Archivi del giorno: 4 settembre 2014

POESIE SU PERSONAGGI STORICI MITICI O IMMAGINARI – POEMA INEDITO di Antonio Sagredo “Oriana” (2010)

 

antonio sagredo teatro abaco1971 skomorochi (4)

antonio sagredo teatro abaco1971 skomorochi con A.M. Ripellino

Antonio Sagredo. Dicono che sia nato nel Salento nella prima metà del novecento… a pochi chilometri da Giulio Cesare Vanini (a cui ha dedicato un poema), da Carmelo Bene e Eugenio Barba; il primo lo frequentò con discrezione somma, e gli dedicò versi immortali. Fu frequentatore assiduo di quei teatri d’avanguardia romani e non, di cui conobbe autori e attori; recitò in due spettacoli teatrali: nei drammi lirici del poeta russo Aleksandr Blok e in uno spettacolo del poe-ta praghese Vitězslav Nezval, che inneggiava ai progressi della scienza della comunicazione. Sagredo studiò e visse a Praga calpestando gli acciottolati insieme ai poeti praghesi e a Keplero. I suoi primi componimenti, a 14 anni, in un vagone di terza classe (seppe tempo dopo che Pasternak e Machado viaggiavano nella stessa classe, componendo); distrusse i primi versi, i secondi e seguirono altre rovine; trovò un impiego di ripiego per nascondersi; poi raggiunse una forma inclassificabile tendente al sublime che gli permette di vivere di eredi-tà auto-postuma. Un amico poeta spagnolo, M. Martinez Forega, lo spinse a pubblicare due piccole raccolte di poesia a Zaragoza: Tortugas (Lola edito-rial, 1992) e Poemas (Lola editorial Zaragoza, 2001); sulle riviste: Malvis (n. 1) e Turia (n. 17). Poi nulla più, fino a che da New York, la scorsa estate, gli giunse una proposta di pubblicazione con Chelsea Editions.

 roma Ipazia agora

Oriana

Se l’ignoranza è vita, che sarà
dell’ignoranza rinnovata dalla vita?
(parafrasi da V. Holan)  

Questi putridi anni… 

Non è un venerdì
viola  – di passione nemmeno l’ombra –
non è un rauco presagio
un tremore di ghiaccio
uno sgomento marcito
uno stupore d’obitorio
è una liturgia questa tecnica lirica
una dissipazione…  

Oh, Dio, perché non esisti davvero,
ti amerei di più” – come disse un poeta –
ti accetterei anche incestuoso
coi tuoi parenti vicini e lontani,
ma il fatto è che tu esisti davvero
e questa è la nostra tragedia!  

Ma la tragedia è una farsa cucita coi nostri sogni pelosi
e non è ancora la Notte delle ceneri
una notte greca di vigilia
una notte di dettagli e di litanie
non è la notte del salmista
che recita:
 

Mi aspettava sulla torre più alta
sull’ultima torre dai merletti sinistri
mentre il falco rosicchiava l’orecchio destro
l’artiglio beccava le froge e l’occhio basedowico,
ma la vita non ama la risurrezione a richiesta
quando il suicida gioca d’anticipo sulla risposta
e avverte le gazzelle che il salto è più esteso dell’essere!

 roma Ipazia parabolani

Cosa ne è del corpo quando finisce il sogno?
Il nodo è: se diligenza o freccia rossa…
va a finire come la favola… scorsoio o gordiano?
ma è più veloce e gradito lo zoccolo duro del suono!
Il necrologio non ama gli addii,
gli sventolii dei nastri funebri
o i lamenti mestruali delle puttane
quando il cavatappi giudaico si muta in rasoio.  

È quel prima e quel dopo,
quel tic-tac metafisico
che sconcerta la carezza scimmiesca… e la domanda:
c’è un qualcosa o un qualcuno con cui giocare
a nascondino con l’immortalità
o discutere sui tarocchi con l’eternità?
Ma non è così…
E così cadono i frutti dell’essere,
come Luciferi!
La Natura c’era prima che uscisse dal cilindro
umano di Dio.
O era un coniglio?
Non certo una colomba,
e se bianca l’azzardo  è una farsa.
Ma i corvi, allora?
 
– A Dio manca l’anima – disse il Poeta-
non vede se stesso, ha paura…  

Antonio sagredo teatro politecnico-1974

teatro Politecnico 1974, Antonio Sagredo

Lo specchio s’incurva prima del Tempo!
I frutti distruggono il giardino, delizie…
Pure è incarnato l’albero, e il patibolo
geme come una banderuola di sughero su tumuli e cipressi! Continua a leggere

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