
Lo inseguo da anni per le vie bagnate dalla pioggia. Una mattina abbandono la caccia e prendo la strada che porta fuori città
Ian Seed è professore associato presso il Dipartimento di Letteratura Inglese dell’Università di Chester in Inghilterra, con un dottorato anche in Letteratura Italiana. Per un po’ di anni ha vissuto anche in Italia (Ivrea, Torino e Milano), dapprima come insegnante di Inglese per stranieri, e in seguito come traduttore e scrittore tecnico. Ora vive nel Regno Unito, ma conserva sempre una grande nostalgia per l’Italia. Le raccolte di Seed includono Identity Papers (Shearsman, 2016), The thief of Talant (Wakefiel, 2016) è la prima traduzione in Inglese del lungo poema poco conosciuto di Pierre Reverdy, Makers of Empty Dreams (Shearsman, 2014), e The straw which comes apart (Oystercatcher, 2010) dalle poesie Italiane di Ivano Fermini. Sia Identity Papers che Makers of Empty Dreams sono apparse in BBC Radio 3 The Verb nel 2016. Il suo lavoro è incluso in diverse antologie come The Best Small Fictions 2017 (Braddock Avenue Books), The Forward Book of Poetry 2017 (Faber&Faber), e “Poets in Solidarity with Refugees (Five Leaves Press), e The Best British Poetry 2014 (Salt).” Le raccolte di Seed in poemi in prosa e di brevi racconti, New York Hotel, sarà pubblicato da Shearsman nel 2018.
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«Il mistero e la tristezza delle stanze vuote, gli incontri casuali per strada, i treni che viaggiano in un paesaggio di neve diventano magici nelle poesie di Ian Seed.»
– John Ashbery
«Ian Seed è il nostro più brillante esponente di quel genere per nulla britannico di poesia in prosa. Divertente e sconvolgente, i suoi brevi racconti magistralmente controllati ci conducono in un mondo che presto si rivela essere tanto pericoloso quanto magico. Il suo lavoro dovrebbe essere seriamente accompagnato da qualche avvertimento, per quei poemi che non sono solo eccitanti, ma che possono creare addirittura dipendenza.»
– Mark Ford
«Questi sono degli stralci eccezionali che ci danno un’idea di un’entroterra europeo tradotto in controluce piene di note musicali di pericolo e desiderio. Li ho letti nella mia veranda a Barnsley e istantaneamente sono stato catapultato in una città che conoscevo poco, piena di persone che volevo incontrare o evitare. La migliore espressione della prosa poetica».
– Ian Mcmillan

La mia fidanzata ed io avevamo sete dopo aver camminato per ore a Parigi.
Rispetto alla poesia contemporanea francese, che continua ad essere prigioniera delle avanguardie del Novecento, diventando sempre più intellettualistica, un po’ per colpa dei poeti stessi, un po’ per colpa degli editori, quella inglese, nonostante tutto, si può dire per alcuni versi che è rimasta ancora legata alla memoria, al racconto e alla quotidianità. Questo accade forse perché gli inglesi sono più attaccati alle radici, alle loro saghe, alla terra e al mistero della vita.
La poesia di Ian Seed è la poesia della memoria, è una prosa poetica che racconta destini, amori e storie di uomini e donne che il poeta stesso ha incontrato e conosciuto nel corso degli anni viaggiando per i mondi. Infatti i suoi libri assomigliano a un album diaristico che attraversano luoghi, lingue, voci e volti. Una leggera ironia e nostalgia insieme percorre i suoi versi che spesso fanno riflettere sul senso dell’esistenza e del vivere. La poesia dell’autore inglese evita il Decadentismo malato che ormai e purtroppo ha invaso quasi tutta la panorama poetica contemporanea europea. Tutto questo fa del nostro poeta una voce particolare e fuori da coro nella tradizione poetica britannica di oggi, merito questo riconosciuto dalla critica. Ian Seed è la voce della quotidianità, testimone del nostro tempo: «Ho afferrato la mano della mia fidanzata e l’ho portata via./ Abbiamo passeggiato, mordendo la mela a turno.»
(Iris Hajdari)
Testi tratti dalla raccolta Sognatore di sogni vuoti / Makers of empty dreams del poeta inglese Ian Seed – Traduzione di Iris Hajdari
(MAKERS OF EMPTY DREAMS)
First published in the United Kingdom in 2014 by Shearsman Books 50, Westons Hill Drive Bristol.
Appunto di Giorgio Linguaglossa
Una prosaica autobiografia in prosa, questa di Ian Seed, un diario di avvenimenti insignificanti, piccole cose, eventi tristi perché dimenticati, il poeta inglese con il suo minimalismo misurato e flessibile ci dice molto di più sul mondo di oggi di quanto lo possano fare i minimalisti inconsapevoli, coloro i quali usano il «commento» a fatti del quotidiano e a fatti di cronaca tanto per rimpolpare la propria poesia in crisi di identità. Il poeta inglese ci narra di porte girevoli, di porte di vetro, di un tubo bianco luminoso, di tre bellissime gemelle italiane, delle giacche nel negozio di vestiti usati, di una passeggiata a Parigi, di una sosta a Milano, di un incontro fortuito con una sua vecchia fidanzata finita nel soppalco dell’oblio, di una mendicante all’entrata della metro che rivela essere stata un agente segreto, di sogni trattenuti nei rami degli alberi, di strade battute dalla pioggia, di mendicanti che bussano ai vetri delle macchine ferme nel traffico, di autisti inferociti dalle soste insopportabilmente lunghe e pronti a inseguire gli stessi molesti mendicanti, salvo poi, con una virata straordinariamente efficace di scrittura, ritrovarli comodamente seduti ai tavolini d’un ristorante italiano, coperti da monete tintinnanti frutto della questua quotidiana; eventi del nostro microcosmo, gli atti e i fatti del quotidiano degli uomini e delle donne del XXI secolo che disegnano una realtà ultronea, incomprensibile, o forse troppo comprensibile; la narrazione è la tranquilla esposizione dei fatti nudi e crudi, lo stile è dichiarativo, privo di orpellismi. Un diario di un sognatore di sogni vuoti.
Exile
There’s the path if you chuse it
– John Clare
I pursue him for years through spattered streets. One morning I abandon the chase and take the road out of town. Puffs of cloud keep pace with me. I am nothing, and alone, and everything is possible. I walk until the air grows brown, weaving dreams around trees. Their branches brush my face like fingers, or tear as if their stories would draw blood.
Esilio
Il percorso c’è se lo scegli
– John Clare
Lo inseguo da anni per le vie bagnate dalla pioggia. Una mattina abbandono la caccia e prendo la strada che porta fuori città. Nuvole di nube mi seguivano. Sono nulla, e solo, e tutto è possibile. Cammino fino a quando l’aria non inizia a diventare scura, sventolando i sogni negli alberi. I loro rami mi sfiorano il volto come delle dita, o lacrime come se dalle loro storie scorresse il sangue. Continua a leggere