La ragazza Carla di Elio Pagliarani (1927-2012) Il racconto in versi del Moderno – con un commento impolitico di Giorgio Linguaglossa

elio pagliarani la segretaria

La ragazza Carla è un poemetto scritto da Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927–Roma, 8 marzo 2012) che secondo una vulgata critica ormai acquisita segna il passaggio dal neorealismo alla neoavanguardia.

Il poemetto viene scritto tra il settembre 1954 e l’agosto 1957. Nel 1959 appaiono alcuni frammenti sul n. 14 di “Nuova Corrente”, con il titolo Progetti per la Ragazza Carla. Sempre nel 1959, con il titolo Fondamento del diritto delle genti, compaiono sul n. 1 del “Verri” i versi416-457. La differenza fra questa edizione e quella definitiva, che uscirà nel 1960 integralmente sul n. 2 del “Menabò“, consiste solamente nel carattere grafico dei versi che cambieranno da tondi in corsivo o viceversa.

Nel 1961 il poemetto viene pubblicato nell’antologia “I Novissimi” curata da Alfredo Giuliani e nel 1962 esce per le edizioni Mondadori con l’unica variante di un verso. Il poemetto o “racconto in versi” è il risultato di una lunga sperimentazione intorno ad una poesia narrativa.

La ragazza Carla appartiene all’ultima sezione di La ragazza Carla e altre poesie pubblicato da Mondadori nel 1962 ed è un poemetto polimetro di tre capitoli. La protagonista del racconto è la diciassettenne Carla Dondi che vive in una modesta casa della periferia di Milano con la madre vedova che fa la pantofolaia, la sorella Nerina e il cognato Angelo. Carla, frequenta le scuole serali per diventare segretaria e presto trova un impiego presso una grossa ditta commerciale che traffica su ampio mercato internazionale.

«Carla Dondi fu Ambrogio di anni/ diciassette primo impiego stenodatilo/ all’ombra del Duomo.»

Così si presenta Carla in stile stenografico. Il suo nome è diventato, con il lavoro, un codice; quando è sera, la giovane, colta da alienazione, cerca con le mani il suo viso per rassicurarsi della propria identità. Il suo quotidiano viene scandito attraverso i luoghi, le ore, i nomi.

«cento targhe d’ottone come quella/ TRANSOCEAN LIMITED IMPORT EXPORT COMPANY/ Le nove di mattina al 3 febbraio.»

La seconda parte del poemetto scorre tra i ritmi del lavoro, il corteggiamento di un collega, i viaggi sul filobus. La storia di Carla si conclude nella terza e ultima parte quando, per non perdere il posto di lavoro, la protagonista deve umiliarsi e chiedere scusa al padrone per aver rifiutato le sue avances. Carla è ormai una giovane donna smaliziata, impara a mettersi le calze nere e il rossetto per tornare al lavoro.

«Questo lunedì comincia che si sveglia/ presto, che indugia svagata nella piazza/ prima di entrare in ufficio, che saluta/ a testa alta “Buongiorno” con l’aggiunta/ “a tutti”, che sorride cercando Aldo con gli occhi/ che gli dice “Bella la ragazza e come/ attenta ai suoi discorsi”, che incomincia – forse – il lavoro/ fresca. »

Commento impolitico di Giorgio Linguaglossa

Scrive Alessandro Fugnoli su “Il rosso e il nero”: «Ai tempi dell’apartheid la polizia del Sud Africa, un paese ricco di etnie spesso mescolate tra loro, aveva a disposizione una serie di test per stabilire la razza di una persona dalla carnagione chiara ma non sufficientemente pallida. Uno di questi consisteva nell’infilare un pettine tra i capelli. Se il pettine cadeva si era proclamati bianchi, se invece restava incastrato si veniva retrocessi tra i cittadini di seconda categoria.

Dopo Martin Luther King e Malcom X l’America si è proclamata totalmente color-blind, ma la discriminazione positiva e il sistema delle quote costringono comunque a classificare le persone. La differenza rispetto al Sud Africa è che la collocazione etnica è lasciata alla libertà del soggetto. È il soggetto, ad esempio, a indicare nel modulo del censimento o quando fa domanda d’iscrizione all’università se è bianco, nero o qualsiasi altra cosa voglia essere».

Il Moderno teorizza l’autodeterminazione dei popoli con il trattato di Versailles del 1919, principio su cui si incardina il nuovo diritto delle genti. La Storia, sostituto della Natura, legittima il diritto delle genti a riconoscersi in uno Stato e nel nuovo stato di diritto. Il Post-moderno segna la caduta di quel principio e la sua sostituzione con il diritto di auto determinazione degli individui.

Elio Pagliarani

Elio Pagliarani

“La ragazza Carla” è un’opera che viene pensata all’interno dell’ideologia del Moderno: è la storia dell’emancipazione femminile e della sua alienazione, del trapasso da una società agricola a una industriale, dentro una visione del mondo di una società divisa in classi e degli sforzi della piccola borghesia ad aderire a parametri valoriali “superiori”.

La differenza tra Moderno e Post-moderno è tutta qui: Il moderno di matrice illuminista si batte per l’emancipazione della donna, la lotta alla alienazione, la conquista di un lavoro in fabbrica, in ufficio, all’interno di luoghi deputati e riconosciuti; il postmoderno cancella la distinzione di genere e lascia al soggetto la facoltà di definirselo e cambiarselo come e quando vuole. Oggi è l’individuo che decide della propria appartenenza a una classe a un sesso e a una razza; l’individuo si sente svincolato da tutti i legami (sociali, personali, storici) per potersi creare la sua nuova realtà. Oggi sono gli individui che decidono se la Scozia sarà uno stato a parte o continuerà a far parte dell’Inghilterra. Oggi la Scozia, domani i Catalani, dopodomani i nostri simpatici Padani. Sono gli individui atomizzati che si creano la propria identità.

Nel poemetto di Pagliarani, gli elementi stilistici neorealistici risultano soverchianti, la fraseologia è stenografica, il post-ermetismo viene liquidato una volta per sempre. In primo piano c’è il “romanzo in versi”, il “racconto” delle vicende lavorative ed esistenziali dell’impiegata Carla assumono un significato diagnostico sulla emancipazione della società nel suo complesso. Mi sembra che tutti gli elementi quadrino all’interno di una ideologia del Moderno. In tal senso, l’opera può essere considerata conclusa entro le coordinate culturali del proprio tempo. L’adesione alla neoavanguardia da parte di Pagliarani appare oggi come un’operazione tattica e strategica ma soprattutto necessitata dalla adesione a quell’ideologia. In un certo senso, il capolavoro del neorealismo segna anche, a sua insaputa, la conclusione del Moderno e l’avvento di una nuova dimensione epocale.

(Giorgio Linguaglossa)

Elio Pagliarani 7

Milano Periferia_PortaVigentinaMilano 1952 Mario De Biasi

La ragazza Carla

Di là dal ponte della ferrovia
una trasversa di viale Ripamonti
c’è la casa di Carla, di sua madre, e di Angelo e Nerina.
Il ponte sta lì buono e sotto passano
treni carri vagoni frenatori e mandrie dei macelli
e sopra passa il tram, la filovia di fianco, la gente che cammina
i camion della frutta di Romagna.
Chi c’è nato vicino a questi posti
non gli passa neppure per la mente
come è utile averci un’abitudine
Le abitudini si fanno con la pelle
così tutti ce l’hanno se hanno pelle
Ma c’è il momento che l’abito non tiene
chissà che cosa insiste nel circuito
o fa contatto
o prende la tangente
allora la burrasca
periferica, di terra,
il ponte se lo copre e spazza e qualcheduno
può cascar sotto
e i film che Carla non li può soffrire
un film di Jean Gabin può dire il vero
è forse il fischio e nebbia o il disperato
stridere di ferrame o il tuo cuore sorpreso, spaventato
il cuore impreparato, per esempio, a due mani
che piombano sul petto
Solo pudore non è che la fa andare
fuggitiva nei boschi di cemento
o il contagio spinoso della mano.

2
Il satiro dei boschi di cemento

rincasa disgustato
è questo dunque
che ci abbiamo nel sangue?
O saranno gli occhiali? Intanto è ora
che si faccia cambiar la montatura.

Elio Pagliarani copertina

 

 

 

 

 

 

 

 

3
Se si diventa grandi quando s’allungano
le notti, e brevi i giorni
ecco ci sono dentro
sembra a Carla di credere, e sta attenta a non muoversi
ché il sonno di sua madre è così lieve nel divano accanto
– ma dormirà davvero, con Angelo e Nerina
che fanno cigolare il vecchio letto
della mamma!
e Carla ne commisura il ritmo al polso, intanto che sudore
e pelle d’oca e brividi di freddo e vampe di calore
spremono tutti gli umori del suo corpo. E quelle
grida brevi, quei respiri che sanno d’animale o riso nella
[strozza
ci vogliono
all’amore?
E Piero sul ponte, e la gente –
tutta così?
S’addormenta che corre in una notte
che non promette alba
sul ponte che sta fermo e lì rimane
e Carla anche.

Elio-Pagliarani 7

E. Pagliarani

.

4
La madre fa pantofole, e adesso che Nerina ha suo marito
c’è Carla che l’aiuta: infila l’ago, taglia le pezze
fa disegni buffi, un fiocco rosso
in cima, un nastrino di seta
che non vanno
chi compera pantofole dalle Dondi
non ha civetterie: le vecchie vogliono le prove,
e pantofole calde, pagamento più tardi che si può
due anni che una signora Ernani ha da pagare
le sue trecento lire, e puzza di liquori
le giovani sposate sono sceme, alle cose gentili non ci vogliono
nemmeno un po’ di bene, anzi le guardano con rabbia
man mano che col tempo si dimenticano
d’esser state ragazze da marito
Qui non si nega che si possa
morire un giorno con un fiocco al collo
uno scialle di seta vivacissimo,
ma è proprio questo: che se torna il nastro
è segno che la donna ecco è già stanca
spremuta tutta, fatta parassita
estranea ai fornelli straniera alla vita
ai calzoni, che pendono in giro frusti
in attesa del ferro da stiro.

Elio Pagliarani

Elio Pagliarani

 

 5
Nerina l’ha trovato e s’è sposata,
sono saliti insieme tante volte
sul tram, che è parso naturale (lui
la guardava bene, senza asprezza
e senza incanto – e non ce n’era
tanti)
S’è sposata pulita
anche se s’era spinta un poco avanti
e il viaggio di nozze è restato una promessa
per più buoni anni avanti.
Ma Nerina non è stata fortunata
Nerina non ha fatto un buon affare:
in parte si vedeva e in parte fu deciso
così: che Angelo è un abulico,
non è cattivo Angelo ma s’è portato dietro i reumatismi
dalla Germania, e non si muove e non si scrolla
va troppo spesso al cinema
(Alla ditta hanno detto alla signora
fa bene in officina, ma non è
affabile, e chi lo sa come la pensa?) Sì, e prende
ventiseimila con la contingenza.
Lo sapeva anche prima, anche la madre,
e loro gli hanno offerto anche la casa
ma viverci è diverso
è diverso star dentro
e questo, se qualcuno lo sa, è la sua mamma
lei che il numero dei giorni
strappati con le unghie al calendario e trascinati dietro
come un ladro trascina refurtive incommerciabili
porta scritto sul volto e sulle spalle.

Elio Pagliarani

Elio Pagliarani

 6
A Carla suo cognato non le piace
dalla sera del dolce: fidanzato era stato a casa loro
a pranzo, e in fondo, quando c’era il dolce
e tre piatti da dolce e quattro bocche
toccò a Carla pigliarsi la sua parte
in cucina, nel fondo del tegame.
Da questo si capisce che la Carla
l’hanno cresciuta male,
quando mai
s’era vista una festa come quella
l’altr’anno, quindici anni, a carnevale?
a lei tutto il superfluo di affetti e di ricchezza
e la scuola serale
che se nasceva maschio, vuoi vedere
che la vedova lo faceva ragioniere?

7
È dalla fine estate che va a scuola
Guida tecnica per l’uso razionale
della macchina
la serale
di faccia alla Bocconi, ma già più
Metodo principe
per l’apprendimento
della dattilografia con tutte dieci
le dita
non capisce se è un gran bene, come pareva in casa,
spendere quelle duemila lire al mese
Vantaggi dell’autentico
utilità fisiologica, risultato
duraturo, corretta scrittura
velocità resistenza
piano didattico paragrafo primo
La scuola d’una volta, il suo grembiule
tutto di seta vera, una maestra molto bella
i problemi coi mattoni e le case, e già dicevano la guerra
Mussolini la Francia l’Inghilterra.
Qui di gente un campionario: sei uomini e diciotto
donne, più le due che fanno scuola
Nella parte centrale del carrello, solidale ad esso
ecco il rullo
C’è poca luce e il gesso va negli occhi
Nel battere a macchina le dita
devono percuotere decisamente
i tasti e lasciarli liberi, immediatamente
Come ridono queste ragazze e quell’uomo anziano che fa steno
e non sa, non sa tener la penna in mano
Ciascun esercizio deve continuarsi
sino ad ottenere almeno
tre ripetizioni consecutive
senza errore alcuno e perfettamente
incolonnate
O quella povera zoppina, la più svelta
a macchina
Quando il dispositivo per l’inversione
automatica del movimento del nastro, o per difetto
di lubrificazione o per mancanza
del gancio
non funziona
O Maria Pia Zurlini ch’era nata
ricca e ha già trent’anni e disperati
sorrisini
l’inversione
si può provocare in vari modi:
colle mani.

ELIO PAGLIARANI, POETA

Milano Periferia_PortaVigentinaMilano 1952 Mario De Biasi

 

 8
Studiava senza voglia, ma studiava
a casa si sa bene che un purgante
va preso, e a tempo debito, però
chissà cosa voleva; intanto Angelo
doveva andare a prenderla all’uscita
In Germania lavoravano nei campi
le ragazze, con zappe e con forconi
e tu che cosa aspetti?
Allora si fa avanti e l’accompagna Piero
che fa stenografia perché non vuole
fare il ciclista col padre, un impiego
gli piace di più, porta gli occhiali
A Piero piace il calcio e non lo gioca
mai o troppo poco e forse c’è qualcosa
che gli torce il tronco nel suo sviluppo
e non prende le cose come vengono e senz’armi
e all’insaputa di sé si mette in lotta con l’ambiente.

9
Ma quei due
hanno avuto poche sere per parlare
la prima fu d’impaccio
la seconda
che risero ragazzi per un tale
che parlava da solo d’una bomba
e un altro poco
altro che bomba, all’incrocio di via Meda
la circolare lo piglia sotto se non era svelto
il tranviere
urli, sfoghi pittoreschi e qualcheduno
pronto a far capannello, al raduno
scappano i cani, si tormenta il pizzetto
il bravo ometto ebete e la dentiera.
Dialogo che possiamo immaginare, un vestito sciupato
[troppo in fretta
e tira e molla – barba ometto bomba, che ridere che
[piangere
dialogo che possiamo immaginare, uno così voleva
[riparare
una bicicletta scassata e aveva fretta
fino al portone di Carla
persuasi della colpa originale.
La terza
un istinto battagliero
li condusse a passare per il parco
e fu peggio, che un silenzio
gli cadde addosso e Carla aveva freddo
e Piero zitto e lei anche nel parco di dicembre
Chi sarà questo Ravizza?
chiese Piero, e pentito si nascose
le mani in tasca, che gli davan noia.
Poi uscirono, che zone luminose, allora
qui a Milano,
a Carla assorta e lieve
Piero prese a dire:
Marcia,
quest’anno,
il campionato,
che è un piacere.
Certa gente si sveglia in quei momenti
ridendo a un sonno buono, equilibrarsi
sopra il trolley, amare un’infermiera per baciarla
è troppo facile. Chi abita nel cielo e quanto paga
d’affitto? Ecco le lune
di Giove sopra i fili del telefono, il viale
sarà tutto magnolie e i giardinieri
avranno un gran lavoro.
Pallavolo, se fosse un altro gioco sportivo, con la gente
O palla prigioniera?
Ecco ti rendo
i due sciocchi ragazzi che si trovano
a casa tutto fatto, il piatto pronto
Non ti dico risparmiali
Colpisci, vita ferro città pedagogia
I Germani di Tacito nel fiume
li buttano nel fiume appena nati
la gente che s’incontra alle serali.

Elio Pagliarani

Elio Pagliarani

 

 I
1
Carla Dondi fu Ambrogio di anni
diciassette primo impiego stenodattilo
all’ombra del Duomo
Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro
sia svelta, sorrida e impari le lingue
le lingue qui dentro le lingue oggigiorno
capisce dove si trova? transocean limited
qui tutto il mondo…
è certo che sarà orgogliosa.
Signorina, noi siamo abbonati
alle Pulizie Generali, due volte
la settimana, ma il Signor Praték è molto
esigente – amore al lavoro è amore all’ambiente – così
nello sgabuzzino lei trova la scopa e il piumino
sarà sua prima cura la mattina.
ufficio a ufficio b ufficio c
Perché non mangi? Adesso che lavori ne hai bisogno
adesso che lavori ne hai diritto
molto di più.
S’è lavata nel bagno e poi nel letto
s’è accarezzata tutta quella sera.
Non le mancava niente, c’era tutta
come la sera prima – pure con le mani e la bocca
si cerca si tocca si strofina, ha una voglia
di piangere di compatirsi
ma senza fantasia
come può immaginare di commuoversi?
Tira il collo all’indietro ed ecco tutto.

2
All’ombra del Duomo, di un fianco del Duomo
i segni colorati dei semafori le polveri idriz elettriche
mobili sulle facciate del vecchio casermone d’angolo
fra l’infelice corso Vittorio Emanuele e Camposanto,
Santa Radegonda, Odeon bar cinema e teatro
un casermone sinistrato e cadente che sarà la Rinascente
cento targhe d’ottone come quella
transocean limited import export company
le nove di mattina al 3 febbraio.
La civiltà si è trasferita al nord
come è nata nel sud, per via del clima,
quante energie distilla alla mattina
il tempo di febbraio, qui in città?
Carla spiuma i mobili
Aldo Lavagnino coi codici traduce telegrammi night letters
una signora bianca ha cominciato i calcoli
sulla calcolatrice svedese.
Sono momenti belli: c’è silenzio
e il ritmo d’un polmone, se guardi dai cristalli
quella gente che marcia al suo lavoro
diritta interessata necessaria
che ha tanto fiato caldo nella bocca
quando dice buongiorno
è questa che decide
e son dei loro
non c’è altro da dire.
E questo cielo contemporaneo
in alto, tira su la schiena, in alto ma non tanto
questo cielo colore di lamiera
sulla piazza a Sesto a Cinisello alla Bovisa
sopra tutti i tranvieri ai capolinea
non prolunga all’infinito
i fianchi le guglie i grattacieli i capannoni Pirelli
coperti di lamiera?
È nostro questo cielo d’acciaio che non finge
Eden e non concede smarrimenti,
è nostro ed è morale il cielo
che non promette scampo dalla terra,
proprio perché sulla terra non c’è
scampo da noi nella vita.

3
Negli uffici s’imparan molte cose
ecco la vera scuola della vita
alcune s’hanno da imparare in fretta
perché vogliono dire saper vivere
la prima entrare nella manica a Praték
che ce l’ha stretta
A Praték gli vanno bene i soldi
e un impiegato mai, perché la fine
del mese i soldi l’impiegato pochi o tanti
li porta via, e lui li guarda coi suoi occhi
acquosi, i soldi, e non gli pare giusto.
A Praték gli van bene anche le donne
e Lidia che era furba lo sapeva
e l’ha passato mica male, il tempo, sullo sgabello della macchina
con le sue cosce grasse.
Ma la moglie coi soldi che è gelosa
vigila sulla serenità delle fanciulle,
Monsieur Praték – in fondo, io sono un filosofo –
non per niente è stato anche in galera
rispetta gli istituti: Lidia parte
entra Carla: può servire che si sappia:
col dottor Pozzi basta un po’ di striscio,
fargli mettere la firma in molti posti.

 

elio pagliarani

 4
Monsieur Goldstein un mite segretario tradito dal cognome
ha chiesto gli anni a Aldo Lavagnino
ventidue
ho un figlio che combatte in Palestina
anch’io di ventidue, ha detto
questa terra
avrà un pezzo di terra per i nostri
figli?
Questa terra ha mercati
e sul mercato internazionale delle valute
libere o no, Cogheanu, il suo padrone, tiene una rete fitta:
da un’area all’altra trasferiscono ogni giorno
valute in questo modo:
Tel Aviv le quinze Avril o Bombay March twenty five
su blok notes, carta straccia
Monsieur X veuillez payer à notre Monsieur Ypsilon
la somme de quatre vingt dix mille neuf cent cinq dollars
Signé Goldstein o Cogheanu
A Bombay a Tel Aviv a Casablanca un ometto Mister X
per quel foglietto paga le sterline
anzi i dollari dollari, oggi son dollari che vanno
nell’affare della soda, bell’e concluso in un momento delicato
in quel momento che la soda sul mercato risentiva del rilancio
jugoslavo e la Germania era alle porte
e Praték a Roma aveva già comprato
con lire d’Italia e alcune scappellate
al mercato nero delle licenze la licenza
d’esportazione per ventimila tonnellate
fu il rapporto dello scambio
dollaro sterlina – si compra a sterline si vende in dollari
a Londra c’è cancelliere un matto –
che buttò a mare l’affare: tremila dollari di spese
quarantacinquemila non guadagnati quarantotto.
Angelo un osso buco intero, con patate
Carla un pezzo col midollo che le piace
l’altro pezzo Nerina la madre le patate
nessuno sa cosa vuol dire pagamento
contro documenti e perché s’usi
ma la madre orgogliosa guarda Carla
crescere.

13 commenti

Archiviato in critica dell'estetica, poesia italiana del novecento

13 risposte a “La ragazza Carla di Elio Pagliarani (1927-2012) Il racconto in versi del Moderno – con un commento impolitico di Giorgio Linguaglossa

  1. antonio sagredo

    Poi che non v’è qui nessun commento, scrivo qualcosa: ho vari ricordi di Pagliarani (che non ho mai apprezzato), ma il più vivido si riferisce a una serata di poesia dedicata a questo autore che lesse le sue “poesie”. La sala era gremita di gente giovane ( primi anni settanta): il nome Pagliarani allora faceva ancora presa. Il “poeta” cominciò a leggere e a leggere… la sala pian piano si sfoltiva… alla fine erano rimasti ad ascoltare una trentina di persone. I suoi versi che gà conoscevo (e ripeto già li avevo eliminati dal mio cerebro) avevano avuto sull’uditorio un effetto deprimente: il Pagliarani era già fuori, scartato, quasi inutile… il tempo trascorse e la sua morte fu annunciata come se nulla fosse accaduto.

    • a me il poemetto è piaciuto, anche se non è poesia nel senso più classico e canonico del termine, è stato un tentativo anche riuscito di portare in poesia la prosa di ogni giorno e un mondo che non è più così

  2. Conoscevo La ragazza Carla per averlo letto su I Novissimi.
    Mi è rimasto impresso per il contrasto tra una poetica prosastica e la poesia imperante di Montale e ermetica di Ungaretti e Saba. Non mi era dispiaciuto, si sentiva che qualcosa stava cambiando nel modo di scrivere versi e di rapportarsi col reale.
    Di Elio Pagliarani ho letto poco altro su I poeti del Novecento pubblicato dall’Einaudi, poi più nulla.
    Lidia Are Caverni

    • Correva l’anno 1960 quando fu pubblicata “La ragazza Carla”, quando ancora imperava il primo Montale, la poesia di Ungaretti ormai divenuta neoclassica e il Luzi doveva ancora dare il meglio di sé… ma l’Italia stava rapidamente cambiando, c’era in arrivo la società di massa (anzi era già arrivata con l’avvento della televisione), l’ideologia del Moderno mostrava (ai più attenti) le sue ultime corde, il Gruppo 63 stava per muovere i suoi primi passi, Sereni abbassava il linguaggio medio, Luzi invece lo stava per alzare, Fortini invece non lo voleva né alzare né abbassare, Pasolini nel 1968 deciderà di scrivere in linguaggio paragiornalistico con “Trasumanar e organizzar”.

      È nel decennio Sessanta Settanta che si porranno le basi di quella che sarà la poesia italiana dei decenni successivi. Innanzitutto: quale ideologia del Moderno scegliere? La via riformatrice o la via anticipatrice?; la via accelerata o la via moderata? quale economia monetaria dello stile scegliere? Quella di massa o quella della scelta olistica?…
      Come si vede siamo arrivati ai giorni nostri: Quale fettina del Post-moderno abitare?, con quale stile?, con quale lessico?

  3. Secondo me Giorgio, quando dici “ideologia del moderno” fai involontariamente un errore di prospettiva non piccolo. Il Moderno, l’attuale, il contemporaneo, quello che succedeva quando ho iniziato a scrivere questo commento non vogliono ideologia, non se ne fanno più nulla. E se per ideologia intendi “modo di approcciarsi” nemmeno quello vogliono, perché una scelta sotto intende una forma di libertà residua che non esiste più, e se esiste ancora sarà rintuzzata nel più breve tempo possibile. Il Moderno pretende adattamento, e basta. I più coraggiosi si adatteranno con lessico e stile adeguati ai propri mezzi, gli altri i più non avranno modo di utlizzare lessico e nè stile.

    • Caro Flavio,
      la mia tesi è questa, come l’ho espressa nel breve commento a “La ragazza Carla”: l’ideologia del Moderno aveva già terminato la sua spinta propulsiva agli inizi degli anni Sessanta, e l’opera poetica di Pagliarani si inquadra perfettamente all’interno di quell’ideologia. Il Moderno si esaurisce con l’esaurimento della diffusa credenza che sia possibile una crescita economica continua e un arricchimento per larghi strati sociali.

      Oggi siamo entrati da tempo nell’ideologia del Post-moderno, quello che tu chiami l’Attuale, il Contemporaneo, è una babele dove ciascuno si ritaglia una propria fetta di pubblicità (facebook twitter, seminari, bric à brac, talk show, etc.), ciascuno si sente protagonista di qualcosa, ciascuno si crede erede dei diritti di libertà e di indipendenza da tutti e da nessuno. Leggendo la poesia contemporanea mi imbatto spessissimo in una sovra esposizione del Sé, una fantasmagoria delle elaborazioni del cuore con un lessico che viene creduto ingenuamente “privato”, anzi, “privatissimo”, ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa drammaticamente seria e di massa.

      Forse siamo già giunti alla fine del Post-moderno e stiamo per entrare in un altro mondo dove c’è chi decide di fare il terrorista sanguinario dell’Isis e c’è chi decide di entrare in un convento di clausura. Entrambi credono di aver deciso in piena autonomia, ma è un errore e un imbroglio, essi decidono perché ormai il parametro di valutazione di tutto è diventato il Sé (al di là della psicologia freudiana)…

  4. parte di ciò che serve, gli artisti, l’hanno nel dna (caratteri ereditari e invenzione), un’altra parte l’hanno nel tempo in cui vivono (alieni o no), un’altra parte l’hanno in virtù dei pensieri assoluti (incidenti), un’altra parte l’hanno nella centrifuga che li spara al di là di molti altri, infine un’altra parte l’hanno nelle tecniche imparate, possedute e superate. In effetti, non hanno, gli artisti, granché da domandarsi. Gli viene da sé.
    Poi, come tutte le cose che destano attenzione e ammirazione, se vivisezionate, non dicono più alcunché.

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