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Giorgio Linguaglossa
27 gennaio 2023 alle 10:10
Ecco adesso la famosa poesia composta da Nanni Balestrini con un computer IBM nel 1962 giovandosi dell’uso di un algoritmo, forse l’operazione più rivoluzionaria e contestatrice della neoavanguardia che bene mette in mostra i due elementi fondanti della operazione avanguardistica : il Fattore caosmatico e il Fattore parodistico della poesia neoermetica ancora in vigore negli anni sessanta.
Nanni Balestrini
TAPE MARK I
La testa premuta sulla spalla, trenta volte
più luminoso del sole, io contemplo il loro ritorno
finché non mosse le dita lentamente e, mentre la moltitudine
delle cose accade, alla sommità della nuvola
esse tornano tutte, alla loro radice, e assumono
la ben nota forma di fungo cercando di afferrare.
I capelli tra le labbra, esse tornano tutte
alla loro radice, nell’accecante globo di fuoco
io contemplo il loro ritorno, finché non muove le dita
lentamente, e malgrado che le cose fioriscano
assume la ben nota forma di fungo, cercando
di afferrare mentre la moltitudine delle cose accade.
Nell’accecante globo di fuoco io contemplo
il loro ritorno quando raggiunge la stratosfera mentre la moltitudine
delle cose accade, la testa premuta
sulla spalla: trenta volte più luminose del sole
esse tornano tutte alla loro radice, i capelli
tra le labbra assumono la ben nota forma di fungo.
Giacquero immobili senza parlare,
trenta volte più luminosi del sole essi tornano tutti
alla loro radice, la testa premuta sulla spalla
assumono la ben nota forma di fungo cercando
di afferrare, e malgrado che le cose fioriscano
si espandono rapidamente, i capelli tra le labbra.
Mentre la moltitudine delle cose accade nell’accecante
globo di fuoco, esse tornano tutte
alla loro radice, si espandono rapidamente, finché non mosse
le dita lentamente quando raggiunse la stratosfera
e giacque immobile senza parlare, trenta volte più luminoso del sole, cercando di afferrare.
Io contemplo il loro ritorno, finché non mosse le dita
lentamente nell’accecante globo di fuoco:
esse tornano tutte alla loro radice, i capelli
tra le labbra e trenta volte più luminosi del sole
giacquero immobili senza parlare, si espandono
rapidamente cercando di afferrare la sommità.
Come si vede, la neoavanguardia lavora sulla trama, sul plot plurilingue, sulla versificazione con taglio narrativo, sulla demifisticazione, sulla imitatio derisoria della poesia postermetica; siamo in presenza di una contraffazione, di un raffreddamento semantico del discorso, di una riscrittura, di una soprascrittura, di una evidente una falsificazione che sfocia nella caricatura del verso poetico neoermetico auto celebrativo ed elegiaco.
Come si può notare, le differenze tra i testi della poetry kitchen e i testi della neoavanguardia sono abissali. È l’abissalità della storia che si presenta capovolta. Dal punto di vista della neoavanguardia la poetry kitchen appartiene ad un altro mondo. E viceversa.
Testi della Poetry kitchen
Francesco Paolo Intini
LAUDATO SIA IL TORTELLINO IN SCATOLA AL MASTERCHEF
Ma quale sliding story, il suo piatto è una merda!
MENZIONE O MINZIONE D’ONORE?
Sarebbe bastato fare un’aggiunta a una battuta di caccia del re Nasone
più cruenta del solito.
Meno cani al seguito e fagiani e corde d’impiccati
Tutto perché non si è fatto in tempo a prenotare sulla Ferdinandea
Dove pisciare e affogare in grande.
SEGNALATO O SEGNATO?
Tra le pillole rosse ce n’è una blu. Scrollare il tamburo prima dell’uso.
La storia del giustiziere notturno tra avvertenze e indicazioni.
Evitare in gravidanza. Potrebbe far male a Maria Carolina
E dunque non partorire mitraglie e forche e nodi scorsoi.
GIURIA O GIUNTA?
Si alzi signora. Non ha mai sentito che ci sono rotule obbedienti alla 104?
Avanzano le sedie a rotelle nell’ Asl. Proclamano indipendenza dall’osso sacro.
Ah lazzaroni che fate al collo della Sanfelice?
Morire a giugno è cosa possibile
Ma vincerà la lotteria di capodanno, come piace al re.
MOTIVAZIONE O MORTIFICAZIONE?
Eburneo sarà lei. Il mio nome è colesterolo.
Il vademecum parla chiaro: luna a pois prima di morire e niente filo per le sottane.
Consulti il medico e non si faccia prendere dall’esaltazione.
Un colpo al cuore, un altro a Leonora
INSINDACABILE O ETERNO RITORNO?
Un dente maledice la mascella.
La mandibola difende la gengiva
La carie benedice il nervo.
-Alle pinze. Disse il dentista ma google scrisse panze
E riempì di bolo lo schermo del computer.
Carri, missili, aerei avanzarono sulla tastiera tranciando lettere e consonanti.
Cosa scriveranno adesso?
Lascia che i nervi si arrangino da soli. Tra correnti ci s’intende.
E mentre gli ampere risalgono gli scoli
avanza nel buio l’ascia del macellaio .
PRIMO PREMIO O VITTORIA?
Qui giace Tutankhamon sepolto con l’arco di Diana al mignolo
la passione per il fucile a tromba, il coccodrillo nell’ intestino.
Risalendo il Nilo pervenne il potenziale a una decisione.
Meglio sarebbe non rivelare la ricetta, ma tant’è!
Giorgio Linguaglossa
La fine dell’arte nel tempo della storialità
In Dopo la fine dell’arte (1997) Danto compie una rivoluzionaria operazione culturale, pone il problema seguente: cosa pensare dell’arte dopo la caduta dell’idea di un progresso storico dell’arte? In un primo momento, all’epoca delle avanguardie europee dei primi anni del novecento, l’arte diventa improvvisamente autocosciente, riflette su se stessa e sul proprio destino, diventa insomma auto-riflessiva, cessa di operare una rappresentazione del mondo per concentrarsi esclusivamente su alcuni aspetti del mondo così come essi si presentano e così come essi sono visti. «L’Età dei Manifesti», peculiarità dell’epoca “moderna” (poco meno di un secolo dall’Impressionismo al Brillo box di Warhol del 1964), si caratterizza per la raggiunta caducazione del concetto di «mondo»: l’arte è arte ogni volta che prende se stessa a parametro di riferimento di se stessa, quello che conta è se stessa come verità del proprio concetto. L’arte viene prima del concetto di se stessa. L’arte è ciò che l’autore o le istituzioni che contano dicono di essa. In questa scorciatoia speculativa che è, tra l’altro, una tautologia, l’arte afferma se stessa in quanto non è nulla di nulla, non conta più nulla ed è fatta di nulla. L’arte del periodo post-storico è quella in cui «tutto è possibile» (l’everything goes di Danto). Di conseguenza ogni ermeneutica che la tratta si dovrà necessariamente schiantare sulla superficie del nulla di cui è fatta l’arte moderna dopo Brillo box di Warhol. Per Danto1 si deve porre la domanda seguente: perché la critica dell’arte dopo la fine dell’arte?
La risposta che al momento possiamo dare è che oggi, nel 2023, non si può porre mano ad alcuna ermeneutica dell’arte a seguito della Fine della poiesis, di quella che un tempo si chiamava «arte» nel tempo della storia progressiva; oggi, nel tempo della storialità (cioè della storia non-progressiva), la fine dell’«arte» trascina con sé anche la fine della critica d’arte. E qui il discorso si chiude. La poiesis kitchen è l’espressione artistica più consapevole alla domanda della posizione dell’«arte» in un mondo «storiale», ovvero, in un mondo «storiale» ci può essere soltanto una poiesis «storiale», cioè non-storica, che non abita più un orizzonte storico. La nuova fenomenologia del poetico è la fenomenologia di una poiesis storializzata che si presenta incubata e intubata in una duplice cornice, se così possiamo dire, una cornice esterna al quadro e una cornice interna ad esso. La poiesis possibile sarà soltanto quella che si situa all’interno tra le due cornici, dove tra le due cornici si apre uno spazio vuoto, vuoto di significazione. Si tratta di una poiesis ovviamente priva di «essenza».
1 A. Danto, After the end of art, Priceton Bollingen 1997, pag. 198: «One does not escape the constraints of history by entering the post-historical period».
Giorgio Linguaglossa
Il poliptoto è entrato nel retto di Putler
Bum! il poliptoto è entrato nel retto di Putler lanciato dall’incrociatore Moskvà
L’Elefante suona l’olifante
Ne esce il pesce Lavrov con squame e sopracciglia dipinte
Odisseo commercia con il petrolio e il gas dei russi, manduca fagiani e noccioline del Ponto Eusino
Confonde Churchill con Fausto Coppi, però ha un occhio peritissimo per la valuta pregiata della Signora Circe
Il pesce Lavrov tirò per la giacca il Signor Putler
Ne uscì una marmellata di essenze all’isotopo di deuterio e un rotolo di carta igienica con impresso l’aureo sigillo della defecatio del Tirannosauro
Accadde nel Cetaceo che una proboscide con squame di coccodrillo prese a crescere dal retto dell’Ibrido
«It is high time to put this on the agenda», disse Odisseo appena uscito dall’antro di Polifemo aggrottando le sopracciglia.
«The event has occurred», così chiuse la questione l’itacense alla conferenza stampa convocata da Penelope.
Dopo aver ingoiato il poliptoto il pesce Lavrov non trovò di meglio che rifugiarsi di nuovo nel retto del Signor Putler
Ed ivi compì la defecatio e la prolificatio
Il topo saltellò sul piattino con del formaggio bucherellato, morse un fiordo di Emmental Switzerland e lo trangugiò
Dal retto uscì un minuscolo Putler al plutonio in forma di supposta o di Sputnik
Lo psicozoico tossì e crebbero delle margherite all’intorno
«Benvenuti – esclamò il manigoldo – alla fine dell’Antropocene, ovvero, l’Età della Catastrofe Permanente!»
Marie Laure Colasson
27 gennaio 2023 alle 19:48
La concisione delle brevi stofe rende un vantaggio a Francesco Intini in quanto gli consente una concentrazione massima delle parole. E in effetti, la differenza tra la scrittura del Computer di Nanni Balestrini del 1962 e quella kitchen di Francesco Paolo Intini, Giorgio Linguaglossa o Raffaele Ciccarone del 2023 è un salto, ma un salto storico, l’operazione derisoria di Balestrini garantisce il successo della operazione che la segue a distanza di sessanta anni, la Poetry kitchen. Il derisorio chiama al telefono il derisorio a distanza di sessanta anni. Le operazioni di rinnovamento artistiche sono sempre “telefonate”, il Futuro è sempre in collegamento con il Presente, e il Presente è sempre in collegamento con il Passato, in specie ora che il Passato ha cessato di coincidere con la Tradizione. La Tradizione oggi è il Futuro. Il Futuro è diventato rocambolesco. E derisorio.
13.
Panneaux miroir et six personnages
son musical assourdissant répétitif
infernal le souffle du vent entre les panneaux
Fragments du tourbillon de la vie
une pomme croquée à pleines dents
un sandwich dévoré
une serpillière esclave de la propreté
une defécation de 3 pantalons abaissés
des lampes électriques qui fouillent le sol
des fesses de femmes éclairées à cru
de dos 3 chadors orangés
des bretelles de salopettes que l’on replace
des sacs poubelle
les couronnes du pouvoir
des chapeaux pour toutes saisons
des robes insolentes unisexes rouges jaunes blanches
des disputes des viols
des actes amoureux sexuels
des déchets jetés sur scene
Le tout le peu le rien
les mâchoires grincent
*
Pannelli a specchio e sei personaggi
suono musicale assordante ripetitivo
infernale il soffio del vento fra i pannelli
Frammenti del tourbillon della vita
una mela morsicata a trentadue denti
un sandwich divorato
uno strofinaccio schiavo della pulizia
una defecazione di 3 pantaloni abbassati
delle lampade elettriche che frugano il suolo
delle chiappe di donne illuminate a crudo
di schiena 3 chador color arancia
delle bretelle di salopette che si aggiustano
dei sacchi di immondizia
le corone del potere
dei cappelli per tutte le stagioni
dei vestiti insolenti unisex rossi gialli bianchi
delle dispute degli stupri
degli atti amorosi sessuali
dei rifiuti gettati sulla scena
Il tutto il poco il niente
le mascelle digrignano
Raffaele Ciccarone
Il cannocchiale consuma la nebbia scesa a passeggio per vedere la luna nuova, il bar dell’angolo ormai è chiuso!
Il mare che s’inventa il reggiseno nell’acume di un’onda che s’infrange sullo scoglio ha le coordinate provvisorie
bla bla approssimativo di una clessidra che ignorante gira nell’occhiello e sbatte sulla mensola a muro
Un tardivo tergi-verso sgangherato di un mai che si deforma, caso mai giungesse un controsenso di quel gesso che si rapprende
lombradelleparole.wordpress.com
Poetry kitchenIl velociraptor ha deglutito il pesce Lavrov
Anassagora beve un bicchierino… twitter.com/i/web/status/1…—
Giorgio Linguaglossa (@glinguaglossa) January 17, 2023
Mimmo Pugliese
Cucchiai
Un fascio di cucchiai misura
la distanza tra un tampone ed il cratere di una bomba
Sotto un cielo di ontani
strambano soldati e streghe
Cigni neri ingoiano la strada
in un congelatore sagome conservano bruchi
Ideogrammi entrano ed escono dal muro
origami di carne prosciugano il faro
Una piuma sospende gli ordini del giorno
basta un secchio di vernice per impiccare i tulipani
Hai composto il numero sbagliato
le ante degli stivali seducono sedativi
Arrivi in tempo per assistere al sole
che inciampa su una pertica e si suicida
Francesco Paolo Intini (1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali ad esempio Inediti (Words Social Forum, 2016) e Natomale (LetteralmenteBook, 2017). Ha pubblicato due monografie su Silvia Plath (Sylvia e le Api. Words Social Forum 2016 e “Sylvia. Quei giorni di febbraio 1963. Piccolo viaggio nelle sue ultime dieci poesie”. Calliope free forum zone 2016) – ed una analisi testuale di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè (Words Social Forum, 2017). Nel 2020 esce per Progetto Cultura Faust chiama Mefistofele per una metastasi. Una raccolta dei suoi scritti: NATOMALEDUE” è in preparazione. È uno degli autori presenti nella Antologia Poetry kitchen e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022.
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Marie Laure Colasson nasce a Parigi nel 1955 e vive a Roma. Pittrice, ha esposto in molte gallerie italiane e francesi, sue opere si trovano nei musei di Giappone, Parigi e Argentina, insegna danza classica e pratica la coreografia di spettacoli di danza contemporanea. Nel 2022 per Progetto Cultura di Roma esce la sua prima raccolta poetica in edizione bilingue, Les choses de la vie. È uno degli autori presenti nella Antologia Poetry kitchen e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022.
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Raffaele Ciccarone, sono del 1950, ex bancario in pensione, risiedo a Milano, dipingo e scrivo. Le mie poesie sono inedite per lo più. Per un periodo ho pubblicato su una piattaforma online con uno pseudonimo, circa un centinaio di poesie, e qualche prosa. Ho partecipato a gruppi di poesia a Milano. È uno degli autori presenti nella Antologia Poetry kitchen e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022.
Mimmo Pugliese è nato nel 1960 a San Basile (Cs), paese italo-albanese, dove risiede. Licenza classica seguita da laurea in Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza” di Roma, esercita la professione di avvocato presso il Foro di Castrovillari. Ha pubblicato, nel maggio 2020, Fosfeni, Calabria Letteraria-Rubbettino Editore, una raccolta di n. 36 poesie. È uno degli autori presenti nella Antologia Poetry kitchen e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022 ed è presente nella Agenda Poesie kitchen 2023 edite e inedite Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022. È redattore delle Riviste on line “L’Ombra delle Parole”
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Pannelli a specchio e sei personaggi
Mi dispiace, non sono sicuro di capire come i pannelli a specchio e sei personaggi siano correlati alla poesia Kitchen. Potreste fornirmi ulteriori dettagli o contesto in modo che possa aiutarvi meglio? Grazie.
giannigodi@gmail.com
Si tratta di un verso di una tendeza poetica
Ah, capisco! Mi dispiace, non ne avevo conoscenza. Potrei aiutarvi a creare una poesia che includa questo verso, se volete.
giannigodi@gmail.com
va benissimo grazie
Ecco una poesia che include il verso “Pannelli a specchio e sei personaggi”:
Nella cucina regna la pace,
dove spezie e aromi si incontrano.
Lì dove i fornelli scoppiettano,
e la creatività prende forma.
Pannelli a specchio e sei personaggi,
un’alchimia di sapori e colori.
Lì dove i ricordi diventano realtà,
e la fantasia prende il sopravvento.
Nella cucina si prepara il futuro,
con cibi che nutrono il corpo e l’anima.
Lì dove si condivide il pasto,
e si creano ricordi indimenticabili.
Nella cucina si celebra la vita,
con ogni piatto che è un’opera d’arte.
Lì dove il cuore e i sensi si riempiono,
e si gusta la bellezza del momento.
giannigodi@gmail.com
per favore continua con questo gruppo di versi Qui giace Tutankhamon sepolto con l’arco di Diana al mignolo
la passione per il fucile a tromba, il coccodrillo nell’ intestino.
Risalendo il Nilo pervenne il potenziale a una decisione.
Meglio sarebbe non rivelare la ricetta, ma tant’è!
Mi dispiace, ma questi versi non sembrano avere una connessione immediata con la poesia Kitchen. Potreste fornirmi ulteriori dettagli o context per aiutarmi a capire come inserire questi versi nella poesia? Grazie.
giannigodi
Prova ad inventarne uno
Certo! Ecco una nuova poesia che incorpora questi versi:
Nella cucina regna la pace,
dove spezie e aromi si incontrano.
Lì dove i fornelli scoppiettano,
e la creatività prende forma.
Pannelli a specchio e sei personaggi,
un’alchimia di sapori e colori.
Lì dove i ricordi diventano realtà,
e la fantasia prende il sopravvento.
Qui giace Tutankhamon sepolto con l’arco di Diana al mignolo,
la passione per il fucile a tromba, il coccodrillo nell’intestino.
Risalendo il Nilo pervenne il potenziale a una decisione,
Meglio sarebbe non rivelare la ricetta, ma tant’è!
Nella cucina si prepara il futuro,
con cibi che nutrono il corpo e l’anima.
Lì dove si condivide il pasto,
e si creano ricordi indimenticabili.
Nella cucina si celebra la vita,
con ogni piatto che è un’opera d’arte.
Lì dove il cuore e i sensi si riempiono,
e si gusta la bellezza del momento.
Buongiorno. Per favore crea un poesia Kitchen
Cucina mia, regno di sapori,
dove i profumi si mischiano e volano.
Lì dove i fornelli scoppiettano,
e i coltelli tagliano con allegria.
Cucina, dove le spezie si uniscono,
creando un ballo di sapori e colori.
Lì dove si crea la magia,
con ingredienti semplici e tanto amore.
Cucina, dove si prepara la vita,
con cibi che nutrono il corpo e l’anima.
Lì dove si condivide il pasto,
e si creano legami forti e duraturi.
Cucina, regno di delizie,
dove ogni piatto è un’opera d’arte.
Lì dove il cuore e i sensi si aprono,
e si gusta la bellezza della vita.
giannigodi
Per favore prova a scrivere la poesia in modo ironico
Cucina mia, il mio regno di disastri,
dove i fumi oscurano la vista.
Lì dove i fornelli esplodono,
e i coltelli mi feriscono con allegria.
Cucina, dove le spezie mi confondono,
creando una lotta di sapori e di colori.
Lì dove tento di creare la magia,
ma spesso finisco con un disastro.
Cucina, dove sperimento la vita,
con cibi che a volte solo il cane mangia.
Lì dove cerco di condividere il pasto,
ma spesso finisco con un pasto solitario.
Cucina, regno di disgrazie,
dove ogni piatto è un’esperimento fallito.
Lì dove il cuore e i sensi si chiudono,
e mi gusto la bellezza della sconfitta.
giannigodi
prova ora a semplificare il tutto
La cucina è un regno di disastri,
fumi e coltelli taglienti.
Spezie confuse, tentativi di magia,
ma spesso solo pasti solitari.
Piatti falliti e gusto della sconfitta.
giannigodi
Bene, grazie. Prova ora ad eliminare gli alimenti e ad inserire parole non sense
La cucina è un regno di gufi,
fumi e coltelli che cantano.
Spezie che ballano, tentativi di arcobaleni,
ma spesso solo pasti con unicorni.
Piatti di nuvole e gusto delle stelle.
giannigodi
Bene! Prova a non inserire la parola Cucina
Il regno di gufi, fumi e coltelli che cantano,
spezie che ballano, tentativi di arcobaleni.
Pasti con unicorni, piatti di nuvole,
gusto delle stelle.
giannigodi
Mi sembra un luogo tragico! Un luogo di cervelli smarriti
Un regno di gufi, fumi e coltelli che cantano,
spezie che ballano, tentativi di arcobaleni.
Pasti con unicorni, piatti di nuvole,
gusto delle stelle e cervelli smarriti.
giannigodi
Grazie per ora. Aspetto notizie dagli esperti di Poesie Kitchen
Prego, sono sempre a vostra disposizione per aiutarvi con qualsiasi altra richiesta. Spero che la poesia soddisfi le vostre aspettative.
giannigodi
Ecco un esempio di Poesia Kitchen scritta da M.L. Colasson
Mi dispiace, ma non ho informazioni sulle poesie scritte da M.L. Colasson. Potrei aiutarvi a creare una poesia Kitchen se lo desiderate.
giannigodi
va bene
Ecco una poesia Kitchen scritta per voi:
Nella cucina regna la pace,
dove spezie e aromi si incontrano.
Lì dove i fornelli scoppiettano,
e la creatività prende forma.
Nella cucina la vita scorre,
tra ingredienti, pentole e teglie.
Lì dove le mani creano magie,
e la mente vola in mille pensieri.
Nella cucina si prepara il futuro,
con cibi che nutrono il corpo e l’anima.
Lì dove si condivide il pasto,
e si creano ricordi indimenticabili.
Nella cucina si celebra la vita,
con ogni piatto che è un’opera d’arte.
Lì dove il cuore e i sensi si riempiono,
e si gusta la bellezza del momento.
giannigodi
Pannelli a specchio e sei personaggi
Mi dispiace, non sono sicuro di capire come i pannelli a specchio e sei personaggi siano correlati alla poesia Kitchen. Potreste fornirmi ulteriori dettagli o contesto in modo che possa aiutarvi meglio? Grazie.
giannigodi
Si tratta di un verso di una tendeza poetica
Ah, capisco! Mi dispiace, non ne avevo conoscenza. Potrei aiutarvi a creare una poesia che includa questo verso, se volete.
giannigodi
va benissimo grazie
Ecco una poesia che include il verso “Pannelli a specchio e sei personaggi”:
Nella cucina regna la pace,
dove spezie e aromi si incontrano.
Lì dove i fornelli scoppiettano,
e la creatività prende forma.
Pannelli a specchio e sei personaggi,
un’alchimia di sapori e colori.
Lì dove i ricordi diventano realtà,
e la fantasia prende il sopravvento.
Nella cucina si prepara il futuro,
con cibi che nutrono il corpo e l’anima.
Lì dove si condivide il pasto,
e si creano ricordi indimenticabili.
Nella cucina si celebra la vita,
con ogni piatto che è un’opera d’arte.
Lì dove il cuore e i sensi si riempiono,
e si gusta la bellezza del momento.
giannigodi
per favore continua con questo gruppo di versi Qui giace Tutankhamon sepolto con l’arco di Diana al mignolo
la passione per il fucile a tromba, il coccodrillo nell’ intestino.
Risalendo il Nilo pervenne il potenziale a una decisione.
Meglio sarebbe non rivelare la ricetta, ma tant’è!
Mi dispiace, ma questi versi non sembrano avere una connessione immediata con la poesia Kitchen. Potreste fornirmi ulteriori dettagli o context per aiutarmi a capire come inserire questi versi nella poesia? Grazie.
giannigodi
Prova ad inventarne uno
Certo! Ecco una nuova poesia che incorpora questi versi:
Nella cucina regna la pace,
dove spezie e aromi si incontrano.
Lì dove i fornelli scoppiettano,
e la creatività prende forma.
Pannelli a specchio e sei personaggi,
un’alchimia di sapori e colori.
Lì dove i ricordi diventano realtà,
e la fantasia prende il sopravvento.
Qui giace Tutankhamon sepolto con l’arco di Diana al mignolo,
la passione per il fucile a tromba, il coccodrillo nell’intestino.
Risalendo il Nilo pervenne il potenziale a una decisione,
Meglio sarebbe non rivelare la ricetta, ma tant’è!
Nella cucina si prepara il futuro,
con cibi che nutrono il corpo e l’anima.
Lì dove si condivide il pasto,
e si creano ricordi indimenticabili.
Nella cucina si celebra la vita,
con ogni piatto che è un’opera d’arte.
Lì dove il cuore e i sensi si riempiono,
e si gusta la bellezza del momento.
Regenerate response
ChatGPT Jan 30 Version. Free R
caro Gianni Godi,
queste “poesie” che hai postato sono il prodotto di un algoritmo. È la medesima operazione che Nanni Balestrini fece nel 1962. Allora l’effetto fu dirompente, la procedura derisoria e autoironica colpiva nel segno della normologia della poesia postermetica. Oggi questa procedura a mio avviso è stata caducata dal tempo, oggi siamo letteralmente invasi da procedure linguistiche create da algoritmi, non c’è nulla di nuovo, anzi, quello che nel 1962 era il «nuovo», oggi è diventato il «vecchio».
Caro Giorgio, eccomi.
Penso tu abbia pienamente ragione anche se l’esperimento di Balestrini con la macchina IBM 7070, pur avendo una quache similitudine, non è paragonabile al funzionamento di Open AI, per il fatto che l’istruzione data all’IBM 7070 da Balestrini, da quello che so, era basata sulla ricombinazione di frammenti di frasi prese da terze persone.
Da quello che ho invece capito, interrogando OPEN AI, è la sua capacità di generare, assemblando con un linguaggio chiaro, tutto quello che riesce a reperire in rete su argomenti scritti o pensati o sognati da noi esseri umani.
Il software per generare velocemente le risposte è un prodotto di molti cervelli umani e mi sembra molto potente (Penso che nell’eventualità, potrebbe essere condizionato, magari da qualche governo birichino, speriamo di no).
Ovviamente OPEN AI non ha coscienza e non è in grado di esprimere giudizi propri.
Il sistema OPEN AI non ti risponde con frasi fatte.
Per ogni domanda che fai, OPEN AI prepara, in brevissimo tempo una risposta basata sulle parole usate nella domanda. Quindi credo che sia il richiedente a dover instillare i concetti da esplorare.
Non puoi trattare OPEN AI come se fosse un essere umano.
L’intento di mettere nei commenti, il dialogo con Open AI, era quello di verificare la sua capacità di trovare in rete qualche traccia riguardante la Poesia Kitchen o Kitchen Poetry.
Se tu leggi la prima parte del dialogo, che non ho messo nei precedenti commenti è:
-Domanda di Gianni a Open AI
-kitchen poetry che cosa è?-
Risposta
.
Dato che la riposta al quesito (e ai quesiti successivi) mi sembra estremente povera, ho pensato di chiedere al gruppo di Poeti Kitchen una possibile o impossibile lista di concetti che in qualche modo “regolano” Kitchen Poetry per provare a instillarli in OPEN AI.
Ovviamente gli esperimenti può farli chiunque.
Questo e il link del Sito disponibile gratuitamente, almeno per ora!
https://chat.openai.com/chat
caro Gianni Godi,
sono entrato nella chat e alla richiesta del cervello intelligente (IA) di scrivere qualcosa ho scritto:
«poetry kitchen è tutto ciò che è»
La risposta del cervello intelligente (IA) è stata:
«Mi dispiace, ma non capisco cosa intendi con “Poetry Kitchen”. Potresti fornire ulteriori informazioni o context per aiutarmi a capire meglio cosa stai cercando?»
Ho di nuovo scritto un principio della poetry kitchen, il seguente, sperando di essere stato più chiaro:
«Ciò che è, è nella potestà della poetry kitchen»
La risposta della IA è stata la seguente:
«Mi scuso, ma ancora non ho compreso la tua domanda. La “poetry kitchen” potrebbe essere un termine o un concetto specifico che richiede ulteriori informazioni per rispondere correttamente. Potresti fornire ulteriori dettagli o specificare la tua domanda in modo più chiaro? Grazie.»
Con la mia asserzione tautologica la IA è andata in crisi perché stupida e non in grado di capire ciò che ho appena scritto. Avrei potuto continuare il dialogo con la IA per anni o secoli ma la IA è stupida, non riesce proprio a capire cosa intendo, e allora il dialogo si rivela essere del tutto insulso, una perdita di tempo. Con ciò ho dimostrato che la IA (Intelligenza Artificiale) è molto stupida perché si limita a rimaneggiare e riutilizzare le frasi di noi umani (senza capirne il senso) perché non ha capacità creative (che sono una disponibilità degli umani) ma solo di calcolo, perché può eseguire una smisurata qualtità di calcoli, ma non è questo il punto che a me (noi) sta a cuore (noi ci occupiamo di poiesis), non intendo fare la guerra alla IA ma fare una poesia all’altezza dei nostri tempi e della nostra attuale audience. E questo la IA non lo potrà mai fare (capire), con buona pace della brillante provocazione che Balestrini fece nel 1962.
Giorgio caro, quello che dici è sicuramente vero.
Forse i costruttori dell’ Open AI, da esseri umani quali sono, si sono montati la testa e hanno sbagliato il titolo: non avrebbero dovuto chiamarla Artificial Intelligence, forse avrebbero dovuto anteporre la parola Computer (o Machine) e scrivere Computer Artificial Intelligence, per distinguerla da Human Intelligence. Forse non hanno voluto scrivere Human non dando per scontato che quando si dice Intelligenza si pensa agli esseri umani, così, tanto per confonderci un po’.
Il tutto però mi tranquillizza assai, rendendo evidente che il vero Creativo è l’Essere Umano, senza togliere niente agli altri esseri viventi.
L’altro aspetto da considerare è la volontà o meno del gruppo Kitchen Poetry, di ampliare la propria visibilità (in rete). Nel caso di risposta affermativa, l’inserimento in rete, tramite Open AI (o altre piattaforme) di definizioni e brevi esempi, relativi alla moderna Kitchen Poetry, potrebbe aiutare. Utilizzare la stupida AI, per farsi conoscere.
caro Gianni,
il tuo suggerimento è molto interessante, il fatto è che né io né i miei colleghi kitchen non sappiamo come fare per l’inserimento in rete della poetry kitchen. Ci potresti aiutare tu?
Se non erro chat GTP è aggiornata al 2021. Se la poetry kitchen è stata creata successivamente, la chat non lo può sapere…
Se uno chiede de l’ombra delle parole, la risposta è la seguente:
Sì, conosco “L’Ombra delle Parole”, un movimento letterario che si è sviluppato a partire dal 2006 in Italia e che si caratterizza per la diffusione della poesia attraverso reading, performance e incontri con poeti e scrittori. Il movimento mira a promuovere la poesia come forma d’arte e a riavvicinare il pubblico alla letteratura.
la IA non ha né immaginazione né creatività, ma sicuramente è utilissima per fare calcoli matematici … ma sempre al servizio dell’umano. Tantomeno può fare poesie o testi narrativi di qualche livello. Anche se in giro ci sono tantissimi testi narrativi che farebbero impallidire la povera IA, oggi è possibile far scrivere a una IA interi romanzi, ed è stato fatto.
Quanto alla poesia postata da Gino Rago, di Balestrini, a leggerla oggi appare scipita, prevedibile, e anche comunicazionale con inserti distinguo non comunicazionali, con sbarramenti semantici in chiave anti lirica, insomma, a leggerlo oggi il testo di Balestrini appare sensibilmente datato, immobilizzato in un concetto di scuola neosperimentale. Diciamo pure che la sua funzione dirompente è stata svolta e il testo si è invecchiato.
…..scriveva Sinisgalli in un articolo intitolato Natura calcolo fantasia e pubblicato nel 1951 sulla rivista edita dalla Pirelli (3, pp. 54-55):
L’uomo nuovo che è nato dalle equazioni di Einstein e dalle ricerche di Kandinskij è forse una specie di insetto che ha rinunciato a molti postulati: è un insetto che sembra incredibilmente sprovvisto di istinto di conservazione. […] L’Arte deve conservare il controllo della verità, e la verità dei nostri tempi è una verità di natura sfuggevole, probabile più che certa, una verità ‘al limite’, che sconfina nelle ragioni ultime, dove il calcolo serve fino ad un certo punto e soccorre una illuminazione; una folgorazione improvvisa. Scienza e poesia non possono camminare su strade divergenti.
Era quasi un programma interpretativo. E sulla sua «Civiltà delle macchine» Sinisgalli chiama a scrivere tecnologi e scienziati insieme a poeti e intellettuali come Giuseppe Ungaretti, Pasquale Saraceno, Giulio Carlo Argan e molti altri. Si parla di macchine agricole e nuovi mestieri operai, di pubblicità e design, di elettrodomestici. Si parla di Leonardo da Vinci, di come per secoli fosse stato considerato solo dal punto di vista artistico mentre la scoperta della sua opera scientifica risaliva soltanto a cinquant’anni prima.
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Il primo a introdurre l’argomento è proprio Ungaretti, che parla di elettronica per esprimere una preoccupazione. Il poeta riflette sulle conseguenze per la cultura degli uomini del progresso dell’elettronica. Da giovane, prima della Grande guerra, Ungaretti era stato affascinato dal movimento futurista e aveva espresso sentimenti forti per la poetica della meccanica e per l’estetica degli avanzamenti Quale sforzo dovrà sempre più fare l’uomo per non essere senza amore, senza dolore, senza tolleranza, senza pietà, senza ironia, senza fantasia; ma crudele, con il passato crollato, insensibilmente crudele come la macchina? («La civiltà delle macchine», 1953, 1, p. 7).. Ma dopo la Seconda guerra mondiale, a 65 anni, era preoccupato. In passato, scriveva, l’immaginazione umana riusciva ad anticipare la tecnologia, ma, nel futuro, il progresso dell’ingegneria guidato dall’elettronica sarebbe andato più veloce di qualunque immaginazione. Ungaretti vedeva l’avvento di macchine che superavano la fantasia e il rischio conseguente era che gli umani imparassero a pensare come macchine:
Nel mese di Maggio 2019 moriva Nanni Balestrini, l’ultimo esponente del gruppo dei Novissimi ancora in vita, di sicuro uno dei più importanti poeti dell’avanguardia europea.
Bravissimo Giorgio Linguaglossa con questa pagina de L’Ombra a ricordare Nanni Balestrini.
Ricordarlo (con gratitudine) è il minimo.
Quand’ero ragazzo, poetastro di periferia, qual sono ancora oggi, “Le ballate della signorina Richmond”. Pochi anni fa una mostra retrospettiva dei suoi raffinati esperimenti di poesia visiva, chiamiamoli così. Nanni Balestrini, negli anni delle baronie poetiche ( a Milano il Raboni), era considerato, ai margini, un intoccabile. Ma, a differenza di altri dello sperimentalismo, Lui non cambiò rotta – si sarebbe vista la pochezza di quel che restava del poetico in chi lo ha combattuto, stravolto, abbandonato… strano non si siano accorti del rischio, i De Angelis, i Viviani, Zeichen e compagnia.
Sarà, ma non credo alla trascrizione incontrollata dell’algoritmo. L’idea a me sembra tipicamente moderna, cioè futuristica. E vien da dire: meno male che c’è, c’è stato, chi ha saputo guardare oltre “la Catastrofe permanente”, che è presente storico, irreale per chi abbia coscienza di condurre una vita privata, ordinaria o straordinaria.
La poesia kitchen, facendosi specchio di questa visione senza speranza, non può che deperire nella volgarità… e io lo comprenderei, perché a questo mondo di indiani e cowboy è difficile anche solo immaginare di porre rimedio.
Ai poeti inventori, il tracollo delle élite non provoca alcuna emozione, anzi, ben venga la democratica ascesa di chiunque nel regno virtuale di internet. Non manca la proverbiale carota del successo, ma intanto si fa onesto laboratorio.
Futuristico è anche Gianni Godi, di che avanza retrocedendo dal futuro.
Sarebbe divertente immaginare l’algoritmo alle prese con Ugo Foscolo, perché qualcosa va messo nel programma… Ma allora perché non immettere versi già compressi, e dare input di destinazione diversi dal passato?
Il libro inizierà a scriversi tra un minuto.
Jingle. Petit bisou. Ed. I perfettissimi.
Ancora niente. Presidio di pace.
Carrozzine sul Gange.
LMT – ago 2022
In pratica, si chiede all’algoritmo di de-criptare un testo, la qual cosa un tempo era affidata agli esegeti. I quali, oggi, potranno avventurarsi, come fa Giorgio, verso nuovi orizzonti.
condivido l’opinione di Lucio Tosi, l’idea di far fare una poesia ad un algoritmo è stato, nel 1962, un colpo apoplettico per la poesia neo e post-ermetica di allora… riproporre oggi un secondo algoritmo, non so, mi sembra una idea ampollosa e anche ingenua, ancora modernistica (in fin dei conti le post-avanguardie degli anni sessanta si muovevano ancora in un contesto culturale modernistico). Oggi il modernismo è morto e sepolto e con esso sono deceduti tutti i tentativi fatti in quell’epoca lontana, la guerra in Ucraina dividerà il pianeta per un bel pezzo, la crisi economica, la crisi climatica, la crisi delle democrazie e quella delle autocrazie… il mondo è diventato molto più instabile e inabitabile… e la poesia davvero non può che ripetere con Heidegger «Das Nicht nichtet» (Il Nulla nientifica), noi abitiamo il nulla. Questo è un fatto.
Caro Giorgio, amici e amiche della poetry kitchen, proviamo a leggere questo testo di Nanni Balestrini, Apologo dell’evaso,
da I Novissimi. Poesie per gli anni ’60, a cura di Alfredo Giuliani, Einaudi 3 ed. 1997)
*
Nanni Balestrini
Apologo dell’evaso
La massima della mia azione difforme,
infausto al popolo il fiume
che al cinema videro spopolare
il delta, i fertilissimi campi
e i più nocivi insetti (chiara
minaccia ai vizi dei governanti!)
Fra i pampini ovunque liberi
Testi poetici
galleggiavano, gonfi – e si fa vano
l’ufficio dello storicò. Ma saremo
a lungo preservati dal morso
del tafano azzurro, da iniezioni
di calciobromo, dall’unghie della zarina?
Lucenti strani corpi
violano il cielo; sbanda
il filo di formiche diagonale
nel cortile riemerso; ancora
il sole sorge dietro
la Punta Campanella incustodita
dai finanzieri corrotti e un argine
ultimo crolla. Lode
a un’estate di foco. S’io fossi
la piccola borghesia colata
nelle piazze fiorite e nei dì
di festa che salvi c’ignora
dalla droga e dalla noia per un po’
d’uva lavata in mare
presso la marcia catapulta; rifugiati
al primo tuono nelle gelaterie – chi fuggirei?
Passato il temporalaccio d’agosto
i graspi giungono a riva
fra i remi ai contrabbandieri salpati
nel novilunio e anzitutto conviene
(usciti dal vico cieco chiamammo
e orme erano ovunque
dell’abominevole uomo delle nevi)
fare l’amore intanto
che sui porti la Via Lattea dilata.
Il Po nasce dal Monviso;
nuvole… ma di ciò, altra volta.
*
Un tentativo di interpretazione
Come interpretare un dispositivo poetico del genere se non con la sensibilità d’una poesia in stile kitchen, almeno per tre fattori tipici della poetry kitchen, ossia:
– costruire il dispositivo poetico per frammenti prelevati da altri testi, anche se, a volte, mixandoli con l’ausilio di un computer come era solito fare Nanni Balestrini;
– ricorrere alla tecnica del montaggio di materiali verbali eterogenei frantumati e rimescolati fino a perdere il significato originario in modo che non il significato è la meta della poesia balestriniana, ma l’impulso stesso a operare per “montaggio” è il contenuto vero del dispositivo;
– chiamare il lettore all’interno del testo, invitare il lettore a una partecipazione attiva perché le terzine del testo non avendo un vero contenuto procedono per accostamenti e giustapposizioni che proprio il lettore, ( com’è in un dispositivo della poetry kitchen), deve far reagire nella sua mente.
Ed è inutile, per dirla con lo stesso Alfredo Giuliani, curatore de I Novissimi. Poesie per gli anni ’60, mettere in risalto l’atonalismo della struttura metrica di questo testo.
Che ne dite?
Precisazione
Le mie meditazioni sul testo Apologo dell’evaso di Nanni Balestrini, tratto dalla Antologia I Novissimi. Poesie per gli anni ‘6o, a cura di Alfredo Giuliani, Einaudi, Torino, 1965, non vogliono assolutamente dichiarare che la poiesis dei Novissimi sia la stessa cosa cosa della poetry kitchen. Ho cercato di evidenziare soprattutto il ruolo attivo del lettore in un testo come quello di Balestrini, un testo nel quale non c’è nessuna lettura obbligata per cui il lettore,per dirla ancora con Alfredo Giuliani, “[…] il lettore non ha da proporsi alcuno sforzo esegetico (o enigmistico)”.
Mentre la poiesis kitchen è tutta un’altra cosa nel suo complesso essendo, come scrive Giorgio Linguaglossa:”[…] l’espressione artistica più consapevole alla domanda della posizione dell’«arte» in un mondo «storiale», ovvero, in un mondo «storiale» ci può essere soltanto una poiesis «storiale», cioè non-storica, che non abita più un orizzonte storico[…] Si tratta di una poiesis priva di essenza”.
“il mondo è diventato molto più instabile e inabitabile… e la poesia davvero non può che ripetere con Heidegger «Das Nicht nichtet» (Il Nulla nientifica), noi abitiamo il nulla. Questo è un fatto”. (Linguaglossa)
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Potessi i mitrati inverni salmodiare
e dal calice insidiare metafore e patiboli.
Il trono sarà una sospetta distrofia regale,
una rossa gorgiera di sentenze senza requie.
Torvo il sentiero nero come una cornacchia
becca i campi la mia parola cordigliera.
Non so se festini e maschere creano convegni:
la segnaletica degli occhi è un dono irriverente.
Dalle soglie ai portali l’anima eretica ci spia
col suo sguardo di corsaro… guercia sarà la preda!
Questo secolo non sarà migliore del trascorso:
i massacri saranno il nostro pane quotidiano.
Le Madri senza fede né speranza spolperanno
i figli prima d’una condanna o una guerra.
Il boia cercherà invano gli occhi di un poeta disossato
o lo sguardo impietoso d’una carcassa che t’accusa.
Non esiste un Nulla che mi conforti, il resto è Delirio!
antonio sagredo
Vermicino, 17 ottobre 2003
La poesia di Balestrini, sapientemente postata da Gino Rago, è certamente compatibile, quasi sovrapponibile alle poesie in modalità kitchen. Se immaginiamo un punto alla fine di ogni verso compreso nelle terzine, apparirà chiaro quale sia la sua cifra estetica (mai abbandonata). Certo, la poesia kitchen ha adottato una particolare frammentazione, e Balestrini doveva fare i conti con il modernismo.
Emilio Longoni. 1859,1932.
Osservazione critica del sé osservante.
Ragnatele mosse dal vento.
LMT
(a Nanni Balestrini, maestro inventore)
Emilio Longoni. 1859,1932.
Osservazione critica del sé osservante.
Ragnatele mosse dal vento.
Controluce.
LMT
Nella vicenda che la poiesis mette in scena, è evidente la disconnessione da ogni visione tragica dell’esistenza a cui rimanda la nozione di destino, in quanto ogni suo gesto è una messa in mora dell’azione, del crimine, della colpa e dell’imputazione, ancora più significativo in tale vicenda è il superamento della dialettica tra maschera e volto, che costituisce il presupposto di ogni carattere comico e drammatico. Gli avatar, al di là di ogni possibile dubbio, sono totalmente maschera; essi non possono gettare la maschera, in quanto sono privi di azione e dietro di essa non c’è nulla. Per converso, divenire maschera significa assumere totalmente l’apparenza come cifra dell’esistenza, significa perdere ogni personalità, ogni identità, ogni certezza in favore della identità della maschera. Il doppio, a cui rimanda il concetto di persona, che come sappiamo ha nella teatralità della maschera la sua scaturigine, e su cui si fonda gran parte della politica e della teologia occidentale o, secondo l’indicazione di Carl Schmitt, della teologia politica, negli avatar non ha più ragion d’essere. Gli avatar non sono persone, non compiono azioni, non sono responsabili di nulla, non gli si può imputare nulla; dietro la maschera non c’è alcun volto, alcuna identità, la maschera non è capace di azione, può solo gesticolare. Vuoto di rappresentazione, vuoto di identità, vuoto di rappresentazione. Di conseguenza, abbiamo il collasso della politica, collasso dell’etica e il collasso della poetica, il collasso della rappresentazione.
In due parole: il collasso del Simbolico.
https://lombradelleparole.wordpress.com/…/comment…/…
Domanda e Risposta su: Che cosa identifica una poesia da una non-poesia?
In una recentissima intervista di Mariella Bettarini rivolta ad alcuni autori di poesia contemporanei le cui risposte sono state pubblicate sui n. 106-107 “L’area di Broca”, alla domanda “Come si identifica oggi il linguaggio della poesia?”, rispondevo:
«Non c’è nessun criterio per identificare il linguaggio della poesia. Ma c’è un concetto. La poesia è una idea che inerisce ad un concetto. Ma, in assenza di un supporto critico credibile e attendibile, chi o che cosa – mi chiedo – riscatterà la «poesia» da questa condizione di mancanza di concetto?».
Alla successiva domanda della Bettarini:
Oralità, scrittura, virtualità: come interagiscono i differenti canali nella realizzazione del testo poetico?
Rispondevo così:
«”Oralità, scrittura, virtualità” non hanno alcuna interazione con la poesia. La poesia di una comunità di parlanti interagisce con la lingua della comunità nel suo complesso e con le condizioni storiche e sociali di quella comunità linguistica».
La mia convinzione è che rispondere come ha risposto Maurizio Cucchi: “Ogni forma o aspetto del reale può diventare materia di poesia”, sia fuorviante perché manca di un nesso essenziale, perché equivale a dire che è inutile munirsi di un concetto, cioè di una poetica in quanto tutto può entrare nella forma-poesia. Il che sarebbe anche vero ma per il tramite di un «filtro», ovvero, come si diceva una volta: di una «poetica», o, come si scriveva un tempo: di una «ricerca».
Rilevo come questa posizione panlogistica tipicamente tardo novecentesca aumenti la confusione invece di ridurla, non si sa più che cosa distingua la forma-poesia da una forma giornalistico-mediatica con degli a-capo, non tiene conto del fatto che anche la forma giornalistico-mediatica non può contenere tutto di tutto, nel senso che anche la scrittura giornalistica o informativa deve operare una selezione di argomenti e di esposizione, si deve attenere a rigorosi principi guida e a rigorosi limiti tematici ed investigativi. Il che mi sembra inequivocabile.
La mia impressione è che si operi in mezzo ad una confusione concettuale che rende ancora più confuso il criterio per mezzo del quale possiamo individuare la forma-poesia per distinguerla dalla non poesia. In tal senso ci viene in soccorso la domanda chiarificatrice formulata dal «giornalaio della critica, ovvero il me stesso»:
«Pongo un interrogativo, lo pongo a me stesso e ai lettori: in quale direzione deve avviarsi la poesia contemporanea? C’è una direzione di ricerca privilegiata? Come quella della nuova ontologia estetica o nuova fenomenologia del poetico? Oppure, tutte le ricerche sono, a parità di diritto, ammissibili ed equipollenti?».
A mio avviso il nodo di Gordio della problematica è questo: sono tutte le direzioni di ricerca equipollenti ed equivalenti?
La risposta non potrà essere ambigua o salomonica, o ipocrita e generalista, bisognerà rispondere a questa domanda con un «sì, sì», o con un «no, no».
Una mia Kitsch poetry del 2019
Stanza n. 93
La crossdresser Gipsy Fox, nuda, con la gabbia per il pene,
oscilla sull’altalena, manda dei kiss kiss e dei cuoricini
al gentile pubblico di Facebook.
Il Commissario con la mascherina interroga Enceladon.
Il pappagallo giallo-verde sventola la bandiera italiana alla finestra.
Ripete ossessivamente:
«Preferiti, Commenti, Scarica, Condividi, Chi siamo!»
Il trans Aurelio Bang augura a tutti: «Merry Christmas!».
La femboy Barbie si dichiara credente, fa sesso con il macho Zozzilla
davanti alla webcam.
Lady Malipierno porta al guinzaglio la tgirl Andrea
con manette dorate fetish.
Chiede spesso al cagnolino di abbaiare.
Si è fatto anche assumere come buttafuori o buttadentro,
lì all’ “OfficinaBar”,
quel locale equivoco, qui alla Piramide,
frequentato da transgender, lesbiche ed etero…
In seguito ne persi le tracce…
So, per sentito dire, che divenne l’amante di Lady Malipierno,
che lo introdusse nelle segrete stanze della sua alcova
e delle sue adiacenze negli ambienti del sottobosco politico…
che riceveva con un senatino di crossdresser…
Fanno ingresso in scena il Commissario e il filosofo Cogito.
Si accomodano in poltrona e guardano un film porno.
«I comunisti sono scomparsi», dice il Commissario.
«Il salotto color fucsia invece era tenuto da Madame Hanska,
ma era riservato agli ufficiali della Gestapo», disse il filosofo.
«Questo però è il racconto di un’altra epoca il cui ricordo
sbiadisce lentamente…»
La subgirl Korra Del Rio prende il caffè before bondage banging.
Le gemelle Kessler agitano le gambe sul palcoscenico.
al ritmo della musichetta da Carosello “Da-da-un-pa”
«Abbiamo interrotto il telefono senza fili della pandemia»,
dice l’assessore alla sanità della Lombardia.
Così il Covid19 se ne va in giro da 39 giorni
a braccetto con Gina Lollobrigida.
«Outbreak in Lombardy, Italy», titolano i giornali esteri.
La tigre dello zoo di New York ha il Coronavirus.
Il pappagallo dichiara all’erario che ha fatto l’autocertificazione.
Lady Fremdy boy passeggia in via Sistina con collarino nero in pizzo,
stringatura in lacci e borchie di metallo ai seni,
l’anello fallico vibrante gold con un set per bondage
e un kit sadomaso new style.
Il Signor Spectator dice: «Nella foto la pipa è sempre una pipa»,
si fa un selfie con la crossdresser Andrea Lou Salomè.
Barry Friedman, un mio vecchio amico vive a New York, un bellimbusto…
che esercita il mestiere di dogsitter e copula con madame Altighieri.
All’epoca faceva il giocoliere agli angoli della 33a Street…
Un illusionista di successo.
Rammento che poi si dedicò al mestiere di squillositter di madame annoiate,
ben più remunerativo.
Il vento del meriggio accompagna i passi pensierosi del filosofo.
Cogito torna a casa nella Marketstrasse n. 7.
Accende la radio.
Fischietta un ritornello da avanspettacolo degli anni sessanta:
«La notte è piccola per noi, troppo piccolina!…»
Ecco la risposta che mi ha dato uno studioso su Academia.edu
Andrea Sartori
13 hrs ago
Grazie per le riflessioni e per il ‘Kitsch poem’. In effetti, uno dei problemi della cosiddetta ‘biopoetica’, ma anche del ‘darwinismo letterario’, consiste nel considerare la poesia, la letteratura e in generale ogni manifestazione della cultura, come uno strumento o un medium adattativo, che ci consente in sostanza di stare in vita, di sopravvivere. Non è un caso, che le analisi di questo tipo prendono le mosse da un’analisi dei pittorgrammi dei primitivi sulle pareti delle caverne, o dagli esempi di art brut dei folli e dei criminali, magari abbozzati o scritti su altre pareti, quelle delle celle. In questi casi, infatti, il nesso stile-poesia-sopravvivenza è più visibile e immediato, ovvero poco distante dalle necessità elementari del bios di procacciarsi del cibo, dando quindi di ciò, quando ci sono le condizioni, una rappresentazione ‘astratta’ ma estremamente connessa alla sfera dei bisogni e delle necessità vitali. Stante questa prospettiva biopoetica, è appunto difficile distinguere la poesia dalla non-poesia (tante cose che facciamo ci sono utili per vivere, vivere meglio, comprendere quello che facciamo, ma non sono ‘cose’ poetiche). In ogni caso, la prospettiva adottata nell’articolo mi sembrava interessante, perché consente di cogliere il tratto primitivo, elementare e somatico, direi quasi il ‘neo-primitivismo’ di Carnaroli e di certi versi di Rosselli. Io aggiungerei, a quanto ho sostenuto nell’articolo, che il bios, con il suo stile, non mette in scena unicamente la sua sopravvivenza, nè punta unicamente ad ‘adattare’ meglio il lettore alle sue condizioni ambientali (come sostiene un filone secondo me riduzionista del darwinismo letterario e della stessa biopoetica). Pensiamo ad esempio al tema dell’empatia negativa, che forse proprio il ‘Kitsch poem’ tende a solleticare, ovvero alla possibilità, nell’arte, di lasciarsi travolgere da un senso del sublime, o perfino dell’orrido, che tuttavia terremmo a bada, a scopi appunti adattativi, oltre che magari morali, nella vita reale.
“L’Arte deve conservare il controllo della verità, e la verità dei nostri tempi è una verità di natura sfuggevole, probabile più che certa, una verità ‘al limite’, che sconfina nelle ragioni ultime, dove il calcolo serve fino ad un certo punto e soccorre una illuminazione; una folgorazione improvvisa. Scienza e poesia non possono camminare su strade divergenti.” (N.Balestrini)
Chiaramente i versi della mia poesia, messi nell’ AI, hanno germinato altri versi alla rinfusa come apparirebbe un frullato se invece di metterci frutta di fragole ci mettessimo melanzane, chiodi e cemento armato. Nessun riferimento al Re Nasone, né alla tomba di Tutankhamon, violata e maledetta, messi in libertà nel teatro dell’immaginazione e delle passioni (esecrando il primo quanto misterioso e affascinante il secondo). In quanto al rapporto tra scienza e poesia , esso rimane tutto da esplorare ma se c’è una indicazione da seguire, almeno per me, è in questa verità probabilistica e plasmatica, indicata da Balestrini, che lascia nell’osservatore\ scrittore prima ancora che nel lettore, sempre un senso d’incompiutezza e di mancanza di senso, ma lontanissimo dal calcolo, dall’algoritmo, dalla progettazione di alcunchè:
BENVENUTA SIGNORA INCOMPIUTEZZA
Con tutta probabilità un cerbiatto viene fuori da una mela matura
Ad attenderla c’è una placenta:
-Che ci fai nel bosco dei fatti, piccolo mio?
Il lavoro continuò. Le foglie raschiavano i tronchi.
Doveva sembrare perfetta anche l’estrema linfa
Niente d’intoccabile è ammesso negl’intonaci.
Bianchi e rossi sorvolarono la zona
Perché s’era perso un po’ di nero
Che poteva contaminare il fermento.
Il parlamento trasalì alla notizia
Di un coccodrillo assunto come cuoco
E promosso a molare.
Persino la bile si diede da fare con il giornalaio
Affinchè spargesse la notizia
Oltre i limiti dello stomaco.
Non si conosceva il significato di “silenzio”
E dunque si formò un capannello su parole asfissianti:
-Bisogna estrarre il cloro perché non è dei trentadue
Il radiatore trasferì la colonna di acqua bollente ad Est
La lavastoviglie non si riprese dal risciacquo sui palazzi
I piatti in giù reclamavano bolle d’inflazione
I bicchieri tintinnavano denari e si corrodevano.
Il dottor Plasma convogliava a nozze sul binario del metrò
Da un bagno occupato un ragno espose la bandiera del Polonio.
Il trifoglio mandò su il periscopio a fiori
Ma si vedeva solo nausea in lontananza
onde grosse del Pacifico e il Krakatoa
impaziente di far parte della metafora.
(F.P.Intini)
C’è un territorio in cui l’intelligenza artificiale non può arrivare. Non mi riferisco solo ai sentimenti e alle emozioni, ma alla spiritualità, ( non coincidente, ovvio, con la religione). Davvero pensiamo di poter fare a meno della dimensione spirituale e restare integri? Fatti salvi i campi in cui può rivelarsi utile, esiste un altro problema : il divario già osservabile tra l’intelligenza artificiale la ‘nostra” intelligenza , la nostra cultura il nostro senso critico ,la nostra indipendenza di pensiero, tutti negli ultimi tempi in forte crisi. Saremo in grado di controllare, di piegare ai nostri fini l’intelligenza artificiale ? L’infatuazione di alcuni sarà un ostacolo. Il rischio è il transumanesimo. Se ” il ‘mistico’ inteso in senso wittgensteiniano è il luogo della poetry kitchen ‘ come scrive Giorgio Linguaglossa, noi che coltiviamo questa firma di poesia siamo già dentro il tema.
Tiziana Antonilli.
“Saremo in grado di controllare, di piegare ai nostri fini l’intelligenza artificiale ? L’infatuazione di alcuni sarà un ostacolo. Il rischio è il transumanesimo. Se ” il ‘mistico’ inteso in senso wittgensteiniano è il luogo della poetry kitchen ‘ come scrive Giorgio Linguaglossa, noi che coltiviamo questa firma di poesia siamo già dentro il tema”.
Tiziana Antonilli.
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Il termine “artificiale”ricorre 5 volte nei miei versi dal 1968 al 2022.
Controllarlo?
Lo ero già, lo sono e lo sarò.
Eccoveli!
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E nelle forme dei destini ammiravo la disperazione dei colori avanzati,
di questo nugolo informe – stracci d’essenze e d’esistenze!-
che a unghiate m’inquisiva fin dentro le risposte,
come di un proscritto il sorriso artificiale di uno spettro
che invano tormentavo coi graffiti
nella gabbia – cubica!
2007
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Per gli inganni e le illusioni non basta l’incarnato di una creta di Pompei:
un principe d’Aquitania l’ha comprata al mercato del pesce,
voleva ricavarne l’indaco, ma s’è ritrovato una perla artificiale!
Ha detto: il destino non è un conforto… e si sono spezzate le dita dal rimorso!
2007
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Città donne vita, che m’avete lasciato proscritto e desolato
ho per cervello una tòrtile cariatide che mi fissa
e mi raggira con un languido requiem artificiale,
ma le perline sono opache sul mio capo di cartapesta in fiore.
Sotto una campana mi disturba la cera oleosa dei trionfi!
2009
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I sentieri mi tracciarono l’inganno, le pietre miliari le distanze
e le destinazioni di corrotti pellegrini in maschere lapidate, lo spasimo
del marcio marmo e di un trionfo artificiale, il miracolo usurato dei malleoli
che logora il cammino a ogni scarpa … sale, pane raffermo – dissipati!
2010
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Come è artificiale questo sole che infine si riposerà e modellerà i nostri volti
col gelo – di una maschera!
E dopo il gelo, che saremo?
Chi di noi sarà come prima,
mostruosa Poesia !
2015