Archivi del giorno: 29 settembre 2014

SHIBATA TOYO: IL GERGO POETICO INTERNAZIONALE DELLA POESIA GIAPPONESE con un commento di Valerio Gaio Pedini

Tokyo

Tokyo

Shibata Toyo (1911-2013) è una poetessa giapponese che con i suoi versi semplici e pieni di speranza ha conquistato milioni di lettori”. Ora mi chiedo seriamente cosa volesse indicare Mondadori quando sul risvolto di copertina di Rialzati E Sorridi, ha vergato questa nota redazionale. O meglio, mi chiedo come faccia una poetessa che scrive:

“Preferisco il cavallo
che, pur trovandosi
dietro a tutti gli altri,
al momento giusto
fende il vento e con tutto se stesso
riguadagna posizioni.
“Forza,
non mollare!”
urlo verso il televisore.

Anche se all’inizio sei ultimo,
se ti impegni puoi arrivare primo.
Tu, di certo,
puoi farcela!”

a destare speranza?

Shibata Toyo 5 A me pare solo un’inguarnitura di pessima retorica che cerca di sedurre il lettore, dandogli credenziali del tutto superflue: una poesia priva di storia, di simbolo e permeata di assunti del buonismo.
Eppure 2 milioni di copie sono state vendute. Il che mi ricorda il successo di poetesse posticce come la Lamarque, che in Italia, hanno destato una disarmante meraviglia.
Ma tornando alla poetessa ultracentenaria “accidentalmente” defunta l’anno scorso, possiamo ben catalogarla nella poesia democratica, retorica, totalmente in gergo internazionale dei giorni nostri: una poesia da toilette e da diario.
Altro appunto che è doveroso fare è quello che pone questa poetessa alla stregua della poesia tradizionale giapponese. Pur rimanendo sul piano dell’immediatezza la poetessa giapponese rimane in superficie, la sua costruzione riecheggia e ripercorre la rammemorazione.

Quando ero in piedi accanto alla porta di servizio
o piangevo davanti al lavandino
perché sul posto di lavoro
qualcuno mi aveva trattato male,
da qualche parte
un grillo cantava.
“Tieni duro! Tieni duro!”
mi diceva coi suoi cri cri.

Sono passati ottant’anni
e da allora
i grilli sono miei amici.

Shibata Toyo

Shibata Toyo

 Si desume qui una poetica diaristica, a posteriori, un po’ come in un caso spiccatamente italiano della poetica più popolare che risponde al nome di Alda Merini. Ora, chiaramente, una poesia così soggettiva perde di significato e di profondità tipica della poetica orientale e anche, se si cerca una dimensione tradizionale come quella del grillo, la poesia rimane scevra di significante e pure di significato.
Ma pare che questo tipo di poetica sia ampiamente apprezzata dal pubblico che, senza qualche parolina di tenerezza, contrastata dall’assunzione del dolore, si sente disorientato.
Ancora più delicata e, per quanto delicata, totalmente ridicola e “sugherina” è la poesia “Al cielo”, in cui ravviso una sconcertante beffa a chi in un letto d’ospedale non sia propriamente felice e non pensi al colore del cielo.

Il cielo che si vede
dal letto
dell’ospedale
è sempre delicato.

Le nuvole che danzano
mi fanno sorridere,
e i tramonti
mi mondano il cuore.

Domani però sarò dimessa.
Grazie
per questo mese!

Da casa
ti saluterò agitando una mano
per dirti che non ti ho dimenticato!

È questa una poetica della sublimazione dell’ottimismo e della speranza, che più che rendere speranzosi deve farci seriamente preoccupare per il gergo poetico internazionale e la sua ormai protratta crisi. Qui, ognuno, con dei begli intarsi di ottimismo, può diventare il poeta più riconoscibile:

Ehi,
ma cosa è successo?
Mentre guardavo la televisione
non potevo far altro che unire le mani in preghiera.

Immagino che il cuore di tutti voi
sia tuttora agitato da scosse di assestamento
e che le vostre ferite si stiano ulteriormente
approfondendo.
Su quelle ferite
vorrei applicare una medicina.
E’ il desiderio di tutti
e credo che ne sarei in grado anch’io.
Fra non molto compirò cento anni
e il giorno in cui andrò in cielo
è ormai prossimo.

In quel momento mi trasformerò nei raggi del sole
e in una delicata brezza,
e vi sosterrò.

Probabilmente d’ora in avanti
dovrete affrontare molti giorni duri,
ma di certo prima o poi un nuovo giorno inizierà.
Non perdetevi d’animo!

Shibata Toyo

Shibata Toyo

 A proposito di terremoto, si ha quell’epicentro della scontatezza retorica che sconfina in una banalità che mette i brividi. Eppure questa poetessa è commovente: nel senso che commuove, per il suoi versi pietosi e patetici, nel senso che la sua poetica è tanto speranzosa quanto demoralizzante.
Al che mi ricorda un po’ la poetica una poetessa italiana, che risponde al nome di Rita Rotondi, mia nonna (1943-2005), che, dato che voleva fare la scrittrice, ho il piacere di presentare come autrice del tutto inedita, affinché venga anche lei riconosciuta come poetessa, poiché se Toyo ha “grandi capacità” poetiche mia nonna non è da meno.

Shibata Toyo

Shibata Toyo

 

 

 

 

 

 

 

Lo zio della scienza

la la la la la la in coro
con tanto amore per il prossimo
lo zio scienziato con la mano
e la forza della mente guariva
in fretta e bene, lo faceva anche per la maternità
quello era il suo forte
le trasmetteva tanto bene
che tutto il suo cuore per la fede del bambino Gesù
che tanto era in lui.
Con una grande carica come un robot risolveva problemi della
gente bisognosa d’aiuto
usava anche il bisturi in caso di necessità
ci voleva pure quello la mano no bastava
studiava faceva esperimenti per quella medicina
con attenzione quante notti lui sempre lì nel suo
studio con grande attenzione e forza di volontà per il prossimo
di non sbagliare un piccolo errore si poteva anche morire
questo era lo zio della scienza
che tanto bene faceva al servizio dell’umanità.
E quando la fine per quel lui
calmo tranquillo come niente fosse con una carezza
e tanto coraggio il sorriso sulle labbra lui dava
per quella morte che doveva
venire per bene
era ammirato da tutti quelli che lo conoscevano
e intanto scherzavano e gli dicevano chissà se
la tua radice va avanti lui calmo tranquillo
diceva “La radice dell’erba che cresci i fiori il cielo”
le stelle la luna il sole vanno sempre avanti e mai
si fermeranno per il servizio dell’umanità.
la la la la la la la
lo zio della scienza era così.

Ora pare logico considerare la poesia di Toyo invidiabile da mia nonna, che raggiunse certi apici poetici, come “Lo zio della scienza” che, senza che mia nonna lo sapesse, riproduceva la metrica libera di Apollinaire, senza punteggiatura, e tutta la generazione delle poetesse future. In effetti possiamo considerare mia nonna come una delle poetesse più singolari ed encomiabili della poesia femminile del Novecento, immeritatamente non pubblicata e non considerata dalla critica, che poi ha prodotto “poetesse” come Shibata Toyo.
Però, messe da parte ironie varie, il problema è terribilmente serio e grave: ora, non solo la poesia italiana deve porsi domande, ma anche il gergo poetico internaionale ed in particolar modo quella giapponese, che si è ritrovata in una coltre di occidentalizzazione della versificazione. Che la poesia si sia ridotta ad un gergo globale a buonismo e posticcismo? Che sia il posticcismo il fronte poetico di tendenza? Si può continuare a credere che in tutto questo ci sia qualcosa da salvare e guardare il cielo per capire il perché di tale scempio, o, se no, ragionare e non smettere di fare le proprie osservazioni.
La poesia globale è in coma, è doveroso rianimarla con un po’ di belligeranza.

(Valerio Gaio Pedini)

(Poesie tratte da Rialzati e sorridi, Mondadori, Traduzione di Andrea Maurizi)

Shibata Toyo

Shibata Toyo

 

 

 

 

 

 

 

A TE

Un’intelligenza maligna ti ha sottratto
i soldi risparmiati
per la famiglia.
Quanta frustrazione e amarezza
Avrai provato?
Più si è onesti
e più si viene truffati.
Incolpi te stesso?
Fatti forza,
dimentica poco alla volta
e fatti coraggio.

Di te
Qualcuno si preoccupa.
Non hai forse una famiglia?

Ehi, di certo
Soffierà presto un vento propizio!

.
TRAMONTO

Quando chiudo la porta,
dopo aver terminato la cena
cucinata dalla badante,
dalla casa vicino
mi giungono le voci sorridenti
di una famiglia.

Mio figlio e sua moglie
come staranno?

In lontananza, le stelle nel cielo serale
baluginano simili a lacrime.

.
A ME STESSA

La badante
mi fa la spesa,
pulisce, lava
e cucina per me.

L’infermiere
mi aiuta a entrare nella vasca da bagno.
Ogni giorno non potrei vivere
senza chiedere aiuto

Eppure
riesco tuttora da sola a intrecciare parole
e a legarle al cuore delle persone.

Avanti, alza il viso
e guarda il cielo!

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