Roberto Maggiani è nato a Carrara nel 1968, vive a Roma, dove insegna. Laureato in Fisica all’Università di Pisa, è divulgatore scientifico e poeta. In particolare si occupa del rapporto tra poesia e scienza. Ha fondato, insieme a Giuliano Brenna, la rivista letteraria libera LaRecherche.it, di cui è coordinatore di Redazione, e per la quale cura la collana di e-book “Libri liberi”. Questa è la sua tredicesima raccolta di poesie. Suoi testi e traduzioni dal portoghese sono pubblicati su varie riviste letterarie e antologie. Per contatti: http://www.robertomaggiani.it
In treno
Avrò pisciato per almeno un chilometro –
nel buco della tazza
vedevo correre le rotaie.
Dal finestrino scorgevo –
dietro case e alberi in corsa –
una linea blu
simile a un fiume che ingrandisce
fino a sfociare nel mare:
la distesa azzurra
in cui tutto sprofonda –
sono poche le cose
che galleggiano.
1
Isole risplendono
nel cerchio atlantico del sole.
Nel quadrato – all’ombra delle palme –
signore agitano il ventaglio.
2
Il cuore è come un’isola:
una cima che emerge
da altezze nascoste tradite dal blu.
La paura
È un qualunque mattino di serenità:
il sole alto sull’orizzonte marino
la nuvola bianchissima nell’azzurro subtropicale
la palma ondeggiante lungomare
il frastuono dell’onda sulle pietre.
Minuti sospesi
sul baratro dell’inesistenza –
ma noi di questo non ci preoccupiamo.
Nell’Universo dal vuoto metastabile
(potrebbe disintegrarsi da un momento all’altro)
qualcuno si spaventa per una sirena
un incendio improvviso nel bosco
un forte vento.
La paura
è solo un momento in cui vediamo
riflessa nel mondo
la precarietà
della rete che ci sostiene.
Energia. Fiamma
1
Sulle chiome degli alberi circola energia
in essenza di luce. Foglie-parabole
riflettono risonanze elettromagnetiche.
S’espande la bolla luminosa –
ingloba il mondo.
2
Fuoco ingombra la via.
Brucia. La spada è temprata.
Sulle braci ardenti
il santone trattiene l’urlo
il dolore da strega.
Dal cerchio del fuoco
s’allontanano il buio
il freddo della notte
la bestia. Se allunghi un braccio
ti afferra. Resta nel cerchio
e spera che non s’affievolisca
la fiamma nell’attesa.
Nello spazio confinato di una tazza –
nella sua ombra tonda – è la tua identità
il tuo evidente successo sul mondo:
la bellezza non sommabile del cosmo.
L’universo che ci conviene
Il profumo di questa notte
mi conduce da te
che vivi innestato
nel tronco della mia vita
e germogli ancora
in questa primavera –
come una fiaba
hai meraviglie e saggezza.
È una notte in cui penso
le stelle così vicine
da sembrare normale
viaggiare ora verso di esse
e raggiungere finalmente
il luogo dove tutto cade
poco sopra lo zero –
energia minima e necessaria
ad espandere l’universo
che ci conviene.
Stupore di un morto davanti alla vita
Credevo che non avvenisse altro
dopo di me
finisse il mondo
si fermasse – almeno
si congelasse… invece…
invece si rinnova –
continua –
per me irreale.
Bene, Giorgio. Mi sembra che un po’ alla volta questo blog inizi a prendere consistenza.. Queste liriche di Maggiani sono squarci sospesi tra il dicibile e l’indicibile, tra il nunc e lo spazio indeterminato, celano l’anelito di andare oltre la finitudine senza ricorsi metafisici. In particolare trovo potente il secondo movimento della lirica Energia. Fiamma.
Vale.
«vuoto metastabile», «Foglie-parabole / riflettono risonanze elettromagnetiche», il linguaggio scientifico, con le sue metafore, penetra nel tessuto sostanzialmente lirico (ma ampiamente sliricizzato) di queste composizioni producendo un effetto di slontanamento, di straniamento, così che il linguaggio tenuto al piano basso del lessico ne resta contaminato. È questo l’obiettivo cui tendeva la poesia di Maggiani, e mi sembra che il traguardo sia stato raggiunto o sia in via di raggiungimento: alternare e invertire i due registri linguistici per produrre quella deviazione semantica che è il precipuo dell’effetto poetico.
Grazie caro Giorgio per l’ospitalità e per le parole che aggiungi in risposta a Valentina Campo, che pure ringrazio per essere qui intervenuta.
caro Roberto,
Valentino Campo è di genere maschile, non mi risulta che abbia cambiato sesso. Scherzo, ovviamente. E di nuovo i miei complimenti pubblici per la tua ricerca poetica.
Ho seguito la crescita poetica di Roberto Maggiani al quale, in larga misura, debbo il mio (ri)avvicinamento alla poesia contemporanea italiana che, per mia disaffezione e scarsa conoscenza di autori veicolati da “editori di nicchia”, avevo a lungo trascurato. Le poesie qui pubblicate sono un efficace esempio dell’evoluzione o, meglio, “espansione cosmica” che la sua produzione letteraria sta concretizzando.
La bellezza assoluta, poi, è in grado di palesarsi partendo da una pisciata da cosmonauta, passando per l’osservazione del “fuori”, soffermandosi sui particolari, per giungere al cuore-isola che, privato dei dolciastri aulici battiti ai quali siamo avvezzi, finalmente, può emergere come una nuova terra che si lascia scoprire.
Mi scusi Valentino Campo, non volevo risultare scortese… non so come mai ho scritto al femminile pur sapendo bene che si tratta di un maschio… forse perché stavo pensando di rispondere, su un altro fronte, ad una amica che si chiama Valentina… c’è stata una sovrapposizione.
Arte e scienza sono discipline analogiche, l’invenzione si accende nel raffronto delle figurazioni, e Roberto Maggiani guarda i gesti e i paesaggi con l’occhio sperso di chi, sospeso nel mondo intermedio della parola che è vento e non ancora, non mai, finita forma, sa che entrambe, scienza e arte, sono ambiti dell’esistere sospesi di fronte a una distesa di colore drammatico e oltreumano, in cui tutto vivamente sprofonda. Quando Maggiani era all’asilo, Robert Fripp e i suoi King Crimson pubblicarono un disco intitolato ‘Islands’, tra i cui suoni e le cui onde pare abitino questi versi, trovando cornice e ventaglio. Esiste tuttavia precarietà e precarietà: nell’impensabile di un cosmo ‘metastabile’ la vibrazione quantica prodotta da un quotidiano spavento, da un ordinario morire, è ben povera cosa, e tuttavia fenomeno registrabile in versi che certificano una condizione anch’essa vibrante, ma nella dimensione alternativa e più fredda del linguaggio. Risultano poesie che sono prove figurali vaste come mandala e tuttavia reversibili in un punto di accoglienza circoscritto come una tazza di caffè: lo spazio del poema, ricettacolo della storia e dei suoi monotoni insuccessi, nella ‘bellezza non sommabile del cosmo’.
Questo commento alle poesie nuove di Roberto Maggiani l’avevo scritto, di getto, appena le avevo lette, su un blog diverso, dal quale erano repentinamente scomparse (così mi era parso).
Mi auguro che adesso queste parole già vecchie giungano al poeta destinatario, nonché a Giorgio, che qui calorosamente saluto, insieme a Roberto.
Come chiosa giustamente Maria Musik , Maggiani proscrive i “dolciastri aulici battiti ai quali siamo avvezzi”, i solfeggi che coccolano l’emotività e non la Ragione , pervenendo al “cuore isola” e alle sue dinamiche che proprio perché alienate slogate e stranianti rappresentano il campo per eccellenza del nuovo , del mistero , del dono . A questa “linea” credo posso essere accordata non generica empatia ma convinta solidarietà .
leopoldo attolico –
Ringrazio Maria Musik e Eugenio Lucrezi per la gentilezza dei loro interventi. Ecco qui la musica suggerita da Lucrezi, bel suggerimento: http://youtu.be/KUQ6aRwFGRs
Complimenti alla forza e all’energia di Roberto Maggiani per quest’ultimo lavoro poetico che conferma il suo talento e la sua originalità. Mi piace anche il titolo del libro che unisce un concetto estetico ad un concetto scientifico-matematico, tessuto e forma, profondità e ornamento.
Ciò che più mi colpisce leggendo i testi di Maggiani è come la rappresentazione dei fenomeni umani e dell’esperienza si trasformino in poesia e quindi in stupore. Immagini e scorci molto convincenti.
Ciao
monica
Grazie cara Monica per essere passata di qua e aver lasciato segno della tua lettura in pensieri tanto efficaci e graditi. Un caro saluto. Roberto
Una manciata di ottima poesia, ringrazio l’autore per questo dono
Grazie Almerighi
sono io che debbo ringraziare te, per quel bello che hai messo alla portata di tutti