uomo nell’epoca del neoliberalismo è contrassegnata da questa duplice petitio principii: l’oblio della memoria (e della tradizione) e l’oblio della libertà (convertita in scelta tra più prodotti). Il primo motto di Microsoft recitava: «Where do you want to go today?», lasciando presagire la prossima ventura libertà assoluta della navigazione senza limiti nel web. Ma era una finzione, una petizione, una allegoria della nostra prigionia e della mancanza di un linguaggio con cui articolare la nostra condizione di illibertà. Questa finzione narra la nostra condizione ontologica: siamo davanti al video e ai monitor e ci reputiamo presuntivamente liberi. Tutto il resto, ovvero, il reale, ci appare come degli epifenomeni laterali, periferici, consideriamo la nostra illibertà come libertà. Nell’oblio della libertà c’è tutta l’impossibilità per un poeta di oggi di scrivere come i poeti del modernismo europeo che erano guidati dalla stella polare del valore assiologico della parola «libertà». Tuttavia, come scrive Agamben, il naufragio «apre il luogo della parola, come quello in cui si può soltanto parlare e non sapere»

  7. La forma-poesia di Kari Hotakainen è una anti-commedia o post-commedia farsesca e autoderisoria tipica della fine del postmoderno.
    Il discorso poetico del poeta finlandese non rientra più in alcuna cornice di senso o di significato, è la stessa erraneità della forma-poesia a governare la variatio dei piani narrativi visti come dispositivi falsificabili, falsificati e ipoveritativi. La propulsione del poetico, come la propulsione nucleare, genera meri feticci, totem, disvalori, abreazioni, pulsioni, tic, monomanie il tutto eterodiretto verso target plurimi. Il mondo, che ha cessato di presentarsi come un testo o conglomerato di testi contraddittori ed estranei, ha mutuato da ciò che gli è ultroneo il proprio concetto: il mondo è il prodotto di una psiche malandata, malmessa e tribalizzata. Pensare di mutuare la forma-poesia dal suo «interno» o da una qualche metafisica «origine» (come fa la poesia elegiaca) è foriero di autoinganni; oggi la forma-poesia non può non presentarsi che come «de-genere», conglomerato di fuori-senso e di fuori-significato.

  8. milaure colasson

    Kari Hotakainen è un poeta intellettuale, un poeta che pensa, e giustamente diffida del “significato”, ne prende le contromisure e lo getta nel cestino degli inservienti. Il poeta finlandese ha capito una cosa che qui in Italia si fa fatica ad ammettere: che la poesia da significato sicuro è una ingenuità, il “significato” non è mai ingenuo, è scaltro, insidioso, si insinua nelle poesie e le fa diventare semplicemente… banali. Restare attaccati al “significato” è una trappola.

  9. milaure colasson

    “Dire noi ed intendere io è una delle offese più raffinate.”
    “L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità.” “L’umano è nell’imitazione: un uomo diventa uomo solo imitando altri uomini.”
    “Il tutto è il falso.”
    “Fino a che punto il sesso e la lingua siano strettamente intrecciati, lo si impara leggendo un testo pornografico in una lingua straniera.”
    (Adorno, Minima moralia)

    Un aneddoto.

    Dobbiamo imparare a scrivere poesie per i bambini, soltanto quando i bambini rideranno di gusto davanti ad una poesia kitchen, solo allora il verdetto di gusto potrà essere positivo. Ho letto le prime due poesie di Kari Hotakainen alla bambina di dodici anni che abita sul pianerottolo della mia abitazione a Roma e lei ha riso di gusto, poi le ho letto un paio di poesie per bambini di Magrelli ed è rimasta in silenzio, un po’ triste. Incuriosita, le ho letto la poesia per bambini “Il gatto Sansone” di Brodskij, e qui la bambina ha di nuovo riso facendo dei piccoli saltelli e battendo le mani. L’aneddoto è chiaro. Se volete avere un giudizio estetico sulle vostre poesie, leggetele ai bambini, loro non sbaglieranno.

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