Archivi del giorno: 22 dicembre 2015

Giorgio Mannacio AUTOANTOLOGIA DI POESIA “Tracce del mio percorso”, da “Comete e altri animali”, “Materiali da costruzione”, “Preparativi contro tempi migliori”, “Dalla periferia dell’impero”, “Fragmenta mundi”, “Visita agli antenati” con un Commento di Giorgio Linguaglossa

foto vuoto in altoSono nato nel 1932 in Calabria ma – salvo una parentesi, peraltro significativa, durante la guerra trascorsa nel paese natale – ho vissuto sempre a Milano. Sono stato per oltre 40 anni magistrato. La mia seconda vita – se così si può definire – è quella trasfusa nelle mie poesie e in qualche meditazione semifilosofica. Tale è dunque la mia bibliografia. Recensioni? Quasi nulla e non mette conto parlarne. Ho pubblicato su qualche rivista, molto saltuariamente (Almanacco dello Specchio, Lunarionuovo, Marka, Alfabeta, Il Caffè….). Ho incontrato nomi famosi della poesia, ma non ci siamo fermati a parlare neppure un attimo. Qualche contributo teorico sulla poesia è uscito su Molloy , Monte Analogo e sul blog Poliscritture. In poesia ha pubblicato: Comete e altri animali – Resine – Quaderni liguri di cultura – Sabatelli editore – Savona 1987; Preparativi contro tempi migliori – Aleph Editore srl – Torino-Enna 1993; Storia di William Pera – Campanotto editore – Pasian di Prato ( Udine ) 1995; Fragmenta mundi– Edizioni del leone – Spinea -Venezia 1998; Visita agli antenati – philobiblon edizioni – Ventimiglia 2006; Dalla periferia dell’impero – Edizioni del leone – Spinea – Venezia 2010.

Caro Linguaglossa, busso alla tua porta chiedendo ospitalità. Lo faccio con qualche comprensibile titubanza sapendo che nella “ tua casa “ si parla una lingua un po’ diversa dalla mia. Fuori metafora ti troverai di fronte poesie che messe sul piatto della bilancia la fanno pendere verso la “tra dizione“. Questa è la mia sostanziale di ricerca alla quale mi dedico da una vita. Se non altro sono stato un amante fedele. Non so fino a che punto possa interessarti questa mia tendenza a collegare le immagini al senso delle immagini. So però che sei lettore attento a tale attenzione mi affido. Un cordialissimo saluto.

Giorgio Mannacio

Commento di Giorgio Linguaglossa

L’esordio di Giorgio Mannacio nel 1959 su “Il Verri” è stato fulminante e promettente. Quel giovane avrebbe potuto fare una carriera poetica di tutto rispetto se solo lo avesse voluto e vi si fosse prodigato con tutte le proprie forze. E invece, Giorgio Mannacio ha fatto di tutto per nascondersi. Quarant’anni di magistratura però sono stati utili alla sua musa perché lo hanno costretto ad un esercizio di ascetico rigore lessicale e stilistico: quel rigore metrico tipicamente milanese e quello scandaglio delle profondità geografiche dell’anima tipicamente mediterranea saranno i punti fermi della sua futura evoluzione stilistica, un marchio di fabbrica della ditta Giorgio Mannacio. Una poesia come «messaggio cifrato», che fin dagli esordi si muove in sordina, in sotto tono, in minore, che viene «Dopo la luce al neon», con accenti di un ironisme introiettato e introverso, tipico di chi osserva la poesia dal di fuori, con un occhio interrogativo e ipercritico, come una attività da nascondere, quasi fosse una cosa innominabile, poco raccomandabile, da ascrivere ai «preparativi contro tempi migliori», avverso le ideologie delle sorti progressive e progredibili, «contro i tempi migliori che verranno». Insomma, Mannacio ha preferito l’ombra della domesticità alle luci al neon e ai riflettori della poesia istituzionale ufficiale, ritagliandosi così una invisibilità ricca di sagacia e tenacia, oltre che di artati nascondimenti. E però, a rileggere oggi in questo pur breve percorso ad ostacoli che è questa Autoantologia quel che è stata la sua poesia, viene voglia di approfondire il discorso critico su un poeta così schivo, la cui opera merita senz’altro una pubblicazione riassuntiva che faccia il punto critico di un percorso poetico davvero interessante, che si è mosso a latere e a ridosso delle diramazioni della milanese poesia degli oggetti pur accettandone gli spunti utili alla propria ricerca e adattando l’abbassamento dei registri lessicali e semantici alla propria musa in desabbiglié.

Magritte 4Tracce del mio percorso

Da Il Verri ottobre 1959.

Ad majora

Dopo la luce al neon
hanno inventato un cilindro
di sego o cera vergine che avvolge uno stoppino.
Acceso getta luce: lo chiamano candela.
Dice la gente in dubbio:
dove andremo a finire ?

Da L’Almanacco dello specchio 1977 n. 6

Il testamento di Amleto

Le prove della paternità non mancano;
sui flutti di Elsinore una bottiglia ha mandato
al figlio lontano un messaggio cifrato.
Conosceva il latino, immaginifica mente
sciolta la parola come una lama,
la notte è un imbuto e Ofelia una cometa
che si condensa e figlia nel cielo gelato.
Ogni regno – ricordati – è edificato
sopra lo sterco, oro fino sol che lo tocchi
Creso et sodales.

Da Comete e altri animali ( 1987 )

Materiali da costruzione

E dove l’acqua non scorre più che c’era
il cortile dei vecchi, il lucernario e in sogno
il pensiero del gatto sulla tastiera

là fu trovato un chiodo ed appeso un destino

e il frammento del fulmine, l’ossidiana,
di noi che più non tocca l’ordito dei suoni
poi un mascherone asciutto, la bocca d’una fontana.

Giorgio Mannacio

Giorgio Mannacio

Da Preparativi contro tempi migliori ( 1993 )

Preparativi contro tempi migliori

1.
Era un giorno di meraviglia che incantava
il reticente visitatore,
la residua pietà che lo portava
nel silenzio d’estate a commentare
malattie immaginarie.
Ride bene chi ride l’ultimo e poi
bisogna prepararsi alla guerra
contro i tempi migliori che verranno.

2.
Frugando col bastone in mezzo all’erba
cercava quella radice, forse un fiore
o soltanto il suo nome ( la memoria
ha stremato la forma ed i colori,
non ho tempo per ricordare perché devo
prepararmi alla guerra
contro i tempi migliori che verranno.

3.
Spandeva il suo chiarore galleggiando
nel bicchiere riempito d’olio fino
secondo la misura della notte
e il numero dei morti: erano tanti
che avevano combattuto
contro i tempi migliori che verranno.

4.
Impercettibili movimenti,
un soffio interno a quello stesso ardore
lo portavano a volte sul confine
di quel mondo gentile che poi fu sterminato:
non c’è olio né vino a sufficienza
contro i tempi migliori che verranno.

5.
Una leggiadra dea sotto le stelle
di un altro cielo, un giorno,
mi porse la radice, forse un fiore.
Ma il tempo è già passato; suona in fondo
al corridoio la mia campana. Siete pronti
contro i tempi migliori che verranno ?

Da Fragmenta mundi ( 1998 )

bello città nel traffico

città nel traffico urbano

Tre aforismi per l’Apocalisse

Al tempo, tuo carnefice e tuo dio,
devi offrire ogni cosa:
l’amico che ritorna e il dirsi addio
e la spina e la rosa.

Nell’infinto che nessuno misura
– l’attimo, l’eternità –
quello che appare adesso
non ha tempo di perdersi e così resterà.

La vita è una scintilla
dalle orecchie del gatto;
un cristallo di neve
che nelle mani subito si scioglie.
dunque ad essa la morte
nulla toglie.
Da Visita agli antenati ( 2006 )

Figure fuori campo

A volte i pazzi scorgono
nell’angolo della stanza o dove
un corridoio finisce
– luoghi chiusi, stremati –
ombre che si dileguano o qualcosa di simile.
Non c’è neppure il tempo per richiamarle
Anche se conosciute
Tanto veloce è il moto che le torce e le incalza
( e poi fuga, abbandono,
disperazione, sangue e morte infine
sono da pronunciare a cuor leggero ? )
Per questo, forse, nel medesimo istante
dolcissimo e feroce il loro sguardo brilla.
Patire sorridendo tutto quanto è invincibile
può essere segno di grande saggezza
o invece
fingere anima indomita senza pietà
( lei che sa amare ed uccidere con la stessa
struggente serenità )
Da Dalla periferia dell’impero ( 2010 )

Il compleanno impossibile

Oggi avresti cent’anni: che astrazione
dal mormorio del fiume
in mezzo ai sassi,
dal tintinnante calice
veleno
distillato in attesa dei tuoi passi.
Oggi un’ape tardiva esplora
sopra un fiore reciso
una possibilità
miele sulla ferita.
Ma una foglia di platano può dare
in quell’oscurità ombra gradita ?

Il compleanno possibile

Intorno a noi, sommesse,
le pietà quotidiane ridono.
Guardandosi si scambiano scommesse
sul numero delle candele.
Fuori gli eventi stridono
aggredendo una gioia arrugginita.
Chi di noi – si domandano –
sarà la favorita ?

Da Quadernario 2013

La casa delle vita comune

Hanno sorpreso insieme
il cielo cambiare colore;
le stelle, a grappoli, in alto fiorire,
diviso il letto, il pane, le piccole malattie
illusione di eternità.
Inganni, errori, deboli verità
Si sono presentati al crocevia
scelto per caso con incerta fede
così come gira il vento.
Mai voltandosi indietro a ricordare
Il primo sguardo, il primo giuramento.

17 commenti

Archiviato in poesia italiana contemporanea, poesia italiana del novecento, Senza categoria