Archivi del giorno: 5 aprile 2014

Lo «star system» del sistema letterario: – Il punto di vista di Marco Onofrio, direttore editoriale delle edizioni EdiLet di Roma

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 books 11Ha ancora senso parlare di “letteratura”? È ancora praticabile questa parola? La definizione di uno “specifico letterario”, sia pure convenzionale e storicamente determinata, ha sempre consentito la storicizzazione degli autori, quelli che troviamo nei manuali e nelle antologie di “storia” (appunto) della letteratura. Ma oggi, che cosa storicizzare? E quali i criteri per farlo? Come diceva una nota canzone: che cosa resterà di questi anni? Dove sono le presenze carismatiche, i Pirandello, i Moravia, i Soldati, i Pasolini, i Giacomo Debenedetti? Non è il solito discorso da “apocalittico” che guarda con nostalgia al passato perché non sa riconoscere i semi del futuro nel presente. E non è solo questione di distanza critica: c’è di più. Il filo della trasmissione dei “valori” si è effettivamente spezzato contro il muro del p(i)attume contemporaneo. L’intellettuale ha perduto definitivamente la propria “aura”, trasformandosi in manager e/o intrattenitore multiuso, assorbito dagli apparati dell’“industria culturale”, a sua volta standardizzata e globalizzata dalle multinazionali del cosiddetto Entertainment.

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La responsabilità di questo andazzo è in primis dei cosiddetti “grandi editori”: sono loro che stanno tradendo, inquinando, rovinando la letteratura propriamente intesa. Anziché tutelare e continuare a perseguire il proprio “specifico professionale”, se ancora ne hanno uno, inseguono e impongono modelli di consumo banalmente mutuati, ruminati e poi ancora rimasticati dal grande circo mediatico-televisivo, finendo per ottundere statuti e criteri stessi di riconoscibilità della comunicazione letteraria. Dinanzi a un testo di qualità insorgono, sobbalzano, rifiutano. “È troppo letterario”. “È troppo originale”. “La gente non capirebbe”. Sanno già prevedere quanti lettori si acquisteranno, o si perderanno, a usare un certo titolo o uno stile o un lancio editoriale, piuttosto che un altro. Non investono un euro se non hanno la ragionevole certezza di guadagnare cento volte tanto. Sembrano (e forse sono, ormai) consulenti finanziari e agenti di borsa, più che operatori di cultura.

books 5books 6Ma, bisogna una volta per tutte capirlo, in primo piano non c’è più il valore culturale (anche perché un “valore”, forse, non è più neppure censibile): sono altri i fattori determinanti. Che il libro venda, in ogni modo: anche a costo di profanare sacri recinti come il Premio Strega, oggi mercanteggiato sottobanco in mutua, periodica spartizione, previo accordo di potere, di trust, fra i soliti “grandi editori”: anche a costo di assegnarlo a un esordiente (contraddizione in termini) come avvenne 6 anni fa con  Paolo Giordano! Che il libro venda e porti soldi, tanti, nelle casse voraci e sempre anemiche dell’azienda.

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books 7Tenere in piedi l’apparato industriale di una grande casa editrice costa molto, in effetti: non ci si può permettere il minimo passo falso. E in autentici capitomboli si rischia di incorrere, oggi, se ci si ostina a privilegiare il valore letterario dei testi. Il gusto del pubblico, peraltro, si è radicalmente abbassato. La gente vuole il libro come prodotto televisivo, come accessorio patinato del piccolo schermo, come emanazione o scarto di quel mondo. E allora si studia lo scrittore a tavolino, se ne guidano con freddezza cinica e calcolatrice le procedure di scrittura e di editing, si crea il personaggio, il “fenomeno”. Niente di più effimero! Lo scrittore-pupazzo incastrato negli ingranaggi dell’industria è destinato per lo più a godere, sotto i riflettori, del suo fuggevole quarto d’ora di celebrità; poi, al primo affievolirsi del successo, avanti il prossimo! Ecco il tradimento: hanno permesso, per ragioni di mero profitto economico, che la proverbiale spietatezza dello star system contagiasse anche il mondo dei libri, che con lo spettacolo dovrebbe poco o nulla avere a che fare. Continua a leggere

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Arsenij Tarkovskij – Poesie Inedite, traduzione di Donata De Bartolomeo


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Arsenij Aleksandrovic Tarkovskij nasce nel 1907 a Elizavetgrad, oggi Kirovograd, in Ucraina. È all’ambiente familiare che Arsenij deve l’amore per la letteratura e le lingue – il padre è poliglotta e autore di racconti e saggi – come anche la conoscenza del pensiero di Grigorij Skovoroda. Nella seconda metà degli anni Venti frequenta i Corsi Superiori Statali di Letteratura e scrive corsivi su «Il fischio», rivista dei ferrovieri, a cui collaborano anche Bulgakov, Olesa, Kataev, Il’f e Petrov. Tra il ’29 e il ’30 inizia a scrivere poesie e drammi in versi per la radio sovietica, ma nel ’32, accusato di misticismo, è costretto ad interrompere la sua collaborazione. Nello stesso anno nasce il figlio Andrej. Inizia a tradurre poesie dal turkmeno, ebraico, arabo, georgiano, armeno. Nel dicembre ’43, dopo essere stato insignito dell’Ordine della Stella Rossa per il suo eroismo in guerra, è ferito gravemente e gli viene amputata una gamba. Nel ’46 viene rifiutata l’edizione del suo primo libro in quanto i suoi versi vengono ritenuti ‘nocivi e pericolosi’. Solo nel ’62 esce il primo volume di poesie:Neve imminente, cui seguiranno nel ’66 Alla terra ciò che è terreno, nel ’69 Il messaggero, nel ’74 Poesie, nel ’78Le montagne incantate, nel 1980 Giornata d’inverno, nel 1982 Opere scelte. Poesie. Poemi. Traduzioni. (1929-1979), nel 1983 Poesie di vari anni. Nel 1986 muore in Francia il figlio Andrej. Nel 1987 esce Dalla giovinezza alla vecchiaia, titolo deciso dalla casa editrice contro il volere dell’autore, e Essere se stesso. Muore a Mosca il 27 maggio ’89.
Le sue opere pubblicate finora in Italia in volume sono: Poesie scelte, Milano, Scheiwiller, ’89. Poesie e racconti, Pescara, Edizioni Tracce, ’91. Poesie scelte, Roma, Edizioni Scettro del Re, ’92. Costantinopoli. Prose varie. Lettere, Milano, Scheiwiller, ’93.

arsenij 9Strilli Kral Lungo i marciapiedi truppe d'assentiStrilli Král Il giorno va spegnendosi

 

E il buio e la vanità non sfioriranno
la rosa di giugno sulla finestra
e la via sarà luminosa
e il mondo sarà benedetto
e benedetta la mia vita
come lo fu tanti anni fa.

Come tanti anni fa – quando
gli occhi appena aperti
non capivano come fare,
l’acqua piombò sull’erba
e, con essa, il primo temporale
già imparava a parlare.

In questo giorno io vidi la luce,
l’erba rumoreggiava al di là della finestra,
oscillando nelle boccette di vetro
e si fermò sulla soglia degli anni
con le ceste nelle mani ed in casa,
ridendo, entrò la fioraia…

La pioggia perpendicolare lavò l’erba
e dal basso la rondine prese il volo
e questo giorno fu il primo
tra quelli che, come per miracolo, in realtà
brillavano, come sfere, frantumandosi
nella rugiada su un petalo qualunque.

(1933)

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La culla

Ad Andrej T.*

Lei:

Passante, perché non dormi per tutta la notte,
perché ti trascini e ti trascini,
dici sempre le stesse cose
e non fai dormire il bambino?
Chi ti ascolta ancora?
Cosa hai da dividere con me?
Lui, come un bianco colombo, respira
nella culla fatta di corteccia di tiglio.

Lui:

Scende la sera, i campi diventano azzurri, la terra orfana.
Chi mi aiuta ad attingere l’acqua dal pozzo
profondo?
Non ho nulla, ho perduto tutto lungo il cammino.
Dico addio al giorno, incontro la stella. Dammi da bere. Continua a leggere

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