Marie Laure Colasson, collage 17×17 cm 2012
«C’è una confusione enorme nella testa dell’uccello bendato. Vorrebbe fare una conferenza e convincere i suoi simili che si tratta di quello buono, il più puro dei volatili e che i suoi figli hanno licenza di uccidere, violentare per dono di natura» (F.P. Intini)
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Chuang-Tse (Zhuangzi) 753 d.C.
«Il punto culminante del discorso si situa in una modalità di espressione che sarebbe allo stesso tempo non-silenzio e non parola».
Quella zona che è allo stesso tempo non silenzio e non parola può essere identificata come la zona del rumore. In questa accezione penso che la poesia di Francesco Paolo Intini sia «rumoresque», da non considerare antitesi del «pittoresque» ma come suo estraneo.
“La fine della filosofia e il compito del pensiero” –
Questa citazione di Heidegger è tratta dal titolo di una sua conferenza del 1964, che potremmo parafrasare così:
La fine della poesia e il compito della poiesis –
Se penso a certe figure della poesia kitchen, se penso a certi ritorni di figure di interni o certi personaggi parlanti della poesia kitsch che si ritrovano e si rincorrono da un libro all’altro di vari autori kitchen non posso non pensare che tutte queste figure non siano altro che Einkleidung, travisamenti, travestimenti, maschere di una nudità preesistente, della nudità dello sfondo che va a fondo non c’è alcuna scena primaria che possa essere rappresentata se non mediante sempre nuovi travestimenti, travisamenti, maschere, sostituzioni. Si ha qui una vera e propria ipotiposi della messa in scena della scena primaria che primaria non è fatta con i trucchi di scena propri della messa in scena letteraria. E se questo aspetto è centrale in tutta la nuova ontologia estetica, una ragione dovrà pur esserci.
La verità del testo o il testo della verità? Questo è il problema. Qual è lo statuto di verità che si propone la nuova ontologia estetica? Penso che è da questo statuto di verità della poetry kitchen che dipenderà il tipo di scrittura ipoveritativa del discorso poetico. La posta in gioco qui è molto alta, è nientemeno che lo statuto di verità del discorso poetico non più fondato su alcuna manifestazione epifanica o semantica del linguaggio, ma sul suo s-fondo non-veritativo, quella cosa che la psicanalisi freudiana chiama la «scena primaria» viene derubricata a scena che si auto annienta nel mentre che scompare nello sfondo del fondo.
Francesco Paolo Intini
K di Troia
Il nome ad Ecuba? Schiava di Ulisse
Ma è Astianatte l’incognita.
In verticale il gesto di quokka
nessun indizio tra gli orizzontali
Di Andromaca il lancio del figlio?
Euripide arretra. Poesia moderna!
Segno dei tempi e dunque bisognerebbe animarla con colori diversi, appenderla alle pareti di questo 2021 senza un calendario degno di questo nome. Anche il verso del cuculo interferisce. Uno canta stelle e strisce, l’altro falce e martello, oppure soltanto gocciola il papavero su campi contesi a suon di Kalashnikov. C’è una confusione enorme nella testa dell’uccello bendato. Vorrebbe fare una conferenza e convincere i suoi simili che si tratta di quello buono, il più puro dei volatili e che i suoi figli hanno licenza di uccidere, violentare per dono di natura.
Ecco allora sul monte irrompere una nuvola che gratta una foresta. È il rumore di chi fu lampo e tuono ma ora partorisce dadi senza numeri sulle facce.
Qual è il numero estratto?
Ogni faccia reca lo stemma bianco dell’ incognita che mangia il tempo, il resto è una perturbazione, onda che oscilla, ascolta, mescola e va avanti senza coordinate precise.
(Francesco Paolo Intini)
Kitsch poetry
di Gino Rago
Il signor Qualunque da Forlì
prende il treno per andare a Bordeaux
però ha dimenticato i doposcì
che fa?, torna indietro
ma sbaglia binario e arriva a Canicattì
dove il critico Carlo Bo
sta partendo per andare a Bordeaux
ma anche lui sbaglia binario
e litiga con il signor Mercoledì
«Tutto qui?», chiede Carlo Bo
«Tutto qui!», risponde Mercoledì
*
Il critico George Linguaglossà,
convocato d’urgenza a Paris dal commissario Maigret
pour l’affaire «Belfagor sur le Metrò»
chiede a Monsieur Perrault
se ha una maschera di Pierrot,
risponde: «no»
e di nascosto beve un bicchiere di Pernod
con Madame Thérèsà Degas che chiede un Cointreau
Agli Champs Elisées con Monsieur Gautier
Marie Laure Colasson dice Parbleu
ma poi ci ripensa
e dice Ohibò
Francesco Paolo Intini (1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali ad esempio Inediti (Words Social Forum, 2016) e Natomale (LetteralmenteBook, 2017). Ha pubblicato due monografie su Silvia Plath (Sylvia e le Api. Words Social Forum 2016 e “Sylvia. Quei giorni di febbraio 1963. Piccolo viaggio nelle sue ultime dieci poesie”. Calliope free forum zone 2016) – ed una analisi testuale di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè (Words Social Forum, 2017). Nel 2020 esce per Progetto Cultura Faust chiama Mefistofele per una metastasi. Una raccolta dei suoi scritti: Natomaledue è in preparazione.
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Il gigante e versi tolti dal monte Magnola
Coda che sbatte su pista da sci.
La sella del silenzio addosso.
Non tutto fila liscio tra panna e cappuccino
Lo zucchero ha un vuoto di memoria.
La luna è meno pezzata
se Saddam si libera dal lazo.
A ogni pomodoro una camera del lavoro
E al sole si sta peggio che in bottiglia.
Ah il ribollire dell’ultimo orizzonte!
Un cielo in meno e una rivoluzione in lattina
Aiutano la digestione.
L’Afghanistan ha i denti cariati
Perché un cuculo è covato dal cuculo.
Sul Gigante una nuvola possente.
Dito che gratta l’Amazzonia.
Fa molto buio in cantina
Uno spumante si rimette gli occhiali neri.
Rotolerà un dado dall’osso occipitale.
Il numero vincente?
Quale numero?
Versi tolti:
L’inconscio vuota intestini.
Nel teschio qualche cent.
Mucche a pascolo sul palato.