Due Autori dalla Antologia AA.VV. Poetry kitchen, Guido Galdini, Giuseppe Gallo, È l’entropia, non l’energia, che fa stare per terra i sassi e girare il mondo. L’intero divenire cosmico è un graduale processo di disordine, come il mazzo di carte che inizia in ordine e poi si disordina mescolando, riflessioni di Francesco Paolo Intini, Giorgio Linguaglossa

Locandina San Basile

È stato il primo Festival della Poetry kitchen tenutosi di fronte al Monastero basiliano circondato dai monti boscosi del Pollino. Non eravamo tanti, il Comune di San Basile conta 943 abitanti, ma è stato comunque un momento nobile e intenso. Gino Rago, Giuseppe Gallo e Vincenzo Petronelli hanno svolto una breve riflessione sulla modalità kitchen con cui noi stiamo nel mondo, Marie Laure Colasson ha recitato alcune poesie contenute nella antologia. La Poetry kitchen è ormai una realtà. L’anno prossimo, sempre in agosto, abbiamo deciso di fare il secondo Incontro della poetry kitchen con relativa pubblicazione della seconda Antologia, sarà una festa di paese, con vino, cibo e musica offerte dal Comune e la recitazione col megafono delle poesie kitchen da parte degli autori. Arrivederci, dunque, al prossimo Incontro. Qualche giorno prima, il 24 agosto, si è tenuto il debutto della Antologia della Poetry kitchen nello “Spazio cinema” di p.za Vittorio a Roma, Incontro organizzato dall’assessorato del Comune di Roma, Letizia Leone e Marie Laure Colasson, insieme a chi scrive, hanno presentato l’antologia con un grande successo di pubblico e viva curiosità.

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Francesco Paolo Intini

“E’ l’entropia, non l’energia, che fa stare per terra i sassi e girare il mondo. L’intero divenire cosmico è un graduale processo di disordine, come il mazzo di carte che inizia in ordine e poi si disordina mescolando.”
(L’ordine del tempo, pag 142 Carlo Rovelli , Adelphi Edizioni spa 2017)

La Poetry Kitchen secondo il mio modo di vedere le cose, lavora con questo concetto a disorganizzare il mazzo di carte che, per inteso, potrebbe essere semplicemente qualcosa da dire di socialmente utile, stimolante, ragionevole persino arrabbiato ma in ogni caso comprensibile e tale da poter essere accettato in qualunque discorso con il lettore.
La tendenza a crescere dell’entropia invece fa si che all’interno di un testo operino forze disgreganti sulle parole (talvolta diventando il contrario di quelle che assumerebbero se il testo fosse sensato) che per interferenza o altro diventano spiragli inattesi, idee, immagini, prospettive e in definitiva nuove avventure poetiche.
Ecco, l’aumento di entropia è questo moltiplicarsi delle possibilità d’immagini, di luoghi depurati del tempo storico, di analogie a partire da una situazione a minor entropia come l’idea di un cane che riposa al centro della piazza di Ovindoli e che mi ricorda Argo e il ritorno di Ulisse.
Se avessi dato forma alla mia ispirazione non sarei andato oltre questo concetto e sarei rimasto in una zona a bassa entropia, dove per inteso questo significa semplicemente un testo ordinato da un senso compiuto.
Forse avrei cercato il ritmo, le assonanze, le rime, la musicalità e dato fondo alle mie supposte capacità di procurare piacere nella lettura costruendo nel contempo una storia comprensibile, leggibile e accettabile come fossi al centro di una discussione con qualcun altro.
Qui invece il testo è semplicemente stoppato ad un istante deciso da me.
L’intervento dell’autore dunque è in questa decisione di staccare la spina e proiettare nel mondo il testo(che è solo uno degli infiniti testi possibili) semplicemente come se fosse una mano in un gioco di tressette.
Il ritorno dell’Io nella stesura del testo da cui risulta sempre assente come soggetto narrante, assomiglia quindi a quello di un croupier del tutto indifferente al risultato e perciò lontanissimo da un Io lirico desideroso di raccontarsi, confessarsi e far emozionare con una storia coinvolgente e universale.

Antologia Poetry kitchen

Guido Galdini

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è nato a Rovato, Brescia nel 1953; dopo studi di ingegneria opera nel campo dell’informatica; ha pubblicato le raccolte Il disordine delle stanze (PuntoaCapo, 2012), Gli altri (LietoColle, 2017), Leggere tra le righe (Macabor 2019) e Appunti precolombiani (Arcipelago Itaca 2019). Alcuni suoi componimenti sono apparsi in opere collettive degli editori CFR e LietoColle.
Ha pubblicato inoltre l’opera di informatica aziendale in due volumi: La ricchezza degli oggetti: Parte prima – Le idee (Franco Angeli 2017) e Parte seconda – Le applicazioni per la produzione (Franco Angeli 2018). È uno degli autori presenti nella Antologia Poetry kitchen e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022.

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Gli esperimenti

l’esperimento non è riuscito

di ricongiungere rallentare e disperdere
le cianfrusaglie della nostra vita

di rinunciare prima di aver desistito

di accostare i lati opposti dell’ombra
per ottenere un terzo lato segreto

di sottomettere l’euforia di un ruscello

di avere fatto finta di capire
senza destare il minimo sospetto

di far sempre qualche sogno indeciso
ogni volta che termina l’estate

di restituire quello che ci hanno rubato

di confidare a qualcun altro
ciò che andava taciuto anche a noi stessi

di guardare lo specchio all’improvviso
per smascherarci prima d’esserne delusi

di coniugare tutti i verbi al futuro
per dimenticare un po’ più in fretta il passato

di coniugarli al passato
per difenderci dalla fretta del futuro

di chiedere a chi si sta allontanando
perché cammina fingendo di ritornare

di contare le lettere della parola felicità
ed arrivare sempre fino a sette

di far rotolare le biglie giù da un piano inclinato
per misurare la solitudine dell’attrito

di tracciare due rette parallele
che si separeranno all’infinito

di rallentare la velocità degli istanti

di prevedere il passaggio della cometa
dalla sua coda riflessa in una pozzanghera

di sottintendere quel che c’era da scavalcare
di credere alle promesse dell’equinozio

di attraversare tutto il mondo a occhi chiusi
per rinunciare al fasto dell’apparenza

di ingarbugliare fino a che diventi più chiaro

di sopperire alla cautela dei ricordi
rovistando tra le rovine e i miraggi

di accorgerci che abbiamo seguito
un sentiero che non c’era mai stato

di impedire che l’arrivo diventi
un’abitudine da raggiungere verso sera

di imparare a memoria
le poesie partendo dalla fine
per non raccogliere la sfida dell’impazienza

di separare ciò che resta da vendere
da ciò che si può soltanto regalare

di regalare a tutti qualcosa di rosso

di riconoscere la fuga delle stagioni
dalla diminuzione delle parole
e dall’aumento dei sottintesi

di terminare prima che faccia buio
gli esperimenti non riescono quasi mai

Antonello da Messina San Girolamo

Antonello da Messina (Milano, Palazzo Reale, aprile 2019)*

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San Gerolamo

il manto scende ad ondate
s’increspa sul pavimento

il leone passeggia nell’ombra
fuori c’è un cielo da oltrepassare

qualche uccello in planata
si avvicina all’azzurro

troppi libri e altri oggetti
ingombrano le mensole

il pavone non ha nessuna voglia
di esibire la ruota

L’Annunciata

la mano destra si stacca
dal piano della tavola

è protesa per arrestare
la vicinanza di uno sconosciuto

l’altra mano trattiene il mantello
gli occhi hanno smesso di guardare

Pietà

il tempo ha sgretolato i volti di Cristo
e degli angeli che lo sorreggono
con le ali che pungono il cielo

il minuscolo teschio d’Adamo
è posato accanto all’albero rinsecchito

in piazza non c’è ancora nessuno
il mare è deserto di navi

un angelo tiene appoggiata alla guancia
la mano di Cristo
che pende inerme dal polso

il costato ha una breve ferita

Ritratti

bocche chiuse socchiuse
quasi aperte al sorriso

le guance in penombra
sono recise da pieghe verticali

i riccioli aggrovigliati
delle sopracciglia del volto di Torino
concludono l’ipotenusa dello sguardo

Locandina Poetry kitchen 24 agosto 2022

Giorgio Linguaglossa

Il pensiero non è uni-lineare ma può prendere simultaneamente molte strade diverse. Il pensiero poietico è per eccellenza quel campo di riconoscibilità entro il quale la parola sfonda i limiti della langue.

1) porre attenzione al principio antropopoietico dell’ibridazione;
2) porre attenzione alla dimensione gassosa della coscienza e dell’inconscio e della loro mutazione storica;
3) porre l’accento sulla pluralità prospettica delle parole;
4) la techne governa i linguaggi;
5) porsi dal punto di vista del futuro;
6) riconoscere l’ontologia delle alterità e della diversità;
7) derubricare il modello lineare del pensiero;
8) l’essenza di un ente coincide con il movimento storico dell’ente;
9) il principio dell’entanglement governa il pensiero in generale e il pensiero poetico in particolare.

L'Elefante sta bene in salotto Cover DEF

Giuseppe Gallo

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è nato a San Pietro a Maida (Cz) il 28 luglio 1950 e vive a Roma. È stato docente di Storia e Filosofia nei licei romani. Negli anni ottanta, collabora con il gruppo di ricerca poetica “Fòsfenesi”, di Roma. Delle varie Egofonie, elaborate dal gruppo, da segnalare Metropolis, dialogo tra la parola e le altre espressioni artistiche, rappresentata al Teatro “L’orologio” di Roma.
Sue poesie sono presenti in varie pubblicazioni, tra cui Alla luce di una candela, in riva all’oceano, a cura di Letizia Leone (2018); Di fossato in fossato, Roma (1983); Trasiti ca vi cuntu, P.S. Edizioni, Roma, 2016, con la giornalista Rai, Marinaro Manduca Giuseppina, storia e antropologia del paese d’origine. Ha pubblicato Arringheide, Na vota quandu tutti sti paisi…, poema di 32 canti in dialetto calabrese (2018). È redattore della rivista di poesia “Il Mangiaparole”, come pittore ha esposto in varie gallerie italiane. È uno degli autori presenti nella Antologia Poetry kitchen e nel volume di contemporaneistica e ermeneutica di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022.

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Da Il silenzio dell’ossidiana (2017-18)

(1) Ai tempi di Internet

COLESTtab 10. Avvertimenti medici.
Nessun io, nemmeno un dio.

È inutile che cerchi divagando
dentro il garage. È partita per Marrakech.

Nel bagagliaio cianfrusaglie e riviste.
La linguaccia di Einstein. Uragani di aguglie.

Gli scarti dei lamenti e delle emicranie
nelle scatole rosse e bianche degli scaffali.

Gli effetti collaterali. I soffocamenti,
la dispersione dei fonemi tra i rossori e i formicolii sulla pelle.

Lilli ha nuovi fantasmi, nuovi inferni nella testa.
Agiografie di martiri, le croci inginocchiate.

Camule sul dorso di draghi
pelurie sradicate sulla guancia di destra e di sinistra.

Ai tempi di Internet
la lastra a raggi x per l’enfisema già antiquata.

LEGALON E
Non escono all’aperto neanche i gatti dei cani

Sui litorali i delfini, gli africani berberi insabbiati.
Deficienza dell’orientamento.

II robot nella sala d’attesa dello psicologo.
Gli schemi, gli ologrammi. Gli angeli spiumati.

(2) T A C t.b.

Alice: l’inverno sta arrivando nel paese delle meraviglie.

Si approssima in segreto tra i cespugli scarniti
e sui vetri annebbiati dei semafori.

… l’annuncio è sceso di prezzo.
Passato e futuro a confronto: Mosca da €159 a/r

Anche se fosse estate o il giorno del rientro
“Dio, che incubo!”

I manifesti scollati entrano a destra e a sinistra del cervello.
E Dio a ripetere. “Gli uomini! Gli uomini sono il mio incubo!”

Inevitabili come i mocassini
e l’acqua alta e lo scioglimento dell’Artico.

Contatta. Riprova. Allunga i tempi. Succhia la speranza.
Ristrutturazione etico-linguistica.

A ripetizione a iosa a penzoloni in piedi
sfiorando l’ombra che ti graffia gli occhi.

Quando scavi trovi sempre e solo superfici
a sghimbescio, laterali, pareti d’altri vuoti.

I social network e il lutto della memoria,
l’immortalità dell’illusione vista mare. Un bonus

Ristrutturazione integrale .T A C t. b.

Santi di pietra a schermare l’occidente di novembre
e gli sciami dei capperi verde vescica sulle mura aureliane.

Alice mail: smarriti ancora dentro un altro rigo.

Da Zona Gaming (2019-2020)

Zona gaming 1
E chi mai si salvò dalla Babele della Torre?

Ogni peccato ha il proprio cielo.
Ogni sintagma il proprio sepolcro.

Dalla Spada della Morte solo tre gocce di fiele
la prima per me, la seconda è tua, la terza a chi vuoi tu.

Zona gaming
…il silenzio si inginocchia alle radici…

«Perché hai ucciso il cane?»
«Perché i cani abbaiano!» ( Nick Tosches )

Qualcuno ci ha dato l’infinito
e ha fatto evadere il tempo dalla clessidra.

Zona gaming
…gli omicidi industriali dei desideri.

Il tran tran del treno che traina la metrica
È sempre l’ora della nostra morte!

Giocando l’azzardo d’un sorriso.
Scollando le costole del senso.

Strisciando sul guscio, sbriciolandone il calco.
Oltre i muri il pigolio, l’allucciolio, il bio,

ma il mio, ahimè, è un Voyage privè.

Zona gaming… crea un alert per la verità…

Zona gaming 3

Tutti pronti per il mercato.
Mummie impregnate di silenzi contemporanei.

Il drago sorride prima del fuoco.
Non c’erano respiri sui divani!

Il vuoto a rendere delle conchiglie.
Ah! Se la metafora dileguasse!

Zona gaming
…per me, per te… che parliamo bluffando…

Gli rispose con un ghigno:
-Sono io che faccio le domande!

Anche la tartaruga diventa centometrista.
Anche l’asino vola. Dove tutto è possibile non ci sono.

-Dunque, ti ascolto.
Aveva la voce dei tramonti più brutti.

Zona gaming…“Montale, sono io che faccio le domande.” (G.Izzo)

È il pensiero la radice d’ogni male.
Solo tre gocce di sangue.

La prima per me. La seconda è tua.
La terza per le ferite che ci unirono, ma il lupo non lo sa.

Sull’altra sponda il volo dell’angelo che atterra.

È chiaro che siamo l’eco di noi stessi.
E il tram s’addentrò nell’architettura dei segni.

Zona gaming.. .amnesia va cercando…

Zona gaming 4

Anche marzo è arrivato.
Il sole continua a ingannare le mimose.

Il gatekeeper ha messo le carte in tavola.
Meglio il cappone. E le uova di quaglia.

Sei sicuro che non ci sia altro?
E se la fantasia volesse apparecchiare la tavola?

Zona gaming
…parla… ma non dice… rimbalziamo sulla gomma del nulla…

La parete incannucciava l’azzurro.
Il letto di ferro una graticola di noia.

Le dita della nonna sostenevano il lapis,
quelle di mia madre la carta paglia delle sarde.

Tutto presente. Il fuoco e la gramigna.
L’arsura, il solco e il vermicaio.

Zona gaming…“Il cellulare di Suresh emise un ping.” (D. Brown)

La fame d’alba dei colombi.
Solo tre gocce d’acqua.

La prima per me. La seconda è tua.
La terza è quella dove annegammo. Ma i figli non lo sanno.

C’è sempre qualcuno dietro il vetro.
Oggi c’è il merlo che assalta i vermi, violento.

E le dita a piluccare pillole e pasticche.
Zona Gaming… ping …ping… frullano i cellulari dei passeri…

Zona gaming 5

Ci sarebbero ancora «questi quattro sassi»
incastrati sul magma del senso.

Colato è il fiele e dunque
oggi per me e per te niente sangue e niente acqua,

solo un catino acrilico d’inchiostro a sciogliere
il cherosene espressionista.

Zona gaming…
spezzoni di pellicole mute a cui ridare voce…

Le aiuole indaffarate a trovare il loro profumo.
Chi è nel dolore ha un occhio di neve e l’altro d’ardesia.

Lilli è annegato lontano da tutte le sere.
Scheletriscono le nuvole.

E qualcuno dice che la Vita, di fronte alla morte,
ha sempre la meglio.

Zona gaming… le nostre «sedie si guardano, sole.» (C. Pavese)

Qualche bacio aiuta a bere il pendio della giornata.
A slittare nell’eternità.

Caro Giorgio, ho guardato nel secchio degli stracci.
C’era poco! Pochissimo!

Qualcuno lo aveva svuotato senza farmene parola.
Il cervello ricalcitra. E don Chisciotte ad assaltare la cinta muraria.

Zona gaming…Marie Richter ti ha mandato un poke…

12 commenti

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12 risposte a “Due Autori dalla Antologia AA.VV. Poetry kitchen, Guido Galdini, Giuseppe Gallo, È l’entropia, non l’energia, che fa stare per terra i sassi e girare il mondo. L’intero divenire cosmico è un graduale processo di disordine, come il mazzo di carte che inizia in ordine e poi si disordina mescolando, riflessioni di Francesco Paolo Intini, Giorgio Linguaglossa

  1. Guido Galdini è, tra i poeti kitchen, quello più prossimo alla poesia della tradizione novecentesca, la sua procedura Ekfrastica tuttavia ha dei ponti di collegamento con la procedura in modalità kitchen, nulla nasce dal nulla. È vero dunque che vi sono infinite modalità kitchen, non c’è una via prestabilita o privilegiata.
    Giuseppe Gallo invece adotta il gioco del flipper con la pallina della parola che sbatte di qua e di là. E scopre che la parola inizia a parlarci proprio quando va a sbattere contro un ostacolo, reale o fittizio. Del resto, è proprio del gioco all’antico flipper degli anni sessanta il fatto che il giocatore non possa prevedere tutte le possibilità che la pallina ha di andare a sbattere qui o là, e questa possibilità non è arbitrio ma casualità, quella casualità che poi è propria della struttura serendipica corretta con l’intervento dell’entanglement.

    • Maria Rizzi

      Galdini seppur vicino alla tradizione del ‘900 più di Gallo, mira a un lirismo che fonda gli accerchiamenti delle parole, le convenzioni, le reti nel Nulla. Il secondo si diverte con i versi, e, nel prendersi gioco di essi, rincorre l’uso della parola, cerca di incastrarlo in una sorta di mosaico…evoca a tratti Ezra Pound. Autori avanguardisti che si guardano indietro, consapevoli che la poesia ha radici lontane e una sua imprescindibile patria interiore.

  2. antonio sagredo

    INNO ALLA ENTROPIA

    ————————————————–
    Io, interdetto dai buchi neri,
    sospeso fra king e kind
    davvero non so che buco prendere
    se calvo o capelluto
    se dunque neri o bianchi
    con massa o senza massa
    con carica o senza carica
    con angolo o senza angolo…
    è un rompicapo:
    non sono né neri né bianchi
    forse grigi o grigiastri
    bianchi o biancastri
    non sai se nebbie o vapori
    se bombe o fuochi d’artificio
    se buco bianco o culo nero
    non si sa se scompare oppure no
    quel quanto poco odoroso o che profuma
    ma quel che dice la natura inghiotte
    lo spazio-tempo che (si) snatura
    l’ologramma che non matura
    l’entropia bi o tri dimensionale
    e tra bit botti e pixelli olografici
    i princìpi se la danno a gambe
    intuizioni deduzioni informazioni
    o santa ragione! o altari insensati!

    Alla fine scriviamo noi una battuta:
    più sappiamo meno scopriamo!

    antonio sagredo
    Vermicino, 5 ottobre 2009

  3. Ecco alcune versioni del mito greco in twitter poetry

  4. antonio sagredo

    Cari Miei,
    non escluderei affatto l’energia dall’entropia poi che quando si dice energia si dice pure entropia, e viceversa.
    Cosa sarebbe l’entropia senza l’energia?
    Di dove prenderebbe l’entropia”l’energia” per espandersi?
    O per ritrarsi o ridursi?
    ————————————-
    Da giovane studente studiai (da dilettante) la ENTROPIA e andai anche oltre comprendendo che caos (disordine) e ordine erano fortemente interconnessi come appunto energia e entropia… ma non facevo che ripetere quanto già si sapeva.
    Nella e dalla POESIA (nella mia poesia anche) giunsi anche alla medesima conclusione: la Poesia è anche matematica e viceversa (ma nulla ancora di nuovo in questo!). Il poeta gioca con le parole, come il matematico coi numeri… il poeta “gioca”, ma il matematico non gioca affatto e per sue fortuna immagina dapprima, fantastica ecc.
    —————————————
    Per me era più facile calcolare la POESIA dalla gravitazione terrestre, cioè dalla attrazione o dalla repulsione… e poi c’era la Stella (il Sole) a complicare le cose… dico questo da ignorante…
    già Chlebnikov si pose questi problemi tannt’è che “il PRESIDENTE DEL GLOBO TERRESTRE” (come fu deominato) DOVETTE INVENTARSI IL SISTEMA PERIODICO DELLE PAROLE , TENENDO OVVIAMNET PRESENTE IL SISTEMA PERIODICO DEGLI ELEMENTI.
    —————–
    questi versi di 40 anni fa che tentano di dare un ordine al disordine (caos)

    Ah, treni, partenze e lagrime!
    Rose, senza fughe!
    Tra i bagagli cade il controfagotto
    e l’occhio si sfascia sui binari.

    Le nere ciglia dei rigagnoli
    sono un Caos truccato e interdetto.

    Come sugheri anneriti dalle mani:
    lettere, scritture, ricordi.
    Muraglie di umide parole
    cantano Ofelie, Giuditte, Isotte!

    Acque acque acque
    bilance artigli universi!
    La sonora entropia dei timpani:
    la batteria dei tuoi capelli sparsi!

    antonio sagredo
    Roma, 29 settembre 1981
    ———————————————————————
    grazie
    as

  5. caro Antonio,

    Lo spazio in cui vivono le parole si dilata continuamente, infatti le parole si allontanano le une dalle altre, così come ogni cosa che avviene nel nostro universo.

    L’universo parallattico-entropico non ha un centro, è lo spazio che si dilata, le galassie sono ferme nello spazio ma vengono trascinate via dall’espansione. Questo avviene nello stesso modo in tutto lo spazio. Immaginate la pasta di un panettone Motta che lievita e gli acini di uva passa che stanno all’interno della pasta che si allontanano l’uno dall’altro con il passare del tempo. E invece gli acini di uva passa stanno fermi, è la pasta che lievita e che li fa allontanare gli uni dagli altri.

    Non dobbiamo immaginare qualcosa all’interno di una cosa di cui avviene l’espansione, ma che non c’è neanche un centro dell’espansione. Ogni punto dell’universo è equivalente a tutti gli altri. Se osservassimo le cose da un’altra galassia, vedremo le altre galassie allontanarsi da noi esattamente come avviene dal nostro punto di vista. Quindi non ci sono posizioni privilegiate nell’universo e non c’è un centro dell’espansione.

  6. da Charlie
    sul futuro del giornalismo e dei giornali

    La scuola di giornalismo della Columbia University di New York ha organizzato tra due martedì una conferenza intitolata “Guerre dell’obiettività”. E l’ha presentata così: «È in corso una battaglia per il futuro del giornalismo e di come viene praticato. Al modello tradizionale di reporting e obiettività, imparziale, dai toni neutrali, considerato un bastione contro il declino della fiducia nei media, è spesso opposto un giornalismo più muscolare, diretto, che reagisca a una nazione e a una professione sotto assedio. Le redazioni sono divise come mai, spesso su fronti generazionali e demografici, e i due campi sono irrigiditi dalle bolle dei social network. Le due parti possono allearsi? Trovare un modo di convivere? Ridefinire quello che definiamo buon giornalismo?».

    L’attualità del tema è molto americana, perché da noi è meno rigoroso e frequente il primo modello, e si è già ibridato spesso col secondo, in una consuetudine alla partigianeria del giornalismo che qui prevale da sempre. Ma anche per questo è lo stesso interessante la discussione, che è una discussione “politica” più eterna e generale: quella sulle emergenze e sulla necessità di superamento delle regole, su “quando il gioco si fa duro”, sui rischi del giocare pulito quando altri giocano sporco o invece i rischi di rendere tutto sporco uguale. Il pericolo principale, e il panorama italiano sembra mostrarlo, è che l’emergenza diventi permanente, e dall’attivismo partigiano (anche di parti buone contro parti cattive) non si torni indietro e diventi la norma.

  7. antonio sagredo

    rotazioni?

    Dissi alla Notte ch’era un inganno degli umani e che nessun infinito
    la contemplava nella sua rotazione… non esisteva il suo contrario.
    E il sole col suo corteo invano rotava torno ad una galassia che girava…
    che girava senza sapere nulla della sua direzione e destinazione.

    Me ne andavo rotando come l’infinito senza sapere nulla di se stesso.
    Il mio Io non aveva senso in tutti i corpi in movimento. Invano clemente
    a un qualcosa – a un non so: a chi e dove – mentre ogni corpo intorno mi rigirava
    e questo rotava a un fittizio centro, e questo ancora a un principio inesistente.

    Davvero era un naufragio di ogni cosa in moto e nulla di amaro e dolce
    avvolgeva la mia mente, come tutte le dimensioni erano e non erano,
    avevano e non avevano… non una base dove poggiare i piedi erranti
    e nemmeno occhi con cui mirare un limite che s’allontanava indefinito.

    Partecipavo indolente, non rassegnato, alla fuga dei corpi in ogni dove,
    non tradotto ero distante e vicino ad ogni corpo, celeste non so dire
    sempre, e la storia? E il tempo era solo un appendice o un nulla
    legato ai luoghi che mi segnavano il passo ad ogni svolta, e al tutto indifferenti.

    Umano, troppo umano, disumano, inumano ecc. … di queste parole non avevo
    bisogno, e mai udite anche nei ricordi più segreti, come ogni divinità mi si presentava
    inutile vestita di simulacri e miti! Ero slegato da tutti i tempi calcolati e non sapevo
    le loro significanze e i riti, e vagavo in ogni dove inosservabile e non eletto, e senza rote

    Antonio Sagredo

    Maruggio-Campomarino, 10 agosto 2020

    —————————————————————————–
    (ALBA DEL 5 SETTEMBRE 2022)

    IN UNO SPAZIO DI CUI NON CONOSCEREMO MAI I LIMITI TANTO CHE PARLARE DI SPAZIO NON HA SENSO ANCHE SE REALE COSA, E IL TEMPO PURE NON HA SENSO TANTO DA NON ESSERE COSA REALE.
    IN QUESTO MIO CONVINCIMENTO – SENZA L’APPORTO DI UNA MATEMATICA ALTA CHE LO GIUSTIFICHI – L’ENTROPIA SI ESPANDE IN ASSENZA TOTALE DI TEMPO: INVECE SE IL TEMPO E’ COSA REALE SI AVREBBE LA CONTRAZIONE DELLO SPAZIO.
    VADO AVANTI CON LA IMMAGINAZIONE E LA FANTASIA COSI’ CHE ANCHE QUI LA PAROLA NON HA POTERE… EPPURE LA POESIA E’ MIRACOLO DELLA PRESENZA E DELLA ASSENZA INSIEME, CAPACE DI CANCELLARE SIA L’UNA CHE L’ ALTRA… DI COSTITUIRE UN ALTRO – E NON SO SE DIVERSO – UNIVERSO, MA NON E’ UN UNIOVERSO PARALLELO!
    UN UNIVERSO INVENTATO DALL’UOMO, QUANDO QUELLO CHE OSSERVIAMO NON E’ UMANO E SIA L’UNO CHE L’ALTRO CI CONSOLANO PER LA NOSTRA ESISTENZA…
    USCITI DAL SISTEMA SOLARE DI RITROVEREMO IN ALTRO SISTEMA, E SI PROCEDERA’ COSI’ SENZA SAPERE IL PERCHE’ E IL COME DI DOVE ANDARE…
    E DA SISTEMA IN SISTEMA, COSA AVREMMO RISOLTO?
    E DA UN UNIVERSO IN ALTRO UNIVERSO, COSA AVREMMO RISOLTO?

    • Mi scrive Antonio Sagredo sulla questione della Russia:

      Le ultimissime minacce – di qualche giorno fa – del Cremlino testimoniano la disperazione che regna in questo spazio scellerato dove non cessa di scorrere il sangue tra le sue mura, come dichiarava già Nadezda Mandel’stam.

      La perdita del potere assoluto e totale ossessiona quei sembianti, e per non perderlo la menzogna è la loro stessa natura: non sono uomini, sono parvenze, proiezioni di se stessi oltre ogni realtà immaginata: minacciano sfracelli che non realizzeranno finché saranno viventi, e il sangue che circola nei loro corpi non è il loro: è quello degli altri…

      Saranno migliaia i gulag: hanno tutta la Siberia da riempire: tutto il popolo russo e gli esterni saranno là trasferiti e uccisi… e’ il loro sogno che vogliono realizzare: essi come sempre si sentono accerchiati dall’esterno e dall’interno… è nella loro natura di piccoli impiegati della morte altrui: di quelli della loro stessa famiglia e del loro capiufficio: hanno il potere incontrollabile di uccidere chiunque per la loro salvezza perciò tutti devono morire
      tranne quelli che abitano nel castello! Quando intorno al castello ci sarà il vuoto, dentro il castello si procederà egualmente ad uccidere: la barbarie deve essere perfetta e quando ne resterà soltanto uno a dominare, ucciderà quella parte di se che è ancora vivente:
      Resterà a dominare soltanto il non-vivente!

  8. di rallentare la velocità degli istanti

    Lo scrive Guido Galdini, il nostro amico poeta scienziato e ricercatore. La sua poesia, bella per quanto è distante da emozioni e moralismi, poesia “ragionata” e senza ammiccamenti, occupa un posto ben preciso, unico nella produzione kitchen. Mi sarei aspettato grandi novità da Guido; peccato averlo perso, ne sono ancora addolorato.

    “Rallentare la velocità degli istanti” chiedersi quante parole si possano scrivere nell’attimo… è accorgersi che l’essere non vive nella dimensione temporale, che c’è discrepanza tra essere e accadimento (della parola). L’attimo ci fa capire che nessuna parola è possibile… Guido chiede più tempo all’attimo, sa che le parole, in pensieri, hanno bisogno di più tempo; che in poesia kitchen è successione di istanti, sempre diversi.

    • La poesia kitchen introduce altre temporalità, arricchisce e modifica le temporalità preesistenti, spezza e frantuma le temporalità.
      La poesia di Guido Galdini è particolarmente atipica proprio in quanto si era sviluppata all’interno della traiettoria sua personale, umana e stilistica, infatti era partito già dieci anni fa da una poesia del quotidiano (trattata in modo singolarissimo, tanto è vero che attirò subito la mia attenzione, gli scrissi consigliandogli di frequentare le assise de l’ombra delle parole).
      La sua perdita è una perdita della poetry kitchen tutta, lui ci stava dentro non per opportunismo ma per convinzione, perché aveva capito il potenziale di innovazione dei linguaggi poetici che la modalità kitchen portava con sé…

  9. Un giorno forse non troppo lontano sarà possibile associare ad ogni parola del vocabolario un valore di calore scambiato in maniera reversibile alla temperatura corporea. Penso a questo come un bel tempo in cui si potrà calcolare facilmente perché certe espressioni risultino vere ed altre false oppure decidere se un verso sia riuscito o meno e diventando sempre più intraprendenti decidere il premio Nobel sulla base del secondo principio della termodinamica o quanto sia costato in termini di zollette d zucchero la decisione di invadere l’Ucraina e perché no? L’Afghanistan e prima ancora la Polonia nel 1939.
    Probabilmente la follia di questi calcoli e delle corrispondenti affermazioni è anche la causa del senso di ridicolo che sale all’improvviso nella mente, una specie di calore che si spande nei giardini contigui alle sinapsi in cui nasce la parola e di cui si sente il senso profondamente liberatorio sulla pelle e nella faccia che mette in moto i muscoli necessari a rivelare l’allegria.
    Ecco, l’energia ha fatto la sua parte rimanendo intatta ma anche l’entropia che comprende il lavorio del pensiero e la sua contropartita umorale nel portare scompiglio alle elaborazioni cerebrali. Penso, in sintesi.

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