Elia Malagò è nata a Felonica (Mn) nel 1948, abita a Mantova da più di vent’anni, dopo altrettanti trascorsi a Bologna. Ha collaborato dagli esordi con la Forum Quinta generazione, curandone le pubblicazioni fino alla chiusura nel “95. Promuove attività legate alla lettura e alla scrittura.
Saggistica:
Le cadenze della memoria – il mito presso i popoli primitivi, Signorelli, 1982. Con Gianluca Prosperi ha curato l’antologia Care donne (Quinta generazione, Forlì,1980) e la riedizione di Forse un viso tra mille di Umberto Bellintani (Passigli, 2014)
Prosa:
Dieci racconti – gente del fiume (Q/G,1968); La casa grande (Q/G, 1975); Pirata dentro (Q/G, 1985); L’ombra ripresa (Sabatelli, 88, 1 ed.; Tre lune, 1999, 2 ed.)
Poesia:
Ci dev’essere un posto (Città di Vita, 1967); Saranno gli altri a testimoniare (Q/G, 1968); I discorsi di sempre (Q/G, 1970); Una carta di re a cavallo (Città di Vita, 1971); Di un’impossibile maturità (Q/G, 1975); Buffa sonagliera (Q/G, 1978); pita pitela (Q/G,1982); Maree (Q/G, 1986); Soprav(v)ento (Gazebo, Firenze 1996); Incauta solitudine (Passigli, 2010); L’orto dei semplici (2010-2011) (Associazione culturale “La luna”, FM, 2012), Golena (Lietocolle, dicembre 2014)
da Golena (LietoColle, dicembre 2014) pp. 60 € 13
«La golena è quella striscia di terra tra un arginello di contenimento di Po – che è sempre letto suo – e l’argine maestro, quello che difende i nostri paesi della bassa-bassa dall’acqua che è più alta delle case. Paesi benedettini e matildici fino alle bocche del Polesine che inizia all’altezza di casa mia, “di là dalle acque”. Lì si coltivano filari di pioppi e c’erano case per lo più bovarili. Dopo l’alluvione del ’51, che è il primo ricordo della mia infanzia, dalla golena siamo usciti, riconoscendola terra di Po e le casse sono diventate negli anni casematte. Che hanno accolto le nostre incursioni di bambini e adolescenti. Ecco tutto quello che c’è da sapere del luogo.
Le parole sono del 2012 e sono il diario di un dolore; le interrompe il terremoto del 20 maggio».
(Elia Malagò)
dall’intervista a Elia Malagò su “Golena” il Po e le sue storie – Gazzetta di Mantova
Abbiamo rivolto a Elia Malagò alcune domande partendo proprio dal titolo del libro, che sembra rievocare la precarietà che viviamo oggi. Cosa rappresenta per lei la golena?
Beh, la golena è la poesia stessa. La golena è un non luogo nel senso che è tanti luoghi. Non appartiene a nessuno, è una terra di tutti; una riserva di senso. Possiamo anche dire che la golena è il liquido amniotico, il ventre materno e che la fisicità gioca un ruolo importante in queste sue nuove poesie? Sì, perché volevo dire non del dolore in sé, ma dell’incontro con il dolore. La poesia parte dall’ un’esperienza chiave del corpo perchè anche il dolore psicologico, il lutto passano attraverso la fisicità. Per questo, per esempio, parlo di acufeni, i fastidiosi ronzii delle orecchie che però danno voce a delle cose che hai dentro e che cercano le parole per uscire allo scoperto. E poi c’è il cuore, questo strano muscolo che spesso dimentichiamo essere di lato, non al centro del petto. Così capita, quando crediamo di essere o avere qualcuno nel cuore, di dimenticare che siamo pur sempre di lato nella vita altrui.
[…] in questo caso la poesia si è come imposta. Golena ha la misura del passo, del cammino. E al contrario di quello che si può pensare non sono i passi che percorrono la golena o gli argini di Felonica, di casa mia. Ma è il passo della quotidianità, delle strade di città. Ed è il ritmo del passo, il passo stesso che tira su le parole. Non ho dovuto cercare le parole, sono venute lungo il cammino verso l’edicola, il bar, la libreria, il supermercato. Per questo Golena ha un passo narrativo e una sorta di pensiero unico… Questa raccolta, infatti, è nata come un pensare senza soluzione di continuità. C’è un discorso unitario e non ho dovuto lavorare per organizzare l’ordine delle poesie, sono andate a posto quasi da sole. “Che la memoria sia questo tornare a casa / a ogni giro di boa / per riempire il paniere di nomi?”: le origini, il passato, le radici, la terra, la sacralità del grande fiume sono temi centrali nelle poesie eppure Golena ha uno sguardo lucido e preciso sul presente e un occhio quasi profetico sul futuro…
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Acufeni
Ci sono domeniche di nebbia
a caligine che scende sulla bassa come fosse un pianoro
docile e bagnata
slavina le ore e le condensa tra le tredici e
quel che resta di luce
la bolla d’aria che sospesa nella testa
ti naviga dentro e intorno
ti accorgi dopo
che non se ne va più. Continua a leggere