POESIA PER BAMBINI
“C’era una volta” di Chiara Moimas
Chiara Moimas è nata a Ronchi dei Legionari nel1953 e vive a Gorizia ha al suo attivo diverse pubblicazioni a carattere didattico su riviste specializzate. Ha pubblicato i volumi di poesia Metamorfosi: donna (Firenze Libri, Firenze 1989) e L’angelo della morte e altre poesie (Ed. Scettro del Re, Roma 2005) che ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Seguono Curriculum vitae (Joker, 2012), e L’acerbo Pruno (Edizioni Progetto cultura, 2014). Sue poesie sono state pubblicate su riviste di settore e nell’antologia Ragioni e canoni del corpo di Luciano Troisio (Terziaria, Milano 2001). Nel 2012 ha vinto il “Premio speciale M. Stefani” al concorso di poesia erotica di Venezia. Si occupa anche di scrittura per l’infanzia e di poesia dialettale (il “bisiac”).
“C’era una volta” di Chiara Moimas
C’era una volta, tanto tempo fa,
un paese nel quale Sua Maestà
teneva nel pugno la sorte
del popolo tutto e della corte,
decidendo incondizionatamente
del destino di tutta la gente.
In un mattino dal cielo cupo e nero
nacque nella mente sua un pensiero:
dare vita a riforme senza spese
per trasformare l’intero paese.
Fu così che si formò la Compagnia
delle opere fatte in allegria
e ridendo e scherzando su che fare,
in primis si decise di tagliare.
Tagliare, venne subito chiarito,
ciò che risultava non gradito
a Sua Maestà ed alla Compagnia,
tipo, ad esempio, la democrazia.
Taglia a destra, taglia a manca,
la Compagnia non era mai stanca,
a terra giacevano avvizziti
quei diritti che parevano acquisiti.
Tra il popolo qualcuno, con coraggio,
tentò di fare un mesto ripescaggio,
ma fu tacciato dalla comunicazione
d’esser fautore di restaurazione
ed i nemici primi individuati
furono gli obsoleti sindacati.
Anche l’antica Costituzione
intralciava la neo rivoluzione;
che il lavoro ne fosse il fondamento
era un’idea smarrita nel tempo.
Il nuovo avanzava a spron battuto,
oramai si licenziava per statuto:
tutti, escluso Sua Maestà,
dovevano provar precarietà.
Ma la riforma vera era una sola:
da cima a fondo rivoltar la scuola!
E la Compagnia con grande impegno
si mise a scrivere di legge il disegno.
Più di cento pagine per la presentazione
e scoppiò il grande caos, la confusione.
Chi ci rientrava, chi restava fuori?
panico tra maestri e professori.
Si lesse fra le righe, fatto strano,
che diventava il preside un sovrano,
del grande potere investito,
di scegliersi il docente più gradito:
docile, mansueto, accondiscendente,
che si accontentasse di poco o quasi niente.
Ed ancora si lesse – incredibile visu –
che un comitato avrebbe deciso
a chi dare il premio di produzione:
questa sì, vera rivoluzione!
Risultavano tra i componenti
genitori ed anche studenti.
Ahimè, tanti ministri di ogni schieramento
per troppe riforme finite nel vento,
ed invece ci voleva così poco
per mettere la scuola a ferro e a fuoco,
annientare la scuola statale
si rivelò una cosa banale.
Un po’ di fondazioni, qualche emendamento
e finì la libertà d’insegnamento.
Per nostra fortuna Sua Maestà
ha governato tanto tempo fa,
fortunatamente una storia così
è accaduta lontano da qui (?!).

Cadavre exquis André Breton, Frédéric Mégret, Suzanne Muzard, Georges Sadoul, gouache sur papier noir daté du 10 janvier 1929.
POESIA PER BAMBINI
“Dal cielo alla terra” di Valerio Gaio Pedini
Valerio Pedini nasce il 16 giugno del 1995, di otto mesi, e viene tempestivamente scambiato nella culla: il misfatto viene subito scoperto. Esattamente 18 anni dopo, Valerio, divenuto Gaio, senza onorificenze, decide di organizzare il suo primo evento culturale ad Artiamo (gastrite e l’epilessia e quasi nessuno ad ascoltare); nell’intermezzo ha iniziato a recitare, preferendo l’espressività del teatro di ricerca rispetto al metodismo popolare e a scrivere, uscendo, in collaborazione col circolo narrativo AVAS – Gaggiano, nelle antologie Tornate a casa se potete, Rigagnoli di consapevolezza e Ma tu da dove vieni?. Nell’ottobre del 2013 inizia il progetto Non uno di meno Lampedusa, insieme ad Agnese Coppola, Rossana Bacchella, Savina Speranza e ad Aurelia Mutti. A dicembre conosce Teresa Petrarca, in arte Teresa TP Plath, con cui inizia diversi progetti artistici: La formica e la cicala, Essence e Pan in blues e in jazz. Sta lavorando ad una monografia filosofica: Maggiorminore: la disperazione dei diversi uguali. A Maggio 2014 è uscita la sua prima raccolta poetica, con IrdaEdizioni: Cavolo, non è haiku ed è stato inserito nell’antologia Fondamenta Instabili (deComporre Edizioni) e, successivamente, sempre con deComporre Edizioni, uscirà nelle antologie Forme Liquide, Scenari ignoti e Glocalizzati.
1
Svolazzavan i pesciolin di sera,
luccicava la luna a mezzodì,
miagolava soavemente il cane,
quando nacque dall’uovo un bel bambin
di nome Rosellin.
2
Rosellin saltò su una stella
urlandole: “Quanto sei bella! “
La stella splendeva
e il bimbo rideva,
finché la stella fu spazzata dal vento!
E allor che sgomento,
era cattivo quel vento.
Rosellin volò via,
Rosellin cadde giù
gridando: “Stellina, io volo nel blu!“
3
Rossellin tutt’a un tratto,
atterrò sull’erbetta
di una ridente, soffice nuvoletta.
“Buon dì nuvoletta, posso sulla tua soffice schiena saltellar?”
“Certo ,mio bel Rosellin: sorridi e divertiti,saltella sui fior, e senti del sole il rigenerante calor!“
4
Saltò rosellin
sul verde prato
fin quando notò
una cosa rimbalzante
che lo salutò:
“Buon dì Rosellin,
io sono la rana gracidin,
Cra cra“
“Ciao ,Gracidin CRA CRA!“
“Cra cra è il mio gracidin
eh eh eh eh eh
mio caro Rosellin”
Si scusò Rosellin,
colla verde bestiola
ed insiem- saltellando-
esploraron l’aiola.
5
Bruchi e farfalle poltrivan nel prato
da fiori splendenti costellato.
Volavan libellule, cavalcate da gnomi
che, coi loro berretti,
infilzavano i pomi.
Rosellin si unì a loro
sull’aerea libellula
mangiò mele,
si saziò;
ed infin sul soffice petalo
insieme a loro
si addormentò.
6
Ma ecco che un ragnetto
dalle zampette nere
calò dal folto in sul visin
del nostro caro amico Rosellin:
si posò sul suo nasino
ancor che fosse un lettino.
Sobbalzò assai e levò il prato
Rosellin spaventato – si da bellissimo
E ancor scosso,
scivolò dalla nuvola
e volò via!
su
le
ali di
un’
aquila
si ritrovò;
e sul suo dorso ad esplorare il cielo stellato iniziò.
Il raggio argenteo di una stella attraversò.
Rosellin sulla stella danzò;
lì una nonnina lo accarezzò
e in una mano qualcosa gli tese:
gli tese un sogno,
un piccolo e fragile desiderio:
visitare quel mondo lontano
che vedeva brillare
e gli pareva sì strano:
questo Rosellin voleva.
7
Ringraziò Rosellin
la vecchietta
“Addio, Rosellin!”
esclamò la vecchietta
“Afferra il tuo sogno
… non farlo scappare
che ti condurrà dove tu vuoi andare”
Ed ecco che d’un tratto
Rosellin si trovò
su una distesa dipinta di sette color;
meravigliosi e sgargianti
i petali dei fior.
Rosellin
Attraversò quel ponte incantato
fino a quando
arrivato sulla Terra
rimase senza fiato.
8
Camminò Rosellin
per boschi e per prati,
per prati e per boschi,
gustando l’odor della libertà:
BRILLANTE UTOPIA
DI UN MONDO DI MAGIA.
Splendeva il sol
– lo fissava Rosellin-
splendeva il sol
– danzava per Rosellin-
MA
Avanzando Rosellin
vide un grigiume
che inghiottiva tutto
del sole il barlume.
9
Arrivò Rosellin
nella brutta città,
dominio sciccoso della lordosa maestà:
tutto pieno di torri, palazzi
e pubblicità.
Rosellin, spventato, voleva andar via:
abbandonare dello smog la scia,
per trovar rifugio nella periferia.
Ma ecco:
qualcuno gli tese una mano…
10
Era un bambino,
un coso assai strano!
che lo invitò ad andare lontano
Insieme