Nasco a Bisceglie (Bt) nel 1959, sono laureata in Lettere; frutto della mia tesi di laurea (2003) è il saggio bio-bibliografico su Pompeo Sarnelli (1649-1730), dal titolo: Pompeo Sarnelli: tra edificazione religiosa e letteratura (2007). Ho pubblicato i seguenti libri di poesie: Dialogo a più voci (LibroitalianoWorld, 2009); Slowfeet. Percorsi dell’anima (Gelsorosso, 2010); Con l’inchiostro rosso (Sentieri Meridiani Edizioni, 2012); Il muro invisibile (LucaniArt, 2012). Mie poesie, un racconto e interventi di critica letteraria sono ospitati su libri e riviste (Proa Italia, Poeti e Poesia, Limina Mentis Editore, Incroci), nonché su blog e siti dedicati alla poesia.
Dimentico. Una cariatide sostenne
il tacco del mondo, il mio fu nel ricordo
disciolto come sale nella vastità del mare.
Troppo tempo è passato da quando
fui trasformata in arbusto e rami
deformarono le fragili braccia.
*
Sentivo le mani salire nelle lunghe dita contorte.
Foglie muschiate geminarono le mie parole.
*
Fu allora. Invocai l’intervento di un dio
che mi liberasse:
«Ho peccato di superbia, ti invoco».
Il dio apparve. E lei ricordò.
*
Ne rivide il profilo odiato, il naso leggermente ricurvo
di chi ama comandare, la bocca sottile senza passione,
pronto a dettare limiti che non fossero suoi compiacimenti.
Lei, invisibile al dio sovrano, lo sentì dire, e poi infierire, e ridere;
infine solo, ormai. Inaspettatamente sobrio, come chi guarisce
dopo una lunga convalescenza.
*
«Così, come aveva vissuto gli ultimi mesi, continuò
a vivere gli ultimi tempi della propria esistenza».
La signora del bar fa delle confidenze
«il vicino di casa mette gli occhi sulla ragazza»;
la tempesta dei sensi riprese a calpestare con cura
sullo stesso motivo intonò una musica
l’importanza del nulla, ne traeva significato.
I dispiaceri e le rovine insieme alle gioie,
sono variazioni di uno stesso tema.
Ma, allora, cosa era importante?
Importante era poter rialzarsi, correre, volare.
Sì, imparare a volare, sfidare la nausea del cuore,
alzarsi in volo, come un aquilone tenuto
dal filo sottile del proprio sogno, quello di non morire.
*
Intonsa,
non c’era da stare molto allegri dopotutto.
Da lungo tempo, erano anni ormai
sentiva essudare effluvi odorosi di mirto,
di incenso fragranze come di vecchio albero
inciso nella sua corteccia; e tanto più vecchio
più profumata sarà la sua essenza.
Intorno non v’era altra traccia di vegetazione alcuna.
*
In quale angolo cercare
nascosta a se stessa, la vita
somiglia di più alla sua metà
con la memoria nell’otre dei venti
sarebbe andata lontano
il più lontano possibile.
Oltre il mare. Si ritrovò.
*
Devo difendermi, sopportare l’offesa e il dolore interiori, farne corteccia / rifugio sicuro per l’inverno / passare da un capo all’altro di ogni verso / salire vette inesplorate su palmi di giunco. Nel cammino mi fermerò a guardare / il mare in lontananza / una pietra anche raccoglierò per la cenere / un nome in tasca lo terrò senza volto.
Grandioso!!! Una scrittura mai banale, elegantissima, che partendo dal mito giunge a noi , al nostro sangue in un misterioso legame ancestrale mai reciso. Fino al bellissimo finale, un gioiello, un capolavoro:
“Devo difendermi, sopportare l’offesa e il dolore interiori, farne corteccia / rifugio sicuro per l’inverno / passare da un capo all’altro di ogni verso / salire vette inesplorate su palmi di giunco. Nel cammino mi fermerò a guardare / il mare in lontananza / una pietra anche raccoglierò per la cenere / un nome in tasca lo terrò senza volto.”
Può essere Dafne, posso essere io, può essere l’autrice. Qui la poesia arriva veramente e non si colloca a mo di prendipolvere nel sentire di ogni giorno, ed è questa una delle utilità pregnanti che oggi deve possedere la Poesia. Mi complimento caldamente con l’autrice!!
Giuseppina: hai eleganza da vendere, stile, sensibilità.
Ringrazio molto Almerighi e Ivan Pozzoni per commenti così lusinghevoli, e un ringraziamento particolare rivolgo a Giorgio Linguaglossa per avermi dato spazio e voce.
Carissima, attenta, in un contesto artistico degradato come il nostro, i miei potrebbero anche essere insulti! :-p
Fai bene a ricordarlo caro Ivan, in genere le adulazioni nascondono dicendo altro, una sorta di plagio (ogni riferimento….), ma non mi sembra sia questo il caso:-))
Infatti, nessuna adulazione
È questo il modo moderno con il quale trattare il mito, non trattato come una reliquia o una citazione archeologica ma come un racconto vivo capace di parlarci anche a noi dopo migliaia di anni e dopo il tramonto di una civiltà. Il mito è una entità poietica, una chiave per interpretare e rappresentare il mondo dell’Oggi. E Giuseppina ci è riuscita in modo esemplare.