TRE POESIE di Uwe Greßmann (Germania, 1933- 1969) Ricordo di un poeta: Uwe Greßmann “All’uccello primavera”  a cura di Stefanie Golisch

 uwe gressmann

 Ricordo di un poeta a cura di Stefanie Golisch

 Il padre non vidi mai, la madre per tre settimane all’incirca, per il resto sono vissuto tra estranei. 

                                                                            Uwe Greßmann

Poesie apparentemente piccole. Un poco naif. Chi è l’autore?

Uwe Greßmann nasce nel maggio 1933 a Berlino. Cresce in orfanotrofi. Bambino di salute fragile. Dopo la guerra si ammala di tubercolosi, malattia all’epoca difficilmente guaribile. Senza nessuna guida, abbandona la scuola e comincia a lavorare come manovale, sopravvivendo faticosamente all’estremo margine della società. Greßmann vive a Berlino Est. Nell’euforia politica di quegli anni, per un uomo come lui non c’è posto.

uwe gressmann 2E’ un lettore avido. Autodidatta. Legge tutto ciò che gli capita. Senza sistema. Senza proposito se non quello di comprendere se stesso e di trovare il suo posto in un mondo che non gli aveva assegnato alcun posto.

Vive in sottoaffitto, riempiendo la sua stanza di libri e carte. Scrive senza tregua come se sapesse – e sicuramente lo sapeva – che avrebbe avuto solo pochissimo tempo.

Nonostante che la sua filosofia poetica certamente non fosse conforme alla politica culturale della DDR, nel 1966 pubblica il suo unico volume di poesie sotto il titolo Der Vogel Frühling, L’uccello primavera, una raccolta di delicate liriche senza tempo e senza modelli letterari. Versi apparentemente semplici che nascono però da una profonda conoscenza della sofferenza degli uomini e dei lati oscuri della vita come un si alla vita che abbraccia indistintamente ombra e luce, perdenti e vincitori.

Nel 1969, a 36 anni, muore in seguito alla malattia.

Tempi bui, voce piccola di un uomo solitario, che, come testimoniano coloro che si ricordano ancora di lui, appariva egli stesso come un grande uccello nel suo sempre stesso capotto consunto, una presenza strana, incomprensibile e forse un poco inquietante, facile da dimenticare in un battibaleno.

uwe gressmann

uwe gressmann

 An den Vogel Frühling

Daunen dringen aus dir.
Davon kommen die Blumen und Gräser.
Federn grünen an dir.
Davon kommt der Wald.
Grüne Lampen leuchten in deinem Gefieder.
Davon bist du so jung.
Mit Perlen hat dich dein Bruder behaucht, der Morgen.
Davon bist du so reich.
Uralter, du kommst aus dem Reich der mächtigen Sonne.
Darum kommen Menschen und Tiere, und: Erde,
Dich zu empfangen.
Da du sie eine Weile besuchst,
Sind sie erlöst und dürfen das weiße Gefängnis verlassen,
In das sie der Winter gesperrt hat.
Und davon kommen die Sänger,
Die dich besingen.
Frühling, du lieblicher.
Du richtest den Kopf hoch.
Davon ist der Himmel so blau.
Und es wärmt uns alle dein gelbes Auge.
Und du siehst uns an.
Und darum leben wir.

 

All’uccello primavera

Piume nascono da te.
Da esse sorgono fiori e erbe.

Penne verdeggiano in te.
Da esse sorge il bosco.

Lampade verdi illuminano il tuo piumaggio.
Queste ti rendono così giovane.

Tua sorella, la mattina, ti ha addobbato di perle.
Per questo sei così ricca.

Vecchia, tu vieni dal regno del sole potente.
Per questo vengono uomini e animali e: la terra
Per accoglierti.
Poiché tu venga a trovarli per un breve istante,
Essi sono salvi e possono lasciare la bianca prigione
dell’inverno.

Da te provengono i cantatori
Che ti cantano.

Primavera, amabile.
Tu alzi la testa.
Per questo il cielo è così blu.

Il tuo occhio giallo scalda tutti noi.
Ci guardi.
Per questo siamo vivi.

Ernst Hassebrauk, Landstrasse im Fruehlingswind

Ernst Hassebrauk, Landstrasse im Fruehlingswind

Moderne Landschaft

.
Stahlbäume wachsen auf den Bürgersteigen;
Und es zweigen die Drähte
von Baum zu Baum.
Darunter brüllen
Die elektrischen Tiere
Mit Menschen im Herzen vorüber.
Und so mancher gehet vorbei dort
Und findet nichts weiter dabei;
Denn die steinerne Landschaft
Ist ja auch seine Mutter.

Paesaggio moderno

Alberi d’acciaio crescono sui marciapiedi;
Da albero in albero
Si arrampicano rami di filo di ferro.
Laggiù urlano
Gli animali elettrici
Che tengono uomini nel cuore.
Tanti ci passano
E non trovano nulla di strano;
Poiché il paesaggio di pietra
È anche la loro madre.

Werner Haselhuhn, Herbstliche Baumlandschaft, 1994

Werner Haselhuhn, Herbstliche Baumlandschaft, 1994

An die Sonne

Ein Steuermann bist du
Und schickst die Erde aus dem Hafen.
Daß sie über die Wolken hinweg fahre,
Dein von uns bewohntes Schiff.

Die Flotte der Sterne
Kennen die Menschen wenig.
Und wenn du sie uns auch schilderst:
Wie sollten wir davon auch nur ein Wort verstehen?

Das ist uns eben zu hoch.
Da oben am Himmel.

Al sole

Sei il timoniere,
Tu guidi il mondo fuori dal porto.
Che esso navighi sopra le nuvole,
nella tua nave abitata da noi.

Poco conosciamo noi uomini
La flotta di stelle.
E anche se tu ce la raccontassi:
Come potremo comprendere una sola parola?

E troppo in alto per noi.
Lassù in cielo.

(Traduzione di Stefanie Golisch)

Stefanie Golisch, scrittrice e traduttrice è nata nel 1961 in Germania e vive dal 1988 in Italia. Ultime pubblicazioni in Italia: Luoghi incerti, 2010. Terrence Des Pres: Il sopravvivente. Anatomia della vita nei campi di morte. A cura di Adelmina Albini e Stefanie Golisch, 2013. Ferite. Storie di Berlino, 2014.

6 commenti

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6 risposte a “TRE POESIE di Uwe Greßmann (Germania, 1933- 1969) Ricordo di un poeta: Uwe Greßmann “All’uccello primavera”  a cura di Stefanie Golisch

  1. Sono sempre stato convinto che bastano tre poesie per sentire il polso di un poeta, e Uwe Gressmann è un poeta di rango. E’ sufficiente pensare a come tratta un tema così consunto e così pericoloso come la “primavera” per renderci conto che siamo davanti ad un poeta. basta leggere alcune immagini che sembra di guardarle, di trovarci davanti ad un quadro:

    Lampade verdi illuminano il tuo piumaggio

    Tua sorella, la mattina, ti ha addobbato di perle.

    È una poesia da guardare piuttosto che da leggere, ricca di immagini allucinate:

    Alberi d’acciaio crescono sui marciapiedi;
    Da albero in albero
    Si arrampicano rami di filo di ferro

    L’allucinazione va di pari passo con una sapiente e consapevole capacità compositiva, che alterna momenti di pausa e velocità improvvise, modulando i toni e i semi toni, i colori caldi con quelli freddi…

  2. Non conoscevo questo poeta ed è una piacevole scoperta…i paragoni sono sempre sbagliatissimi e non vorrei risultare blasfemo, però a tratti mi ricorda Bertold Brecht (soprattutto in “Moderne Landschaft”)

  3. di questi apparentemente piccoli uomini e dei loro cappotti consunti c’è bisogno: la vera poesia è samizdat, e ci vuole una buona memoria

  4. per me è un grande, propongo una rilettura

  5. Grazie caro Flavio ad averne riproposto la lettura, ogni tanto bisogna andare a rileggere i poeti che abbiamo pubblicato. Apprezzo in particolare le immagini di questo poeta, piene di fili di ferro e di acciaio, i marciapiedi, i fili elettrici, gli animali elettrici; c’è il ricordo dell’espressionismo tedesco ma ci sono anche e soprattutto quegli spazi vuoti tra una immagine e l’altra, tra un verso e l’altro. ed è questo che fa la vera poesia (lo ripetiamo qui per chi voglia intendere) senza spazi vuoti, senza le resistenze interne tra una immagine e l’altra, senza gli attriti (non semantici, almeno non solo quelli…) ma tra una proposizione e l’altra, non si costruisce poesia ma si fa prosa. Magari amabile e ottima prosa, ma prosa. Ecco perché mi sforzo di continuo di richiamare l’attenzione dei poeti su una maggiore attenzione all’ombra, agli spazi vuoti tra le immagini, quegli spazi vuoti di cui è maestro ineguagliabile Tranströmer.

  6. Grazie caro Flavio ad averne riproposto la lettura, ogni tanto bisogna andare a rileggere i poeti che abbiamo pubblicato. Apprezzo in particolare le immagini di questo poeta, piene di fili di ferro e di acciaio, i marciapiedi, i fili elettrici, gli animali elettrici; c’è il ricordo dell’espressionismo tedesco ma ci sono anche e soprattutto quegli spazi vuoti tra una immagine e l’altra, tra un verso e l’altro. ed è questo che fa la vera poesia (lo ripetiamo qui per chi voglia intendere) senza spazi vuoti, senza le resistenze interne tra una immagine e l’altra, senza gli attriti (non semantici, almeno non solo quelli…) ma tra una proposizione e l’altra, non si costruisce poesia ma si fa prosa. Magari amabile e ottima prosa, ma prosa. Ecco perché mi sforzo di continuo di richiamare l’attenzione dei poeti su una maggiore attenzione all’ombra, agli spazi vuoti tra le immagini, quegli spazi vuoti di cui è maestro ineguagliabile Tranströmer.

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