Gerhard Richter, foto di Ulrike Meinhof, 1977
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Il tempo: dal passato verso il futuro o dal futuro verso il passato?
di Vincenzo Petronelli
Ho sempre ritenuto che l’abbattimento della concezione lineare spazio – temporale, sussumendo conseguentemente anche tutti i paradigmi su cui si basa l’operazione mimetica poetica, inclusa la dialettica soggetto/oggetto, sia la dinamica di base di una reale operazione di revisione della costruzione poietica.
La riflessione antropologica – anche mediante le sua filiazioni della Storia delle religioni e della Storia dell’immaginario – così come il dibattito filosofico nelle varie branche pertinenti alla materia, si interrogano da sempre sull’analisi del rapporto tra l’individuo e la realtà, preoccupandosi anche leggere i vari piani possibili di questo rapporto, dalle proiezioni socialmente e culturalmente mediate, alle sue concrezioni più profonde e che sottendono le costruzioni convenzionali.
Naturalmente, il punto nodale dell’analisi sulla realtà è la concezione di tempo.
Il pensiero classico definiva due livelli temporali, in realtà tra loro interconnessi. Il primo livello era quello del tempo suggerito dalla percepibilità del movimento: un tempo “misurabile”, ciclico, degli anni, delle stagioni, dei ritmi della vegetazione, un tempo scandito dalla natura.
Il secondo livello postulava invece l’eternità, come astrazione assoluta nella quale si cercava di fermare il tempo, come condizione per cercare di interpretare il senso dell’esistenza stessa. Nella prima dimensione prevaleva il divenire con il suo avvicendarsi mutevole di nascite, eventi e dinamiche reiterate mediante la replicazione ciclica, mentre la seconda era caratterizzata dall’immobilità dell’Essere.
In realtà, questi due livelli temporali coincidono con quelli della suddivisione ontologica platonica, cioè il tempo assoluto della realtà immutabile eterna (corrispondente al mondo delle idee) da un lato; quello relativo del divenire del mondo, in cui si inscrive la componente fisica della vita umana con la sua temporalità e finitezza.
In concreto però, questi due livelli temporali erano tra loro complementari e videro riflessa questa complementarità anche nei riti delle antiche religioni, riprese successivamente dalla codificazioni cosmologiche delle dottrine cristiane, basate sulla concezione ciclica del tempo legato ai ritmi della natura – di cui le religioni ed i loro riti rappresentano la canonizzazione – ma che al tempo stesso, nella loro reiterazione immutabile, riconducevano ad una scansione eterna, immutabile, del tempo sacro che poneva l’uomo direttamente in contatto con il supremo, con le concrezioni profonde dello spirito.
E’ a questa visione cosmologica che si rifà un’opera antropologica fondamentale quale Il mito dell’eterno ritorno del grande storico delle religioni romeno Mircea Eliade, che evidenzia appunto come le religioni antiche fossero legate a questa visione eterna del tempo e del cosmo, che ricongiungeva la sfera del quotidiano e del profondo.
Gli studi della storia dell’immaginario collettivo di scuola francese legata alla cosiddetta “Scuola delle Annales” che ha rivoluzionato la metodologia della ricerca storica, hanno dimostrato la frattura creatasi nella concezione del tempo a partire dal basso medioevo, con la distinzione che il grande storico Jacques Le Goff ha definito, in suo saggio memorabile, “Tempo della chiesa e tempo del mercante”: la distinzione cioé, e l’affermazione di un senso lineare del tempo che è quello della borghesia degli affari, dei commerci, concezione legata allo sfruttamento intensivo e “progressivo” del tempo quale unità di misura della realizzazione dei propri affari.
Gradualmente, con l’affermarsi del mondo di valori della borghesia, attraverso lo sviluppo della cultura capitalistica e la nascita della rivoluzione industriale, accompagnate dalla componente culturale scientista – che si affermerà con la corrente illuministica – e materialista, che troverà eco nella filosofia positivista, la concezione lineare e economicamente redditizia del tempo finisce per imporsi, in quanto dettai ritmi dell’esecuzione delle attività lavorative.
È proprio in contrapposizione al rischio alienante di questa tendenza materialistica del tempo, che già gli antropologi di fine ‘800 cominciano a relativizzare il concetto di tempo ed il suo corrispondete della considerazione dello spazio, come evidenziato da Emile Durkheim e Marcel Mauss – tra i padri fondatori dell’antropologia e della sociologia, pubblicato nel 1902 ed intitolato Su alcune forme fondative di classificazione. Nel libro, i due studiosi, sostengono che il tempo, inteso come un fenomeno oggettivo e naturale, è una pura astrazione. Le attività organizzate attorno alle quali l’uomo impernia il suo tempo , sono un costrutto storico-culturale e il calendario scandisce il ritmo delle attività collettive regolarizzandole.
Le indagini antropologiche sulle dimensioni del tempo e dello spazio, pongono l’accento sul valore qualitativo della concezione del tempo presso le società preindustriali ed ancora oggi, si ritiene che il senso di un tempo non quantizzato, ma carico di significati speciali, sia presente in tutte quelle società che hanno bisogno di rievocare periodicamente l’atto che considerano il fondamento della propria esistenza, il che ci riconduce all’estrinsecazione della teoria del “Mito dell’eterno ritorno” dell’opera omonima di Eliade.
Nel 1920, lo studioso svedese Martin P. Nilsson, pubblicò un libro che ebbe una grande fortuna, Primitive time-reckoning; a study in the origins and first development of the art of counting time among the primitive and early culture peoples; in esso l’autore sosteneva che nelle cosiddette società “primitive” il tempo era concepito in maniera “puntiforme” e i riferimenti non corrispondevano a frazioni temporali omogenee e quantificabili, ma ad eventi naturali o sociali o a stati fisiologici, utilizzando ad esempio locuzioni come “due raccolti fa”, come equivalente di “due anni fa”, oppure “un sonno” per indicare il giorno precedente.
Il filosofo polacco Krzysztof Pomian ha evidenziato come durante il XIX secolo, filosofi, intellettuali, storici, concepirono il tempo solo nelle versione lineare, cumulativa, ritenendo erroneamente ed arbitrariamente, che le società ancora ai margini del processo di industrializzazione fossero prive di senso storico, mentre gli stessi studi antropologici hanno dimostrato come queste comunità poggiano semplicemente il loro senso della diacronia sulla reiterazione dei loro miti fondanti.
Le ricerche condotte nel campo della filosofia, dell’antropologia e della sociologia, sono approdate alla conclusione che sia fondamentale, per un rapporto equilibrato nella concettualizzazione del tempo nell’ambito di una civiltà industriale moderna, approdare alla coesistenza dei due piani: tempo quantitativo e tempo qualitativo, poiché da un lato una concezione esclusivamente lineare sottindenderebbe l’idea secondo cui gli eventi non si sovrapporrebbero mai, traducendosi nell’erosione dell’inteliggibilità stessa della categoria di tempo, in quanto vorrebbe dire che ogni istante del futuro fosse sempre e completamente diverso da ogni istante del passato. Al contrario, una concezione esclusivamente ciclica del tempo, renderebbe inconcepibile qualsiasi percezione dei nessi causali degli eventi, il che condurrebbe all’annullamento della distinzione tra passato e futuro, condannandoci a vivere in un eterno presente.
Sussunta alla categorizzazioni delle rappresentazioni temporali vi è, all’interno degli studi di antropologia culturale, anche la riflessione sulla memoria e come essa possa essere studiata, partendo dal presupposto che la memoria rappresenta una griglia interpretativa fondamentale per la nostra esistenza.
La possibilità di ricordare dipende dalla capacità di dimenticare e il rapporto tra memoria ed oblio permette l’atto stesso del pensiero. La memoria non è semplicemente un processo soggettivo, ma è anche un processo collettivo e la stessa è radicata nella sua idea di tempo.
Accanto alla dimensione della linearità primaria, che pone gli eventi oggettivi su una linea progressiva tra di loro che va dal passato verso il futuro, vanno estendendosi rappresentazioni culturali del tempo che procedono in senso contrario, ossia dal futuro verso il passato. Sono riflessioni che mettono al centro la rappresentazione culturale di tempo secondo la fisica occidentale odierna: infatti i fisici si chiedono, in rapporto all’idea di tempo, perché gli eventi non procedono all’indietro. Per riflettere su questa possibilità occorre tuttavia costruire una particolare concezione culturale, e filosofica, di tempo. In fisica, per esempio, vi è l’idea secondo cui il passato non scompare e il futuro non è inesistente; passato, presente e futuro esistono alla stessa maniera. In altre parole, secondo la fisica odierna ciò che è accaduto e ciò che dovrà accadere esiste già. È sicuramente un’idea di tempo che noi classifichiamo “scientifico” e quindi non calato all’interno della percezione quotidiana umana.
Per spiegare questa rappresentazione di tempo, i fisici usano il concetto di «fiume temporale», secondo cui, come sulla pellicola è già impresso un film intero esiste già nella pellicola, così nella la fisica odierna sarebbero già codificati già tutti i momenti della nostra vita. La differenza è che però per il film c’è un proiettore che sceglie ed illumina un fotogramma dopo l’altro, nella fisica invece non ci sono prove della presenza di un criterio ordinativo che scelga un istante piuttosto che un altro. Noi possiamo percepire la percezione dello scorrere regolare del tempo, ma il tutto potrebbe essere, secondo i fisici, pura illusione. Oggi infatti gli studiosi riflettono sul fatto che, se il tempo, come il fiume congelato, non scorre ed è già tutto creato, può essere possibile viaggiare nel futuro o nel passato e che anzi, si ritiene che ciò sarà presto possibile, sfruttando, come teorizzato a suo tempo da Einstein, una strana proprietà della gravità, che influenza il tempo rallentandone il passaggio. Più intensa è la forza gravitazionale e più il tempo rallenta. La fisica sostiene infatti che, viaggiando vicino un buco nero, i nostri movimenti apparirebbero rallentati. Si è anche ipotizzato che due ore in orbita attorno ad un buco nero equivarrebbero a circa cinquanta anni sulla Terra. Tornando dall’orbita di un buco nero, sarebbe quindi possibile, per i fisici, viaggiare nel futuro della Terra.
Un’ulteriore evoluzione di questa formulazione la teoria quantistica dei campi (Loop quantum gravity in inglese) in cui la geometria di riferimento è quantizzata. Nelle teorie classiche della relatività ristretta e della gravitazione la geometria di riferimento è continua: ragionando in una sola dimensione (anziché in 3), dati due punti distinti A e B sicuramente esiste un punto A’ intermedio tra A e B, un punto A” intermedio tra A e A’, un punto intermedio A”’ tra A e A” e così via all’infinito. Con la teoria quantistica dei campi, compiendo la stessa operazione di suddivisione tra A e B, tra A e A’ e tra A e A” si arriverà alla situazione di avere due punti A e A^ tra i quali non è presente nessun altro punto. Tornando alle tre dimensioni spaziali, ciò significa che partendo da un volume e suddividendolo in volumetti sempre più piccoli, c’è un valore minimo di volume non ulteriormente divisibile. In particolare il vuoto, quando esiste, appare dipendere dalla traiettoria dell’osservatore attraverso lo spazio-tempo.
Tutto ciò ci porta a considerare che evidentemente sempre più l’arte debba interpretare, nella sua rappresentazione mimetica della realtà, la disarticolazione dei paradigmi tradizionali, perché è solo nella frammentazione dell’apparente e dell’egocentrismo correlato, nel vuoto in cui si annidano i detriti delle segmentazioni profonde, che si possono ritrovare quelle tracce fondamentali per poter ricostruire le traiettorie di un mondo liquido come il nostro, esattamente secondo i dettami della poetica Noe.
Mauro Pierno
Mettiamo dei proiettili nei nostri fiori
infiliamoli nei siluri nelle camere da letto
nei soggiorni sulle spiagge nel ragù della domenica
nelle case nei telegiornali nelle televisioni sulle autostrade in mezzo al traffico nelle vacanze attorno a giardini ai parchi agli ospedali agli aereoporti ai teatri a bordo campo sui tram sui treni
sugli elicotteri nei giocattoli nelle merende tra una forchetta ed un coltello tra un bicchiere dell’acqua ed una caraffa di vino in mezzo ai piedi tra le mani tra le natiche i coglioni le fiche i pannolini i pannoloni le ciabatte le scarpe i santi le puttane.
Vincenzo Petronelli
TEATRO
Nessuno ne seppe più nulla
fino a quel giorno di marzo 2016.
I traghetti da Durazzo hanno orari incerti.
All’imbarco, una fila ordinata di transfughi
in pigiama e ciabatte.
Tre mesi di prugnole selvatiche e tabacco da masticare:
questo il referto.
“Avete solo il menù del giorno
o anche à la carte, Suor Pasqualina?”.
“Oggi pranzo fisso: stricnina e carne di cavallo”.
Ogni ultimo lunedì del mese
l’avvocato si recava in banca per effettuare i prelievi.
Cercarono a lungo, ma invano, la chiave della tenuta di Montaltino.
Un’icona di madonna ilirica
dietro il décolleté in conference call.
Nella vecchia madia
solo libri di poesie di Paul Muldoon e Rafael Alberti.
Non rimase più traccia
degli affreschi sui muri e delle vecchie auto.
Lo tsunami spazzò le isole per sempre.
Risuonano voci dai fondali marini:
“Se Dio vuole, il prossimo anno sarà migliore”
Cocomeri e grigliate sulle spiagge del Gargano
nelle domeniche d’estate:
per dessert, parmigiana di melanzane.
Gli arrotini di Cerignola, forgiavano parole nella pietra.
“Yo soy más valiente que tu: más gitano y más torero”.
Solo gli elettricisti ormai
continuano a coltivare la metafisica.
“Ha visto il mio ultimo quadro elettrico, Signora Grace?”
“Per quello che ho, non sto soffrendo”.
Al Saint John’s Hospital
Gordon Lachance ricordava i giorni felici a Castle Rock
nel suo ultimo romanzo.
“This is the end: my friend, ma la notte equatorial ti fa sognar”.
Oliva è uscito stamattina nella nebbia
per recarsi a scuola, baciando sulla fronte sua madre e sua sorella:
sarebbe rientrato per pranzo.
[1] Trad. dallo spagnolo: “Sono più coraggioso di te: maggiormente gitano e torero”. Verso tratto dal famoso brano di Federico Garcia Lorca: “En el café de Chinitas”
DANUBIO
Zuppe di cavolo e cipolla nel refettorio della vecchia scuola.
“Hogy vagy, Vittorio?”.
“Jól, köszönöm: csak nagyon hídeg van kint”.
Káta Néni aveva l’abbonamento all’opera:
adorava Mozart e Liszt.
“Una figlia di Liszt è nata a Como, lo sapeva?”.
“Certo: era molto prima delle “croci frecciate”
Alla fermata di Gyöngyösy útca, si cammina
con la mano sulle borse
guardando le incisioni di Barnard. Veloci,
scorrono mani zingare lungo fianchi ormai di donna.
“Stasera abbiamo appuntamento con Pétra e Zita
per “quattro matrimoni e un funerale”.
“Sul Rakpart , assaporerai l’umido del mio autunno.”
In fila per la distrubuzione del gulyás levés
a Keleti Pályudvar .
Per la notte, una luce da campo nelle cuccette del Venezia Express.
Il sermone del pastore calvinista, stasera
ricorda che gli ultimi saranno i primi.
“Padre, preferisco i primi: possibilmente anche con dei secondi”
Zsuzsa la bidella è rincasata tardi: le hanno offerto un contratto
ed un biglietto per Lugano.
Un numero in tasca ed una chiave pass partout.
“A víszontlásra továris” .
Le domeniche ai mercatini di Praga.
“Lassie Come Home, Furia, Rin Tin Tin.
Hanno rubato il tempo ai giorni nostri.
Al crepuscolo si attraversa volentieri la deriva.
Pizza all’ananas e birra Borsodi in bottiglia.
Nelle boutiques in centro la collezione autunno-inverno Nietzsche
annuncia le prime correnti dall’Himalaya.
With our lives we give lives e Remebrances
risuonano nel Parco degli Eroi.
Coppie di pattinatori danzano sul lago ghiacciato.
“Amo quest’atmosfera.
Non è male Budapest d’inverno, vero?”.
Un’auto in corsa con i finestrini neri.
Scrivere, in fondo, non ha molto senso.
Dissolvenza in campo lungo.
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Trad. dall’ungherese: “Come stai Vittorio?”. “Bene, grazie: solo che fa molto freddo fuori”.
Zia Kàtàlin in ungherese
Milizie fasciste ungheresi
Lungo Danubio
Trad. dall’ungherese: “Zuppa di gulasch”: E’ questa la denominazione corretta del noto piatto della cucina magiara.
È una delle stazioni ferroviarie di Budapest: la stazione orientale
Trad. dall’ungherese: “Arrivederci compagni”. “Compagni”, qui inteso nel senso del glossario comunista, è riportato con la magiarizzazione del termine russo.
Brani tratti dalla colonna sonora del film Schindler’s List del compositore John Williams.
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Vincenzo Petronelli è nato a Barletta l’8 novembre del 1970, laureato in lettere moderne con specializzazione storico-antropologica, risiede ad Erba in provincia di Como, dove è approdato diciotto anni fa. Dopo un primo percorso post-laurea impegnato come ricercatore universitario nell’ambito storico-antropologico-geografico e come redattore editoriale, ha successivamente intrapreso un percorso professionale nel campo della consulenza aziendale che lo ha condotto all’attuale profilo di consulente in tema di comunicazione ed export. È ricercatore nelle problematiche inerenti i sistemi di rappresentazione collettiva, l’immaginario collettivo, la cultura popolare e la cultura di massa. Dal 2018 è presidente del gruppo letterario Ammin Acarya di Como, impegnato nella divulgazione ed organizzazione di eventi nell’ambito letterario e poetico. Alcuni suoi scritti sono presenti nelle antologie IPOET 2017 e Il Segreto delle Fragole 2018 (Lietocolle), Mai la Parola rimane sola, edita nel 2017 dall’associazione Ammin Acarya di Como e sulla rivista on line lombradelleparole.wordpress.com.
Francesco Paolo Intini
LA BILE SI MOSTRÒ IN CALZE NERE E GIARRETTIERA …MA LA NOTTE… MA LA NOTTE…
Il pianeta risucchiava la lava nei polmoni
senza un residuo di gravità avrebbe superato l’asticella a 2 e 50 Ampere
Dove sono i coccodrilli? Il Nung è infestato dagli gnu ripeteva
Il direttore delle poste
Tirò fuori dalle retrovie il ritratto del Caudillo.
La rivolta dei timbri contro i posacenere
Chi da una parte chi dall’altra le canzonette sconce, la roulette russa
le catene di sant’Antonio osè, gli appening tra mouse.
Bisognava fare squadra, sorprendere, insultare
Fucilare Lorca all’Oscar.
Si trattò di richiamare alle armi roncole e bastoni
Carte napoletane, puttanieri, sifilitici del terzo tipo.
Che imparassero il ramino finalmente.
Sapete? Signor Kurtz, sarà un gioco da ragazzi. Qui nel sacco della tombola
ci sono medaglie per il 1812, carrozze e surgelati del 1799, altre che vedranno la luce del 1975.Cipolle e
carciofi in bustine da tre fucilati per muro a secco.
L’ultimo elicottero da Mergellina.Penzola da un ramo libero la donna di bastone.
E’ un’iguana, ma avrei giurato sugli artigli di un ramarro
Che Federico avrebbe avuto salva la coscienza.
Oh il più liquido tra i surreali non meritava funghi al suo debutto in terra
Davvero brutale recitare versi con la bocca piena di rane.
Allo stato larvale un thè al nickel è più che gradito.
Come faranno le spighe a sopportare quest’orrore?
Il toro ringrazia.
Persino il cobra scendendo da Wall Street non trova la foresta,
Sia dunque benedetto l’errore del verso profeta.
Il valore di Ruffo è nel non tenere fede
Penzoli l’amministratore tra i conti del bilancio preventivo
nessuna pietà per chi usava il pitale della regina.
Ora il Re è a caccia. Passerà da Portici il treno di lumache.
Se il Borbone si tuffa dal suo naso, Nelson prepara la frittata di limoni.
E dunque niente green pass al gran buffet soltanto restrizioni in stile impero.
I cannoni intonano la nona di Beethoven.
L’albero della libertà fuma il sigaro cubano.
All’onore della mensa nessun fantasma vale una brasciola barese.
Qui e là tornano i giullari a soffiare sulla minestra di Ferdinando
Mantenere i nervi saporiti, il soffritto in versi endecasillabi.
Mentre il Vesuvio mangia la pizza a metro e la gotta avanza.
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Francesco Paolo Intini (Noci, 1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali ad esempio Inediti (Words Social Forum, 2016), Natomale (LetteralmenteBook, 2017) e Nei giorni di non memoria (Versante ripido, Febbraio 2019). È presente alla antologia La pacchia è strafinita di AA VV a cura di Versante ripido. Nel 2020 pèubblica la raccolta Faust chiama Mafistofele per una metastasi (Progetto Cultura).
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BBC – Full embargo on oil could stop war – ex-Putin aide
By Jonathan Josephs
Il dottor Andrei Illarionov, consigliere economico principale del presidente Putin dal 2000 al 2005, afferma che un embargo energetico totale sarebbe “molto efficace”.
Mentre il commercio di petrolio e gas è continuato durante il conflitto, sanzioni diffuse significano che molte altre attività economiche si sono fermate, molte compagnie straniere si sono ritirate e le esportazioni sono state interrotte.
Un recente sondaggio della banca centrale russa prevede addirittura che l’economia si ridurrà dell’8% quest’anno, mentre l’International Institute of Finance afferma che potrebbe diminuire fino al 15%.
Il dottor Illarionov ha suggerito che il presidente Putin era pronto a sopportare un colpo all’economia che mostra dove risiedono le sue priorità.
“Le sue ambizioni territoriali, le sue ambizioni imperiali, sono molto più importanti di qualsiasi altra cosa, compreso il sostentamento della popolazione russa e della situazione finanziaria del paese… anche lo stato finanziario del suo governo”, ha detto.
Un “vero embargo” sull’energia russa da parte dei paesi occidentali potrebbe fermare la guerra in Ucraina, ha suggerito l’ex consigliere economico capo del presidente Putin.
Il dottor Andrei Illarionov ha affermato che la Russia “non ha preso sul serio” le minacce di altri paesi per ridurre il proprio consumo di energia.
Nonostante cerchi di ridurre la sua dipendenza dalle fonti russe, l’Europa continua ad acquistare petrolio e gas.
L’anno scorso, l’impennata dei prezzi ha fatto sì che le entrate di petrolio e gas rappresentassero il 36% della spesa pubblica russa.
Gran parte di queste entrate proviene dall’Unione Europea, che importa circa il 40% del suo gas e il 27% del suo petrolio dalla Russia.
Questa settimana, il suo massimo diplomatico Josep Borrell ha affermato che “un miliardo [di euro] è quello che paghiamo a Putin ogni giorno per l’energia che ci fornisce”.
[L’UE svela il piano per porre fine alla dipendenza dal gas russo
L’Occidente colpisce la Russia con divieti al petrolio e limiti al gas
Il mondo potrebbe farcela senza petrolio e gas russi?]
Il dottor Illarionov ha detto che se i paesi occidentali “cercheranno di attuare un vero embargo sulle esportazioni di petrolio e gas dalla Russia… Scommetto che probabilmente entro un mese o due, le operazioni militari russe in Ucraina, probabilmente saranno cessate, saranno interrotte” .
“È uno degli strumenti molto efficaci ancora in possesso dei paesi occidentali”, ha aggiunto.
La scorsa settimana, tra le tensioni con l’Europa sulle modalità di pagamento del gas, il presidente Putin ha affermato che gli “indicatori chiave” della salute dell’economia russa includono la “creazione di posti di lavoro, la riduzione della povertà e delle disuguaglianze, il miglioramento della qualità della vita delle persone, la disponibilità di beni e servizi”.
I dati della Banca Mondiale suggeriscono che quasi 20 milioni di russi vivono in povertà. Il presidente Putin, negli ultimi anni, si è impegnato a dimezzare quel numero.
Ora il dottor Illarionov ha detto che “vedremo probabilmente raddoppiare il
numero di quelle persone, forse anche triplicare” mentre l’economia lotta.
Il think tank con sede a Mosca, il Center for Strategic Research, ha stimato che quest’anno potrebbero essere persi due milioni di posti di lavoro poiché il tasso di disoccupazione sale da un minimo storico.
Queste preoccupazioni sono condivise da Vladimir Milov, che è un ex vice ministro dell’Energia russo, ma ora fa parte del partito di opposizione Russia of the Future di Alexei Navalny.
“Molte persone sono preoccupate di perdere il lavoro, penso che sia solo che la maggioranza non si rende davvero conto della gravità della situazione economica”, ha detto.
L’inflazione, che è già salita al 15,7% a causa della guerra, significa che le persone potrebbero smettere di spendere soldi per cose come palestre e pasti nei ristoranti e “questa è una cattiva notizia per molte piccole imprese”, ha affermato Milov.
Alcuni prodotti alimentari di base come zucchero, cipolle e cavoli sono aumentati di prezzo di oltre il 40% dall’inizio di quest’anno.
Milov ha affermato che qualsiasi calo evidente del tenore di vita aiuterebbe la causa del suo partito come opposizione.
“Abbiamo sempre spiegato alla gente [che] la politica di Putin avrebbe portato la Russia in una catastrofe, inclusa una completa catastrofe sociale ed economica, incluso [un] deterioramento del tenore di vita che non vedevamo da decenni”, ha detto.
“Devo dire che ha un prezzo estremamente alto. Preferiremmo non vedere cosa sta succedendo oggi”.
The war in Ukraine could be ended if western countries stopped buying Russian oil and gas, says President Putin’s former chief economic adviser
A “real embargo” on Russian energy by Western countries could stop war in Ukraine, President Putin’s former chief economic adviser has suggested.
Dr Andrei Illarionov said Russia “did not take seriously” other countries’ threats to reduce their energy usage.
Despite trying to reduce its reliance on Russian sources, Europe is continuing to buy oil and gas.
Last year, soaring prices meant oil and gas revenues accounted for 36% of Russia’s government spending.
Much of that income comes from the European Union, which imports about 40% of its gas and 27% of its oil from Russia.
This week, its top diplomat Josep Borrell said “a billion [euros] is what we pay Putin every day for the energy he supplies us”.
[ EU unveils plan to end reliance on Russian gas
West hits Russia with oil bans and gas curbs
Could the world cope without Russian oil and gas? ]
Dr Illarionov said if Western countries “would try to implement a real embargo on oil and gas exports from Russia… I would bet that probably within a month or two, Russian military operations in Ukraine, probably will be ceased, will be stopped”.
“It’s one of the very effective instruments still in the possession of the Western countries,” he added.
Dr Andrei Illarionov, President Putin’s chief economic adviser from 2000 to 2005, says a total energy embargo would be “very effective”.
While the oil and gas trade has continued during the conflict, widespread sanctions mean that a lot of other economic activity has stopped, many foreign companies have pulled out and exports have been disrupted.
One recent survey by Russia’s own central bank even forecasts the economy will shrink by 8% this year, while the International Institute of Finance says it could fall by as much as 15%.
Dr Illarionov suggested that President Putin was prepared to endure a hit to the economy that shows where his priorities lie.
“His territorial ambitions, his imperial ambitions, are much more important than anything else, including the livelihood of the Russian population and of the financial situation in the country… even the financial state of the his government,” he said.
Prices are rising for many food items in Russia as the country feels the impact of international sanctions.
Last week, amid tensions with Europe over how gas would be paid for, President Putin said that “key indicators” of the health of the Russian economy include the “creation of jobs, the reduction of poverty and inequality, the improvement of the quality of life of people, the availability of goods and services”.
World Bank figures suggest that almost 20 million Russians live in poverty.
President Putin has, in recent years, pledged to halve that number.
Now Dr Illarionov said “we’ll see probably doubling the number of those people, maybe even tripling” as the economy struggles.
The Moscow-based think tank, the Centre for Strategic Research, estimated two million jobs could be lost this year as the unemployment rate rises from a record low.
Those concerns are shared by Vladimir Milov, who is a former Russian deputy energy minister, but is now part of Alexei Navalny’s Russia of the Future opposition party.
“Many people are concerned about losing their jobs, I think it’s just that the majority does not really realise the severity of the economic situation,” he said.
Inflation, which has already risen to 15.7% because of the war, means people might stop spending money on things such as gyms and meals in restaurants and “that’s bad news for a lot of small businesses”, said Mr Milov.
Some basic food items such as sugar, onions and cabbages have risen in price by more than 40% since the start of this year.
Mr Milov said any noticeable falls in living standards would help his party’s cause as an opposition.
“We have been explaining to people all along [that] Putin’s policy would lead Russia into a catastrophe, including a complete social and economic catastrophe, including [a] deterioration of living standards that we haven’t seen in decades,” he said.
“I have to say that comes at an extremely high price. We would prefer not to see what is happening today.”
Will Russia be able to pay its debts?
Canada pledges to help states stop using Russian oil Ukraine war is economic catastrophe – World Bank
He added: “But I would say [that within a] few months [of] real deep economic trouble, that we haven’t seen in 30 years, it will change the mood of the society. More people will start to speak out loudly.”
President Putin’s former adviser Dr Andrei Illarionov said a change of government is inevitable “sooner or later”.
He said “it is absolutely impossible to have any positive future for Russia, with the current political regime”.
Under President Putin, he suggested, “there is no way that country might be integrated back into the international relations, in the world economy”.
You can watch Dr Andrei Illarionov and Vladimir Milov’s interviews on Talking Business with Aaron Heslehurst this weekend.
Viewers in the UK can watch the show on BBC iPlayer.
In other countries, it will be on BBC World News on Sunday at 16:30 GMT and Monday at 07:30 and 16:30 GMT.
La pietà ha la forma di sacchi di sabbia la stessa procedura di una goccia ghiacciata
la fontana ancora malata. Debuttai un giorno di sole in una unica frammentazione a Kramatorsk.
Sedevo in attesa bevevo un sorso di acqua mangiavo un biscotto attendevo una mela.
Con circospezione la strada mutava in segugio
che dispiegava una flotta. Le stesse
finestre nello sconquasso del mare aprivano minuscoli oblò punti lontani
di cadaveri sparsi. Un braccio un viso una coperta una ruga un cucchiaio un copertone un peluche.
Nell’ordine di una partenza la tragedia ha gli spiccioli della storia.
…Grazie OMBRA.
Caro Mauro,
devo riconoscere che la qualità della tua poesia è sempre più alta. Sono sinceramente conquistato dai questi tuoi innumerevoli cambi di registro, che ti permettono di passare dall’ironico ad un tono di grande pathos e coinvolgimento emotivo, ma senza mai scadere nello scontato e nel patetico della poesia convenzionale; dal tono distaccato, “terzo”, dello scandagliatore dei naufragio della storia, a quello ironico del destrutturatore caustico dell’usus scribendi tradizionale grazie anche al divertissement di questa straordinaria invenzione del compostaggio.
A ciò aggiungi, e te ne dò atto, anche una straordinaria prolificità e tempestività nel sottoporci sempre delle testimonianze adeguate a riflettere questo nostro “tempo sbandato” secondo la definizione di Ivano Fossati.
Grazie Mauro!
dopo il commento esauriente e convincente di Vincenzo non avrei niente da aggiungere.
Ecco le due mie ultime composizioni inedite :
Un masque rouge fait de pétales de coquelicot
Un masque rouge fait de pétales de coquelicot
empeste d’opium les bouches d’égouts de Paris
Un crâne étiré en pain de sucre
boit assiduement le sang des aigles
Un nain et un géant mongol
détectent l’oreille au sol les confessions d’un merle
La blanche geisha cachée derrière un écran de soie noire
entrevoit l’orifice hideux d’un boa chansonnier satirique
Eredia embrasse à coups de poings de geuele
et de mitraillette une monstrueuse ventouse
D’une voix timbrée le siège du bus
écrase une meute survoltée dans un étau de charpentier
Des petits riens s’échappent en tous sens
les couronnes des rois flirtent avec le temps
*
Una maschera rossa fatta di petali di papavero
impesta d’oppio i tombini di Parigi
Un cranio a forma di pane di zucchero
beve con assiduità il sangue delle aquile
Un nano e un gigante mongolo
percepiscono con l’orecchio al suolo le confessioni d’un merlo.
La bianca geisha nascosta dietro uno schermo di seta nera
intravede l’orifizio schifoso d’un boa chansonnier satirico
Eredia bacia a colpi di pugni e grida
e di mitraglietta una mostruosa ventosa
Con una voce altisonante il sedile dell’autobus
schiaccia una muta esasperata nella morsa di un falegname
Piccoli niente scappano in tutte le direzioni
le corone dei re flirtano con il tempo
*
Umwelt fait en 2004, durée 1 h et 6 mn coreografie Maguy Marin
musique Denis Mariotte pour le Festival Equilibrio 2022
Panneaux miroir et six personnages
son musical assourdissant répétitif
infernal le souffle du vent entre les panneaux
Fragments du tourbillon de la vie
une pomme croquée à pleines dents
un sandwich dévoré
une serpillière esclave de la propreté
une defécation de 3 pantalons abaissés
des lampes électriques qui fouillent le sol
des fesses de femmes éclairées à cru
de dos 3 chadors orangés
des bretelles de salopettes que l’on replace
des sacs poubelle
les couronnes du pouvoir
des chapeaux pour toutes saisons
des robes insolentes unisexes rouges jaunes blanches
des disputes des viols
des actes amoureux sexuels
des déchets jetés sur scene
Le tout le peu le rien
les mâchoires grincent
*
Pannelli a specchio e sei personaggi
suono musicale assordante ripetitivo
infernale il soffio del vento fra i pannelli
Frammenti del tourbillon della vita
una mela morsicata a trentadue denti
un sandwich divorato
uno strofinaccio schiavo della pulizia
una defecazione di 3 pantaloni abbassati
delle lampade elettriche che frugano il suolo
delle chiappe di donne illuminate a crudo
di schiena 3 chador color arancia
delle bretelle di salopette che si aggiustano
dei sacchi di immondizia
le corone del potere
dei cappelli per tutte le stagioni
dei vestiti insolenti unisex rossi gialli bianchi
delle dispute degli stupri
degli atti amorosi sessuali
dei rifiuti gettati sulla scena
Il tutto il poco il niente
Cara Marie Laure,
innanzitutto ti ringrazio per la tua citazione iniziale riferita al mio articolo. Devo dire, e l’ho già sottolineato varie volte, che se già nella versificazione ho trovato che la poesia Noe fin dal primo momento abbia costituito per me la straordinaria opportunità di trasformare la poesia in un laboratorio artigianale di creazione antropologica globale, successivamente mi ha poi anche consentito di sviluppare quest’approccio di critica storico-antropologica, di lettura della storia tramite il rapporto fra antropologia e poesia, che mi affascina totalmente.
In realtà, questo mio intervento al tuo artico intende esprimere i miei complimenti per la tua poesia: ogni volta che leggo i tuoi componimenti è come se mi spingessi in un viaggio dall’ itinerario multiforme, snodantesi tra tempi, tracce, scenari diversi ad ogni passaggio; è un caleidoscopio che frantuma vertiginosamente le barriere di tempo e spazio per ri-approdare nel giardino di casa, ma con la consapevolezza di uno sguardo ampliato sul mondo e sulla nostra storia.
Un abbraccio.
Nel convento di clausura non detto si vegeta in celle protettive.
Il priore ha il collare con guinzaglio annesso.
Si paga una tantum con un po’di sangue
che confluisce in un’ampolla venerata come la Cattedrale.
I fedeli ringraziano ginocchia a terra orbite vuote sottoterra.
di Francesco Paolo Intini
I giudici di Norimberga discussero a lungo
sulle radici di Himmler.
Quando tornarono a gemmare
c’erano degli inglesi che confabulavano.
In Polonia crebbero pagliai su tronchi di ulivo
a cuore fermo era tutto più visibile.
L’etica aveva venduto solo qualche croce
dallo squarcio nella Legge sfuggiva Cesio 137.
Serse tirò un respiro di sollievo
i seni tedeschi stillavano liane e crotali.
Finalmente.
La truppa russa assicurò
che Alessandro non sarebbe nato.
Nella mano del giugno 2019
il verdetto affidato al televoto.
(tratto da “Faust chiama Mefistofele per una metastasi” , F.P. Intini, Progetto Cultura 2020)
Complimenti caro Francesco. La tua poesia mi arriva ancora una volta come un magnifico esempio di poetica kitchen, in grado – totalmente in tema con l’articolo di partenza – di abbattere le barriere convenzionali spazio – temporali e spalancarci un caleidoscopio di immagini e spunti che ci arrivano direttamente da vari momenti della storia dell’aumanità, sempre complessa e filogeneticamente replicantesi, andando a rovistare tra i suoi sedimenti accumulatisi tra i reflui del tempo.
La situazione di estrema frammentazione che stiamo vivendo in questi ultimi anni, ha ribadito definitivamente la necessità di abbandonare una concezione lineare dell’interpretazione storica e culturale dell’esistenza, poiché incapace di spiegare i frastagliamenti del nostro tempo, che costituiscono un vero redde rationem delle stratificazioni del passato, che non ammette ignoranza, pena il trionfo dei populismi e neo-fascismi/nazismi vari.
Un caro saluto.
Caro Vincenzo ti ringrazio per quello che dici delle cose che scrivo. Leggo sempre con molto interesse le tue analisi. Il tema del Tempo è uno dei più affascinanti, da quando Agostino se lo chiedeva nelle Confessioni ai giorni nostri con il suo inserimento nella grande teoria della Relatività di Einstein. Penso che letterariamente lo stesso tema apra delle possibilità enormi ancora inesplorate
Un caro saluto
AI POETI RESTARONO FANTASMI IN SCATOLA
Scorre l’altro tempo riempiendo clessidre di limone.
L’amava il falco prima che la rondine portasse scompiglio.
Dopo avergli tolto il naso mettono una cipolla al posto del cervello
E il PO va liscio dall’ Adriatico al Monviso.
La curvatura degli odori giunge a noi che giochiamo a Lumumba e Baldovino.
Ci sono eccezioni è vero, ma nessun espulso neanche per gamba tesa.
Non c’è un’anima degna di un orologio perché il meccanismo s’inceppa
Talvolta su un mandorlo fiorisce una banana e nello sbucciarsi spunta un carro armato.
Ci sono cingoli che hanno la vivacità dell’ agnello e, diciamolo con tranquillità,
Sembrano anche goffi.
Spogliarsi della pelle è piuttosto scomodo
Ma dopo un po’ si saltella tra le auto
Ed è bello appisolarsi su patate fumanti.
F.P.Intini
Con il tempo si fa battaglia. Le parole scritte arrivano lente, sempre con piccolo ritardo. Ma la tecnica ha fatto progressi.
Noir.
«Tracce dell’inizio non ve ne sono. Nulla ha avuto inizio»
In sauna, due composti organici. E all’arrivo, in aeroporto.
Quindi ognuno a casa propria.
Nel verso ci può stare un intero romanzo. Anche noir.
LMT
https://wordpress.com/comment/lombradelleparole.wordpress.com/77465
Lo scenario europeo della crisi e la poiesis
Non c’è dubbio, a considerarlo a posteriori, che la NOe e la poetry kitchen siano stati dei fenomeni che preannunciavano e intercettavano dei grandi sommovimenti che erano in corso nelle profondità delle società civili dell’Europa e dell’Italia, e non solo, ma anche nelle èlites politiche, nella crisi dei partiti massa, nella trasformazione dei partiti di massa in comitati elettorali (di cui l’ultimo fulgido esempio qui da noi è stato il Movimento 5Stelle), nella trasformazione dei processi di soggettivazione delle persone… il mondo occidentale era in via di fibrillazione, la globalizzazione mostrava le prime crepe… del resto l’Europa è sostanzialmente un gigante di argilla, priva di politica estera e priva di politica fiscale e di un esercito per la propria difesa si riduce ad essere un grande mercato comune di beni, persone e servizi e nulla più, cosa che la nomenclatura putiniana aveva ben compreso, quella nomenclatura sapeva che alle società europee dedite alla programmazione degli utili residui non sarebbe mai passato per la testa di poter e di voler prendere una posizione forte in una situazione di crisi militare. Insomma, il pacifismo ad oltranza alla fin fine diventa un debolismo ad oltranza. L’invasione dell’Ucraina non sarebbe avvenuta se la nomenclatura russa non avesse percepito con esattezza tutto ciò. La NOe aveva intuito in anticipo tutto ciò, il grande sommovimento delle soggettività e dei processi di soggettivazione erano ben visibili a chi avesse gli occhi per vedere, il collasso dei processi di simbolizzazione, la devalorizzazione dei valori civili, la percezione che una devalorizzazione felice potesse fare da argine alla devalorizzazione infelice delle soggettività, tutto ciò era ed è ben percepibile… e cos’altro è la NOe se non la percezione di questi sommovimenti giganteschi che allignavano e allignano nelle società civili dell’Europa e dell’Italia quale suo anello debole? I mutamenti dei linguaggi sono mutamenti macro storici, avvengono e basta, a prescindere dalla sensibilità degli scrittori, ci sono e basta. A questo punto avrei dei dubbi circa la validità della proposta di una «manutenzione dell’anima» di cui ci dice Giuseppe Conte, temo che non sia possibile ricorrere ad espedienti privati e monadici per risolvere la crisi dei processi di soggettivazione in corso in Europa e in Italia, occorre qualcosa d’altro e qualcosa di più.
Carissimo Giorgio,
ti ringrazio come sempre per la tua attenzione nei confronti delle mie poesie e dei miei scritti.
Sono fermamente convinto del contributo che l’antropologia culturale e le sue varie branche possano offrire alla riflessione poetica – contenitore antropologico per eccellenza – laddove sia una riflessione ed una ricerca poetica seria.
Come scrivevo in relazione alla poesia di Francesco Paolo Intini, ricollegandomi ad alcune tracce fondamentali del dibattito della Nuova Ontologia Estetica, è ormai evidente, semmai fosse ancora necessario dimostrarlo, come gli stilemi poetici e letterari tradizionali siano ormai disconnessi da una modalità narrativa rispondente alle dinamiche del mondo attuale.
Condivido appieno la tua analisi riportata in quest’intervento ed il fatto che la poetica Noe avesse già intuito la decomposizione dei paradigma classico della soggettività e la frantumazione delle relative dinamiche della prassi politica e sociale. Del resto soffermandoci ad osservare l’evoluzione di questi ultimi anni, appare chiaro il processo di sfaldamento dei mondi convenzionali di senso: se il XX Sec, è stato definito, secondo la fortunata formulazione di Eric Hobsbawm, “Il secolo breve”, l’attuale sembra essersi aperto con l’idea di una sorta di liquefazione dell’impalcatura tradizionale di rappresentazione del mondo, processo che richiama intrinsecamente l’obiettivo di individuare un codice linguistico appropriato per la tessitura di una corretta operazione mimetica.
Il panorama nel quale ci troviamo coinvolti è evidentemente segnato dalle emergenze che giustamente poni in risalto: la morte delle ideologie dominanti dell XX Sec, la mercificazione della società, gli aspetti eccessivi della globalizzazione, una società ormai totalmente de-sacralizzata (fino al parossismo e lo dico da laico convinto) in nome di un materialismo imperante.
Di fronte a tale scenario da “fine impero” è incontrovertibile come l’unica possibile via d’uscita che si presenti all’uomo occidentale odierno, sia quella dell’individuazione di un sistema rappresentativo che permetta di recuperare i brandelli di questo percorso, mediante la ricerca di un piano di lettura fatto di binari plurimi e trascendenti i percorsi della morfologia apparente, per ricucirne le vele e puntare verso una possibile rotta salvifica.
Viceversa, cercare di interrogare la realtà contemporanea rimanendo ancorati ai vecchi schemi, conduce indifferibilmente alla rovina inappellabile dei populismi e dei nuovi autoritarismi.
La posta in palio è troppo alta per continuare, da parte dei clan dominati della politica culturale, a respingere i modelli innovativi come quello della Noe.
Un caro saluto.
https://www.bbc.com/news/world-61021388?xtor=AL-72-%5Bpartner%5D-%5Bbbc.news.twitter%5D-%5Bheadline%5D-%5Bnews%5D-%5Bbizdev%5D-%5Bisapi%5D&at_custom3=%40BBCWorld&at_medium=custom7&at_custom4=6A3E3FD2-B9CF-11EC-A41F-1D15933C408C&at_custom1=%5Bpost+type%5D&at_campaign=64&at_custom2=twitter
Inedito
Set 103
…
Il drone Kitchen sorvola la palude alla ricerca del tempo.
Le ali sono piene di ragnatele, con l’algoritmo: T-1 = T+1
e il resto che non sto a dire, cerca di oscillare sullo zero
per continuare la missione.
Tra i binari della linea 27 spunta un cratere, forse figlio di un geyser
Un mandolino suona “O sole mio”. La pizza capricciosa
è servita con acqua minerale frizzante.
Tutitu col suo elicottero, si ferma a fare “pipì”, chiude il WC, riparte.
La cucina Kitchen fotografa un Hot Dog con bacon
per un articolo sulla rivista.
…
e la poesia in confezione regalo che si fa in Occidente che non ha veramente nessun senso… ma veramente pensiamo che le poesiole alla Mariangela Gualtieri e alla Franco Arminio possano interessare le persone dotate di un minimo di intelligenza?
Complimenti invece a Ciccarone a Franco Intini e a Tiziana Antonilli.
Quanto ai «processi di soggettivazione» reazionari e populistici (che attingono sia la destra sovranista che la sinistra ribellista) ormai siamo arrivati alle estreme propaggini della falsa coscienza, di quella cosa che Zizek chiama il «supposto volere», cioè faccio quello che faccio pur sapendo (pensiero inconscio e semi conscio) che quello che faccio mi danneggerà; si tratta di linee di forza, di tensioni endopsichiche che attraversano le esperienze de-culturalizzate degli esseri umani. E sì perché si hanno esperienze soltanto presso gli esseri umani, gli animali non hanno «esperienze». Oggi le persone non hanno più «esperienze» ma riflessi endo psichici, reazioni endopsichiche di carattere psicotico. Sono fenomeni di massa. Reazioni de-culturalizzate. È incredibile che ci siano qui da noi ancora moltissime persone pronte a giustificare con vari argomenti l’aggressione brutale della Russia di Putin ad un paese sovrano, sono le stesse persone che gridavano contro i vaccini e contro la dittatura sanitaria e securitaria del governo… si tratta di vistosissimi fenomeni macro storici che bisognerebbe indagare con la psicanalisi lacaniana, si tratta di fenomeni di psicopatia delle masse, fenomeni borderline di massa. Per esempio, la poesia di Mariangela Gualtieri e di Franco Arminio riflettono questi esantemi psichici, si tratta di scritture de-culturalizzate, sfoghi privati.
Nel prossimo post dedicato a Stanislav Dvorský (1940-2020), con una sua poesia: L’inizio del gioco, il critico, Petr Král scrive :
«…L’immagine poetica e il tessuto di esperienze (e percezioni) intime che da essa origina si trasformano – assumendone via via la forma – in posizioni umane e morali, la visione è libera e mirata, diventa opinione e invettiva critica. Ciò non significa, comunque, che il punto di vista di Dvorský abbia trovato un’espressione diretta e che le sue immagini si possano leggere come una semplice dichiarazione o confessione. Al contrario, la catena di posizioni, nelle quali la poesia si trasforma, si sviluppa come un gioco raffinato e perfido con il lettore, dove l’atteggiamento significa piuttosto provocazione e confusione: un attacco beffardo alla consuetudine del lettore e la sua conseguente insicurezza riguardo la chiave del messaggio poetico e il modo di comprenderlo. La comunicazione passa attraverso la mistificazione, i pensieri e le visioni sono valide solo su un secondo e terzo “piano”, come una citazione ironica piuttosto che una confessione, il significato dei simboli apparenti non è racchiuso in essi, ma nella trappola tesa alla fiducia del lettore (e al suo bisogno di “verità”), il vero punto di vista del poeta si cela dietro la stilizzazione che offre al suo posto»
La spiegazione di Petr Král è quantomai eloquente e acuta laddove scrive: «La comunicazione passa attraverso la mistificazione, i pensieri e le visioni sono valide solo su un secondo e terzo “piano”, come una citazione ironica piuttosto che una confessione». Ecco, la pseudo poesia che va di moda in Occidente e in Italia (Mariangela Gualtieri e Franco Arminio) è, nella sostanza, un impianto di confessioni laiche, pensieri assertori, suasori e regressivi che si esprimono con un lessico e una sintassi de-culturalizzati.
È chiaro: Siamo entrati in un’epoca di mistificazione e di de-culturalizzazione generalizzata dalla quale sembra non sia più possibile uscire. Drammatico, vero? La poesia maggioritaria appare securitaria nel suo lessico bambinesco e leggiadro, infantile, ripieno di Borossigeno “Pagni” e di bicarbonato di sodio, di bollicine, di aperisol… sa di aperitivo…
Noi occidentali siamo una bolla speculativa.
In massima sintesi il pensiero dello zar Putin.
Questa la dura verità.
Questa è verità kitsch.
Grazie OMBRA
Marx Lenin Putin vanno più di Mao Berlusconi.
Enrico Letta, come Berlinguer. Trockij. Chiara Ferragni.
LMT
Prepariamoci al maggio ucraino. Perché verrà detto.
I nostri, più comunisti di Joe Biden.
Salvini e la Lega europea.
LMT
Sono cresciuto a forza di analisi politiche; se hai quel dato umpore
Ops, partito l’invio. Volevo gentilmente esprimere il mio dissenso per l’analisi politica, nella forma stereotipata come son tutte le analisi politiche. Ma un contraddittorio, qui… ah, sarebbe magnifico. Invece se uno non è d’accordo va per la sua strada; e dove, scusa? Il giardino kitchen è solo qui… anche se loro, i supposti poeti, insistono nel dire che è una discarica.