Archivi del giorno: 20 gennaio 2015

POESIE INEDITE di Sabino Caronia  La ferita del possibile SUL TEMA DELL’UTOPIA O DEL NON-LUOGO con un Commento di Marco Onofrio

Eidetica

Eidetica

L’isola dell’utopia è quell’isola che non esiste se non nell’immaginazione dei poeti e degli utopisti. L’Utopìa (il titolo originale in latino è Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia), è una narrazione di Tommaso Moro, pubblicato in latino aulico nel 1516, in cui è descritto il viaggio immaginario di Raffaele Itlodeo (Raphael Hythlodaeus) in una immaginaria isola abitata da una comunità ideale.”Utopia“, infatti, può essere intesa come la latinizzazione dal greco sia di Εὐτοπεία, frase composta dal prefisso greco ευ– che significa bene eτóπος (tópos), che significa luogo, seguito dal suffisso -εία (quindi ottimo luogo), sia di Οὐτοπεία, considerando la U iniziale come la contrazione del greco οὐ(non), e che cioè la parola utopia equivalga a non-luogo, a luogo inesistente o immaginario. Tuttavia, è molto probabile che quest’ambiguità fosse nelle intenzioni di Moro, e che quindi il significato più corretto del neologismo sia la congiunzione delle due accezioni, ovvero “l’ottimo luogo (non è) in alcun luogo“, che è divenuto anche il significato moderno della parola utopia. Effettivamente, l’opera narra di un’isola ideale (l’ottimo luogo), pur mettendone in risalto il fatto che esso non possa essere realizzato concretamente (nessun luogo).

sabino caronia

sabino caronia

Sabino Caronia, critico letterario e scrittore, romano, ha pubblicato le raccolte di saggi novecenteschi: L’usignolo di Orfeo (Sciascia editore, 1990) e Il gelsomino d’Arabia (Bulzoni, 2000); ha curato tra l’altro i volumi Il lume dei due occhi. G.Dessì, biografia e letteratura (Edizioni Periferia, 1987) e Licy e il Gattopardo  (Edizioni Associate, 1995). Ha lavorato presso la cattedra di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Perugia e ha collaborato con l’Università di Tor Vergata, con cui ha pubblicato tra l’altro Gli specchi di Borges (Universitalia, 2000). Membro dell’Istituto di Studi Romani e del Centro Studi G. G. Belli, autore di numerosi profili di narratori italiani del Novecento per la Letteratura Italiana Contemporanea (Lucarini Editore), collabora ad autorevoli riviste, nonché ad alcuni giornali, tra cui «L’Osservatore Romano» e «Liberal». Suoi racconti e poesie sono apparsi in diverse riviste. Ha pubblicato i romanzi L’ultima estate di Moro (Schena Editore, 2008), Morte di un cittadino americano. Jim Morrison a Parigi (Edilazio EdiLet, 2009), La cupa dell’acqua chiara (Edizioni Periferia, 2009) e la raccolta poetica Il secondo dono (Progetto Cultura, 2013).

Sabino Caronia la sua Musa

la Musa Clio evocata dal poeta Sabino Caronia

Commento di Marco Onofrio

Sabino Caronia è un autore per il quale la letteratura non ha mai cessato di avere valore cultuale; e questo può accadere non soltanto perché la letteratura, di fatto, coincide con l’essenza della sua vita, ma anche perché lui stesso – resistendo alle sirene modaiole e “minimal chic” del disincanto, della dismissione, del “pensiero debole” a tutti costi – si ostina a conferirle (e a riconoscervi) un’“aura” di pressoché intatta globalità, sintetizzante esperienze ed epoche, vivendola e praticandola a mo’ di religione laica, di impegno civile verso i significati profondi dell’uomo, in un percorso che dagli «acquitrini del tempo» non rinuncia a cercare, tenacemente, i varchi per l’invisibile «sulla soglia del cuore del mistero». L’apertura della dicibilità del mondo, in altre parole, non è mai venuta meno alla sua penna. Per lui, dunque, l’«usignolo / che cantava  nel bosco» non è soltanto un ricordo perduto, ma una viva realtà: cantava, e continua a cantare, malgrado gli orrori della storia (Dopo Auschwitz). Caronia oltrepassa la destituzione di fondamento e, pur attraversando le suture nevralgiche della grande frattura moderna, assimila ad un’opzione durevole di “canto”, quasi respiro irrinunciabile, tutte le stratificazioni  delle sue smisurate letture. Continua a leggere

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