Archivi del giorno: 7 settembre 2014

TRE POESIE SUGLI ANGELI di Chiara Moimas con un Commento di Giuseppe Pedota – POESIE SU PERSONAGGI STORICI MITICI E IMMAGINARI

Chiara moimas_parigi

chiara moimas a Parigi

Chiara Moimas (1953) ha al suo attivo diverse pubblicazioni a carattere didattico su riviste specializzate. Ha pubblicato i volumi di poesia Metamorfosi: donna (Firenze Libri, Firenze 1989) e L’angelo della morte e altre poesie (Ed. Scettro del Re, Roma 2005) che ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Seguono Curriculum vitae (Joker, 2012), e L’acerbo Pruno (Edizioni Progetto cultura, 2014). Sue poesie sono state pubblicate su riviste di settore e nell’antologia Ragioni e canoni del corpo di Luciano Troisio (Terziaria, Milano 2001). Nel 2012 ha vinto il “Premio speciale M. Stefani” al concorso di poesia erotica di Venezia. Si occupa anche di scrittura per l’infanzia e di poesia dialettale (il “bisiac”) con riscontri su pubblicazioni e premi locali.

da Giuseppe Pedota Dopo il Moderno, CFR Piateda 2012

Chiara Moimas

Chiara Moimas

Con la poesia di Giovanna Sicari, Maria Rosaria Madonna, Chiara Moimas, Laura Canciani siamo davanti al risultato di quel complesso fenomenico che ha portato alla destrutturazione del linguaggio poetico del tardo Novecento. In questa poesia albeggia un’inquietudine per la vocabologia del vocabolario del nuovo linguaggio post-tecnologico, il sospetto che la poesia sia un linguaggio ideologico-totemico, e che quindi sia anch’essa una ideologia che deve essere de-costruita e de-strutturata per poi poterla utilizzare entro una contestura post-carnevalizzata.
Le «poesie-totem», ovvero, le «poesie-rebus», o meglio, le «poesie-mosaico» delle poetesse citate sono luoghi dove la dissonanza e la cacofonia convergono e si intorbidano, archetipi del sacro deturpato e del profano de-strutturato. Il luogo post-tecnologico di queste composizioni da Decisioni (1986), Sigillo (1989), fino a Uno stadio del respiro (1995) della Sicari o L’Angelo della morte e altre poesie (2005) di Chiara Moimas, è il luogo della contaminazione («zona franca» la definisce la Sicari) dei post-tecnofatti linguistici. L’opera uscita postuma Ponte d’ingresso (2003) della Sicari, segnerà un momento di ripiegamento ad una poesia più attenta alla koiné della tradizione; quella della Moimas segnerà una ripartenza dalla poesia della rilkiana Dinggedichte.
C’è nella poesia delle autrici citate come un ricordo rimosso, una anamnesi obliata di ancestrali totem iconici. È caduta l’aura magica dell’iconologia totemica, della matrice simbolistica, si prendono le distanze dalla procedura dissacratoria delle post-avanguardie ma è rimasta la ilarità post-sacrale degli scarti linguistici: una vocabologia disperata, divelta dalle fondamenta del denotatum.
La poesia di questa generazione femminile promana da sé un paesaggio lessicale crivellato e bombardato. È una testimonianza allarmata dell’antico vaticinio apotropaico di cui si dispossessa la nuovo nuova parola liturgica. È ovvio che qui parliamo di liturgia laica e addirittura disperata per quella assenza del divino di cui questa poesia esibisce la carta di identità. Ciò che è visibile all’esterno, ovvero, alla prima lettura, è proprio ciò che si nasconde e che deve restare rimosso, sepolto. Le «parole» di questa poesia sono le tessere semantiche, i vocaboli-denotatum, gli strumenti di un mondo post-tecnologico che ha sopravvive allo stadio della produzione industriale. Voglio dire che, per contraltare, questa generazione capisce per tempo che i tempi sono cambiati. La poesia si offre come una «manifatturaۛ»; malinconia che si nutre della discarica dei reperti segnici e iconici ormai non più utilizzabili dalla nuova produzione tecnologico-semiotica. Così, la malinconia dei pezzi di produzione usciti fuori produzione irradia straniamento nella misura della sua organizzazione formale e strutturale.
Il totem post-tecnologico del discorso poetico della Sicari, Canciani, Madonna, Marchesi, Giorgia Stecher e Moimas si nutre dello stesso procedimento «fagocitatorio» che regna nel libero mercato della produzione post-tecnologica: contestualizza nel nuovo sistema semantico il lessico e l’iconologia de-contestualizzate dalla de-valorizzazione del linguaggio poetico.
Leggiamo da L’Angelo della morte e altre poesie (2005) della Moimas:

 angelo 1

Sulla battigia dell’eden
angeli pietosi
reclinano le ali pesanti
raccogliendo naufraghi
come candide conchiglie.
Un sasso rovente è caduto nel mare.
Ippocampi sospesi in un sonno tranquillo
si dibattono adesso
nella rete dei nostri capelli
intricati di vento e di sale.
Scuotono la morte in sussulti
sconosciute varietà di branchi silenziosi
prigionieri di tasche rigonfie.
Fiocine
le nostre dita aperte
rastrellano alghe rapprese. Ma
non siamo di aiuto
in questo rimestare l’oscurità.
Impotenti
al cospetto dell’apocalisse
che erige inedite terre
sulle quali grovigli di grida
diventano il pianto comune.
Siamo pronti a raccogliere
pali e gomene
ad inchiodare tavole di croci
per restare nell’emerso. Continua a leggere

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