
Patrick Caulfield was one of the pioneers of British Pop Art, his work is my favourite from a British artist and I actually bought, ‘I’ve only the
Jules Laforgue nasce il 16 agosto 1860 a Montevideo, da una famiglia di origine bretone. All’età di circa sei anni fa ritorno con i suoi in Francia e si stabilisce a Tarbes, nei Pirenei, città natale del padre, dove compie i suoi studi liceali. Nel 1876 si sposta con la famiglia a Parigi, prima in rue des Moines, poi al n. 5 di rue Berthelot. Ma ben presto i suoi tornano a Tarbes, tranne la sorella, che però non tarderà anch’essa a lasciarlo. Frattanto è diventato segretario del critico e storico dell’arte Charles Ephrussi (poi direttore della Gazette des Beaux-Arts). Nasce il suo amore per l’arte figurativa, per la pittura impressionista, per le stampe e le acqueforti, e il suo gusto del lugubre: ama i pittori di danze macabre; lui stesso, versato nel disegno, infiora i suoi manoscritti di figure di scheletri, spesso abbigliati in toga o in frac. Sempre in questo periodo di vita parigina stringe amicizia con Sandah Mahali (Madame Mültzer), con Charles Henry, con Paul Bourget, con Gustave Kahn (e ai due ultimi dedicherà le Complaintes e l’Imitation de Notre-Dame la Lune). Per interessamento di Charles Ephrussi è nominato lettore privato dell’imperatrice tedesca Augusta (1881). Nello stesso anno gli muore il padre (la madre gli era mancata nel 1877); con la sorella Maria si trova ad essere l’unico sostegno di una numerosa famiglia. In Germania rimarrà, a Berlino, a Coblenza, a Baden, dal dicembre del 1881 fino al settembre del 1886, con frequenti ritorni in Francia e a Parigi. La lettura alla vecchia imperatrice gli occupa poco tempo; dispone quindi di molte ore da dedicare alla sua « vie de dilettante », al suo lavoro di poeta, ai suoi scritti filosofici e critici, all’annotazione di impressioni, osservazioni e pensieri, alle sue acqueforti. Ha inoltre frequenti occasioni di muoversi, di viaggiare, accompagnando la sovrana in tutti i suoi trasferimenti. In Germania legge Hartmann, Hegel, Spinoza, e s’inizia alla musica. Dopo le molte passioni platoniche del periodo francese, ama per un anno una misteriosa R., probabilmente una dama di corte dell’imperatrice. Nel gennaio 1886 conosce a Berlino Miss Leah Lee, giovane insegnante d’inglese, donna gracile e come lui debole di polmoni. Lasciato nel settembre 1886 il suo posto di lettore, la sposa a Londra nel gennaio 1887 e si stabiliscono a Parigi. Accasciato dalle ristrettezze economiche e dalla poca salute muore in questa città il 20 agosto 1887 nella più assoluta miseria. La giovane moglie non tarderà a seguirlo, dopo meno di un anno.
Opere: Les complaintes (1885); Imitation de Notre-Dame la Lune (1886); Le Concile féerique (1886). Postumi apparvero le Moralités légendaires (sei racconti filosofici in prosa, 1887) e i Derniers vers (1890). Le Sanglot de la Terre, 29 liriche scritte fra il 1878 e il 1883, fu pubblicato nell’edizione delle Poésies complètes (1903); Œuvres Complètes (1924-25).
Luciana Frezza da: « Poesie, di Jules Laforgue ». Prefazione, traduzione, note e bibliografia a cura di Luciana Frezza, Lerici, Milano 1965
La première nuit
Voici venir le soir doux au vieillard lubrique.
Mon chat Mürr, accroupi comme un sphinx héraldique,
Contemple inquiet de sa prunelle fantastique
Monter à l’horizon la lune chlorotique.
C’est l’heure où l’enfant prie, où Paris-Lupanar
Jette sur le pavé de chaque boulevard
Les filles aux seins froids qui sous le gaz blafard
Vaguent flairant de l’œil un mâle de hasard.
Moi, près de mon chat Mürr, je rêve à ma fenêtre.
Je songe aux enfants qui partout viennent de naître,
Je songe à tous les morts enterrés d’aujourd’hui.
Et je me figure être au fond du cimetière
Et me mets à la place en entrant dans leur bière
De ceux qui vont passer là leur première nuit.
La prima notte
Ecco scende la sera, dolce al vecchio lascivo.
Murr il mio gatto siede come araldica sfinge
contempla, inquieto, con la sua pupilla fantastica
viaggiare all’orizzonte la luna clorotica.
E’ l’ora nella quale l’infante prega, dove Parigi-fogna
getta sul pavimento dei viali
le sue falene dai seni freddi che, sotto la luce spettrale
del gas, l’occhio che fiuta un maschio casuale.
Ma, presso il mio gatto Murr, sogno alla finestra.
Penso a bambini che ovunque, in questo istante, sono nati.
Penso a tutti i morti sotterrati oggi.
E mi figuro d’essere in fondo al cimitero,
e entrando nelle bare, mi metto al posto
di quelli che qui passeranno la loro prima notte.
(Da Singhiozzi della terra)
Dimanches
Hamlet : Have you a daughtcr?
Polonius : I have, my lord.
Hamlet : Let her not walk in the sun :
conception is a blessing; but not as your
daughter may conceive.
Le ciel pleut sans but, sans que rien l’émeuve,
Il pleut, il pleut, bergère! sur le fleuve…
Le fleuve a son repos dominical;
Pas un chaland, en amont, en aval.
Les Vêpres carillonnent sur la ville,
Les berges sont désertes, sans idylles.
Passe un pensionnat (ô pauvres chairs!)
Plusieurs ont déjà leurs manchons d’hiver
Une qui n’a ni manchon, ni fourrures
Fait, tout en gris, une pauvre figure.
Et la voilà qui s’échappe des rangs,
Et court! Ô mon Dieu, qu’est-ce qu’il lui prend
Et elle va se jeter dans le fleuve.
Pas un batelier, pas un chien Terr’Neuve.
Le crépuscule vient; le petit port
Allume ses feux. (Ah! connu, l’décor!)
La pluie continue à mouiller le fleuve,
Le ciel pleut sans but, sans que rien l’émeuve.
Domeniche
Amleto : Avete una figlia?
Polonio : Sì, mio signore.
Amleto : E allora state attento che non
passeggi al sole : concepire è una bene-
dizione, ma non certo nel modo in cui
potrebbe concepire vostra figlia.
Piove senza uno scopo, un nulla che commuova il cielo,
Piove, pastora, piove sopra il fiume…
Il fiume ha il suo domenical riposo.
Non una chiatta, né a monte né a valle.
Sulla città lo scampanio dei Vespri,
Le rive son deserte, senza idilli.
Passano le educande (o che povere carni!)
Con l’invernale manicotto alcune.
Una senza pelliccia o manicotto
Fa, tutta in grigio, misera figura.
Ed ecco scappa fuori dalle righe
E corre! Santiddio, che mai le ha preso?
Va a buttarsi nel fiume.
Ci fosse un barcaiolo, un terranova.
Il crepuscolo giunge; il porticciuolo
Accende le sue luci. (Scenario conosciuto!).
Sempre continua a piovere sul fiume,
Piove senza uno scopo, un nulla che commuova il cielo.
Clair de lune
Penser qu’on vivra jamais dans cet astre,
Parfois me flanque un coup dans l’épigastre.
Ah! tout pour toi, Lune, quand tu t’avances
Aux soirs d’août par les féeries du silence!
Et quand tu roules, démâtée, au large
A travers les brisants noirs des nuages!
Oh! monter, perdu, m’étancher à même
Ta vasque de béatifiants baptêmes!
Astre atteint de cécité, fatal phare
Des vols migrateurs des plaintifs Icares!
Oeil stérile comme le suicide,
Nous sommes le congrès des las, préside;
Crâne glacé, raille les calvities
De nos incurables bureaucraties;
O pilule des léthargies finales,
Infuse-toi dans nos durs encéphales!
O Diane à la chlamyde très-dorique,
L’Amour cuve, prend ton carquois et pique
Ah ! d’un trait inoculant l’être aptère,
Les coeurs de bonne volonté sur terre!
Astre lavé par d’inouïs déluges,
Qu’un de tes chastes rayons fébrifuges,
Ce soir, pour inonder mes draps, dévie,
Que je m’y lave les mains de la vie!
Chiaro di luna
Pensare che mai nessuno vivrà su quell’astro
talvolta mi sferra un colpo all’epigastro.
Ah, tutto per te, Luna, quando avanzi
nelle sere d’agosto attraverso le fantasmagorie del silenzio!
E quando disalberata fili al largo
per i neri frangenti delle nubi!
Oh! salire, e perdutamente dissetarmi
alla fonte dei tuoi beatifici battesimi!
Astro accecato, faro fatale
dei voli migratori degl’Icari gementi!
Occhio sterile come il suicidio,
noi siamo il congresso degli stanchi, e tu presiedi!
Cranio lustro, schernisci la calvizie
delle nostre incurabili burocrazie;
o pillola delle finali letargie,
trasfonditi nei nostri duri encefali!
O Diana dalla doricissima clamide,
l’amore fermenta, prendi la tua faretra e sulla terra
pungi i cuori di buona volontà
con un dardo che inoculi l’essere aptero!
Astro lavato da inauditi diluvi,
qualche tuo casto raggio febbrifugo
si svii, stasera, per inondare le mie coltri,
in lui mi laverò le mani dalla vita!
La cigarette
Qui, ce monde est bien plat: quant à l’autre, somettes.
Moi, je vais résigné, sans espoir à mon sort,
et pour tuer le temps, en attendant la mort,
Je funte au nez des dieux de fines cigarettes.
Allez, vivants, luttez, pauvres futurs squelettes.
Moi, le méandre bleu qui vers le ciel se tord
me plonge en une extase infinie et m’ endort
comme aux parfums mourants de mille cassolettes.
Et j’entre au paradis, fleuri de reves clairs
où l’on voit semeler en valses fantastiques
des éléphants en rut à des chreurs de moustiques.
Et puis, quand je m’éveille en songeant à mes vers,
je contemple, le creur plein d’une douce joie,
mon cher pouce roti comme une cuisse d’oie.
da Le sanglot de la terre
.
La sigaretta
Sì, questo mondo è piatto, e quanto all’altro, frottole.
Senza speranza vado mansueto alla mia sorte;
per ammazzare il tempo, aspettando la morte,
fumo in faccia agli dei sottili sigarette.
Su, viventi, affannatevi, o scheletri futuri.
Me, l’azzurro meandro che verso il cielo si torce
mi sprofonda in un’estasi infinita e m’addorme
come ai morenti aromi di mille bruciatori.
Ed entro nel fiorito eden dai sogni chiari,
dove elefanti in fregola si intrecciano alla fioca
danza delle zanzare, in fantasiosi valzer.
E quando poi pensando ai miei versi mi scuoto,
contemplo, il cuore pieno di dolce gioia, il caro
mio pollice arrostito come un cosciotto d’oca.
Pour le livre d’amour
Je puis mourir demain et je n’ai pas aimé.
Mes lèvres n’ont jamais touché lèvres de femme,
Nulle ne m’a donné dans un regard son âme,
Nulle ne m’a tenu contre son cœur pâmé.
Je n’ai fait que souffrir, pour toute la nature,
Pour les êtres, le vent, les fleurs, le firmament,
Souffrir par tous mes nerfs, minutieusement
Souffrir de n’avoir pas d’âme encore assez pure.
J’ai craché sur l’amour et j’ai tué la chair!
Fou d’orgueil, je me suis roidi contre la vie!
Et seul sur cette Terre à l’Instinct asservie
Je défiais l’Instinct avec un rire amer.
Partout, dans les salons, au théâtre, à l’église,
Devant ces hommes froids, les plus grands, les plus fins,
Et ces femmes aux yeux doux, jaloux ou hautains
Dont on redoraient chastement l’âme exquise,
Je songeais: tous en sont venus là! J’entendais
Les râles de l’immonde accouplement des brutes!
Tant de fanges pour un accès de trois minutes!
Hommes, soyez corrects ! ô femmes, minaudez!
.
Per il libro d’amore
Posso morir domani e non ho amato.
Le labbra mie non hanno mai toccato labbra di donna,
Nessuna m’ha donato l’anima in uno sguardo,
E nessuna m’ha stretto sul suo cuore estasiato.
Non faccio che soffrire, per tutta la natura,
Gli esseri, il vento, i fiori, il firmamento,
Soffrir con tutti i nervi, pienamente
Soffrir per non aver l’anima ancora a sufficienza pura.
Sputato ho sull’amore ed ucciso la carne!
Mi son folle d’orgoglio irrigidito contro la vita!
E solo sulla Terra all’istinto asservita
Io sfidavo l’istinto con un amaro riso.
Nei salotti, a teatro, in chiesa, ovunque
Innanzi a uomini freddi, raffinati, importanti,
Ed a donne dagli occhi dolci, gelosi o alteri
A cui rindoreremmo castamente
L’anima lor squisita.
Pensavo: tutti lì sono giunti! Udivo
Gli ansiti dell’immonda congiunzione dei bruti!
Quanto fango per uno sfogo di tre minuti!
Maschi, siate corretti! Donne, datevi alle moine.
.
Complainte de l’organiste de Notre-Dame de Nice
Voici que les corbeaux hivernaux
Ont psalmodié parmi nos cloches,
Les averses d’automne sont proches,
Adieu les bosquets des casinos.
Hier, elle était encor plus blême,
Et son corps frissonnait tout transi,
Cette église est glaciale aussi!
Ah! nul ici-bas que moi ne l’aime.
Moi! Je m’entaillerai bien le cœur,
Pour un sourire si triste d’elle!
Et je lui en resterai fidèle
À jamais, dans ce monde vainqueur.
Le jour qu’elle quittera ce monde,
Je vais jouer un Miserere
Si cosmiquement désespéré
Qu’il faudra bien que Dieu me réponde!
Non, je resterai seul, ici-bas,
Tout à la chère morte phtisique,
Berçant mon cœur trop hypertrophique
Aux éternelles fugues de Bach.
Et tous les ans, à l’anniversaire,
Pour nous, sans qu’on se doute de rien,
Je déchainerai ce Requiem
Que j’ai fait pour la mort de la Terre!
Lamento dell’organista di Notre-Dame di Nizza
Ecco, i corvi invernali
Han salmodiato in mezzo alle campane,
I rovesci d’autunno son vicini,
Addio piccoli boschi dei casini.
Ieri era ancor più livida,
Rabbrividiva tutta intirizzita,
Ed è gelida pure questa chiesa!
Ah tranne me quaggiù nessuno l’ama!
Io, io mi ferirei senz’altro il cuore
Per un dei suoi sorrisi così tristi!
E per sempre le resterò fedele
In questo mondo che ci spadroneggia.
II giorno in cui la terra lascerà
Mi metterò a suonare un Miserere
Così cosmicamente disperato
Che Dio dovrà rispondermi per forza!
Purtroppo resterò solo quaggiù,
Dedito a quella cara morta tisica,
Cullando il cuore mio troppo ipertrofico
Con le fughe di Bach imperiture.
E tutti gli anni, nel suo anniversario,
Per noi due, senza che nessun lo immagina,
Scatenerò il mio Requiem
Composto per la morte della Terra
Luciana Frezza è nata a Roma nel 1926 dove muore nel 1998. Oltre alla attività di traduttrice dei poeti simbolisti francesi ha scritto le seguenti opere di poesia:
Cefalù ed altre poesie (Sciascia 1958),
La farfalla e la rosa (Feltrinelli 1962),
Cara Milano (Neri Pozza 1967),
Tempo di speranza (Neri Pozza 1971),
La tartaruga magica (Florida 1984),
Ventiquattro pezzi facili (Cominiana 1988),
Parabola sub (Empiria 1990).
Agenda, per All’insegna del pesce d’oro, Scheiwiller 1994 (postuma).ISBN/ISMN:88-444-1259-4
Comunione col Fuoco. Tutte le poesie, Editori Internazionali Riuniti 2013 (postuma). ISBN 9788835993346