
La ragazza Carla è un poemetto scritto da Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927–Roma, 8 marzo 2012) che secondo una vulgata critica ormai acquisita segna il passaggio dal neorealismo alla neoavanguardia.
Il poemetto viene scritto tra il settembre 1954 e l’agosto 1957. Nel 1959 appaiono alcuni frammenti sul n. 14 di “Nuova Corrente”, con il titolo Progetti per la Ragazza Carla. Sempre nel 1959, con il titolo Fondamento del diritto delle genti, compaiono sul n. 1 del “Verri” i versi416-457. La differenza fra questa edizione e quella definitiva, che uscirà nel 1960 integralmente sul n. 2 del “Menabò“, consiste solamente nel carattere grafico dei versi che cambieranno da tondi in corsivo o viceversa.
Nel 1961 il poemetto viene pubblicato nell’antologia “I Novissimi” curata da Alfredo Giuliani e nel 1962 esce per le edizioni Mondadori con l’unica variante di un verso. Il poemetto o “racconto in versi” è il risultato di una lunga sperimentazione intorno ad una poesia narrativa.
La ragazza Carla appartiene all’ultima sezione di La ragazza Carla e altre poesie pubblicato da Mondadori nel 1962 ed è un poemetto polimetro di tre capitoli. La protagonista del racconto è la diciassettenne Carla Dondi che vive in una modesta casa della periferia di Milano con la madre vedova che fa la pantofolaia, la sorella Nerina e il cognato Angelo. Carla, frequenta le scuole serali per diventare segretaria e presto trova un impiego presso una grossa ditta commerciale che traffica su ampio mercato internazionale.
«Carla Dondi fu Ambrogio di anni/ diciassette primo impiego stenodatilo/ all’ombra del Duomo.» |
Così si presenta Carla in stile stenografico. Il suo nome è diventato, con il lavoro, un codice; quando è sera, la giovane, colta da alienazione, cerca con le mani il suo viso per rassicurarsi della propria identità. Il suo quotidiano viene scandito attraverso i luoghi, le ore, i nomi.
«cento targhe d’ottone come quella/ TRANSOCEAN LIMITED IMPORT EXPORT COMPANY/ Le nove di mattina al 3 febbraio.» |
La seconda parte del poemetto scorre tra i ritmi del lavoro, il corteggiamento di un collega, i viaggi sul filobus. La storia di Carla si conclude nella terza e ultima parte quando, per non perdere il posto di lavoro, la protagonista deve umiliarsi e chiedere scusa al padrone per aver rifiutato le sue avances. Carla è ormai una giovane donna smaliziata, impara a mettersi le calze nere e il rossetto per tornare al lavoro.
«Questo lunedì comincia che si sveglia/ presto, che indugia svagata nella piazza/ prima di entrare in ufficio, che saluta/ a testa alta “Buongiorno” con l’aggiunta/ “a tutti”, che sorride cercando Aldo con gli occhi/ che gli dice “Bella la ragazza e come/ attenta ai suoi discorsi”, che incomincia – forse – il lavoro/ fresca. » |
Commento impolitico di Giorgio Linguaglossa
Scrive Alessandro Fugnoli su “Il rosso e il nero”: «Ai tempi dell’apartheid la polizia del Sud Africa, un paese ricco di etnie spesso mescolate tra loro, aveva a disposizione una serie di test per stabilire la razza di una persona dalla carnagione chiara ma non sufficientemente pallida. Uno di questi consisteva nell’infilare un pettine tra i capelli. Se il pettine cadeva si era proclamati bianchi, se invece restava incastrato si veniva retrocessi tra i cittadini di seconda categoria.
Dopo Martin Luther King e Malcom X l’America si è proclamata totalmente color-blind, ma la discriminazione positiva e il sistema delle quote costringono comunque a classificare le persone. La differenza rispetto al Sud Africa è che la collocazione etnica è lasciata alla libertà del soggetto. È il soggetto, ad esempio, a indicare nel modulo del censimento o quando fa domanda d’iscrizione all’università se è bianco, nero o qualsiasi altra cosa voglia essere».
Il Moderno teorizza l’autodeterminazione dei popoli con il trattato di Versailles del 1919, principio su cui si incardina il nuovo diritto delle genti. La Storia, sostituto della Natura, legittima il diritto delle genti a riconoscersi in uno Stato e nel nuovo stato di diritto. Il Post-moderno segna la caduta di quel principio e la sua sostituzione con il diritto di auto determinazione degli individui.

Elio Pagliarani
“La ragazza Carla” è un’opera che viene pensata all’interno dell’ideologia del Moderno: è la storia dell’emancipazione femminile e della sua alienazione, del trapasso da una società agricola a una industriale, dentro una visione del mondo di una società divisa in classi e degli sforzi della piccola borghesia ad aderire a parametri valoriali “superiori”.
La differenza tra Moderno e Post-moderno è tutta qui: Il moderno di matrice illuminista si batte per l’emancipazione della donna, la lotta alla alienazione, la conquista di un lavoro in fabbrica, in ufficio, all’interno di luoghi deputati e riconosciuti; il postmoderno cancella la distinzione di genere e lascia al soggetto la facoltà di definirselo e cambiarselo come e quando vuole. Oggi è l’individuo che decide della propria appartenenza a una classe a un sesso e a una razza; l’individuo si sente svincolato da tutti i legami (sociali, personali, storici) per potersi creare la sua nuova realtà. Oggi sono gli individui che decidono se la Scozia sarà uno stato a parte o continuerà a far parte dell’Inghilterra. Oggi la Scozia, domani i Catalani, dopodomani i nostri simpatici Padani. Sono gli individui atomizzati che si creano la propria identità.
Nel poemetto di Pagliarani, gli elementi stilistici neorealistici risultano soverchianti, la fraseologia è stenografica, il post-ermetismo viene liquidato una volta per sempre. In primo piano c’è il “romanzo in versi”, il “racconto” delle vicende lavorative ed esistenziali dell’impiegata Carla assumono un significato diagnostico sulla emancipazione della società nel suo complesso. Mi sembra che tutti gli elementi quadrino all’interno di una ideologia del Moderno. In tal senso, l’opera può essere considerata conclusa entro le coordinate culturali del proprio tempo. L’adesione alla neoavanguardia da parte di Pagliarani appare oggi come un’operazione tattica e strategica ma soprattutto necessitata dalla adesione a quell’ideologia. In un certo senso, il capolavoro del neorealismo segna anche, a sua insaputa, la conclusione del Moderno e l’avvento di una nuova dimensione epocale.
(Giorgio Linguaglossa)

Milano Periferia_PortaVigentinaMilano 1952 Mario De Biasi
La ragazza Carla
Di là dal ponte della ferrovia
una trasversa di viale Ripamonti
c’è la casa di Carla, di sua madre, e di Angelo e Nerina.
Il ponte sta lì buono e sotto passano
treni carri vagoni frenatori e mandrie dei macelli
e sopra passa il tram, la filovia di fianco, la gente che cammina
i camion della frutta di Romagna.
Chi c’è nato vicino a questi posti
non gli passa neppure per la mente
come è utile averci un’abitudine
Le abitudini si fanno con la pelle
così tutti ce l’hanno se hanno pelle
Ma c’è il momento che l’abito non tiene
chissà che cosa insiste nel circuito
o fa contatto
o prende la tangente
allora la burrasca
periferica, di terra,
il ponte se lo copre e spazza e qualcheduno
può cascar sotto
e i film che Carla non li può soffrire
un film di Jean Gabin può dire il vero
è forse il fischio e nebbia o il disperato
stridere di ferrame o il tuo cuore sorpreso, spaventato
il cuore impreparato, per esempio, a due mani
che piombano sul petto
Solo pudore non è che la fa andare
fuggitiva nei boschi di cemento
o il contagio spinoso della mano.
2
Il satiro dei boschi di cemento
rincasa disgustato
è questo dunque
che ci abbiamo nel sangue?
O saranno gli occhiali? Intanto è ora
che si faccia cambiar la montatura.

3
Se si diventa grandi quando s’allungano
le notti, e brevi i giorni
ecco ci sono dentro
sembra a Carla di credere, e sta attenta a non muoversi
ché il sonno di sua madre è così lieve nel divano accanto
– ma dormirà davvero, con Angelo e Nerina
che fanno cigolare il vecchio letto
della mamma!
e Carla ne commisura il ritmo al polso, intanto che sudore
e pelle d’oca e brividi di freddo e vampe di calore
spremono tutti gli umori del suo corpo. E quelle
grida brevi, quei respiri che sanno d’animale o riso nella
[strozza
ci vogliono
all’amore?
E Piero sul ponte, e la gente –
tutta così?
S’addormenta che corre in una notte
che non promette alba
sul ponte che sta fermo e lì rimane
e Carla anche.

E. Pagliarani
.
4
La madre fa pantofole, e adesso che Nerina ha suo marito
c’è Carla che l’aiuta: infila l’ago, taglia le pezze
fa disegni buffi, un fiocco rosso
in cima, un nastrino di seta
che non vanno
chi compera pantofole dalle Dondi
non ha civetterie: le vecchie vogliono le prove,
e pantofole calde, pagamento più tardi che si può
due anni che una signora Ernani ha da pagare
le sue trecento lire, e puzza di liquori
le giovani sposate sono sceme, alle cose gentili non ci vogliono
nemmeno un po’ di bene, anzi le guardano con rabbia
man mano che col tempo si dimenticano
d’esser state ragazze da marito
Qui non si nega che si possa
morire un giorno con un fiocco al collo
uno scialle di seta vivacissimo,
ma è proprio questo: che se torna il nastro
è segno che la donna ecco è già stanca
spremuta tutta, fatta parassita
estranea ai fornelli straniera alla vita
ai calzoni, che pendono in giro frusti
in attesa del ferro da stiro. Continua a leggere →
La ragazza Carla di Elio Pagliarani (1927-2012) Il racconto in versi del Moderno – con un commento impolitico di Giorgio Linguaglossa
La ragazza Carla è un poemetto scritto da Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927–Roma, 8 marzo 2012) che secondo una vulgata critica ormai acquisita segna il passaggio dal neorealismo alla neoavanguardia.
Il poemetto viene scritto tra il settembre 1954 e l’agosto 1957. Nel 1959 appaiono alcuni frammenti sul n. 14 di “Nuova Corrente”, con il titolo Progetti per la Ragazza Carla. Sempre nel 1959, con il titolo Fondamento del diritto delle genti, compaiono sul n. 1 del “Verri” i versi416-457. La differenza fra questa edizione e quella definitiva, che uscirà nel 1960 integralmente sul n. 2 del “Menabò“, consiste solamente nel carattere grafico dei versi che cambieranno da tondi in corsivo o viceversa.
Nel 1961 il poemetto viene pubblicato nell’antologia “I Novissimi” curata da Alfredo Giuliani e nel 1962 esce per le edizioni Mondadori con l’unica variante di un verso. Il poemetto o “racconto in versi” è il risultato di una lunga sperimentazione intorno ad una poesia narrativa.
La ragazza Carla appartiene all’ultima sezione di La ragazza Carla e altre poesie pubblicato da Mondadori nel 1962 ed è un poemetto polimetro di tre capitoli. La protagonista del racconto è la diciassettenne Carla Dondi che vive in una modesta casa della periferia di Milano con la madre vedova che fa la pantofolaia, la sorella Nerina e il cognato Angelo. Carla, frequenta le scuole serali per diventare segretaria e presto trova un impiego presso una grossa ditta commerciale che traffica su ampio mercato internazionale.
Così si presenta Carla in stile stenografico. Il suo nome è diventato, con il lavoro, un codice; quando è sera, la giovane, colta da alienazione, cerca con le mani il suo viso per rassicurarsi della propria identità. Il suo quotidiano viene scandito attraverso i luoghi, le ore, i nomi.
La seconda parte del poemetto scorre tra i ritmi del lavoro, il corteggiamento di un collega, i viaggi sul filobus. La storia di Carla si conclude nella terza e ultima parte quando, per non perdere il posto di lavoro, la protagonista deve umiliarsi e chiedere scusa al padrone per aver rifiutato le sue avances. Carla è ormai una giovane donna smaliziata, impara a mettersi le calze nere e il rossetto per tornare al lavoro.
Commento impolitico di Giorgio Linguaglossa
Scrive Alessandro Fugnoli su “Il rosso e il nero”: «Ai tempi dell’apartheid la polizia del Sud Africa, un paese ricco di etnie spesso mescolate tra loro, aveva a disposizione una serie di test per stabilire la razza di una persona dalla carnagione chiara ma non sufficientemente pallida. Uno di questi consisteva nell’infilare un pettine tra i capelli. Se il pettine cadeva si era proclamati bianchi, se invece restava incastrato si veniva retrocessi tra i cittadini di seconda categoria.
Dopo Martin Luther King e Malcom X l’America si è proclamata totalmente color-blind, ma la discriminazione positiva e il sistema delle quote costringono comunque a classificare le persone. La differenza rispetto al Sud Africa è che la collocazione etnica è lasciata alla libertà del soggetto. È il soggetto, ad esempio, a indicare nel modulo del censimento o quando fa domanda d’iscrizione all’università se è bianco, nero o qualsiasi altra cosa voglia essere».
Il Moderno teorizza l’autodeterminazione dei popoli con il trattato di Versailles del 1919, principio su cui si incardina il nuovo diritto delle genti. La Storia, sostituto della Natura, legittima il diritto delle genti a riconoscersi in uno Stato e nel nuovo stato di diritto. Il Post-moderno segna la caduta di quel principio e la sua sostituzione con il diritto di auto determinazione degli individui.
Elio Pagliarani
“La ragazza Carla” è un’opera che viene pensata all’interno dell’ideologia del Moderno: è la storia dell’emancipazione femminile e della sua alienazione, del trapasso da una società agricola a una industriale, dentro una visione del mondo di una società divisa in classi e degli sforzi della piccola borghesia ad aderire a parametri valoriali “superiori”.
La differenza tra Moderno e Post-moderno è tutta qui: Il moderno di matrice illuminista si batte per l’emancipazione della donna, la lotta alla alienazione, la conquista di un lavoro in fabbrica, in ufficio, all’interno di luoghi deputati e riconosciuti; il postmoderno cancella la distinzione di genere e lascia al soggetto la facoltà di definirselo e cambiarselo come e quando vuole. Oggi è l’individuo che decide della propria appartenenza a una classe a un sesso e a una razza; l’individuo si sente svincolato da tutti i legami (sociali, personali, storici) per potersi creare la sua nuova realtà. Oggi sono gli individui che decidono se la Scozia sarà uno stato a parte o continuerà a far parte dell’Inghilterra. Oggi la Scozia, domani i Catalani, dopodomani i nostri simpatici Padani. Sono gli individui atomizzati che si creano la propria identità.
Nel poemetto di Pagliarani, gli elementi stilistici neorealistici risultano soverchianti, la fraseologia è stenografica, il post-ermetismo viene liquidato una volta per sempre. In primo piano c’è il “romanzo in versi”, il “racconto” delle vicende lavorative ed esistenziali dell’impiegata Carla assumono un significato diagnostico sulla emancipazione della società nel suo complesso. Mi sembra che tutti gli elementi quadrino all’interno di una ideologia del Moderno. In tal senso, l’opera può essere considerata conclusa entro le coordinate culturali del proprio tempo. L’adesione alla neoavanguardia da parte di Pagliarani appare oggi come un’operazione tattica e strategica ma soprattutto necessitata dalla adesione a quell’ideologia. In un certo senso, il capolavoro del neorealismo segna anche, a sua insaputa, la conclusione del Moderno e l’avvento di una nuova dimensione epocale.
(Giorgio Linguaglossa)
Milano Periferia_PortaVigentinaMilano 1952 Mario De Biasi
La ragazza Carla
Di là dal ponte della ferrovia
una trasversa di viale Ripamonti
c’è la casa di Carla, di sua madre, e di Angelo e Nerina.
Il ponte sta lì buono e sotto passano
treni carri vagoni frenatori e mandrie dei macelli
e sopra passa il tram, la filovia di fianco, la gente che cammina
i camion della frutta di Romagna.
Chi c’è nato vicino a questi posti
non gli passa neppure per la mente
come è utile averci un’abitudine
Le abitudini si fanno con la pelle
così tutti ce l’hanno se hanno pelle
Ma c’è il momento che l’abito non tiene
chissà che cosa insiste nel circuito
o fa contatto
o prende la tangente
allora la burrasca
periferica, di terra,
il ponte se lo copre e spazza e qualcheduno
può cascar sotto
e i film che Carla non li può soffrire
un film di Jean Gabin può dire il vero
è forse il fischio e nebbia o il disperato
stridere di ferrame o il tuo cuore sorpreso, spaventato
il cuore impreparato, per esempio, a due mani
che piombano sul petto
Solo pudore non è che la fa andare
fuggitiva nei boschi di cemento
o il contagio spinoso della mano.
2
Il satiro dei boschi di cemento
rincasa disgustato
è questo dunque
che ci abbiamo nel sangue?
O saranno gli occhiali? Intanto è ora
che si faccia cambiar la montatura.
3
Se si diventa grandi quando s’allungano
le notti, e brevi i giorni
ecco ci sono dentro
sembra a Carla di credere, e sta attenta a non muoversi
ché il sonno di sua madre è così lieve nel divano accanto
– ma dormirà davvero, con Angelo e Nerina
che fanno cigolare il vecchio letto
della mamma!
e Carla ne commisura il ritmo al polso, intanto che sudore
e pelle d’oca e brividi di freddo e vampe di calore
spremono tutti gli umori del suo corpo. E quelle
grida brevi, quei respiri che sanno d’animale o riso nella
[strozza
ci vogliono
all’amore?
E Piero sul ponte, e la gente –
tutta così?
S’addormenta che corre in una notte
che non promette alba
sul ponte che sta fermo e lì rimane
e Carla anche.
E. Pagliarani
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4
La madre fa pantofole, e adesso che Nerina ha suo marito
c’è Carla che l’aiuta: infila l’ago, taglia le pezze
fa disegni buffi, un fiocco rosso
in cima, un nastrino di seta
che non vanno
chi compera pantofole dalle Dondi
non ha civetterie: le vecchie vogliono le prove,
e pantofole calde, pagamento più tardi che si può
due anni che una signora Ernani ha da pagare
le sue trecento lire, e puzza di liquori
le giovani sposate sono sceme, alle cose gentili non ci vogliono
nemmeno un po’ di bene, anzi le guardano con rabbia
man mano che col tempo si dimenticano
d’esser state ragazze da marito
Qui non si nega che si possa
morire un giorno con un fiocco al collo
uno scialle di seta vivacissimo,
ma è proprio questo: che se torna il nastro
è segno che la donna ecco è già stanca
spremuta tutta, fatta parassita
estranea ai fornelli straniera alla vita
ai calzoni, che pendono in giro frusti
in attesa del ferro da stiro. Continua a leggere →
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